sabato 24 dicembre 2011

Niente Inter durante le feste: chi l'ha detto? Ecco i tornei natalizi, dai Pulcini C ai Giovanissimi regionali


Dal 26 al 30 dicembre 2011
GIOVANISSIMI REGIONALI B
XVI Torneo International Futbol 7
INTER-BARCELLONA-VALENCIA-VILLAREAL-REAL MADRID-ATLETICO BILBAO-PSG-BORUSSIA D
Arona, TENERIFE.

Dal 2 al 6 gennaio 2012
GIOVANISSIMI REGIONALI B
XXV Trofeo 'Costa Gaia'
FIORENTINA-JUVENTUS-INTER-NEW YORK-ASCOLI-PALERMO-LAZIO
Alcamo.

Dal 2 al 7 gennaio
GIOVANISSIMI REGIONALI
II Memorial 'R.Ielasi'
JUVENTUS-BARCELLONA-OLYMPIAKOS-INTER-ROMA-SIENA-LAZIO
Campo 'R.Ielasi' Via Giuseppe Candiani. Roma.

Dal 4 al 7 gennaio
PULCINI C
Torneo 'Winter Cup'
INTER-MONZA-ENOTRIA-SARNICO
Palazzetto dello Sport. Villasanta Monza.

Il 6 e il 7 gennaio
PULCINI B
Torneo "Concorezzese'
INTER-CONCOREZZESE-CINISELLESE-JUVENILIA-MEDA
Palazzetto dello Sport, Via La Pira, Concorezzo. Monza

mercoledì 21 dicembre 2011

Inter-Lecce 4-1. Pagelle nerazzurri. Nagatomo 8; Alvarez 7,5; Julio Cesar 7

INTER-LECCE 4-1
Marcatori: 20' Muriel, 34' Pazzini, 4' st Milito, 28' st Cambiasso, 36' st Alvarez.

Col 4-4-2

1 Julio Cesar;
13 Maicon, 6 Lucio, 25 Samuel, 55 Nagatomo;
37 Faraoni (1' st Cambiasso), 4 Zanetti, 8 Thiago Motta, 11 Alvarez;
9 Forlan (1' st Milito), 7 Pazzini (26' st Obi).
A disposizione: 12 Castellazzi, 2 Cordoba, 29 Coutinho, 30 Castaignos.
Allenatore: Claudio Ranieri.

Julio Cesar 7. Se il Lecce fa solo un gol, il merito è suo. Questa partita doveva terminare 10 a 5 per l’Inter.

Maicon 6,5. Feroce nelle scorribande offensive. Mezzo punto in meno per l’ammonizione: poteva risparmiarsi la reazione verbale alla gomitata di un leccese.

Lucio 6. Non implacabile come altre volte.

Samuel 6. Vedi Lucio.

Nagatomo 8. La furia del Sol Levante spacca in mille pezzi la partita con percussioni devastanti sulla sinistra. 

Faraoni 6. Così così nei primi 20 minuti, poi comincia a dialogare un po' con Maicon sulla destra [Cambiasso 6,5. Gol e sostanza al centrocampo. Col quinto palo che colpisce, consente all’Inter di ottenere l’ennesimo record: va sempre ricordato che siamo anche gli unici in Italia ad aver fatto la tripletta, e a non essere mai andati in B].

Zanetti 6,5. Fa avanti e indietro in continuazione come un 18enne.

Thiago Motta 5,5. Due scivoloni, passaggi sbagliati. Serata non brillante. Fa regali agli avversari: sente il Natale.  

Alvarez 7,5. Spettacoloso assist a Milito. Gol al volo elegante. Dribbling. Cerca di andarsene faccia alla porta. È in crescita. Il ragazzo è al bivio. Se ci mette la furia agonistica, migliora col destro e acquisisce continuità, allora diventa un campione: servono sacrifici enormi in allenamento e fuori dal campo. Se invece si accontenta di essere già ricco, sarà un altro Recoba: una mezza cosa inutile.
   
Forlan 6,5. Cannonata di sinistro dai 20 metri e palo. Testa, deviazione e palo. Arriverà il suo momento. [Milito 6,5. Torna cattivo e morde in velocità su assist di Alvarez].

Pazzini 6,5. Spacca la traversa di testa, poi s’infila nel pertugio e acchiappa l’1-1 dopo i quattro pali dell’Inter. 


Ranieri 8. Compie il miracolo. Senza Eto’o e Sneijder, evita che l’Inter s’infili in zone brutte della classifica. La sua squadra non vincerà nulla, perché altre ci sono superiori (a ora). Ma lui ha già vinto.

domenica 18 dicembre 2011

Cesena-Inter 0-1. Pagelle nerazzurri. Ranieri 8: il momento migliore della sua carriera


Julio Cesar 7,5. Più difficile di quanto appaia la parata su Parolo: botta da fuori che rimbalza ed era diretta nell’angolino a sinistra. Formidabile nel salvataggio su Ghezzal dai 10 metri: Julione cambia d’improvviso direzione e respinge quasi sulla linea.

Maicon 7. Mette cross con una certa continuità ed è la fonte d’attacco principale. Perfetto il traversone per il gol di testa di Ranocchia. Sta anche aggiustando la mira per i tiri da fuori.

Lucio 7. Invalicabile frangiflutti, contro quegli assatanati del Cesena, soprattutto Mutu. S'immola un paio di volte in area.

Ranocchia 6,5. Incorna alla grande dopo aver trovato con intelligenza la posizione in area. Però nel primo tempo fatica, specie nella fase d’impostazione.

Nagatomo 6,5. Si prende il calcio di punizione da cui origina il gol. Corre a perdifiato sulla fascia sinistra. 

Zanetti 6,5. Lo trovi dappertutto, perfino al minuto 94 ad avanzare solitario in attacco.

Cambiasso 6. L’eterno titolare è sempre lucido nelle scelte, tuttavia le tossine muscolari gl’impongono di non effettuare scatti rapidissimi.

Thiago Motta 6. Statico attorno al cerchio di centrocampo, mostra qualche apertura deliziosa.

Coutinho 5. Negativo. Incluso un calcio di punizione dal limite tirato male. [Obi dal 46’ 6. Dà il suo contributo a sinistra, con percussioni ripetute].

Pazzini 5. Tornerà più forte di prima. Nel frattempo, si limita a fare a sportellate con gli avversari.

Milito 6,5. Primo tempo esplosivo, con scatti, sterzate, tiri. Alla lunga si spegne.

All. Ranieri 8. Prende una squadra derelitta e la rinvigorisce. Una sana copertura in difesa. Per giunta, l'attacco sterile non lo aiuta. Sta gestendo con sapienza milionari che hanno vinto tutto. Bravissimo anche a Cesena a dare equilibrio tattico. Se la sua conferma per il prossimo anno passa attraverso i risultati, va tenuto. Se invece si pretende che Ranieri vinca qualcosa, abbiamo aspettative sbagliate: in Italia, e più ancora in Europa, ci sono squadre nettamente superiori all'Inter. Il suo miracolo è stato evitare di essere risucchiati nella zona B, con polemiche dilanianti. Ranieri ha già stravinto, come mai gli era successo in carriera. Sfido qualsiasi altro mister a partire da una situazione così delicata come quella dell'Inter a inizio stagione.


martedì 13 dicembre 2011

Genoa-Inter 0-1. Pagelle Inter. Alvarez 8 accende la luce. Nagatomo 7,5 gol banzai. Poli 7 uomo chiave: corre per tre. Arbitro Banti 4


Assetto 4-4-2 con Faraoni a destra.
Julio Cesar; Zanetti, Lucio, Samuel, Nagatomo; Faraoni (1' st Alvarez), Thiago Motta, Cambiasso, Poli (24' st Obi); Milito (36' st Forlan), Pazzini.
A disposizione: Castellazzi, Cordoba, Zarate, Muntari.
Allenatore: Ranieri.

Julio Cesar 7. Splendido nel recupero: colpo di reni a evitare la beffa. Sicurissimo nelle uscite.

Zanetti 6. Fino alla propria trequarti è prezioso, negli ultimi metri si perde tendendo ad abbassare la testa in percussione.

Lucio 6,5. Laddietro è imperforabile. In un’occasione, si avventura in avanti nonostante il vantaggio acquisito, lasciandoci scoperti. Per questo non prende 7.

Samuel 6,5. Non si fa mai saltare. Gioca di spalla con sapienza sui centravanti avversari.

Nagatomo 7,5. Incursione stile banzai sul cross di Alvarez e colpo di testa vincente. Il più piccolo che si mangia i giganti. Il mini nipponico che fa marameo all’energumeno Kaladze. Poi un salvataggio di testa nel recupero. La miglior prestazione da quando è all’Inter.

Faraoni 6. Meno lucido rispetto alle precedenti uscite. Ogni tanto, in futuro, dovrà andarsene anche a sinistra in dribbling, usando il mancino per non divenire prevedibile.

Thiago Motta 6. Fa il suo, senza giocate eclatanti. Peccato usi così poco il tiro da fuori, eppure la legnata ce l’ha.

Cambiasso 6. Smista il gioco, è molto posizionale. Crescerà nei prossimi mesi, come ha sempre fatto: nella seconda parte della stagione, brilla di più. 

Poli 7. Corre anche per Cambiasso e Thiago Motta. Pressa qualsiasi essere umano gli capiti sotto il naso. Poi si spompa al 65'. È stata la sorpresa piacevole della serata: ha dato equilibrio, energia, vitalità. Seppure alto a sinistra, non nel suo ruolo.

Milito 6. Sì: tira in bocca a Frey da due passi. Ma non era una giocata così semplice come poteva apparire: fuori equilibrio, a palla abbastanza lontana. Se ne va via in velocità causando un’espulsione per fallo da ultimo uomo: l’arbitro non vede. Fisicamente è vivo. Se il Principe si sblocca psicologicamente, la stagione prende una piega diversa. Altrimenti, sarà un’annata anonima.

Pazzini 6. Fa a botte con Kaladze per 96 minuti. A dire il vero gli danno solo un paio di palloni decenti da mettere dentro, di piede. Non è il tipo di gioco che predilige. Servono cross per il Pazzo.

Alvarez 8. Prende il posto di Faraoni e accende la luce. Assist spettacoloso a Nagatomo: un cross teso e tagliato di sinistro. Strepitoso il palo su bordata dai 20 metri. È una delizia. Ora deve trovare continuità.

All. Ranieri 7. Azzecca tutte le mosse, senza avere più a disposizione i tre fuoriclasse dell’era Mourinho: Eto’o, Sneijder, Maicon. Situazione difficilissima da gestire. Lancia i giovani con intelligenza.

Arbitro Banti 4. Non vede il fallo da espulsione su Milito. Sorvola su un nettissimo mani al limite, al minuto 45, a favore dell'Inter. D'altronde, dall'arbitro del famoso Chievo-Milan (mani di Robinho) non ci si deve attendere di più. Non è neppure colpa sua se lo mandano a dirigere match delicati. Difficile vincere così fuori casa: serviva la migliore Inter della stagione.

sabato 10 dicembre 2011

The Other Foot. Scoperta sensazionale del Corriere.it: allenare il piede debole

Video del Corriere.it: qui. Si dice che in Scozia hanno avuto un’idea: fare allenare - con il piede debole - i ragazzini che giocano a calcio. Chi è abituato a tirare di destro, deve allenarsi a usare il sinistro. Per i mancini, destro vietato. Il Corriere.it continua: questo metodo viene ora usato anche da una squadra brianzola.

Trovo che il video mostri una scoperta sensazionale.

Ci sarebbe da dire che, due minuti dopo l’invenzione del calcio, gli allenatori hanno iniziato a fare esercitare i calciatori col piede debole.

Ci sarebbe da aggiungere che l’allenamento del piede debole è alla base di qualsiasi programma annuale di tutte le squadre, dalle categorie più basse alle serie maggiori, fino ai professionisti. Dai pulcini ai milionari in mutandoni.

Ma tant’è. Il Corriere.it ci propina questo video come fosse una novità assoluta. Vedi titolo: "La patria del calcio scopre 'l'altro piede'". Scopre, capito? Siamo calcisticamente ignoranti da decenni.

Personalmente, non vedo l’ora che mettano tutti questi contenuti a pagamento, per regalarli ai miei amici migliori.


sabato 3 dicembre 2011

Inter-Udinese 0-1: dieci considerazioni mentre Forlan si dà al tennis

1) L’Udinese vince con merito. Punteggio bugiardo: più giusto un 3-1 per i friulani.

2) Non abbiamo fatto un tiro in porta. Per paradosso, neppure su rigore.

3) L’attuale posizione di classifica dell’Inter è veritiera.

4) A centrocampo camminiamo. Non c’entra nulla la professionalità dei giocatori. È che non ne hanno più, un po’ mentalmente e un po’ fisicamente.

5) La difesa fa davvero paura: siamo un gruviera. È vero: non c’è filtro in mediana, ma Ranocchia a mio avviso non ci capisce granché. Senza Lucio, è notte fonda.

6) Ritengo che, senza quattro acquisti di buon livello a gennaio, si rischi di andare ancora più giù.

7) È il caso di considerare preziosi i pareggi in casa, senza esporci ai contropiede.

8) Sarà dura superare gli ottavi di Champions. Pure contro la più scalcagnata della compagnia.

9) L’Inter aveva tre fuoriclasse. Nell’ordine, Eto’o, Sneijder, Maicon. Uno non c’è più. Gli altri due si rompono sempre.

10) Forlan gioca a tennis. Ha scambiato due tiretti con Pennetta e Schiavone. Era arrivato all'Inter per sfondare le reti: qualche partitella pietosa; tre tiri in porta mosci. L’infortunio. Ora il tennis "esibizione". Sì, lo so: gli sponsor, i soldi, i doveri contrattuali… Mah… Forlan è un oggetto fin troppo misterioso. Sarà che ho come modello di attaccante Boninsegna: uno feroce per determinazione, che nei momenti bui (ci sono per tutti) si leccava le ferite in silenzio, per poi tornare sotto i riflettori più forte di prima. Magari è lo show business di oggi. Forse sono questi atleti-multinazionali di se stessi... Tutto quello che volete. Però io la partitina scema di tennis l'avrei fatta a luglio 2012 dopo aver sputato l'anima per la società che ti paga.

mercoledì 23 novembre 2011

Milan-Barcellona 2-3. Sì, ma era un Barcellona barzelletta

Dicono che il Milan, grazie alla sua mentalità europea, abbia tenuto testa al Barcellona. “Tutto sommato, il pari era giusto. Rossoneri all’altezza degli spagnoli”. Dove sta la bugia? O, meglio, l’omissione? Dov’è la disonestà intellettuale? Qui: il Barcellona di stasera era una specie di nazionale sperimentale. Un sacco di riserve, gente in ruoli mai ricoperti prima, schemi inediti. Infatti, dal punto di vista tattico, gli uomini di Guardiola sono stati pietosi.

Scusate, ma io ho visto una partitella del giovedì, di quelle defaticanti, delle riserve del Barcellona (che ha corso al 70%) contro un’altra squadra di rossonero vestita.

La verità, dolorosa per certi personaggi strani del nostro calcio, è che solo l’Inter ha battuto il Barcellona, eliminandolo dalla Champions. E quel Barcellona era stratosferico. Mica la barzelletta di stasera.

sabato 19 novembre 2011

Sarà, ma Coutinho mi ricorda Zico

Continuano a rompergli le scatole con questa storia che è piccolo e magro e leggero. Nessuno ricorda però che il signor Coutinho è un classe 1992. Farà 20 anni il 12 giugno 2012: serve un minimo di pazienza per vederlo esprimersi ai massimi livelli. Calma.

Sì, è alto solo 171 centimetri e pesa sui 72 chilogrammi, ma se c’è un tipo che oggi ha giocato a calcio, questi è Philippe Coutinho, Toto Coutinho per gli amici.

Il brasiliano ha piedi dolci, possiede l’istinto dell’ultimo passaggio, dribbla veloce. Segna poco? Dalla panchina è un po’ difficile fare gol. Toto carioca ha margini di miglioramento inimmaginabili.

Dopo Inter-Cagliari confermo e ribadisco: Coutinho mi ricorda Zico. Vedi qui.

venerdì 11 novembre 2011

Moggiopoli: la lezione etica e giuridica di Napoli all’Italia

Non ho la controprova, sicché non posso dire quale sarebbe stato l’esito del processo penale che ha visto coinvolti, fra gli altri, Moggi (ex dg Juve) e Meani (ex addetto arbitri Milan), entrambi condannati. I fatti dicono che a Napoli tutto s’è svolto con la massima serietà. E tre giudici donna non si sono fatte influenzare da spinte mediatiche, tentativi di manipolazioni, teoremi assurdi. Si è rimasti fermi sulla linea dell’obiettività, della correttezza, della trasparenza.

Detto fra noi, tanto non ci sente nessuno, nei bar ci si dava di gomito: a Napoli finisce tutto in una sana pizzata sul lungomare.

E invece Napoli la bistrattata, la depredata da politici senz’anima, la sventrata dalla camorra, la maledetta da secoli, la devastata dalla disoccupazione, la zoccola da sputtanare a ogni piè sospinto, Napoli ha dato una lezione etica e giuridica all’Italia.

Francamente, me ne infischio del processo di secondo grado. Io ho visto una ragazzina americana che in un botto solo è passata da assassina semistupratrice a santa in quel di Perugia. Non mi sorprenderebbe se alla fine qualcosa di analogo accadesse per i processi penali del calcio. Però la verità è venuta a galla, almeno per qualche tempo, e tanto mi basta.

giovedì 10 novembre 2011

Non credo che alla Juve convenga stuzzicare troppo Moggi…

Juve e Moggi sono ai ferri corti. Come marito e moglie che non si sopportano più dopo aver limonato per anni. Big Luciano s’è stancato di una società bianconera così gelida nei suoi confronti. Se la tattica della Zebra gobba era perfettamente riuscita con Giraudo e Agricola (del tipo, ma chi li conosce ’sti due?), ottenendo in cambio una reazione con elettroencefalogramma piatto dei suddetti, nel caso di Moggi è arrivata la risposta dell’ex onnipotente bianconero. Stizzito, irritato. Come un serpente cui è stato schiacciato il codozzo.

Dove sta il guaio? Semplice. Di moggiopoli è emerso quanto vedete in foto: la punta dell’iceberg. Quello che tutti fiutavano e sospettavano s’è rivelato vero. Ma parliamo solo di robe di metà del primo decennio di codesto millennio. Ora immaginate un attimo che Moggi s’incazzi davvero. Ipotizzate che abbia d’improvviso voglia di parlare di tutto quello sa. Faccio solo un paio di esempi. La faccenda doping della Juve. La strana annata 1997-98 culminata col rigore di Iuliano su Ronaldo (un falso storico concentrarsi su quell’episodio, giacché in quella stagione e nelle successive si verificarono fatti stranissimi). Supponete che sputi davvero il rospo su farmaci, arbitri, designatori, schede svizzere. 

L’animo umano in generale è imperscrutabile. Quello di un uomo imbestialito può rivelare sorprese da fare paura.

Moggi mi ha stupito: “Come fanno a chiamarsi fuori? Io lavoravo per loro”. Ma cosa vuole dire? Cosa c’è dietro? Io attendo curioso.

Sotto questo punto di vista, il comportamento del Milan è stato molto più raffinato. Di altissimo profilo. Laddietro c’è una regia con un coefficiente d’intelligenza elevatissima. Leonardo Meani condannato a un anno. Parliamo di penale. Insomma, non è proprio una contravvenzione per divieto di sosta. No comment del Milan ora. Mentre nel 2007, era “solo” l’addetto agli arbitri del Milan, un collaboratore esterno. Ma senza calcare la mano. Diabolicamente Milan.

foto flickr.com/photos/trodel 

martedì 8 novembre 2011

Giacinto sorride di lassù. Moratti, che trionfo!


Luciano Moggi 5 anni e 4 mesi;
Paolo Bergamo 3 anni e otto mesi;
Innocenzo Mazzini 2 anni e 2 mesi;
Pierluigi Pairetto 1 anno e 11 mesi;
Massimo De Santis 1 anno e 11 mesi;
Salvatore Racalbuto 1 anno e 8 mesi;
Pasquale Foti 1 anno e 6 mesi e 30mila euro di multa;
Paolo Bertini 1 anno e 5 mesi;
Antonio Dattilo 1 anno e 5 mesi;
Andrea Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25mila euro di multa;
Diego Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25mila euro di multa;
Claudio Lotito 1 anno e 3 mesi e 25mila euro di multa;
Leonardo Meani 1 anno e 20mila euro di multa;
Claudio Puglisi 1 anno e 20mila euro di multa;
Stefano Titomanlio 1 anno e 20mila euro di multa.

mercoledì 2 novembre 2011

Inter-Lille 2-1: vincono i tifosi di San Siro

Inter-Lille 2-1. Otto considerazioni.

1) Milito si divora due gol. Il pubblico lo spinge urlando più volte il suo nome. Hanno vinto i tifosi dell’Inter. Non so cosa sarebbe successo in altri stadi italiani. È questione di consapevolezza: sappiamo di non essere mai stati in B, e di aver fatto la tripletta. Siamo unici. Mentalità europea, aperta, moderna. Grazie a Massimo Moratti.

2) Alvarez può far respirare qualche giocatore offensivo: negli ultimi minuti ha dimostrato di saper giocare a pallone. Non è Quaresma.

3) Samuel è uno dei più grandi difensori che abbiano mai calcato i campi di calcio.

4) Zanetti fra i migliori in campo: un fenomeno biologico da studiare in laboratorio.

5) Non me ne frega nulla dell’età di chi gioca: va in campo chi è più in forma. Se un 35enne corre più di un 20enne, il giovane si accomoda in tribuna.

6) Chivu a inizio carriera era un ottimo difensore centrale e un discreto difensore di fascia sinistra. Ora è un buon difensore di fascia sinistra e un modesto difensore centrale.

7) Se Thiagone Motta è in forma, fa vedere i sorci verdi agli avversari, nascondendo la palla.

8) La stagione è salvabile. Obiettivo, zona Champions in campionato; quarti di finale in Champions. Purché a gennaio arrivino quattro acquisti di spessore.

domenica 30 ottobre 2011

Moratti contestato. Un piccolo suggerimento agli interisti: non irritatelo troppo; se quel signore saluta tutti, l’Inter scompare dal calcio nel giro di cinque anni

È partita la contestazione contro Moratti: il Web è in fermento. I tifosi della Beneamata vogliono che il Petroliere cacci i quattrini per tornare a essere competitivi.

Io mi permetto solo di fare quattro considerazioni.

1) Con qualunque altro proprietario, l’Inter non avrebbe vinto nulla di recente. Milan e Juve si sarebbero spartiti gli scudetti anche negli anni passati. Contrastare lo strapotere economico e mediatico delle famiglie Berlusconi e Agnelli non è proprio una passeggiata di salute.

2) L’Inter ha fatto una tripletta, il che la pone al di sopra di Milan e Juve. Avranno più Champions (la prima) e più scudi (la seconda), ma l’impresa storica di Eto'o e compagnia resterà irripetibile. Unisci questo al fatto che non sei mai stato in serie B, ed ecco il senso di inferiorità che affligge i tifosi del Milan e della Juve verso il Biscione. Questo grazie a Moratti. Il quale oltretutto ha imposto una linea che condivido appieno: sempre soli, senza fare comunella con quelle altre due (che non litigano mai...). Noi sempre a testa alta, come Facchetti.

3) Suggerisco ai tifosi nerazzurri di non irritare troppo Moratti. Se il Petroliere s’indispettisce, lascia tutto. E l’Inter scompare dal calcio nel giro di cinque anni. Altro che squadra competitiva in Italia ed Europa. Altro che fuoriclasse da pagare a peso d’oro. Esiste un altro imprenditore che voglia versare decine di milioni euro (soldi freschi) ogni anno? C’è un arabo, un cinese, un russo, che desideri mettersi contro Milan e Juve? Si trova un volontario che intenda avere a che fare con i calciatori? Parliamo di 25enni che guadagnano tre milioni di euro netti l’anno… Il giocatore di calcio, spesso, se ne fotte dei tifosi, dello stipendio, della deontologia. Con il suo codazzo di agenti, procuratori, sponsor. Non puoi "metterlo sotto" come fai con gli operatori del call center, o con la maggior parte dei dipendenti delle aziende. Occorre un’équipe di dirigenti in grado di trattare coi calciatori, inducendoli a sputare sangue su ogni pallone che rotola. C'è da diventare matti: scuci le cucuzze e ti ritrovi con questi qui che vanno a escort di notte, per poi camminare in campo.

4)
Conviene arrendersi alla realtà: ora tocca agli altri vincere, l’Inter è destinata a stare laddietro per qualche tempo. Ma si riorganizzerà e ripartirà. Senza isterie. Senza stuzzicare eccessivamente Moratti…

sabato 29 ottobre 2011

Cambiare mentalità per arrivare a 40 punti

Una Juve piccola piccola batte meritatamente un’Inter con la difesa di burro: ogni volta che i bianconeri ripartivano, erano guai. Gli uomini di Conte sono poca roba (una buona corsa per un'ora, falli a ripetizione nell'ultima mezz'ora, con distribuzione equa dei cartellini gialli), peraltro avvantaggiati dal fatto di non giocare in Europa: tanto è bastato per sconfiggere i nerazzurri. Ma la partita di stasera né aggiunge né toglie nulla alla stagione di Ranieri e compagnia: obiettivamente, serve arrivare a quota 40 punti il più presto possibile.

È una rosa senza fuoriclasse: avevamo Eto’o che ci manteneva a galla. È una rosa senza energie psicofisiche per reggere le tre partite in sette giorni: leggi qui. Occorre un rapido cambio di mentalità: stare, con umiltà, alla larga dalle zone più brutte. Il pareggio in casa con la Roma e fuori con l’Atalanta devono diventare prerogative assolute: sì, il punticino per muoversi verso l’alto e trovare l’ossigeno. Via dalla testa scudo e zona Champions. Si punta alla metà classifica, a patto che si facciano quattro acquisti d'un certo peso nella campagna invernale.

Detto fra noi: un po’ per uno. Per cinque anni dominio Inter e irripetibile tripletta. Poi stop ai grandi giocatori che d'estate si trasferiscono in casacca nerazzurra. Ora tocca alla Juve e al Milan (che è il più forte). Cicli storici. Passerà e ritornerà a vincere l’Inter, dietro investimenti massicci. Ritengo infantile pensare a una squadra competitiva al vertice in eterno: vedi qui.

lunedì 24 ottobre 2011

Lecce-Milan: da 3-0 a 3-4. Più emozionante di Biancaneve e i sette nani


Questo sì che è un campionato piene di sorprese eccezionali.

La seconda squadra di Milano va a Lecce e perde 3-0 a fine primo tempo.

Partita finita? Macché. Termina 3-4. Meraviglioso. Eccitante. Come in una favola. Meglio di Biancaneve e i sette nani: un nano per ogni gol della partita.

Chissà che emozione per quelli che hanno scommesso live sulla vittoria del Milan quando perdeva 0-3.

domenica 23 ottobre 2011

Nuova Zelanda-Francia 8-7: All Blacks a difendere col coltello fra i denti

Rimarrà impressa nella storia la difesa degli All Blacks contro la Francia in quasi tutto il secondo tempo. Una finale del campionato del mondo di rugby che ha detto pochissimo sotto il profilo dello spettacolo: zero gioco arioso. Ma è stato splendido vedere i Tutti Neri difendere coi denti il vantaggio iniziale: prima l’8-0, e in seguito l’8-7. Dopo 15 minuti il pilone Woodcock va in meta, nella ripresa il calcio di Donald per l’8-0; subitanea la reazione dei galletti con la meta di Dusautoir trasformata da Trinh-Duc.

I neozelandesi si sono messi laddietro a murare i francesi, con enorme compattezza, coraggio e cuore. Un maul continuo dei transalpini, per sfondare la difesa neozelandese.

Il simbolo degli Alla Blacks è McCaw: intontito, sanguinante, dopo un placcaggio, non esce e resiste sapendo che non c’è un domani.

È la fine di un incubo per l’intera nazione, dove il rugby è vissuto a livello di religione pura: da 24 anni (1987), gli All Blacks non vincevano la coppa del mondo, nonostante in diverse occasioni fossero superiori a tutti dal punto di vista del talento.

Unica nota stonata l’arbitro: è lui che più di tutti sentiva la tensione della finale di Eden Park. Non è stato all’altezza, specie nel secondo tempo, dove gli sono sfuggite diverse irregolarità, e in qualche caso ha invertito le punizioni. Analogie con Barcellona-Inter del 2010: favolosa difesa nerazzurra, arbitro stordito.

Ho tifato per gli All Blacks, però oggi non festeggio nulla. È morto Simoncelli, ed è una giornata tristissima.

lunedì 17 ottobre 2011

Inter in emergenza a Lille. Solo l’orgoglio può svegliare i giocatori sazi. Come reagiscono alle sberle mediatiche?

Sui mass media Inter fa rima con squadra vecchia e logora: l’età diventa così la spiegazione dei risultati deludenti di quest’inizio di stagione. Io la vedo diversamente. A parte una condizione atletica da migliorare, l’anagrafe c’entra poco. La chiave per capire l’Inter si chiama sazietà mentale.

I giocatori nerazzurri hanno vinto tutto, arricchendosi, strappando contratti eccezionali con società e sponsor. Titoloni dei giornali, onnipresenza in tv. Dall’estate del 2006 al maggio 2010 è esistita solo l’Inter in Italia; due anni fa, c’era solo la squadra di Moratti in Europa. Poi, nel 2011, la convivenza col Milan, che ha vinto un solo titolo, nella stagione elettorale; contro i tre titoli dell’Inter.

Adesso manca la testa per vincere. S’è fatta indigestione di trionfi. Un perverso meccanismo psicologico che sta annientando gli uomini di Moratti. Fateci caso, guardateli negli occhi: manca la cattiveria agonistica. La differenza negli sguardi e nel linguaggio del corpo fra Inter e Palermo, oppure fra Inter e Novara, o fra Inter e Catania, era evidente.

Non esiste allenatore che riesca a stimolare i campioni di tutto. Non c’è presidente che possa risvegliare un fuoriclasse. Sono reazioni proprie, interne, endogene. La molla è una sola: gli schiaffi. Sì, i giornali di parte che ti dicono: prima vincevi perché gli altri si sono presi una pausa. Gli avversari che ti sbeffeggiano. I tifosi che ti riempiono di insulti. Gli arbitri che ti fischiano contro l’impossibile (vedi Napoli).

Hanno scavato la fossa, ti ci hanno buttato dentro, la stanno ricoprendo di terra; se hai energie mentali, ne vieni fuori; altrimenti muori. Se la squadra riesce a trovare ancora rabbia e ferocia, si risorge. Sin da Lille, anche in piena emergenza, causa infortuni. Se invece i ragazzi dormono sugli allori del passato, è la fine: sarà un’annata da dimenticare.

sabato 1 ottobre 2011

Inter-Napoli 0-3. Napoli nettamente superiore all’Inter. Arbitro Rocchi osceno

La misura del distacco fra Napoli e Inter la dà il risultato di stasera: almeno tre gol. I nerazzurri sono stati surclassati sotto il profilo atletico dagli uomini di Mazzarri. È il problema che avevo evidenziato più volte (leggi qui): mancano le energie mentali. E poi Obi e Alvarez potrebbero tranquillamente fare panchina in una squadra di serie B. Forlan, per ora, è un brocchetto.

Invece, il Napoli quando se ne va in progressione è delizioso. Cavani, Lavezzi, Maggio e Inler farebbero comodo a qualsiasi squadra. Ho qualche riserva su Cannavaro, che palla a terra è lento; ma servono attaccanti che lo infilino in rapidità. E stasera nessun interista ne aveva le capacità atletiche.

L’Inter era con Gasperini e resta con Ranieri da decimo posto. Molte delle squadre che precedono i nerazzurri in classifica sono superiori agli orfani di Mourinho.

Chiudo con Rocchi, l’arbitro che ci fece giocare un epico derby in nove contro 11, per due espulsioni incomprensibili, concedendo - fra l’altro - un rigore inesistente al Milan. Stasera ha ammonito Obi per un’entrata pulitissima sulle mediana, poi s’è inventato il rigore (fallo fuori dal rettangolo, vedi cattura via Inter), ha dato un inesistente secondo giallo a Obi per un lieve contatto di spalla, non s’è accorto che Campagnaro era in area al momento del tiro di Hamsik. Obi espulso per due gialli inventati. Ranieri cacciato. Giallo a Zanetti e Julio Cesar. Rocchi non è in malafede. È solo inaffidabile. Stasera osceno. Visto che l’Inter è già conciata così male di suo, non si potrebbe evitare di vedere quel signore ancora fischiarci contro?

Sta' attenta Inter: ti han dato tre rigori contro in cinque giornate. Inesistenti. Invenzioni per presunti falli di Ranocchia a Novara, Samuel a Bologna, e ora Obi. Tira un'aria bruttissima. E non c'è Mourinho a tener botta contro tutto e contro tutti.

Ma tu guarda il caso, il destino: ricordo un Milan-Napoli del novembre 2008 con polemiche a non finire per l'arbitraggio pro Milan del signor Rocchi: vedi qui. Per non parlare di Milan-Napoli della scorsa stagione: un casino infernale con lamentele a cascata dei partenopei. Adesso, Inter-Napoli, come per incanto, Rocchi si trasforma. Che sia un maghetto?

domenica 25 settembre 2011

Attenzione, è severamente vietato esibire il cartellino rosso ai giocatori del Milan

Non si può certo dire che l’arbitro di Milan-Cesena, Giannoccaro, sia in malafede. Però è doveroso sottolineare che non sia all’altezza. Il Milan doveva finire la partite in nove: secondo cartellino giallo a Taiwo ed espulsione diretta di Yepes per fallaccio da ultimo uomo.

La questione non riguarda tanto il doppio errore tecnico dell’arbitro. Il guaio è che a questi signori non si può rivolgere neppure una domandina.

Se invece fosse stato possibile chiedere spiegazioni pubbliche, avrei domandato al signor Giannoccaro:

1) L’entrata di Taiwo era violenta, da dietro, a gamba tesa, a forbice. L’hai vista. Infatti hai dato il fallo. Perché niente secondo cartellino giallo?

2) Il fallaccio di Yepes su Eder era da rosso diretto. Ultimo uomo con l’attaccante del Cesena che si sarebbe presentato solo davanti ad Abbiati. Un caso scolastico. Di quelli illustrati sui libri da studiare per diventare arbitri. L’hai visto. Infatti hai dato il fallo. Perché niente cartellino rosso?

Pensavo che gli arbitri italiani avessero il terrore di espellere Gattuso, Ambrosini, Van Bommel, Boateng. Nomi importanti: gli arbitri ci pensano sette volte prima di estrarre il cartellino. Mi sbagliavo. Perfino due come Taiwo e Yepes godono di immunità parlamentare. Nessun arbitro in malafede. Solo una fottuta paura.

Però. Che differenza col trattamento subìto dall’Inter. Ranocchia espulso e squalificato per non aver commesso fallo da rigore a Novara. Samuel sanzionato per non aver commesso fallo da rigore a Bologna.

Stendo un velo pietoso sul voto dato dai mass media a Giannoccaro. Ho visto rifilargli un 5. Ma come, 5? Condizioni la partita, fai due errori pazzeschi, prendi 5? Allora si elimini la scala dei voti da 0 a 10. Il range diventa da 5 a 7. Affascinante come gli errori di Giannoccaro siano passati (quasi) inosservati su tv e stampa. Per molto meno, quando ci fu di mezzo la nostra Nazionale in Corea, Moreno (vedi foto) fu vaffanculato a ripetizione.


sabato 24 settembre 2011

Inter: l’inconscio dei giocatori diceva di fare esonerare Gasperini per Ranieri?

A Milano circola una bufala cattiva. La voce maligna la sanno tutti, ma nessuno la rivela: i giocatori dell’Inter avrebbero cotto a puntino Gasperini. Pessime prestazioni per farlo cacciare dal presidente Moratti. Il motivo? Secondo la diceria (del tutto fasulla) pare non digerissero la difesa a tre e certe scelte di formazione (vedi Pazzini in panca).

Trattasi di una castroneria. In realtà, gli uomini del Petroliere sono professionisti esemplari.

Ma osservando il linguaggio del corpo dei giocatori di Gasperini, si può ipotizzare che l’inconscio dei giocatori dell’Inter abbia giocato un brutto scherzo. Da anni, sono abituati a un modulo semplice, con la difesa a quattro, e un centrocampo di copertura. Può darsi che, seppure senza volerlo, abbiano raccolto un misero punticino (più la sconfitta in Champions coi turchi) proprio perché paralizzati dall’inconscio.

Non si spiega altrimenti uno sguardo così dimesso, un atteggiamento in campo poco aggressivo, musi lunghissimi.

Tutto spingeva per Ranieri: difesa a quattro e ognuno nel proprio ruolo. Non resta che attendere Bologna-Inter per capire se i nerazzurri sono cotti o necessitavano solo di una scossa.

martedì 20 settembre 2011

Gasperini da esonerare. Ma ribadisco che l’Inter è atleticamente morta: sono guai del prossimo allenatore (Ranieri?)

Al di là della difesa a tre, dello schieramento troppo offensivo, e delle scelte sugli uomini da mandare in campo e da tenere in panca, Gasperini va esonerato perché serve un allenatore che maltratti quel gruppo, li prenda metaforicamente per il collo, urli in campo e negli spogliatoi. Gasperini all'Inter fa solo confusione: vedi qui.

Il problema, chiunque arrivi, è che l’Inter è atleticamente morta: lo dicevo qui e non mi credevano. Reputavo il pari con la Roma oro colato.

Il vero guaio dell’Inter si chiama preparazione atletica: ormai è tardi per rimediare e puntare in alto. Penso che l’unico obiettivo serio del nuovo mister (Ranieri?) sia quello di fare un campionato da metà classifica, per poi pianificare dalla prossima stagione. Davvero difficile superare il girone eliminatorio di Champions.


domenica 18 settembre 2011

Io difendo Gasperini. Dentro Muntari e fuori Forlan? Ha fatto benissimo: la squadra è atleticamente distrutta

Ho criticato Gasperini sin da subito per la sua idea malsana di giocare con un’Inter sbilanciata in avanti: tre difensori, Sneijder più tre punte. Adesso però, dopo lo 0-0 con la Roma, lo difendo. In particolare, Gasp ha fatto benissimo a tirare fuori Forlan e a mettere Muntari.

Mi spiace. L’Inter è atleticamente a pezzi. Siamo lenti sul breve, siamo reattivi come lumache, non abbiamo potenza nel lancio. Creatività a zero, fantasia inesistente. Per ora Forlan è un morto che cammina. Mi ricorda un po’ Pancev e un po’ Pandev. A metà del secondo tempo, la Roma ci era superiore sotto il profilo fisico. Sicché Gasp s’è dimostrato intelligente: dentro Muntari e via l’uruguaio, inutile e anzi dannoso.

Dare maggiore copertura a centrocampo ha significato portarsi a casa uno squallido e disgustoso pari. Con fantasmino Forlan rischiavamo di stare ancora senza punti. Occhio perché si fa in fretta ad andare nel panico e a scendere ulteriormente: neppure te ne accorgi e sei in lotta per non retrocedere.

È triste dirlo, ma attualmente siamo una squadra da decimo posto. Serve un atteggiamento profondamente umile per non crollare. Necessitiamo di pedatori che rincorrano la palla a perdifiato, pur non sapendo eseguire uno stop: a ora, Muntari fa al caso nostro. Forlan se lo può permettere un team capace di costruire una dozzina di palle gol a partita.

La speranziella, molto da tifoso e poco da osservatore freddo, è che la preparazione atletica sia mirata a far venir fuori la squadra più in là, a partire da novembre. Ma trattasi di illusione di un nerazzurro che soffre da matti a vedere la Juve avanti di cinque punti alla seconda giornata.


giovedì 15 settembre 2011

Confusione Gasperini

Con qualsiasi allenatore, l'Inter non può competere con le grandi né in Champions né in Italia. A livello di rosa, siamo abbondantemente dietro Milan, Napoli, Juve. È chiaro che la cosiddetta transizione della società nerazzurra passi per il ridimensionamento della rosa: vendi il numero uno, Eto'o, e fai scelte dolorose in nome del fairplay finanziario. Per ora perdi coi turchi; poi chissà, fra qualche anno magari ne cogli i frutti, e ti puoi iscrivere senza patemi a qualsiasi competizione. Quindi, la causa unica del tracollo interista non è Gasperini: manca la materia prima.

Tuttavia, l'allenatore ex Genoa ce la sta mettendo tutta per fare ancora più confusione. All'inizio, ha insistito sulla difesa a tre: sbagliatissima scelta per quei giocatori. Secondo, non legge la partita, e non riesce a cambiare le carte in tavola nel corso del match. Terzo, mi pare troppo silenzioso in panca. E quarto, se permettete, la sua voce in conferenza stampa non è un gran sentire: siamo sicuri che Gasperini sia da Inter? Ma davvero riesce a dare la carica a giocatori di una grande squadra? Resto della mia idea: Gasp è uno splendido allenatore di una squadra da metà classifica.

Per giunta, qui si esagera. Dopo la sconfitta coi turchi, Gasperini ha parlato di sfortuna, e di "prestazioni importanti". Suvvia, cerchiamo di non coprirci di ridicolo... Abbiamo fatto pietà. Che male c'è a dirlo?

Mi spiace. Non resta che esonerarlo. Anche perché tutta la squadra non la puoi cacciare. Paga uno dei responsabili. Non l'unico. A fine stagione, si faranno i conti veri.

Io punterei dritto su Ranieri.

domenica 11 settembre 2011

Gasperini, la difesa a tre è troppo prudente: mettiamo due difensori. E tre punte sono poche: piazziamone quattro là davanti

Gasperini ha tante idee e tutte confuse. La difesa a tre sta all’Inter (con questi giocatori) come una gara di salto in alto a un elefante. La rosa è vecchia e logora: serve un atteggiamento prudente.

Vuoi giocare con tre punte? Sneijder dietro Milito e Pazzini.

È un delirio tenere l’olandese in panca all’esordio. Per chi poi? Per Zarate. Ma per favore.

Se Gasperini non cambia, non arriva neppure a ottobre. Altro che panettone.

Nessuno ha la pretesa che Gasperini vinca un titolo:il fairplay finanziario ci ha imposto scelte dolorose. Risultato, Milan, Napoli e Juve ci sono superiori. Il difficilissimo obiettivo è arrivare quarti, per restare aggrappati all'Europa che conta. Però tutti i tifosi avevano predicato cautela: io più volte. Vedi qui e qui. Ma Gasperini mi pare ostinatissimo. Una linea che puoi seguire con una rosa come quella dell’Inter 2009-2010. Con questi uomini, è necessaria una sana iniezione di pragmatismo. Il gioco da sogno lo puoi fare se alleni il Genoa, con tutto il rispetto. Non all’Inter. La scorsa stagione, il Genoa s’è beccato 61 gol con la difesa a tre (solo il Siena ha fatto peggio): nessun dramma. All’Inter non si può fare. Qualcuno glielo spieghi.

Juve-Parma 4-1. Bello lo stadio nuovo. Peccato solo che sia un campo di patate

Il nuovo stadio della Juve lo chiamano pionieristico. Sarà. Ma io ho visto la Juve battere un'altra squadra (di una pochezza tale che ancora un po' e si sdraiava a mo' di zerbino) proprio nel nuovo stadio pionieristico.

Carina l'idea di piazzare un campo di patate anziché un manto erboso. Mai visto un terreno così osceno.

Sì dai, il futuro Juve è proprio iniziato. È davvero un nuovo stadio che cambia il calcio.

[cattura via ilnuovostadiodellajuventus]


sabato 10 settembre 2011

Milan-Lazio 2-2. Rossoneri inguardabili. Ma sono più forti dell'Inter

Sette considerazioni.

1) Un Milan inguardabile pareggia con fortuna (al 30’ la Lazio doveva essere 4-2) la prima di campionato. 

2) La scorsa stagione, il Milan lanciava da metà campo per Ibra. Ora lancia dalla propria area. Il gioco è peggiorato.

3) Quando il Milan prende due gol e rischia di beccarne altri tre, in tv si dice “grande partita dei i difensori centrali”. Boh?

4) La Lazio è morta al 30’. Da lì in poi, non ha più pressato sul portatore di palla. Se il Milan non è riuscito a segnare, è perché il centrocampo è distruttivo: spaccalegna anziché creatori.

5) Dopo cinque minuti di recupero, il Milan pretendeva di calciare il corner al 96’. Alla fine, i rossoneri hanno circondato l’arbitro protestando. Io li avrei espulsi tutti con relative squalifiche le domeniche successive.

6) Il dramma è che il Milan è più forte dell’Inter. Se Gasperini non rinuncia immediatamente ai tre difensori, qui si rischia di finire fuori dalla zona Champions. I discorsi cambiano con la difesa a quattro e un modulo equilibrato.

7) Nella foto, la chiave della nostra stagione. Uno così non l'ha neppure il Barcellona.

venerdì 2 settembre 2011

Una fantascientifica Pennetta annienta la Sharapova. Flavia, sei più forte e più sexy. Tennisti maschi italiani umiliati


La vittoria della Pennetta nel terzo turno del torneo di Flushing Meadows era data a cinque contro uno dai bookmaker online: puntavi 100 euro e te ne portavi a casa 500. La Sharapova era data a 1,2; ossia 100 euro per vincerne 20. Questo la dice lunga sulla posizione di svantaggio iniziale dell’italiana sulla siberiana. Ma Flavia ha ribaltato il pronostico sfoderando una prestazione maiuscola, anzitutto sotto il profilo mentale, restando eternamente attaccata coi denti al match. Una lezione a quelle mezze tacche di tennisti maschi italiani, che alla prima difficoltà in un torneo dello Slam si sciolgono come neve al Sole. Per fortuna, Pennetta, Schiavone e Vinci tengono alto il nome del tennis italiano nel mondo.

La 29enne brindisina s’è dimostrata più forte (oltre che più sexy) della Sharapova, numero quattro del mondo. Ha optato per una tattica intelligentissima, variando il più possibile il gioco, e picchiando sul dritto della biondona. Accortasi che Maria era a suo agio se si appoggiava sulle stangate da fondo campo, Flavia ha mischiato le carte, sporcando ogni pallina con maestria, e costringendo l’avversaria a ragionare.

Altra strategia vincente: la pressione psicologica della Pennetta sulla seconda di servizio della Sharapova. Un colpo così traballante da ricordare le seconde palle dei nostri tennisti italiani.

Analizzando il punteggio, la Pennetta è da urlo con quel 4-0 iniziale in 18 minuti: 6-3 il primo set. La Sharapova (con tutto il tifo del pubblico americano per lei) tira fuori gli artigli nel secondo set. Fra un urlo e l’altro, è 6-3 per la siberiana. Qui la Pennetta è d’acciaio inossidabile. Con la bionda che strilla, il pubblico che ulula, e l’inerzia del match contro il muso, reagisce come una tigre e vola 4-1 nel terzo set, infierendo sul dritto della Sharapova. Che però rientra fino al 4-4. Flavia non si fa intimorire da avversaria e tifosi, va a tutto braccio, corre come una dannata, mostra il pugno, tira su l'impossibile. Si guadagna il match point sul 5-4 e servizio Sharapova. Risposta vincente di rovescio, e il sorriso di Flavia illumina New York, dopo due ore e mezzo di battaglia selvaggia.

Adesso, per l'italiana, la cinese Peng negli ottavi di finale. Sarà durissima, perché le orientaline non mollano mai neppure di un millimetro.

cattura via flushing meadows

sabato 27 agosto 2011

Farmaci allo sportivo per tornare in forma: il morso della Cassazione

È una corsa continua al farmaco che ti fa rendere di più: parlo dello sport oggi. Non trattasi di doping vero e proprio, ma di eccesso di farmaci, assunti perfino per tornare in forma. All’occhio, sono pratiche che viaggiano sul filo del rasoio della legalità. In Spagna lo sanno bene…

Addirittura, il medico è sanzionabile se prescrive farmaci a un atleta per farlo tornare subito in forma. Sentite la Cassazione: ecco una sentenza (numero 17496 del 23 agosto 2011, terza sezione civile) di cui vi rendo noti i punti salienti.

“Con delibera del 14 dicembre 2004 la Commissione Medici Chirurghi dell’ordine di Rimini, all’esito del procedimento disciplinare aperto nei confronti del dott. V. E. B. per ritenuta violazione degli artt. 2, 3, 12 e 76 del nuovo codice deontologico del medico, prosciolse l’incolpato dagli addebiti di cui ai nn. 2 e 76, mentre lo ritenne responsabile di quelli di cui ai nn. 3 e 12, per l’effetto irrogando la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per la durata di mesi quattro. Contro tale provvedimento il B. adì la Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie che, con provvedimento del 30 maggio 2006, ha rigettato l’ impugnazione. Avverso detta decisione ricorre per cassazione V.E. B. formulando quattro motivi e notificando l’atto al Ministero della Salute, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini e all’ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Rimini.

Resistono con due distinti controricorsi il Ministero della Salute e l’ordine dei medici. Quest’ultimo ha anche depositato memoria.

Motivi della decisione.

Secondo il resistente il ricorso sarebbe inammissibile anzitutto per omessa indicazione delle parti nonché per omessa e/o insufficiente esposizione dei fatti di causa.
I rilievi non hanno pregio.

A norma dell’art. 366 cod. proc. civ., il ricorso per cassazione è inammissibile qualora manchi o sia
assolutamente incerta l’identificazione delle parti contro cui esso è diretto.

Nella fattispecie, contrariamente all’assunto del resistente, benché manchi in ricorso una parte graficamente destinata alla individuazione delle parti contro le quali l’impugnazione è diretta, e benché, ancora, i fatti che hanno dato origine all’azione disciplinare nonché lo svolgimento di questa siano assai sinteticamente esposti, nondimeno le une e gli altri sono chiaramente enucleabili dall’intero contesto dell’atto. Di talché le mancanze denunciate dal resistente hanno un carattere esclusivamente formale e, non intaccando la comprensibilità della vicenda umana e processuale sottesa al ricorso, non possono dar luogo alla evocata sanzione dell’inammissibilità.

Neppure sussistono le allegate insufficienze in punto di ricognizione delle norme di legge asseritamente violate o dei denunciati vizi motivazionali. Contrariamente a quanto sostiene il resistente, esse sono entrambe chiaramente enucleabili, e tanto a prescindere dall’esito dell’esame dei singoli motivi di ricorso.

Con il secondo mezzo il ricorrente denuncia mancanza e/o manifesta illogicità della motivazione in ordine alla prova della sua responsabilità per le contestate infrazioni al Codice Deontologico, ex art. 360, n. 5, cod. proc. civ.

Assume che, ritenuta insussistente l’addebito principale, relativo alla somministrazione di sostanze dopanti, in ragione dell’assoluta mancanza di prova della destinazione dei farmaci all’alterazione della prestazione agonistica, e cioè a finalità diverse da quelle terapeutiche, la Commissione non poteva ritenerlo responsabile di quello di cui all’art. 3 del Codice Deontologico, assumendo che la terapia farmacologica non era stata prescritta in vista della tutela della salute del paziente, ma per fare in modo che l’atleta recuperasse un posto in squadra. Non aveva il decidente considerato che il recupero del tono atletico era obiettivo in linea con la tutela della salute psico-fisica dello sportivo e che una delle funzioni della Medicina dello Sport è il miglioramento delle performaces dello sportivo. Osserva anche che la comprovata diligenza con la quale l’incolpato aveva visitato il paziente, prima di prescrivere la terapia, escludeva in radice l’elemento soggettivo dell’illecito disciplinare.

Anche questo motivo non può essere accolto.

La Commissione ha confutato l’assunto del ricorrente, secondo cui il mancato collegamento della sua condotta con un evento di tipo agonistico faceva venir meno ogni profilo di illiceità della stessa, rilevando che ciò poteva valere solo per l’addebito relativo al doping, laddove l’esclusiva finalizzazione della terapia prescritta al recupero di un posto in squadra lasciava inconfutabilmente in piedi l’addebito concernente la violazione dell’art. 12 del Codice deontologico.

In definitiva il ricorso deve essere integralmente rigettato.
Segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese di giudizio.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso; condanna il ricorrente al pagamento delle spese di giudizio, liquidate in complessivi euro 2.600 (di cui euro 200 per spese), per il Ministero della Salute e in complessivi euro 2.600 (di cui euro 200 per spese), per l’ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Rimini, oltre IVA e CEA, come per legge.
Depositata in Cancelleria il 23.08.2011”.


mercoledì 24 agosto 2011

Io, interista, tifo per lo sciopero a oltranza. Così il Milan non rivince lo scudo

A oggi, fra il Milan e l’Inter ci sono tre spanne di differenza. I rossoneri ci sono superiori in tutto: qualità della rosa, forza mentale, cattiveria agonistica, fisicità. Se non arrivano almeno tre acquisti di ottimo livello subito, il Milan vince a mani basse anche questo scudo. A noi interisti, al momento, non resta che sperare nello sciopero a oltranza. L’auspicio è che il campionato non parta né a fine agosto né a settembre né mai. D'altronde, ci ho già azzeccato in pieno il 1° settembre 2010: leggi qui la mia previsione perfetta.

Neppure il solo Forlan risolverebbe i guai. A centrocampo siamo vecchi e stanchi, lenti e logori, molli e acciaccati. Urge come minimo un portatore d’acqua coi piedi sufficientemente educati. Altrimenti la difesa a tre di Gasperini va in crisi a ogni percussione avversaria, specie in contropiede.

Mi affido a Gasp. Se la rosa resta tale e quale a quella di adesso, sono convinto che, al momento buono, metterà il 3-4-3 nel cassetto, non farà giocare i ragazzi fuori ruolo. Una bella difesa a quattro con un mediano centrale davanti, e via a sperare in errori degli avversari.

Dopodiché, se - e ripeto se - arriverà un centrale di centrocampo come Kucka, un difensore come Vertonghen, un attaccante esterno come Forlan, un eclettico come Palacio, allora si potrà riparlare di gioco moderno e offensivo.
    

venerdì 29 luglio 2011

Inter-Milan di Supercoppa a Pechino: caro Gasperini, difesa a tre e Inter d’attacco? Quelli ci distruggono

Quale Inter a Pechino contro il Milan, in Supercoppa?

Julio Cesar;

Ranocchia, Samuel, Chivu;

Nagatomo, Sneijder, Stankovic, Muntari;

Alvarez, Pazzini, Eto’o.

Ecco la formazione più probabile, in base al credo tattico di Gasperini. Con la difesa a tre. Non sono prevenuto di fronte a un simile schieramento difensivo; può funzionare, a patto che:

1) laddietro ci sia Lucio, il più forte dei tre;

2) il centrocampo offra adeguata copertura;

3) i due larghi d’attacco si sacrifichino in ripiego.

Dunque:

1) Lucio non c’è, e al suo posto ecco Chivu, che Beckenbauer non è;

2) la linea mediana è offensiva;

3) Alvarez come uomo di sacrificio non ce lo vedo.

Mi auguro che il Gasp impieghi tutto il suo buon senso. Servono tre mosse, perché il Milan ci è attualmente superiore, proprio come la scorsa stagione:

1) occorre una difesa a quattro uomini, con Nagatomo a far legna sulla sinistra;

2) ci aggiungi Stankovic davanti alla difesa;

3) devi giocartela con estrema prudenza, lasciando l'iniziativa a loro.

Il Milan non aspetta nient’altro che un’Inter con la difesa a tre e con un atteggiamento spregiudicato per spaccarci in due: Pato e Ibrahimovic vanno a nozze negli spazi abbondanti.

Nulla di male se perdiamo la Supercoppa: avremo tempo di recuperare terreno col Milan. Però non gradisco prenderle di brutto: che sia sconfitta onorevole e di misura.

Il derby d’andata di Benitez (coi primi minuti all’attacco e contropiede del Milan col fallo da rigore) e la difesa tutta gioia e allegria di Leonardo nel derby di ritorno devono rappresentare un punto di partenza. Il nostro modello si chiama Tottenham: vi ricordate come li ha imbrigliati in Champions? Difesa arcigna e contropiede.
 

lunedì 25 luglio 2011

Kalle, il panzer che fa a pezzi la Juve!



Rummenigge: “Al Bayern Monaco, Vidal aveva garantito la firma innumerevoli volte, ora vediamo che valore hanno le sue promesse. Se fosse un uomo con una morale sarebbe rimasto con noi. Ora gioca in un club che è come lui, basta guardare la storia giudiziaria della Juve o i suoi ultimi risultati sportivi”.

Di Rummenigge ricordo la sportività, il cuore, il coraggio, la forza, lo strapotere atletico, la straripante ripresa nell’uno contro uno, le capacità acrobatiche. Kalle ha rappresentato l’Inter: pulizia, armonia, grinta, esplosività neuromuscolare, cattiveria sotto porta. Ma sempre nell’alveo del massimo rispetto dell’avversario, dei tifosi, dei giornalisti. Un Gigi Riva teutonico.

Spettacolo Kalle, anche a distanza di secoli. Un 56enne che in rovesciata la mette all'incrocio: eri e resti fra i più grandi attaccanti di ogni epoca.

Ma attento, ora la Juve potrebbe chiederti la revoca di tutto quello che hai rappresentato: ti hanno beccato in una telefonata con Tizio, mentre dicevi buonasera. Sono guai, signor Karl-Heinz Rummenigge!
     

giovedì 14 luglio 2011

La Fiorentina citata dal sito Juve. Ma i tifosi viola gradiscono? Zeffirelli, di' tu qualcosa!

C’era una volta il pubblico della Fiorentina che quando la Juve andava a giocare in Toscana erano ululati a più non posso; c’era una volta uno schieramento viola sempre e comunque contro la Juve; c’era una volta una Fiorentina che doveva vincere uno scudo e invece lo vinse la Juve proprio nelle ultime giornate e chissà perché con errori arbitrali a favore facendo inviperire i viola; c’era una volta una presidenza della Fiorentina agli antipodi rispetto alla Juve; c’era una volta una rivoluzione di popolo perché Baggio si trasferì dalla Viola alla Juve.

Ora tutto questo non c’è più.

Dal sito della Juve: “La Fiorentina e i suoi principali azionisti hanno correttamente sottolineato la disparità di trattamento subita da alcune società calcistiche nel 2006”.

Capito? La Juve che cita la Fiorentina a sostegno delle proprie tesi, dopo che i Della Valle hanno messo nel mirino Moratti e l’Inter.

Cara Inter, tu sei sola. Per fortuna. E ti pregherei di restare sola anche in futuro. In nome di Facchetti.

Al momento mi resta Zeffirelli. Nel 2006: ''Voglio vedere la Juve in B. E intanto che le sia tolto lo scudetto dell'anno scorso, che ha rubato. La Juventus è stata la regina della corruzione, lo sapevamo tutti''. E nel 2011: "La Juventus rivuole gli scudetti? Sono proprio spudorati, dopo la figura che ha fatto fare al calcio italiano".

screenshot violachannel
  

giovedì 7 luglio 2011

Milan e Juve non litigano mai. Io, interista, adoro stare da solo. Senza quelle due. Angelo Moratti indicò la via proprio 50 anni fa



Chiedo umilmente scusa a Gian Paolo Ormezzano, uno dei maestri del giornalismo sportivo, se estrapolo poche righe da un suo articolo. Non si fa, perché così si storpia quanto il giornalista vuole dirci. Ma ho l’esigenza di andare al dunque, sicché mi limito a rimandare al link dell’articolo, via Famiglia Cristiana.

Ormezzano: “Lo scudetto 2004-2005, vinto dalla Juventus sul Milan, è stato tolto dalla giustizia sportiva al club bianconero ma non assegnato al club rossonero. La Juventus non lo ha chiesto indietro, il Milan non lo ha chiesto per sé. Mistero. Forse si commettono irregolarità serie solo ad anni alterni? O i due club non hanno l’abitudine, la voglia, il permesso di litigare fra di loro?”.

Desidero anche prescindere da questioni squisitamente giuridiche: non mi interessano ora. Mi piace insistere sul concetto base: Milan e Juve non litigano mai. Ci avete fatto caso? Secondo voi, perché?

Io, da interista, sono ben contento di non appartenere a nessuna Santa Alleanza. Noi corriamo da soli. Senza grossi quotidiani che ci spingono. Senza televisioni. È un gioco rischioso, perché i media influenzano, orientano. Fanno presa specie in Italia, dove si è ancorati alla "verità" narrata da quotidiani e tv, mentre si cerca in ogni modo di soffocare lo spirito dei blog e dei siti indipendenti dal potere economico e politico. Lo si è visto pure di recente.

Ma essere interisti vuol dire combattere da soli contro tutti e contro tutto. Angelo Moratti, nel giugno 1961 (proprio 50 anni fa), ha indicato la via, mandando in campo i ragazzini per protestare contro l'arroganza del potere bianconero. Massimo Moratti segue la strada. Sono convinto che, in futuro, sarà ancora così, anche con Angelomario Moratti. Sempre da soli. Col sorriso pulito di Facchetti da lassù.
 

Il durissimo attacco di Moggi e De Santis a Facchetti



Nel 2006, Luciano Moggi: "Spero di essere perdonato dalla signora Giovanna e dai suoi figli. E porgo le condoglianze più sentite a Massimo Moratti e all'Inter tutta. Chiedo a tutti, e alla sua famiglia in particolare, di scusare se l'ho involontariamente coinvolto in storie in cui Giacinto non meritava di essere coinvolto. Sono scuse sincere: sapevo, all'epoca, che non era in buone condizioni di salute, ma non sapevo assolutamente che la situazione fosse così grave. È mancato un campione che io ho avuto la fortuna di vedere giocare tante volte, ai tempi della grande Inter e anche in Nazionale. Un ragazzo forte, tenace, profondamente legato ai valori dello sport. Poi ci siamo frequentati quando è diventato dirigente. E anche in quel ruolo ha mantenuto uno stile e una correttezza esemplari".

Nel 2009, l’arbitro De Santis: "Oggi non ripeterei quelle parole che non corrispondono per nulla al vero. Quelle frasi, di cui mi dolgo, sono false e gravi per l'offesa che hanno creato alla memoria di una persona sempre correttissima. Mi dispiaccio di quelle parole per le quali mi scuso pubblicamente".

Nel 2015, Tizio: “Chiedo scusa a Facchetti e all’Inter. Sono andato oltre. Quelle telefonate avevano un valore pari allo zero, una legittima difesa del tutto irrilevante. Nella madre di tutte le telefonate [parecchio zoccola, nota di Alessandro Ascione], la parola ‘Collina’ non la pronuncia lui. In una telefonata (inspiegabilmente caduta nel dimenticatoio) della Fazi a Bergamo, c’è tutto il tentativo di ‘intortare’ Facchetti. È il simbolo di Calciopoli. Questo il passaggio chiave: ‘Più silenzioso che puoi, l’argomento principale deve essere la fatica che fai a stare con tutti, non come dicono solo con Juve e Milan’. Ho sbagliato e me ne dolgo”.

Scommettiamo?

Ah, buon video a tutti.
    

martedì 5 luglio 2011

Spaccali tutti, Rombo di tuono! Ricorso tifosi Juve contro Gigi Riva: "Palazzi, revoca subito lo scudetto al Cagliari. E dallo a noi!"

Mentre le vedovelle isteriche si aggrappano disperate alla giacca di Palazzi, arriva un uomo, sì, un uomo, uno che quando entrava negli ultimi 20 metri faceva tremare le gambe ai difensori più sporchi (e avrebbe anche sbriciolato l'anima di stopper sudamericani violenti e dopati fino al midollo...): il suo nome è Gigi Riva. Anzi, Rombo di tuono. Sentitelo e ammirate: "Tutti quelli che oggi parlano di Giacinto farebbero meglio a stare zitti: lui era pulito". Gli piacerebbe "spaccare tutto''. ''Facchetti era una persona semplice, pulita, onesta, il nostro angelo: ora provo una grande rabbia''. ''Non dico che non telefonasse, è in quegli atti: ma non è' possibile che Giacinto lo facesse per condizionarli. Tanti altri ce li vedo, ma lui davvero no''.

Tifosi bianconeri in massa a citofonare a Palazzi: "Togli subito lo scudetto a Gigi Riva e al Cagliari, e dallo alla Juve!".

foto gigiriva
     

Non vedo l’ora che ci tolgano lo scudetto numero 14: quattro rigori a porta vuota a favore di Massimo Moratti


I piangina milanisti (quelli di Meani) e juventini (quelli di Moggi) sono in festa: Palazzi è il loro nuovo idolo. La revoca dello scudetto numero 14 avverrebbe in base a questioni morali anziché giuridiche. E i princìpi etici verrebbero determinati a capocchia: una legge non scritta ha il valore di una chiacchiera al bar fra due alcolizzate (una milanista e una juventina).

Mentre la prostituzione intellettuale imperversa (nel complesso, ci sono più tifosi di Milan e Juve rispetto a quelli dell’Inter, e il peso politico e mediatico delle altre due è infinitamente più forte), io non vedo l’ora che ci revochino lo scudetto numero 14. Dopodiché, la società Inter si muoverà in quattro direzioni. Sono quattro rigori che Massimo Moratti potrà calciare a porta vuota.

1) C’è una decina di campionati da rivedere. Come minimo, quelli che vanno dal 1996 (doping) al 2004. Sotto la lente, in particolare, le annate 1998 e 2002 (doping e arbitri). Occhio anche alla Champions 2007, visto che la squadra vincitrice non avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione europea. Ragioni per etica e comportamenti discutibili? Ecco le conseguenze, tanto per iniziare con l'antipasto.

2)
In parallelo, si va di ricorsi contro la revoca dello scudetto 2006, il numero 14. Una sequela di processi, finché lo scudo non torna a casa. La Figc spieghi a Losanna che la revoca è avvenuta per una questione etica. Abbia il coraggio di citare l’articolo e il comma della legge sulla questione morale. Ti ridono in faccia, e magari per risarcimento ci danno pure un indennizzo economico.

3) Gli stessi tribunali internazionali leggono le 72 pagine di Palazzi. Lui dice che i comportamenti di Facchetti come articolo 6 (illecito sportivo) sono meno gravi di comportamenti poi rubricati nel 2006 come articolo 1 (slealtà). Allora, il tribunale internazionale legge che i giudici di secondo grado hanno già smentito Palazzi. Una mostruosità giuridica.

4) Palazzi di lavoro non fa il censore. Non indica la retta via agli altri. Eppure spinge per la revoca. Chissà che cosa ne pensa un tribunale internazionale…

foto Inter
     

giovedì 16 giugno 2011

Moratti ha il diritto di fare quello che vuole dell’Inter. Che noia i tifosi nerazzurri travestiti da poppanti


È un suo diritto: spendere poco, incassare prima di investire. Parlo di Massimo Moratti, presidente cui tutti i tifosi dell’Inter tirano la giacca affinché lui sborsi una quantità planetaria di quattrini e si accaparri campioni extralusso. In realtà, se il Petroliere non va in pressing sul mercato del calcio, i tifosi hanno poco da pretendere: troppo facile fare i presidenti di società calcistiche coi soldi degli altri.

Adesso molti tifosi dell’Inter criticano Moratti perché non programma, perché non prende un allenatore con un progetto a lungo termine e perché non investe in giocatori giovani su cui costruire la squadra del futuro. Che noia questi pseudotifosi così infantili. Sapete cosa si meritano? Che Moratti venda l’Inter. Così scendiamo in Lega Pro nel giro di cinque anni, per poi scomparire dal calcio.

Volete l’Inter in mano agli arabi, agli americani, ai cinesi con tanto grano da spendere? Che pensieri scemi: come se quei signori stranieri venissero qui in Italia a comprare per passione, per amore del calcio, per attaccamento verso l’Inter. C’è solo puro interesse economico: un po’ di fumo negli occhi, fanno i loro affari, poi chiudono bottega e l’Inter muore.

Moratti ci mette l’anima (e un pacco di quattrini grosso come una montagna) per tenere l’Inter su alti livelli. Serve essere obiettivi. I club italiani non possono competere con quelli esteri per svariati motivi, non ultimo il fisco: da noi è molto più pressante che in Spagna, per esempio. E un fuoriclasse sta volentieri al Barcellona o al Real Madrid piuttosto che all’Inter o in un’altra italiana.

Allenatori e calciatori sono ingestibili. Sono multinazionali di se stessi, sempre pronti a cambiare maglia, anche coi contratti in corso o con una parola data. Non puoi fermarli, perché hanno un potere contrattuale immenso. È la legge della domanda e dell’offerta: se un centravanti da 30 gol l’anno si mette sulla piazza, i club inglesi si azzuffano per averlo; se un operatore di call center sussurra al capo che ha qualche problema sul posto di lavoro, riceve una cinghiata sulle gengive.

Ribadisco il concetto espresso un annetto fa, qui: Moratti, vendili tutti. Solo Maradona è insostituibile.

Moratti nulla può contro un sistema negativo, contro uno sbilanciamento economico a proprio sfavore, contro allenatori e calciatori che si fanno corteggiare da club esteri ricchissimi. La programmazione è un miraggio irraggiungibile, per chiunque: si fanno squadre per l’anno successivo. La foto del livello del calcio italiano? Il Milan, campione d’Italia, in Champions è stato spazzato via da una squadretta come il Tottenham. Ed era messo così male atleticamente da non reggere tre partite a settimana: si veda l’oscena doppia sfida col Palermo.

Questo è il football nostrano. E Moratti i miracoli non può farli. Ci si dimentica che il Petroliere ha spezzato l’egemonia Milan-Juve: senza il Petroliere, oggi quelle due sarebbero ancora lì a spartirsi gli scudetti e ad allenarsi in campionato per sprintare il mercoledì in Champions. Ci si dimentica dei cinque scudetti di fila, della tripletta, della cinquina, della miriade di trofei, di un settore giovanile curatissimo. Tifosi strillanti come neonati cui non si dà la poppata serale.

L’Inter resterà nell’élite del calcio europeo con un’oculata gestione delle risorse, andando a caccia di colpi con un rapporto qualità/prezzo elevatissimo. Non c’è spazio per sognare. A meno che si voglia piagnucolare come tifosi-bambini perché il presidente-papà non compra i giocattoli.

screenshot Inter
  

martedì 14 giugno 2011

Inter, le mosse di Moratti: prima o poi i mass media ci prendono. E verranno a spiegarci: noi ve l’avevamo detto

Dicono che i blog le sparano grosse. Dicono che solo i mass media tradizionali siano attendibili. Dicono che la differenza fra un blog e un quotidiano con un secolo di vita addosso sia la verifica delle fonti. Dicono.

Poi leggi i summenzionati quotidiani, e scopri che sanno tutto sulle mosse del presidente dell’Inter Moratti.

“Arriva Guardiola”.

“Resta Leonardo”.

“Inter: Sanchez a un passo”.

“Inter: per Tevez quasi fatta”.

“Inter: scambio Maicon-Kaká”.

Adesso è il turno di Bielsa.

Hanno attribuito all’Inter 22 allenatori e 433 giocatori. Prima o poi i mass media ci prendono. E annunceranno: visto, ve lo avevamo detto, no?

screenshot Inter
      

venerdì 3 giugno 2011

Semifinale Roland Garros 2011: Federer batte Djokovic. Incredibile: a fine carriera, re Roger gioca la partita più bella della sua vita. Nadal gode: troverà in finale un avversario stanchissimo


Federer-Djokovic 7-6(5) 6-3 3-6 7-6(5) in tre ore e 17 minuti: è il verdetto della seconda semifinale del Roland Garros (nella prima Nadal ha spazzato via Murray). A mio giudizio, il match giocato meglio da re Roger nella sua carriera inimitabile, una partita che lo conferma il più grande di ogni epoca. L’elvetico s’è trovato di fronte un Nole che non perdeva dall’anno scorso, e in perfetta forma. Nei primi scambi, il serbo è partito a razzo; poi Federer s’è imposto di misura per 7-6. Secondo set dominato dallo svizzero. Terzo set in mano a Roger, ma d’improvviso si sveglia Djokovic che inizia a tirare ancora più forte e a prendere rischi su ogni palla: Nole si porta a casa il terzo set e va sparato anche nel quarto. Strappa il servizio e serve sul 5-4. A questo punto, Federer estrae dal cilindro colpi meravigliosi, giocati di controbalzo. Si va al tie-break e il livello dell’incontro arriva al vertice: Roger mette di là l’impossibile, il serbo più d’una volta cerca lo sguardo di allenatori, parenti e amici, allargando le braccia. Ne ha tutte le ragioni: l’elvetico è ingiocabile. Finisce 7-5 al tie-break.

Quattro le chiavi del match.

1) La seconda di servizio di Federer, giocata con una scioltezza disarmante, anche nei momenti topici. Per non parlare della varietà nella prima palla: potente alternata ad angoli tremendi e a tagli cattivissimi.

2) Il dritto di controbalzo di Federer. Che non ha mai perso terreno, togliendo respiro a Djokovic.

3) Il rovescio coperto, piatto, talvolta leggermente arrotato in top, di Federer. Alternato a sapienti back.

4) Il linguaggio del corpo e gli occhi di Federer dicevano: gioco con gioia. Sono felice di stare sul campo. Una serenità tennistica che aveva perso negli scorsi mesi, ritrovata grazie a una maggiore propensione offensiva.

Adesso, giustamente, Nadal si frega le mani. In finale, domenica, troverà un Federer stanco, perché ha terminato tardi una semifinale durissima sotto il profilo atletico e mentale. Vivissimi complimenti agli organizzatori del Roland Garros per aver rovinato la finale, spostando gli equilibri nettamente a favore di chi ha disputato la prima semifinale.

Si incontreranno il più grande di sempre sulla terra rossa (lo spagnolo), e il numero uno assoluto mai visto (lo svizzero). Percentuali di vittoria: Nadal, 51%; Federer 49%. Molto dipenderà anche dal clima e dal campo: maggiore la velocità di gioco, più le probabilità che trionfi re Roger; il campo lento (magari col vento a disturbare) avvantaggerebbe invece l’iberico.

screenshot rolandgarros
      

giovedì 2 giugno 2011

Un’immensa Schiavone polverizza la Bartoli e il pubblico più sciocco del pianeta: Francesca, il tennis italiano ti adora


Oggi Francesca Schiavone non ha giocato a tennis, ma a poker. Nella semifinale del Roland Garros vinta 6-3 6-3 contro la Bartoli, s’è trovata di fronte tre ostacoli.

1) Una Bartoli con un linguaggio del corpo sempre aggressivo. La francese vinceva un punto? Si dimenava e provava i colpi a vuoto. Andava in vantaggio sul servizio Schiavone? Si posizionava molto avanti agitando la racchetta a destra e sinistra, brandita con le due mani, per poi balzare indietro un istante prima della battuta dell’italiana. La reazione di Francesca è stata eccezionale: impassibile, come una giocatrice di poker. Smascherando il bluff della Bartoli: dietro quella faccia feroce, c’è un mare di insicurezza.

2)
Disturbata dal pubblico che in un paio di occasioni ha rumoreggiato prima di un suo colpo, la Schiavone se n’è lamentata con l’arbitro: e giù fischi. Su una palla della Bartoli oltre la riga, Francesca ha chiamato l’arbitro a dare un occhio, ottenendo il punto: e giù fischi. Più qualche ululato. Poveri stupidi. Ma la Schiavone, come una giocatrice di poker, ha fatto finta di non sentire e non vedere.

3)
La Schiavone ha letteralmente tirato scema la Bartoli: topponi di dritto sul rovescio della francese, alternati a cross sul dritto dell’avversaria (più molle dell’altro colpo), backspin di rovescio, discese a rete, accelerazioni, cambi di ritmo, servizi lunghi, tagliati, storti. E poi l’ha chiamata a rete imponendole di esibirsi in inguardabili colpo di volo. Ha disorientato la transalpina, togliendole convinzione: alla fine, la beniamina di casa era mentalmente in tilt. Franscesca in stile giocatrice di poker: gli altri al tavolo devono impazzire per via della tua imprevedibilità.

Adesso sotto con la cinese Na Li. Sarà un’altra storia: è pure tre spanne sopra la Stosur (finalista 2010). L’orientale ha una solidità nervosa di tutt’altro tipo, e viene sostenuta da quel suo sorriso che si porta dentro e che si concretizza in un gioco fluido, scorrevole. L’avversaria della Schiavone fa parere facili movimenti e colpi in realtà difficilissimi. La chiave della finale di sabato: aprirsi il campo sul dritto della Na Li, sfondare sul rovescio e prendersi il punto. Sarà una guerra tattica fra le due tenniste più forti al mondo sulla terra rossa. Sento che Francesca - perché italiana - avrà il pubblico contro: quel divertentissimo gruppetto di italiani in tribuna (fra cui una Tathiana Garbin molto sexy con maglietta rossa della Sergio Tacchini) dovrà farsi sentire.

Per fortuna c'è la Schiavone: il tennis italiano le deve fare un monumento. I nostri maschietti sono penosi: fosse per loro, tennisticamente scompariremmo.

foto rolandgarros
          

domenica 29 maggio 2011

Inter-Palermo 3-1 in finale di coppa Italia. Inter-Milan tre titoli a uno: Inter prima squadra in Italia

Inter-Palermo 3-1 in finale di coppa Italia. Quattro riflessioni.

1) Il Milan vince lo scudetto nell’anno delle elezioni. L’Inter vince tre titoli: Supercoppa italiana, coppa del Mondo, coppa Italia. Tre a uno per l’Inter. Per me, la squadra di Moratti si conferma la numero uno in Italia. E la numero due al mondo, dietro il Barcellona. La prossima stagione, mi piacerebbe incontrarli di nuovo: siamo gli unici a poterli battere. L'abbiamo già fatto. E loro lo sanno.

2) Non esiste un gioco bello. Esiste un gioco che ti fa vincere. Leonardo adesso lo sa. Con le sconfitte, si cresce.

3) Serve vendere un pezzo da 90 per rifare il mercato? Sneijder va tenuto: favolosi i due assist a Eto'o. Fosse per me, cederei Maicon, che in questa stagione ha avuto troppi cali di tensione.

4) Messi, Eto'o, Cristiano Ronaldo: la mia classifica personale del momento.

foto Inter
                          

Fabio Fognini da urlo al Roland Garros: resiste coi crampi e vince 11-9 al quinto. I francesi fischiano: poveri stupidi


Fabio Fognini entra ai quarti di finale del Roland Garros battendo per 4-6 6-4 3-6 6-3 11-9 lo spagnolo Albert Montanes. Non è tanto la vittoria (comunque prestigiosa) a emozionarmi; né i cinque match point annullati; ma il fatto che il ragazzo s’è comportato come un gladiatore ferito, resistendo per oltre sei game ai crampi. In quelle situazioni, i più mollano: o si ritirano o lasciano vincere l’avversario. Lì ci vuole capacità di sofferenza, spirito di sacrificio; devi piangere in silenzio, mentre quell’altro ti bastona, e aspettare e sperare che il dolore passi. Quattro ore e 22 minuti di guerra fisica e mentale.

Alla fine, se proprio non vuoi fare un’ovazione a Fognini, se proprio gli italiani ti stanno sul culo, se proprio ci vuoi vedere tutti morti, almeno evita di fischiare. E invece Fognini è stato sommerso di fischi. Presumo per la pausa-fisioterapista dovuta ai crampi. Io non capisco: c’è un regolamento che consente l’ingresso del fisioterapista, e Fabio s’è attenuto alle regole, proprio come tutti gli altri tennisti. Qual è il problema? Forse doveva ritirarsi? Al massimo, i fischi vanno rivolti a chi ha scritto il regolamento; ma questo è un altro discorso.

La prossima volta che il pubblico di tennis italiano viene criticato, ricordiamoci dei fischi dei francesini al nostro Fabio.

foto rolandgarros
                                                                                                

Fenomeno Ferguson prima di Barcellona-Manchester 3-1: “Non commetteremo gli errori di due anni fa”!

Manchester disintegrato in finale di Champions da Messi e compagni. Il Barcellona è la squadra più forte del mondo, e questo lo si sapeva: solo la grande Inter dello scorso anno l’ha distrutto. Quella vittoria nerazzurra acquisisce un valore superiore alla luce dello strapotere dei catalani: tutti ce la invidieranno sempre, come la nostra tripletta e come il fatto di non essere mai andati in serie B. Perché le retrocessioni incidono sul valore di un club: quando si fanno i conti, va preso tutto in considerazione, e non solo 20 anni di storia per dire di essere i più titolati. A questo punto, tre riflessioni.

1) Ferguson prima di Barcellona-Manchester 3-1: “Non commetteremo gli errori di due anni fa”. Vero: lo scozzese ha fatto il fenomeno prima della finale, schierando la squadra come un branco di addormentati sulla propria tre quarti. Senza un minimo di strategia, senza cattiveria agonistica, senza raddoppio su Messi. Il modo migliore per farsi sbranare dal Barcellona. Dai, tutto sommato due anni fa Messi aveva segnato di testa. Stavolta, no. È già un passo avanti. E vivissimi complimenti per aver tenuto fuori Nani, l’unico che poteva dare fastidio ad Abidal. Se Leonardo avesse perso così, gliene avrebbero dette di ogni.

2) Guardiola sarà il prossimo allenatore dell’Inter. Così viene qui e si vendica. Moratti gli ha impedito di vincere tre Champions di seguito? E lui sventra dall’interno dello spogliatoio e della società l’Inter. Sì, peggio di Benitez. Sto scherzando...

3)
A chi dice che le Champions si vincono con la programmazione e non col mercato. Mascherano e Afellay sono costati un pacco di soldi grande quanto una montagna. Al momento giusto, hanno rappresentato la svolta della stagione. Parliamo di due panchinari del Barcellona. Altro da aggiungere?

foto barcelona