giovedì 31 maggio 2018

Matteo Berrettini al Roland Garros: l’Italia ha un tennista-atleta col servizio potente

Un atleta italiano nel tennis, e pure col servizio potente: Matteo Berrettini. Che arriva addirittura al terzo turno del Roland Garros 2018. Questa è la notizia. Perché prima della comparsa di Berrettini sul palcoscenico che conta (gli Slam), l’Italia non aveva un vero atleta nel tennis né, tantomeno, uno che picchia con la prima. Matteo è alto 193 cm, si muove con scioltezza lateralmente, abbastanza bene in verticale. Il linguaggio del corpo è positivo, e quando le partite superano l’ora di gioco continua a correre poggiando le punte dei piedi per terra, anziché piantare i talloni come fanno altri. Ma attenzione: il servizio non è una rimessa in gioco; da lassù, spara bordate efficaci con la prima, mentre la seconda è più che accettabile. Destro, ama spostarsi sul lato sinistro del campo per sventagliare con il dritto, colpendo con una certa violenza, o per caricare in top lungolinea mantenendo le ginocchia piegate e terminando il movimento del braccio molto in alto. Discreto il rovescio bimane: d’altronde, tecnicamente non è ancora un tennista di primo livello, ma tuttora un atleta con la racchetta in mano e con margini di progresso importanti. Quasi preferisco il suo slice di rovescio incrociato, colpo interlocutorio per prendere fiato e tornare in posizione.

L’ho visto con interesse a Indian Wells: non ha vinto il suo primo incontro in un Master 1000 per un soffio. A Roma, sul Centrale, se l’è cavata discretamente, perdendo 7-5, 6-2 contro Alexander Zverev. Che però è un fenomeno. E veniamo al Roland Garros, dove Berrettini è esploso. Vince la sua prima partita di uno Slam contro il tedesco Otte: male il primo set (col braccio contratto, perso 3-6), poi in crescendo 7-5, 6-2, 6-1. Più sciolto contro il lettone Gulbis (6-2, 3-6, 6-4, 6-3), tennista bizzarro che ormai alterna ottime giocate a sani pisolini in campo.

A cosa siamo di fronte? Matteo è un lottatore, con mezzi fisici apprezzabili, il dritto che incute timore nei momenti caldi del match, un servizio che può spaccare la pallina. Ovviamente da rivedere quando deve piazzarla nel piccolo rettangolo col punteggio in bilico o sotto nel game. Berrettini ha un rovescio bimane che gli resta spesso corto. Il gioco di volo è abbastanza artigianale, tuttavia l’apertura alare lo aiuta. Almeno per ora, non ha mai dato i numeri: parolacce, insulti, gestacci, bestemmie non fanno parte della sua personalità. Niente collane, collanine, braccialetti, orpelli, monili. Pare abbia una tenuta mentale su cui costruire un futuro. Si carica quando batte la prima, mentre talvolta non è sufficientemente aggressivo e convinto in risposta. In generale, noto che la sua presenza fisica infastidisce chi è dall’altra parte della rete.

Tocca a Matteo lavorare con durezza per crescere, specie dalla parte del rovescio. Ma ancor più sulla preparazione fisica, sull’elasticità muscolare. È un tennis che devasta, quello di oggi, fatto di corridori instancabili. Berrettini punti al meglio: gli Slam. Qui si gioca il vero tennis, tre set su cinque. Si misuri con gli stranieri forti e dal carattere d'acciaio. Adesso, al Roland Garros, si va al terzo turno anche per fare esperienza, chiaramente con chance ridotte di spuntarla. Ma un terzo turno dello Slam vale un milione di vittorie nei tornei minori. E comunque, tutti i Paesi del mondo hanno tennisti-atleti: ora anche noi uno.