L’ho visto con interesse a Indian Wells: non ha vinto il suo primo incontro in un Master 1000 per un soffio. A Roma, sul Centrale, se l’è cavata discretamente, perdendo 7-5, 6-2 contro Alexander Zverev. Che però è un fenomeno. E veniamo al Roland Garros, dove Berrettini è esploso. Vince la sua prima partita di uno Slam contro il tedesco Otte: male il primo set (col braccio contratto, perso 3-6), poi in crescendo 7-5, 6-2, 6-1. Più sciolto contro il lettone Gulbis (6-2, 3-6, 6-4, 6-3), tennista bizzarro che ormai alterna ottime giocate a sani pisolini in campo.
A cosa siamo di fronte? Matteo è un lottatore, con mezzi fisici apprezzabili, il dritto che incute timore nei momenti caldi del match, un servizio che può spaccare la pallina. Ovviamente da rivedere quando deve piazzarla nel piccolo rettangolo col punteggio in bilico o sotto nel game. Berrettini ha un rovescio bimane che gli resta spesso corto. Il gioco di volo è abbastanza artigianale, tuttavia l’apertura alare lo aiuta. Almeno per ora, non ha mai dato i numeri: parolacce, insulti, gestacci, bestemmie non fanno parte della sua personalità. Niente collane, collanine, braccialetti, orpelli, monili. Pare abbia una tenuta mentale su cui costruire un futuro. Si carica quando batte la prima, mentre talvolta non è sufficientemente aggressivo e convinto in risposta. In generale, noto che la sua presenza fisica infastidisce chi è dall’altra parte della rete.
Tocca a Matteo lavorare con durezza per crescere, specie dalla parte del rovescio. Ma ancor più sulla preparazione fisica, sull’elasticità muscolare. È un tennis che devasta, quello di oggi, fatto di corridori instancabili. Berrettini punti al meglio: gli Slam. Qui si gioca il vero tennis, tre set su cinque. Si misuri con gli stranieri forti e dal carattere d'acciaio. Adesso, al Roland Garros, si va al terzo turno anche per fare esperienza, chiaramente con chance ridotte di spuntarla. Ma un terzo turno dello Slam vale un milione di vittorie nei tornei minori. E comunque, tutti i Paesi del mondo hanno tennisti-atleti: ora anche noi uno.