sabato 30 agosto 2008

Inter: Mourinho è il nuovo Mister X, proprio come il primo Roberto Mancini...

Vi ricordate i primi tempi di Roberto Mancini all'Inter? Pareggiava spessissimo. Tanto da meritarsi - all'epoca - il soprannome di Mister X. Giustamente, veniva criticato: quella squadra era tutta da plasmare. Poi sono arrivati i meritati successi (vedi due scudetti sul campo). Adesso, il nuovo Mister X è Mourinho. Due pareggi alle prima due uscite: 2-2 con la Roma in finale di Supercoppa e 1-1 a Genova con la Samp.

Sì, è vero che il tecnico portoghese non aveva la difesa titolare (Chivu, Cordoba - in panchina ma non ancora pronto - e Samuel); ma quel modo di giocare dei nerazzurri proprio non convince. Sia con la Roma sia con la Samp, l'Inter ha brillato la prima mezz'ora, per poi spegnersi lentamente. Attenzione, è stata anche fortunata: il giallorosso Okaka al 94' e il blucerchiato Cassano verso la fine del match potevano punire severamente la squadra di Moratti, e invece si son divorati una palla gol decisiva. I giocatori della Beneamata sparano tutte le sue cartucce nei primi 30 minuti, segno di una cattiva gestione della spinta offensiva da parte dell'allenatore nerazzurro.

Che sia giusto o no, Mourinho è ancora in luna di miele con la stampa italiana: i due pareggi gli verranno perdonati. Tuttavia, a me lasciano perplesse due scelte: Figo titolare (a volte si trascina per il campo, data l'età); il centrocampo che non fa da collante fra difesa e attacco.

venerdì 29 agosto 2008

Quaresma? Cara Inter, ha tanti pregi. Ma anche qualche difettuccio...

Da bravo affamato di calcio, non mi perdo nessun talento in circolazione: dal vivo o in tv, mi piace intuire caratteristiche e prospettive di ogni giovane. Quaresma lo seguo dai tempi dello Sporting Lisbona, anno 2001, quando il nostro aveva 18 anni. Di lui, mi ha sempre colpito una dote innata: lo stop rapido, ossia la capacità di mettere per terra e rapidamente la palla, anche quando il campo è gibboso. È rara maestria. Presiosa come l'ossigeno, per un'ala qual è.

È inoltre esaltante nel doppio passo. Ti punta e non sai dove ti vuol scappar via, anche perché - un po' come Donadoni - crossa con entrambi i piedi. Stupendo anche il suo modo di calciare da fuori, quasi con tre dita: in questo è simile assai a Roberto Carlos.

Tuttavia, adesso vi narro dei suoi difetti. Il guaio è che in questi anni, pur migliorando le qualità, non ha eliminato né limato i vizi che vado a dirvi.

1) Quando perde la palla, se ne sta là davanti a ripensare a chissà cosa. Non chiedetegli di tornare dietro a pressare: è tendenzialmente pigro.

2) Gradisce pochissimo i contrasti di spalla; spesso li perde. Dovrebbe irrobustirsi.

3) Garantisco che di testa non la tocca quasi mai. Pare si scansi se dalle sue parti arrivano palloni alti. Che il ragazzo sia bassino non c'entra: è indole.

A Mourinho il compito di cancellare i difetti ed esaltare le virtù del fortissimo Quaresma.

martedì 26 agosto 2008

Balotelli-Ibrahimovic? Attenti a quei due: sono spaventosi

Nell'ordine, ecco le coppie di attaccanti più forti che io abbia mai visto: Gullit-Van Basten del Milan fine anni 80; Maradona-Careca del Napoli inizio anni 90; Riva-Boninsegna dell'Italia 1970; Pulici-Graziani del Torino 1975. C'è qualche altro tandem che può fare concorrenza ai succitati?

Sì: Balotelli-Ibrahimovic dell'Inter di oggi. Attenzione, il 18enne moro ha numeri fuori dal normale. A San Siro, due sere fa, quando ha esploso un destro di violenza inaudita su punizione, mi ha ricordato la potenza devastante di Matthäus. Lo scatto è felino e la progressione impressionante: se va via al primo avversario, non lo fermi più. Ibrahimovic, invece, è un genio planetario, capace di giocare divinamente con entrambi i piedi, sfornando assist e andando anche a colpire di testa.

Quei due fanno paura. Anche se restano i dubbi sulla difesa dell'Inter, sicché magari a Genova con la Samp ci scappa il risultato a sorpresa; ma questo è un altro discorso.

foto qui (famoso telefilm "Attenti a quei due")

Per ora, quella è proprio una Bestia



Se il Real Madrid l'ha mandato via, un motivo ci sarà: così ragionano parecchi tifosi, specie quelli della Roma. Parlo di Baptista, brasiliano ora giallorosso, detto la Bestia. Io mi auguro che, alla prima di campionato, l'attaccante carioca metta a segno una tripletta, e che diventi capocannoniere in Italia e in Champions. Certo che a vederlo contro l'Inter nella prima partita, be', c'è da farsi cadere le braccia. E riguardate nel video in alto il suo rigore: tirato malissimo; la peggiore esecuzione dopo Stankovic e Totti.

È parso pesante e stanco. Si porta sempre la palla sul destro, non alza la testa, converge da sinistra e cerca il tiro. Al momento, non è la punta tanto attesa da chi tifa Roma. Chissà, ancora qualche uscita e magari poi Spalletti ritornerà all'amatissimo modulo con Totti unica punta, Vucinic a supporto, un massiccio centrocampo. A meno che la Bestia si svegli tutto d'un tratto: sono certo che il mister della Roma gli avrà detto di metterci un po' più di fantasia e creatività quando gioca.

sabato 23 agosto 2008

Olimpiadi di Pechino: la sconfitta dei nostri quotidiani cartacei, il trionfo di Internet

I Giochi olimpici cinesi han tirato un brutto scherzetto ai quotidiani cartacei di casa nostra. Infatti, ci sono numerose finali che, a Pechino, vengono disputate quando in Italia sono le prime ore del mattino. Risultato: i quotidiani non possono riportarne notizia immediatamente. È quanto accaduto, per esempio, con l’italiano Schwazer, oro nella 50 km di marcia: i quotidiani nostrani lo esaltano con parecchie ore di ritardo. Invece, Internet ha dato a tutti e subito la lieta novella, in diretta e con i dettagli del caso. Lo stesso sta avvenendo con l’Argentina, fresca vincitrice della finale olimpica di calcio: vai online e sai tutto; vai in edicola e non puoi conoscere nulla.

È vero: c’è anche la tv, con le immagini in diretta. Così come la radio. Ma se vuoi leggere la notizia, anziché vederla o ascoltarla, e se intendi avere sotto gli occhi uno scritto su cui ragionare, Internet non ha avversari.

In questo senso, le Olimpiadi di Pechino segnano l’inizio di un’era, come non era avvenuto a quelle del 2004, quando le potenzialità di Internet non erano ancora state colte appieno dagli utenti. C’è chi mi potrebbe rispondere: ma i quotidiani - durante queste Olimpiadi - han venduto tanto. Sì, e ci mancherebbe che non fosse. Però andate a vedere l’incremento dei visitatori dei siti degli stessi quotidiani o del Web in generale: chi ci ha guadagnato davvero in temini quantitativi e soprattutto come fonte primaria di notizie? Internet ha stravinto.

foto gazzetta.it

venerdì 22 agosto 2008

Le perversioni sportive di Amantino Mancini e compagnia

Fare un gol e non esultare equivale a far sesso restando impietriti. Eppure molti calciatori, specie in Italia, godono di questa perversione particolarissima: quella della rete senza esultanza, intendo, contro una squadra in cui hanno militato in passato. Il più recente della lista pare essere l'interista Amantino Mancini che, se segna in Supercoppa nella finale Inter-Roma di domenica sera, non esulta.

Trattasi di un'autocastrazione che non ha riscontri né nel passato né in altri sport. Fra l'altro, non mi pare neppure una sorta di rispetto verso la vecchia squadra: se proprio l'amavi (la Roma, nel caso del brasiliano Mancini), allora non la lasciavi.

A meno che le parole dell'esterno carioca intendano semplicemente distendere gli animi; se la sfera rotola in porta, magari il neointerista si mette a urlare a squarciagola...

foto qui

giovedì 21 agosto 2008

E Lippi terrorizzò i mass media

Correva l'anno 1982. Nelle prime tre partite, l'Italia di Bearzot al Mondiale di Spagna faceva rivoltare lo stomaco ai topi. Il ct azzurro veniva criticato aspramente, e i giocatori sbeffeggiati dai mass media. Nel mirino, soprattutto Paolo Rossi, un fantasmino di carta velina che non vedeva mai la palla. Per via degli attacchi subiti, la Nazionale scelse il silenzio stampa. Parlava - si fa per dire - soltanto Zoff, il portierone che faticava a sbottonarsi con un "mah... no". Dopodiché, il pazzesco trionfo, con le leggendarie vittorie su Argentina, Brasile (tripletta pazzesca di Pablito), Polonia e Germania.

Che cosa ha cambiato quel Mondiale? Il modo di giocare a calcio? No. Ha spaventato i mass media. Che in seguito si sono guardati bene dal criticare Bearzot e la Nazionale, se non dopo l'esclusione al Mondiale del 1986.

Arriviamo al 2006. Prima dell'inizio dei Mondiali di Germania, Lippi viene criticato per le mancate convocazioni di Panucci e di qualche altro giocatore. In più, si guarda con sospetto a quella formazione muscolare, ma priva di fantasia. Risultato: una vittoria straordinaria contro la Germania, e poi la Francia.

Ed eccoci all'amichevole di qualche ora fa con l'Austria. Partita oscena. Gioco che rasenta lo zero. Scelte discutibilissime su giocatori prossimi alla pensione, che nulla hanno a che vedere con il Mondiale 2010. Critiche da parte dei mass media? Quasi niente. Il perché è presto detto: c'è il terrore di essere presi in contropiede. Cioè: io parlo male di Lippi e della Nazionale; poi questi imbroccano cinque partite giuste nell'estate del 2010 e mi devo rimangiare tutto. Una paura preventiva.

martedì 19 agosto 2008

Dunga, come sei noioso

La Nazionale di calcio del Brasile è sinonimo di allegria e divertimento. Non ricordo una squadra carioca che non mi abbia divertito. Neppure i campioni del mondo del 1994 erano noiosi: Bebeto e Romario formavano una coppia d'attacco piena di fantasia. Poi, un bel dì, è arrivato l'allenatore Dunga. Che ha snaturato il Brasile alle Olimpiadi di Pechino 2008: squadra votata a difendersi in 10 (Ronaldinho non pressa mai), gioco che si sviluppa in orizzontale, eterni fraseggi di centrocampo privi di verticalizzazioni.

Per fortuna, l'Argentina ha fatto fuori con un secco 3-0 il Brasile più brutto e petulante e ammorbante e angosciante che mai si sia visto. Dunga ha tutto il tempo per ripensarci e far tornare il Sole sui volti dei calciatori e dei tifosi del suo Paese. Per carità, però, via quei tre mediani dai piedi a forma di ferro da stiro, e più gioco sulle fasce.

Perché io quando vedo il Brasile voglio deliziarmi.

foto qui