domenica 25 novembre 2012

Quando si rubano a vicenda è un'emozione

Sono come marito e moglie, assieme da una vita, che ora nemmeno possono più guardarsi. Eppure si sono spartiti mutui, case, mobili. Facendo piazza pulita. Per anni, l'accordo era che dovessero mangiare solo loro due. Ma adesso che si schifano un po' (nemmeno tanto), se si rubano a vicenda è un'emozione. Una storia iniziata la scorsa stagione e che prosegue con sviluppi interessanti.

Per fortuna, noi siam fuori da queste robacce. Sempre a testa alta.

domenica 18 novembre 2012

Stramaccioni, benvenuto nel mondo Inter!



Questa è storicamente l'Inter, una squadra contro il potere, che ha sempre vinto tutto da sola. In caso di dubbio, hai il fischio contrario. È successo con la Juve, con l'Atalanta, e appena due minuti fa con il Cagliari. Sono fischi che ti cambiano non la partita, ma la stagione addirittura. Ho visto negli occhi di Strama la rabbia per il fischio mancato. Che però è arrivato al termine di una gestione della partita dell'arbitro disastrosa, con falli invertiti a centrocampo e cartellini gialli a quelli del Cagliari dimenticati nel taschino. Non è malafede. È questione di peso specifico dell'Inter rispetto a quello della Juve: pressione mediatica, condizionamenti ambientali.

È un'impressione da tifoso, quindi vale quel che vale, ossia nulla: l'arbitro è stato indisponente, tendeva a innervosire, a prescindere dall'episodio finale. Ha usato sette metri di misura per i falli e per i gialli: perché? Ha ammonito Cambiasso al primo falletto e Conti al quinto fallo: perché? Ha permesso una quantità industriale di falli tattici al Cagliari, a spezzare ogni azione: perché?

Si dovrebbe dare la possibilità agli arbitri di parlare: come hai fatto a non vedere un rigore grosso come una casa? Che cosa hai visto quando Ranocchia è caduto? Quali leggi della metafisica hai applicato per giudicare regolare uno sgambetto in area? Se c'è Ranocchia fra pallone e difensore, come fa il difensore a prendere il pallone? Boh? La foto in alto mi pare eloquente.

Che poi l'Inter dovesse schiacciare gli avversari e vincere facile, questo è un altro discorso. Ma non è una squadra in grado di premere sempre sull'acceleratore, e in difesa si balla.

Questi sono arbitri e guardalinee e quarti uomini e giudici di porta con l'Inter. Benvenuto nel mondo Inter, Strama! A lui (o alla società?) la scelta: fare come Mourinho, e dire la verità ogni santa conferenza stampa, atteggiamento che almeno carica l'ambiente; oppure seguire il basso profilo, con gli arbitri che ti fanno quei lavoretti...

martedì 13 novembre 2012

Forza Mike D’Antoni

Mike D’Antoni ha segnato la mia adolescenza sportiva. Lo andavo a vedere spesso agli allenamenti e ho assistito a tutte le partite chiave della sua luminosa carriera. Quelli della mia generazione (ho 43 anni), appassionati di sport e basket, hanno un debito di riconosenza verso di lui: uomo gentilissimo, si fermava a chiacchierare di pallacanestro coi ragazzini, di schemi, tattica, segreti degli avversari. Un signore. Che portava il massimo rispetto per gli sconfitti. D’Antoni aveva la classica magica capacità del fuoriclasse: giocava divinamente nei momenti importanti. Qualcosa che hai scritto nel sangue. Ma pure un talento coltivato da ore di allenamenti durissimi. Mike ha insegnato a vincere, e a reagire alle disfatte. D’Antoni è stato il prototipo di atleta pulito: magro, senza strani muscoli che puzzano di doping, con una reattività neuromuscolare che lo rendeva sovraumano negli attimi sfuggenti. Oggi, 61enne, dimostra 30 anni di meno.

La sua intelligenza ha illuminato Milano per 12 anni, ed è stata una fortuna - per i tifosi dell’Olimpia - che all’epoca la Nba non venisse molto a pescare da noi: oggi invece Mike avrebbe sfondato anche negli States. Il destino gli ha ridato, come allenatore, quello che non aveva ottenuto come giocatore: l’America. Ora, addirittura i Los Angeles Lakers. L’ho seguito con passione anche come coach, negli Usa: difesa feroce e contropiede assassino sono le sue armi preferite. A mio giudizio, non ha trovato gli uomini giusti, neppure a New York. Ma, a Los Angeles, potrà costruire attorno a Bryant, Gasol e Metta World Peace uno squadrone per puntare all’anello. La concorrenza è enorme, e Mike dovrà guardarsi le spalle da certa stampa nemica. In bocca al lupo, Arsenio Lupin.

domenica 4 novembre 2012

Spensieratezza Inter contro uno stadio di una tristezza terribile

 

Noi siamo tatticamente e mentalmente spensierati. Questa spensieratezza ci ha fatto sempre restare in serie A, ci ha fatto fare la tripletta, ci rende la prima squadra italiana al mondo, ci ha fatto vincere un derby in nove, ci ha consentito di asfaltare Torino nonostante Preti e Tagliaventus. Cotanta spensieratezza ci permette pure di fare sesso (e calcio) di qualità.

È esattamente il contrario di quanto avviene in quello stadio di Torino dove gioca la Juve. Ho notato violenza verbale, oggetti in campo, il giudice di porta bersagliato, cori contro, un tifo triste, depresso, grigio, vecchio. Cori molto offensivi, che vanno oltre lo sport. L’aria in quello stadio è tetra, lugubre. Sembrano suoceri inaciditi, sempre a protestare. È un urlo continuo, con pianti annessi. A un certo punto, Barzagli ha fatto due falli su Nagatomo: spinta e sgambetto; ma protestava. E con lui lo stadio. Mi riferisco a tutto lo stadio, non alle cosiddette curve. Sul rigore, con la maglia di Milito trattenuta, tutta la Juve ha circondato l’arbitro, come a Catania, e lo stadio appresso: e perché? Sarà che sono andati in B e non hanno mai vinto la coppa Campioni. Sarà per quello. È un'esperienza unica: questo non avviene a San Siro casa Milan, né al Camp Nou, né al Bernabeu. E poi basta con quei lamenti, che loro non hanno attaccanti: dopo un grattacielo di miliardi spesi in campagna acquisti, ci sono Tagliaventus e Preti che mi paiono due cannonieri formidabili. Che pretendono di più?