lunedì 29 luglio 2024

Colonnine di ricarica in Italia: sei fake elettriche

Funziona così. Un sito cosiddetto importante di un’ex testata che si presumeva autorevole spara la fake. Mille siti con gente terrorizzata che lavora sotto pressione per via di manager incompetenti copiano e incollano tutto. E il gioco è fatto: la fake elettrica è servita. Non faccio nomi e non linko nessuno per evitare pubblicità gratuita. Mi limito a evidenziare le sei fake elettriche che riguardano le colonnine di ricarica in Italia.

1) Sulla nostra rete autostradale ci sono 963 colonnine: fake.

In realtà, ci sono 963 punti di ricarica (fonte Motus-E). Mediamente, ogni colonnina ha due punti di ricarica. Risultato, ci sono 480 colonnine circa.

2) Fatto 100 il numero di punti, l’85% è di tipo veloce in corrente continua “più” il 62% che supera i 150 kW di potenza. Impossibile: fa 147% la somma.

In realtà, l’85% è di tipo veloce in corrente continua e il 62% supera i 150 kW di potenza, che è cosa molto diversa.

3) Il 41% delle autostrade ha infrastrutture per la ricarica. Falso.

In realtà, il 41% delle aree di servizio autostradali è dotato già di infrastrutture per la ricarica.

4) Ora Autostrade per l’Italia metterà altri punti ad alta potenza di ricarica (HPC) da almeno 300 kW. Che si sommano alle altre prese da oltre 300 kW. Idiozia.

In realtà, i nuovi bandi prevedono l’installazione di colonnine esclusivamente ad alta potenza di ricarica (HPC) da almeno 300 kW complessivi (fonte Aspi). Cioè, sono 150 kW per punto di ricarica. È molto diverso.

5) Nel complesso, in Italia ci sono 56.992 colonnine attive. No e no.

Due bufale in un colpo.

In realtà, anzitutto, ci sono 56.992 punti: grosso modo 28.000 colonnine.

Inoltre, esistono 56.992 punti installati. Il 17,9% dei punti installati è in attesa di collegamento e attivazione. Ossia è inattivo, non è nato, è lì per bellezza o per fare scena o per essere funzionale alle fake elettriche.

6) Grazie al Pnrr verranno installati a breve oltre 41.000 colonnine ad alta e altissima potenza da parte degli operatori della ricarica. No.

In realtà, anzitutto sono 41.000 punti (attorno a 20.000 colonnine). Poi non c’è nessuna installazione. Ci sono bandi pubblici. Se gli operatori rispondono, se questi hanno i requisiti, se mantengono le promesse anche in termini di potenza alta e altissima, se i punti vengono collegati e non restano lì per fare le belle statuine, allora forse ecco i nuovi punti. Il primo bando è stato un miserabile flop, per la cronaca.

A tutto questo, si dovrebbe aggiungere qualche dettaglio. Di quelli attivi, esistono pure punti di ricarica irraggiungibili, poco visibili, in luoghi del tutto inutili, senza continuità del conduttore di protezione, privi di funzione di controllo attiva, dismessi, vecchi, di difficile utilizzo se accanto c’è già un’auto in carica, inaccessibili a chi è meno agile.

Mezza parola sui “minimi ostacoli di natura burocratica” da risolvere per l’attivazione dei punti: pratiche fra venditori e distributori di energia, domande d’installazione, posa dei cavi, lavori di scavo e di impianto, allacciamento, autorizzazioni di competenza degli enti locali coinvolti in diverse sue funzioni tecniche e urbanistiche, autorizzazione delle soprintendenze per i vincoli paesaggistici e archeologici, lavori di fornitori di gas e luce che impediscono l’allacciamento, eventuale segnalazione certificata di inizio lavori, installazione eventuale di cabine supplementari (una di trasformazione e una di consegna).

Rivoluzione pedaggi. Mia previsione: i privati scapperanno, autostrade gestite dallo Stato

Oggi il business dei pedaggi delle autostrade attira investitori privati italiani ed esteri, che hanno modo di fare profitti da capogiro. Ma le cose cambieranno in futuro, perché il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno legge Concorrenza rivoluzionario per quanto riguarda le tariffe autostradali.

Attualmente infatti lo Stato è proprietario delle autostrade: le dà in gestione ai privati. Questi incassano i pedaggi; in cambio, fanno manutenzione. Meno incidenti e più soldi investiti dalle concessionarie private nelle infrastrutture, più alti i pedaggi. Lo dice ogni singola convenzione fra Stato e gestori.

Il disegno legge Concorrenza cambia tre cose.

1) Per le concessioni che scadranno dal 2025 verrà applicato un nuovo modello tariffario. Quale? Il prezzo del pedaggio sarà formato da tre elementi.

a) Tariffa e gestione di competenza della concessionaria.

b) Tariffa di costruzione di competenza della concessionaria.

c) Oneri integrativi di competenza dell’ente concedente, lo Stato: l’extragettito. Finalizzato a recuperare i finanziamenti pubblici concessi per la realizzazione del sistema infrastrutturale a pedaggio.

2) I proventi dell’extragettito saranno utilizzati per investimenti autostradali, compresa la messa in sicurezza della viabilità locale di adduzione, senza incrementare i pedaggi. Per la prima volta una parte dei pedaggi non entrerà nelle casse di grandi gruppi, ma andrà allo Stato. Tutto questo attraverso quattro mosse:

a) il controllo dei pedaggi per evitare rincari sregolati;

b) la promozione degli investimenti;

c) la ricerca della sostenibilità economica delle concessioni autostradali;

d) il potenziamento dei controlli da parte dello Stato sulla gestione delle concessioni.

Obiettivo, realizzare opere pubbliche e tenere sotto controllo le tariffe, facendo crescere la concorrenza tra gli operatori del settore.

3) Il nuovo modello prevede che le concessioni durino massimo 5 anni. Per quelle in essere, si manterranno le regole esistenti con scadenze tassative per la revisione del Piano economico finanziario. Inoltre, nei prossimi mesi verrà valutata la congruità dei maggiori costi per investimenti presentati dai concessionari.

Così, per i privati sarà molto più difficile generare profitti stellari. I margini scenderanno. Più controllo del proprietario (lo Stato) e meno quattrini per i gestori. Che cosa faranno le concessionarie? Una volta finita la convenzione, scapperanno, come loro diritto. Risultato: lo Stato, proprietario della rete autostradale, gestirà direttamente la stessa, senza darla ai privati.