Iniziamo dalla prima. Oggi, chi reputa di rispettare il limite di velocità, eppure si vede arrivare una multa per un’infrazione rilevata da un autovelox, ha solo un modo per vincere un ricorso: la mancata omologazione della macchinetta.
Sentite l’articolo 142 del Codice della Strada: “Per la determinazione dell’osservanza dei limiti di velocità, sono considerate fonti di prova le risultanze di apparecchiature debitamente omologate (anche per il calcolo della velocità media di percorrenza su tratti determinati), nonché le registrazioni del cronotachigrafo e i documenti relativi ai percorsi autostradali, come precisato dal regolamento”.
Perché un autovelox omologato misura in modo corretto la velocità. Uno non omologato può scattare la foto a chi rispetta il limite (o perdonare chi corre troppo).
Invece, molti Comuni usano autovelox solo approvati. Non omologati. Fai ricorso e vinci: è sufficiente che il Giudice di Pace applichi la legge.
Per rimediare, nel 2020, il ministero delle Infrastrutture ha espresso la propria opinione: omologazione e approvazione sono equivalenti.
Giorgio Marcon, referente nazionale del Comitato tecnico-scientifico del Centro tutela legale, non la pensa così: “Contrariamente a quanto asserisce il MIT, le apparecchiature risultano solamente approvate, non anche omologate. Così, non sono funzionali ed efficaci ai fini dell’accertamento. La norma non dice ‘omologato o approvato’. E non dice nemmeno ‘omologato il solo prototipo’. L'omologazione è tecnica e profonda, l'approvazione è invece un sì all’acqua di rose”.
Basta leggere l’articolo 111 del dpR 610/1996: “Nei casi di omologazione o di approvazione di prototipi, il ministero dei Lavori pubblici autorizza il richiedente alla produzione e alla commercializzazione del prodotto”. O l’uno o l’altro, in alternativa, non sono identici omologazione e approvazione. Se fossero coincidenti, nella legge ci sarebbe solo una delle due parole.
Come io, automobilista, devo rispettare il tuo limite di velocità di 50 km/h su un tratto monitorato da autovelox dove si può viaggiare a 120 km/h nella massima sicurezza; tu, Comune, devi rispettare il limite imposto dalle regole: omologazione e taratura.
Ed ecco le lobby in azione. Nella bozza del decreto Infrastrutture, l’articolo 142 del Codice della Strada viene stravolto: autovelox ok se approvato. Addio all’omologazione.
Così, crolla l’impostazione del ministero che sosteneva come omologazione e approvazione fossero equivalenti. Se così fosse, non arriverebbe una nuova legge a stravolgere l’attuale: l’automobilista multato non avrà più armi per difendersi e per vincere il ricorso.
Un mega regalo ai Comuni, che incassano circa 3 miliardi di euro l’anno con le multe. In passato, addirittura la Corte Costituzionale è intervenuta per fare ordine, fissando l’obbligo di taratura almeno annuale per gli autovelox. La velocità veniva spesso misurata con apparecchi starati: come se un macellaio pesasse e facesse pagare la carne con una bilancia starata.
Ma passiamo alle assicurazioni Rc auto. Nel 2007, è stato introdotto il risarcimento diretto: la compagnia della vittima dell’incidente rimborsa il cliente. Secondo Stefano Mannacio, responsabile Rc auto di Assoutenti, "il debitore stabilisce l’indennizzo al creditore. Si mette il lupo a guardia del pollaio. Un’assurdità che ha portato a distorsioni della concorrenza e ad aumenti dei prezzi Rc auto". Adesso, il disegno legge Concorrenza 2022 mira all’ampliamento dell’applicazione del risarcimento diretto alle compagnie estere. Quelle che, pur operando in Italia, hanno sede legale in altri Stati.
Mannacio parla di “scelta scorretta. Stando alla Corte Costituzionale (sentenza interpretativa di rigetto 180 del 2009), il risarcimento diretto è facoltativo: il danneggiato è libero di scegliere. Il presidente Antitrust Antonio Catricalà nel 2011 diceva che il meccanismo dell’indennizzo diretto non ha funzionato. Ci sono squilibri nei premi pagati tra gli assicurati in base alla provenienza geografica evidenziando anche, a differenza di altri Paesi europei, notevoli aumenti dei premi nel 2010. Catricalà auspicava una riforma di sistema che rilanci la competizione tra le imprese”.
Morale: l’indennizzo diretto va preso e rottamato, conclude Mannacio. “Non certo esteso alle compagnie estere, solo per fare un regalone alle assicurazioni che, con quella procedura, controllano il mercato della riparazione Rc auto. Occorre tornare al sacrosanto principio del 'chi rompe paga', cioè la compagnia del responsabile del sinistro indennizza la vittima".
Gli fa eco Davide Galli, leader di Federcarrozzieri, la Federazione dei carrozzieri indipendenti, in continua espansione in Italia, con addirittura 4900 affiliati: “Ennesimo tentativo di canalizzare il danneggiato, vittima di un incidente, verso il carrozziere convenzionato con l’assicurazione. Che introduce penali di dubbia liceità per chi va dal carrozziere indipendente”.
Una legge Concorrenza che distrugge la concorrenza Rc auto: finché c’è guerra, c’è spazio per questi paradossi.
Il consumatore ha solo uno strumento per prevenire, ossia lanciare l’allarme nei social.