Rimarrà impressa nella storia la difesa degli All Blacks contro la Francia in quasi tutto il secondo tempo. Una finale del campionato del mondo di rugby che ha detto pochissimo sotto il profilo dello spettacolo: zero gioco arioso. Ma è stato splendido vedere i Tutti Neri difendere coi denti il vantaggio iniziale: prima l’8-0, e in seguito l’8-7. Dopo 15 minuti il pilone Woodcock va in meta, nella ripresa il calcio di Donald per l’8-0; subitanea la reazione dei galletti con la meta di Dusautoir trasformata da Trinh-Duc.
I neozelandesi si sono messi laddietro a murare i francesi, con enorme compattezza, coraggio e cuore. Un maul continuo dei transalpini, per sfondare la difesa neozelandese.
Il simbolo degli Alla Blacks è McCaw: intontito, sanguinante, dopo un placcaggio, non esce e resiste sapendo che non c’è un domani.
È la fine di un incubo per l’intera nazione, dove il rugby è vissuto a livello di religione pura: da 24 anni (1987), gli All Blacks non vincevano la coppa del mondo, nonostante in diverse occasioni fossero superiori a tutti dal punto di vista del talento.
Unica nota stonata l’arbitro: è lui che più di tutti sentiva la tensione della finale di Eden Park. Non è stato all’altezza, specie nel secondo tempo, dove gli sono sfuggite diverse irregolarità, e in qualche caso ha invertito le punizioni. Analogie con Barcellona-Inter del 2010: favolosa difesa nerazzurra, arbitro stordito.
Ho tifato per gli All Blacks, però oggi non festeggio nulla. È morto Simoncelli, ed è una giornata tristissima.
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