mercoledì 18 giugno 2025

Le risposte dell’AI potrebbero contenere errori: così l’Intelligenza Artificiale generativa vince sempre

L’Intelligenza Artificiale generativa sta creando problemi ad avvocati, giornalisti, studiosi, ricercatori, medici, infinite categorie e semplici curiosi. Come "frega" tutti? I suoi punti di forza sono tre.

1) AI è una simpatica chiacchierona, che ti rimpinza di dettagli, risultando affascinante. Se le chiedi cos’è uno starnuto, arriva a parlarti di tutti gli tsunami verificatisi nella storia del globo terracqueo.

2) È un’allegra comara, pettegola, che miscela un 30% di vero con un 30% di parzialmente inventato, più un 30% di idiozie evidenti e un 10% di fesserie mascherate con involontaria furbizia. Una sorta di produttrice di inciuci che eccitano le menti deboli e annoiate.

3) Si salva. Ti dice: “Le risposte dell’AI potrebbero contenere errori”. Pertanto, non puoi mai rimproverarle nulla, perché lei ti aveva avvisato con largo anticipo. In questo modo, vince sempre. Se racconta il vero, ai tuoi occhi pare intelligentissima. Se racconta il falso, con l’utente che ci casca copiando e incollando, sono affari di chi l’ha usata dimenticando l’avvertenza.

Perché l’AI generativa sbaglia? Perché è l’uomo a introdurre nel cervellone i dati per addestrarla. Se quei dati sono errati, la risposta sarà fuorviante. Ognuno di noi ha la testa colma di pregiudizi, dovuti a educazione, cultura, amicizie, studi, amori, inclinazioni. Sono preconcetti di sociali, culturali, storici, religiosi. L’Intelligenza Artificiale prende quelle storture di noi poveri esseri umani, fasci di nervi esposti a mille venti, malinconie, rabbie, frustrazioni, invidie profonde, ed eleva all’ennesima potenza, essendo in grado di amplificare in un nanosecondo l’intima convinzione che sottende a ogni comportamento.

Inoltre, l’AI risucchia tutta l’informazione possibile e immaginabile del web. Problema: il 99% di quanto si trova nei siti è fake. Se fosse vero, nessuno leggerebbe. I portali sono costretti a pubblicare scemenze, molto sexy e attraenti, per stare in piedi. E hanno una fretta del demonio: bisogna andare online il prima possibile, perché gli altri sono già lì o stanno per uscire. L’AI assorbe tutte quelle cretinate - frutto a loro volta di copiaincolla - senza capacità di discernimento. Ingoiando anche le bufale dei siti che utilizzano l’ironia, in quanto l’Intelligenza Artificiale è dotata della fantasia e della creatività di una gallina.

In altri termini, l’AI non ha la minima idea di quel che dice. Si basa sulle probabilità statistiche che le risposte siano corrette. Non conosce le sfumature, che poi restano alla base della nostra temporanea esistenza. Tuttavia, è altamente seduttiva: una signorina pronta a svuotare il conto corrente del politico beota facendogli credere nell’intimità di essere un uomo piacevole.

Allora l’AI generativa è intelligente, sì o no? Non esiste una sola intelligenza, ma tante. Se per te è intelligente chi ha la capacità di elaborare enormi quantità di informazioni vere e false spacciandole per verità, allora sì, l’AI è super dotata. Se per intelligenza intendi la coscienza, la capacità di comprendere veramente il mondo, siamo davanti a una demente. Ma più idiota ancora è chi la usa reputandola una dea infallibile.

domenica 15 giugno 2025

Chingotto e Galán sfasciano Coello/Tapia nella finale del BNL Italy Major Premier Padel 2025: la chiave tecnica

Match sublime di Federico Chingotto e Alejandro Galán, che distruggono la coppia migliore di ogni epoca, formata da Arturo Coello e Agustín Tapia, nella finale del BNL Italy Major Premier Padel 2025: 6-3 7-5. La chiave tecnica è data da una maggiore aggressività di Chingotto, con volée più profonde, pallonetti di rovescio lunghissimi e una vibora velenosa come non mai (con impatto più decentrato del solito per massimizzare lo slice) sul rovescio del Re, Coello. Che di rado ha avuto un angolo di uscita comodo. 

Da parte sua, Galán ha rappresentato una sentenza senza appello, con schiacciate che nel 90% dei casi risultavano imprendibili per Arturo, perché troppo alte dopo il rimbalzo a vetro. 

Federico ha "visto" la strada, aprendo varchi per gli attacchi fulminei di Alejandro. Chingotto l’architetto, Galán il giustiziere.


A inizio secondo set, i Coello/Tapia hanno cambiato strategia, con una maggiore inclinazione da parte di Arturo e cercare il controsmash dopo il remate di Galán. Una tattica vincente per i primi sei game; dopodiché sono arrivare le contromisure di Ale che ha iniziato a picchiare dalla parte del King.


Abituati a dominare e a imporre il ritmo, Coello e Tapia si sono trovati sotto pressione per gran parte dell’incontro. È la prima volta in assoluto che noto come il mostro spagnolo non sia riuscito a connettersi pienamente con l'argentino: in un gioco di squadra con equilibri psicologici delicatissimi, è venuta a mancare l’armonia di coppia. Viceversa, la chimica fra gli sfidanti ha rasentato la perfezione nei 90 minuti di battaglia di nervi, con i break decisivi all’ottavo game del primo set, nonché al settimo e all’undicesimo game della seconda frazione.


Non trattasi di un passaggio di consegne, purché Coello e Tapia escogitino altre soluzioni: al Mozart del padel in particolare servirà una maggiore ispirazione per respingere l’assalto al trono di Chingotto e Galán. I quali si sono tolti dalla spalla la scimmietta beffarda, interrompendo una striscia di nove sconfitte consecutive contro i due fenomeni che durava da luglio 2024.