mercoledì 5 giugno 2024

Multa per guida in forte stato d’ubriachezza senza alcoltest: davvero questo ti scandalizza?

Sta sollevando polemiche la sentenza 20763/2024 della Cassazione, quarta sezione penale, del 29 febbraio e resa nota il 27 maggio. Web e social in fiamme: “Da adesso Polizia e Carabinieri possono multare anche solo in base ai sintomi. Questo non si fa, questo non si dice, è maleducazione, siamo scandalizzati, è una dittatura. Quelle cattivone delle Forze dell’ordine hanno sanzionato un guidatore solo per quale sintomo, a simpatia. Come se fossero medici”. Davvero le cose stanno in questo modo?

Il caso risale al 12 settembre 2018 quando un uomo provoca un incidente. Le Forze dell’ordine lo sanzionano con la pena più grave, come se l’etilometro avesse rilevato un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi di alcol per litro di sangue (articolo 186 del Codice della strada): multa per forte stato d’ubriachezza, considerando che il limite è di mezzo grammo. Gli stessi operatori rilevano sintomi quali stato confusionale (testimoniato anche dagli urti dell’auto contro il cordolo del marciapiede), mancata risposta alle sollecitazioni degli operanti, condizione comatosa, presenza di un forte odore di alcol (articolo 379 del Regolamento di attuazione del Codice della strada). Sono regole esistenti da un’eternità, non c’è nessuna novità, la notizia non esiste, la Cassazione non ha fissato proprio nessun principio.

In seguito all’incidente, il referto ospedaliero parla di 3,69 grammi di alcol per litro di sangue, ossia oltre sette volte la soglia ammessa dal Codice della strada. Peraltro rilevati a distanza di chissà quanto tempo dal sinistro: se ne desume che al momento dell’incidente il livello potesse essere ancora più alto, perché nel frattempo l’organismo ha assorbito l’alcol. Trattavasi di ubriaco fradicio, una sorta di mina vagante pronta a esplodere in faccia ad altri automobilisti. Ma anche agli utenti vulnerabili, come chi va in moto, in bici, su monopattino elettrico, a piedi.

La Cassazione non lo dice in modo esplicito, lasciandolo intendere (le sentenze degli ermellini non sono testi scolastici per i bambini): è molto probabile che il tizio, dopo aver causato l’incidente (con feriti? non si sa), abbia rifiutato l’alcoltest. Pertanto abbiamo un ubriaco fradicio (quasi quattro grammi di alcol per litro di sangue, da esame scientifico di laboratorio) che ha provocato un sinistro, e detto no all’etilometro. Di qui la multa in base all’articolo 186 del Codice della strada che esiste dal 1992, comma 7: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, in caso di rifiuto dell'accertamento di cui ai commi 3, 4 o 5, il conducente è punito con le pene di cui al comma 2, lettera c)”. La Cassazione non ha inventato nessuna legge, non c’è nessuna notizia, non c’è nessuno Stato di Polizia: è così dal 1992. Fanno tuttavia presa sulla massa articoli e video nei social in cui si dice: ora la Cassazione ha inventato una legge tale per cui, se per Polizia o Carabinieri un guidatore ha i sintomi di chi ha bevuto, allora scatta la multa. Bufale, fake news affascinanti: melma diffusa nel web.

Davvero vi scandalizza una multa a un signore alla guida in condizione comatosa con 3,69 grammi di alcol per litro di sangue, presenza di alito vinoso, equilibrio precario, difficoltà di espressione? Quali princìpi etici e morali calpesta quella multa? Che cosa inquieta le vostre notti causando incubi?

venerdì 26 aprile 2024

Auto elettrica: così dopano i dati di vendita globali


I furbetti dell’auto elettrica sono scatenati.

Vi dicono: nel 2023, nel mondo, sono state vendute 14,2 milioni di auto elettriche. Un boom, con un +35% sul 2022.

Qual è il trucco per alterare i numeri?

Prendono un dato vero di una società seria di ricerche (EV Volumes), estranea ai magheggi mediatici: 10 milioni di auto elettriche vendute. Aggiungono un dato vero della stessa società: 4,2 milioni di ibride plug-in. Sommano i due dati veri per creare il dato falso: 14,2 milioni di auto elettriche.

Le ibride plug-in, come noto, tutto sono fuorché elettriche. Se fossero tali, si chiamerebbero elettriche. Invece si chiamano ibride plug-in perché composte da un motore a benzina (orrore) e da una grande batteria che si ricarica collegandola a una fonte esterna: vetture alla spina come le elettriche, ma non elettriche.

Il trucco riesce bene? Sì, la platea applaude. Basti vedere il numero di copiaincollatori folli che, dietro spinta di manager inadeguati, appiccicano la pseudo notizia nei siti web e nei social.

A chi fa comodo il dato alterato? Ci sono lobby che mettono in campo l’artiglieria pesante pur di fare il lavaggio del cervello in fatto di auto elettrica.

Se non credete a me, allora crederete al grafico che metto a corredo del mio scritto. Fonte EV Volumes. Mi permetto di agevolare la vostra lettura facendo da legenda vivente: in verde le elettriche, in azzurro le ibride plug-in. Balza all’occhio un unico vero boom: delle ibride plug-in.

Per completezza, il link qui.

Qualora qualcuno fosse ancora scettico, un’altra fonte, corretta: Iea. Dice: “Almost 14 million new electric cars were registered globally in 2023”. Col rimando alla nota 1: “Throughout this report, unless otherwise specified, ‘electric cars’ refers to both battery electric and plug-in hybrid cars, and ‘electric vehicles’ (EVs) refers to battery electric (BEV) and plug-in hybrid (PHEV) vehicles”. Ve la faccio breve: auto elettriche = elettriche + ibride plug-in. Da qui, le previsioni su quante elettriche verranno vendute in futuro, con una serie di straboom sconfinati. Ve le risparmio: se la base di partenza è un mix con le ibride plug-in, questa inficia il risultato.

giovedì 18 aprile 2024

Bufala: a Parigi la bici batte l’auto

Va fortissima la fake news in salsa francese: a Parigi la bici batte l’auto. Il titolo è a effetto, acchiappa. Ma la realtà è molto diversa. Dieci osservazioni per voi.

1) L’11,2% dei trasporti effettuati dai residenti in pieno centro a Parigi avviene in bici, rispetto al 4,3% in auto. In pieno centro. Che non è proprio un paesello di mille anime. In tutta la città metropolitana, abbiamo 12 milioni di abitanti. In pieno centro, 2 milioni. Pertanto, l’indagine (commissionata dall’Istituto Paris Region) riguarda una porzione minuscola di Parigi.

2) Anche a Milano, in via Dante, i pedoni e le bici e i monopattini elettrici surclassano l’auto. Perché in via Dante l’auto non può circolare, per legge. Nel centro di Parigi, ci sono mille tagliole di ogni genere anti auto e anti Suv: chiara la ripercussione.

3) Nelle aree limitrofe al pieno centro di Parigi, il 18,9% degli spostamenti avviene in bici rispetto al 6,6% in auto. Ma guarda, più ti allontani dal centro, meno si usa la bici. E perché? Sono meno verdi? Sono ottusi? Amano inquinare e fare rumore?

4) In pieno centro, a Parigi, hai metro e autobus, bici condivise, negozi in quantità: certo che qualche giretto in bici lo puoi fare.

5) L’indagine è stata condotta tra ottobre 2022 e aprile 2023 su un campione di 3.337 francofoni dai 16 agli 80 anni. Chissà perché per gli under 16 e gli over 80 non c’è spazio nel report. Ipotesi a): è gente che deve stare a casa a dormire o in lockdown. Ipotesi b): questi non hanno il diritto di muoversi. Come per magia, qualora si includessero under 16 e over 80, le percentuali cambierebbero. È come se io facessi un’indagine sul volume della musica nelle discoteche e nei pub interpellando solo ragazzi fra i 16 e i 25 anni…

6) La durata media dello spostamento in bici sui 7 giorni monitorati è di 24 minuti. Andando pianino e rispettando le precedenze, si presume, visto che non parliamo di ciclisti professionisti dopati durante qualche gara. Dunque, 24 minuti. Viaggetti mini fra le vie del pieno centro, niente di più.

7) “Presumiamo che dietro questi indicatori macroscopici si celi una realtà più complessa (orari fluttuanti, luoghi di lavoro variabili e multimodalità settimanale) in un contesto di telelavoro standardizzato, flessibilità lavorativa e uso intensivo di strumenti digitali. È previsto un approfondimento su questa mobilità atipica”. Così dice lo studio. Insomma, parecchio smart working, e sul sellino di tanto in tanto.

8) “L’auto è il mezzo motorizzato primario utilizzato in tutta la regione, con una forte preponderanza nelle periferie esterne, in correlazione con gli stili di vita e il minor servizio di trasporto pubblico in queste aree. Troviamo il tasso di occupazione dei veicoli pari a 1,04 persone per il motivo casa-lavoro”. Lo evidenzia il report. Vince l’auto.

9) Chi dice che la bici batte l’auto a Parigi non ha mai messo il naso fuori dal suo cortiletto green, mentre ammira un nullafacente che viaggia sul monopattino elettrico col gelato in mano. È tuttavia suo diritto quello di inforcare la bici per recarsi da un lato all’altro della città metropolitana francese, e ritorno. Buona pedalata.

10) Tutto nella fonte primaria: qui.

giovedì 28 marzo 2024

La bufala del nuovo Codice della strada 2024: Internet più lercio che mai

Internet più lercio che mai in queste ore. Per catturare lettori in modo fraudolento, molti siti sparano titoli del tipo: ecco il nuovo Codice della strada 2024, cosa dice la nuova legge, le novità eccetera.

Sono idiozie. Non c’è nessuna legge. Non c’è nessun nuovo Codice della strada.

Come stanno le cose?

La Camera ha detto sì al disegno legge del nuovo Codice della strada. Adesso, la palla è passata al Senato. Due possibilità.

1) Se il Senato dice sì, allora il nuovo Codice della strada è legge.

2) Se il Senato modifica qualcosa del disegno legge, allora tutto torna alla Camera. Con l’ok della Camera che slitta chissà a quando: magari a giugno 2024.

Interessante la visione della democrazia di parecchi siti online. A parole, la difendono a spada tratta. Poi però quando c’è da educare il lettore, la calpestano: di colpo, il Senato non esiste più, così come i due rami del Parlamento.

mercoledì 28 febbraio 2024

Utente vulnerabile chi va in scooter, in moto o su ciclomotore: protezione anti voragini stradali

Finalmente arriverà una tutela maggiore per chi va in scooter, in moto o su ciclomotore.

Oggi, all’articolo 3 del Codice della strada, comma 53-bis, c’è una definizione monca di utente vulnerabile della strada: pedoni, persone con disabilità, ciclisti e tutti coloro i quali meritino una tutela particolare dai pericoli derivanti dalla circolazione sulle strade.

Il disegno legge di riforma del Codice della strada aggiungerà qualche parolina magica, che rende la nazione più civile: conducenti di ciclomotori e motocicli. Al di là del gergo tecnico da guardia di confine bulgara, parliamo di motorini (cinquantini), moto e scooter.

Con le città che hanno strade da Quarto Mondo, piene di voragini assassine, una protezione giuridica superiore per i centauri di qualunque genere è sacrosanta.

Fra le varie conseguenze pratiche, una su tutte: i Comuni dovranno impiegare i proventi delle multe stradali anche per migliorare la sicurezza di chi viaggia in scooter, in moto o su ciclomotore. Che poi urga un controllo molto più forte su come le amministrazioni locali utilizzino quei denari, trattasi di un altro problema. Un passo per volta.