Cosa è successo? Fognini poteva bestemmiare contro le sorelle dei giudici di linea, poteva spaccare la racchetta per terra, poteva rotolarsi in preda a un raptus, poteva mordere l’arbitro, poteva scontrarsi con gli uomini del proprio angolo. Insomma, poteva fare di tutto, tranne quello che ha fatto. Ha battibeccato con Nadal. Lo ha stuzzicato, punzecchiato, un po’ ferito. Anche il linguaggio del corpo è stato antipatico: Fabio in piedi e Rafa seduto a dirgli di tornare al proprio posto. Il motivo della contesa verbale ha valore zero. È che Nadal in quel preciso istante - in quel contesto, sotto nel punteggio e con le pile scariche -, andava lasciato lì nel suo brodo a macerarsi. Invece, Fognini gli ha dato contro. Ha insistito. Ha svegliato il cane che dormiva. E l’iberico ha pescato dal profondo del pozzo, dentro di sé, le restanti energie nervose e le ha scaricate negli ultimi colpi in campo. Rafa ha cambiato sguardo, ha anche alzato il volume degli urli a ogni colpo. Ci ha messo la cattiveria. Fabio invece s’è afflosciato su se stesso, pareva intimorito dal vigore agonistico del maiorchino. Risultato: 2-0 per Nadal.
Se ti chiami Sampras, Federer, Borg, Lever, se sei uno dei migliori di ogni epoca, allora puoi anche permetterti di sfruculiare un mostro sacro come Nadal. Che verrà ricordato come il numero uno di tutti i tempi sul rosso. Altrimenti, se non sei attrezzato sotto il profilo psicologico a reggere l'urto e la reazione dell'avversario, ti ritorna tutto indietro come un boomerang. Così è stato.