sabato 18 dicembre 2010

L'orgasmo del sabato sera: Inter campione del mondo, Milan a picco senza aiutini


Hai voglia a dire che la coppa del mondo per club non conta. Io ho visto la finale in un bar: era pieno di gufi milanisti e juventini. I quali, giustamente, non han fatto nient’altro che tifare contro l’Inter, come io faccio sempre contro Milan e Juve. Legittimo, corretto. Sul 2-0 per i pentacampioni del 2010 sono usciti dal bar, frastornati e delusi. L’Intercontinentale ha un peso enorme ed essere arrivati lassù è un’estasi senza pari.

L’impresa non ha eguali in Italia: coppa Italia, scudetto, Champions, Supercoppa italiana, mondiale per club. L’unica società nel nostro Paese a centrare una cinquina simile, e l’unica a non essere mai andata in B, neppure due volte.

Vedremo se Moratti accontenterà Benitez. Stavolta mi schiero con l’allenatore: senza quattro acquisti, l’Inter non è competitiva in Italia (Milan, Napoli e Roma superiori) né tantomeno in Europa (tutte più su, tranne lo Shakhtar).

Di per sé, sarebbe stato un sabato indimenticabile. Il fatto è che è arrivato pure il Milan: nonostante due regali del guardalinee (Ibra solo davanti al portiere in fuorigioco non segnalato), nonostante l’immunità parlamentare di Gattuso, che può permettersi proteste durissime senza essere ammonito (nonché falli da cartellino giallo senza essere espulso, vedi derby), i rossoneri sono colati a picco. Ci sarebbe voluto di più, proprio come nelle recenti uscite: un falletto a favore, un’espulsione dubbia, un rigorino sospetto. Resta, per il Milan, l’obbligo di vincere tutto, dopo il pacco di milioni spesi in campagna acquisti.                                                                                                                                                                              

sabato 4 dicembre 2010

L’opera d’arte di Benitez, l’allenatore-camomilla: disinnescare Sneijder

Vivissimi complimenti all’hombre circolar. Dopo Lazio-Inter 3-1 ha ammesso che la testa dei giocatori era al Mondiale per club. Io credevo fosse compito dell’allenatore motivare ragazzi milionari che altrimenti divengono un po’ bizzosi. Scopro invece che ci si affida al caso.

Ma a parte intricate questioni che hanno a che fare con la psicologia, c’è un problema di natura tattica che il nostro Oronzo Canà non è riuscito a individuare, come se fosse piombato adesso dalla Luna: Sneijder non riesce a giocare bene se gli si piazza solo una punta avanti a sé. Nel nostro caso, Pandev. Che fra l’altro non è un centravanti puro, né lo diventerà mai perché non è dotato di sufficiente cattiveria e personalità. Eppure l’ineffabile Rafa va a Roma, contro la Lazio, e schiera Sneijder dietro il macedone. Sulle fasce, a destra un fringuellino spaventato di nome Biabiany, e a sinistra Muntari, in condizioni pessime.

Benitez è riuscito a disinnescare l’uomo chiave della scorsa stagione: Sneijder. Non è stata necessaria una gabbia da parte degli avversari. Ci ha pensato l’hombre circolar a imputtanarsi da sé.

Certo, non aveva a disposizione Milito ed Eto’o. Allora agisci seguendo il buon senso, rischia Alibec e trasforma Sneijder in un trampolino di lancio per due punte. Guardacaso, il meglio s’è visto quando il giovanissimo romeno ha affiancato Pandev. Troppo tardi.

L’Inter ha solo un obiettivo, adesso: l’Intercontinentale. Tremo all’idea che l’allenatore-camomilla estragga dal cilindro un’invenzione delle sue.                                                                                                                                                                                                 

domenica 28 novembre 2010

Il Maestro Federer dà una durissima lezione di tennis allo scolaretto Nadal: 6-3, 3-6, 6-1


Un primo set giocato in maniera stratosferica da Federer. Con un servizio devastante, un dritto da paura e un rovescio eternamente alla ricerca del punto, anche se meno incisivo degli altri colpi.

Il game decisivo è quello del 4-3 per lo svizzero con Nadal al servizio. Si va ai vantaggi e qui Federer diviene tremendamente offensivo. Negli ultimi tre game, 12 punti a 4 per lo svizzero.

Nel secondo set, la prima di Federer sparisce: dentro solo il 25%. Nadal strappa il servizio quando è in vantaggio per 2-1. Vola fino al 4-1. Lo spagnolo, con intelligenza, smette di rispondere, facendo vincere facile all’elvetico i turni di servizio. Il numero uno al mondo alterna servizi angolati con cannonate in pancia a Federer. La seconda frazione si chiude 6-3 per Rafa.

Nel terzo set non c’è gara: Federer disintegra l’avversario sparando dritti supersonici. Perfino alla moviola, fa impressione rivedere la rapidità d’esecuzione di Re Roger. Un 6-1 in cui lo svizzero mette in mostra, a mio avviso, il tennis più cattivo che gli abbia mai visto praticare. Merito anche di Paul Annacone, che l’ha reso più aggressivo. Francamente, gli ultimi game sono stati una lezione di tennis del Maestro verso lo scolaretto.

Federer è stato anche più coraggioso nella diagonale rovescio “svizzero” contro dritto uncinato “spagnolo”. Su una superficie rapida, può farlo. Sul rosso, ne esce sconfitto.

La finale del Master di Londra, comunque, non sposta di una virgola gli equilibri: così sarebbe stato anche in caso di vittoria di Nadal. Federer era e resta il più grande di ogni epoca, prima di Sampras, Laver e Borg. L’elvetico è più forte dell'iberico al coperto, sull’erba vera (non sull’erba battuta del Wimbledon attuale) e sui terreni rapidi, cemento o sintetico che sia. Rafa era e resta il più forte di tutti i tempi sulla terra rossa. Dove può giocare anche in difesa, rimandando sempre una pallina in più dall’altra parte del net.

In quanto ai precedenti, che parlavano di un vantaggio notevole di Nadal, sono statistiche cretine: hanno giocato una marea di finali sulla terra rossa. Con inevitabile vantaggio per lo spagnolo.                                                                                                                                                                                                 

Inter-Parma 5-2. Pagelle. La carica di Stankovic. Biabiany in crescita. Pandev una sciagura. Thiago Motta torna: è l’intelligenza calcistica per essere grandi. Stavolta Benitez mischia le carte con sapienza

Castellazzi 8. Incolpevole sui due gol di Crespo, evita la tripletta dell’argentino sventando in angolo un’incornata del parmense. Salva di piede sul 3-2.

Cordoba 6,5. Nel primo tempo, si limita alla fase di copertura. Poi, nonostante l'età, addirittura cresce nella ripresa: che atleta!

Materazzi 5. Regala il secondo gol a Crespo, dando il via all’azione del Parma con un rinvio all’acqua di rose.

Lucio 6,5
. Corre e si propone: il solito lottatore.

Zanetti 6,5. Anima di capitano, bravissimo sia a interrompere le trame offensive sia a incunearsi nella metà campo avversaria.

Cambiasso 7. Segna il terzo gol ed è sempre presente in costruzione.

Stankovic 8. Prende un sacco di botte senza neppure avere la soddisfazione di un cartellino giallo a favore. Mostra i denti ai difensori avversari e suona la carica all’Inter. Spara due bordate da fuori area, con la palla che in entrambe le occasioni s’infila dopo una deviazione. La tripletta con un bolide nei 16 metri. È l’uomo del match.

Biabiany 7. È in crescita. Sgusciante, continuo, mette in mostra dribbling a ripetizione. Una spina nel fianco sinistro del Parma. All’inizio della ripresa non sta più in piedi.

[Thiago Motta 7 (nella foto). Entra nel secondo tempo e accende la luce a centrocampo, con i piedi delicati, gli spostamenti corretti, l’intelligenza tattica. Riesce anche a segnare. Thiagone è l’unica speranza per tornare al livello delle più forti d’Europa: nell’ordine, Barcellona, Real Madrid, Milan. Thiago Motta è la chiave per far esplodere la potenza e lo spirito guerriero dell'Inter, proprio come la scorsa stagione. La galoppata nerazzurra partì dal centrocampo di Londra (Chelsea), con Thiagone immenso protagonista. Vediamo se la svolta di Benitez è Inter-Parma].

Sneijder 6. Sta ritrovando la migliore condizione nervosa e atletica. Sprazzi di classe. Tornerà quello della scorsa stagione.

Santon 4. Gli si dà fiducia perché è giovanissimo. Avesse già 25 anni, non giocherebbe più all’Inter. Dopo il pasticcio in difesa col Chievo, Benitez lo tiene lontano dall’area, piazzandolo davanti a sinistra e a destra. Lo si vede pochissimo, per qualche retropassaggio a Materazzi. Sostituito dal baby Natalino, che si limita a coprire.

Pandev 0. Non difende la sfera spalle alla porta, perdendo spesso l’equilibrio e cadendo sul prato. Non chiude un triangolo con Stankovic, e mi pare di aver visto una reazione legittimamente stizzita del serbo. Non tira, non fa assist. A un certo punto può involarsi nell’uno contro uno: riesce ad andare a sbattere contro l’ultimo avversario. Sbaglia da solo davanti alla porta (sguarnita) con il suo piede, il sinistro. Una tristezza epocale. Però ci ha regalato il gol del 2-0 nel derby di ritorno della scorsa stagione, giocato anche contro l’arbitro. Gode di quel credito, da spendere finché non torneranno Eto’o e Milito.

Benitez 8. Rosa piena di infortunati, Santon molle, Pandev è un fantasmino. Lo spagnolo non può fare miracoli. Durante il match, mischia le carte con diverse disposizioni tattiche e intercambiando gli uomini sulle fasce. Ormai ha impostato la squadra così: un numero elevatissimo di azioni gol a favore, e una difesa sbarazzina, come dicevo qui. Il voto alto risente anche dei primi segni di insofferenza verso certa stampa. Dai che ci siamo: alla prossima, s'inalbera in stile Mourinho. Può vincere l’Intercontinentale e arrivare ai quarti in Champions. Escludo che dia fastidio al Milan in Italia: rossoneri troppo fortunati con arbitri e assistenti (vedi ammonizioni ed espulsioni e rigori contro con il contagocce). Sarebbe ora che Benitez si facesse sentire anche in questo senso. Ci arriverà, me lo sento.                                                                                                                                                                                                                                        

venerdì 26 novembre 2010

Dodici punti di sutura al labbro di Obama: onore a un politico sano che fa sport

In Italia, abbiamo una marea di politici che restano attaccati alla poltrona finché la signora Morte non li chiama a sé, ormai ultracentenari, grassi, enormi, sfatti, semi-devastati dalle lotte di potere e dalla bramosia di posti chiave da occupare. Lo sport, molti dei nostri politici non sanno nemmanco cosa sia. Tranne quando si spaparanzano in tribuna d'onore a osservare partite di calcio importanti, per strappare inquadrature tv e conseguenti consensi. L'attività fisica preferita da molti esponenti di spicco è assaltare i ristoranti delle vie centrali di Roma e ingozzarsi fino allo sfinimento cerebrale.

Intanto, dall'altra parte dell'Oceano, in un Paese che è avanti a noi 50 anni, Obama si spacca il labbro giocando a basket. Gli hanno rifilato una gomitata. Dodici punti di sutura.

Da ora Obama mi è ancora più simpatico. Eccheccazzo, un politico giovane, magro, maschio, virile, che fa sport, salta, corre, prende le botte e magari le ridà pure. Tutte involontarie, come in ogni sport.

Evviva Obama, il presidente sportivo. Onore a lui. Spero resti sulla breccia a lungo.                                                                                                                        

mercoledì 24 novembre 2010

Inter-Twente 1-0. Il calcio da infarto di Benitez: 20 occasioni da gol per l’Inter, 5 per il Twente. Le pagelle

È una scelta ben precisa quella di Benitez: un gioco aperto, arioso, brillante, con la difesa altissima, coi due centrali che quando riconquistano la palla scattano rapidamente in avanti, con le ali larghissime, con la squadra che quando è in vantaggio cerca disperatamente il gol del 2-0. Questo ha detto Inter-Twente (un 1-0 per i nerazzurri che li qualifica agli ottavi).

Benitez osava così tanto anche quando allenava Valencia e Liverpool: ha una sua idea di modulo in testa, e non arretra neppure di un millimetro. L’Inter è atleticamente un po’ giù? Siamo pieni di infortunati? Niente: attaccare a viso aperto.

La conseguenza logica è un match con 25 occasioni da gol: 20 per noi e 5 per il Twente. Il punteggio finale di 1-0 è quanto mai bugiardo: reputo che un simpatico 6-2 tennistico sarebbe stato più equo per entrambe.

Comincio allora dal voto di Benitez: 7. Un 9 per la testardaggine mista a coraggio con cui incita la squadra al pressing; un 5 per come spreme l’Inter sull’1-0.

Castellazzi 7. Va in miracolosa presa su una bordata dai 16 metri. Poi salva in uscita.

Cordoba 7. Corre come un ossesso, dà l’anima in copertura.

Materazzi 6,5. Un duello durissimo con il centravanti avversario della medesima stazza. Ne esce vincitore.

Lucio 8. Un combattente formidabile. Fa bene a cantarle all’arbitro quando al 93° minuto gli fischia una punizione contro inesistente.

Zanetti 8. Il capitano rincorre e pressa. Esaltante uno slalom col tiro in area sul primo palo.

Biabiany 6,5. È tremendamente discontinuo. Il problema non è né fisico né tantomeno tecnico. Questione di personalità. Giocare a San Siro con la maglia dell’Inter (unica italiana a non essere mai andata in serie B e ad aver centrato la tripletta) è durissima. Sta a lui abituarsi alla pressione e ad acquisire consapevolezza nei propri mezzi.

Cambiasso 8. Ce l’ha a morte con Benitez, e si vede. Sbaglia di proposito il tiro che invece casualmente finisce in porta. Sbadato. Festeggia perfino con la panchina. Stasera telefonerà a Moratti per dirgli di mandare via anche Eto’o che gli sta sulle palle. Sì, perché i giornalisti stanno tutti lì ad ascoltare e registrare le telefonate fra Cambiasso e Moratti: non lo sapevate?

Stankovic 7,5. Quando si dice cuore di drago. Energia vitale allo stato puro. Sarebbe da 8, ma l’errore sotto porta è imperdonabile.

Sneijder 6,5. La punizione che picchia sulla traversa è magica. Poi qualche discreta giocata, un gol sfiorato (ha sbagliato a metterci l’esterno sull’uscita del portiere, aveva tutto il tempo per aprire il piede e piazzarla di piatto). Alla fine non si regge sulle ginocchia. Restiamo in attesa di un suo risveglio muscolare. Stasera si è accesa qualche lucina.

Eto’o 6,5. A mio giudizio, necessita di uno stop. Ha smarrito un po’ di brillantezza e lucidità. La squalifica ce lo restituirà fresco come un leone d’Africa riposato.

Pandev 6. È il nostro Calimero. Ogni volta che tira incontra un palo, un portiere, una raffica di vento, un gabbiano che sputa sul pallone. Appena la metterà, si sbloccherà. Nell’attesa, ha almeno giocato col coltello fra i denti, a differenze delle ultime uscite.

[Ecco uno sgub: nella foto, Cambiasso telefona a Moratti e lo supplica, in ginocchio, di levargli dai coglioni Lucio: la sua pettinatura non gli piace]                                                                                                                                       

domenica 21 novembre 2010

Via Benitez: per sei motivi seri

1) Siamo ancora in tempo a salvare la stagione vincendo l’Intercontinentale, unico obiettivo alla nostra portata. Via Benitez per preparare il Mondiale per club.

2) Non si sono fatti seriamente male tre undicesimi della squadra titolare: prima che si spacchino anche questi, via Benitez.

3) Ha innervosito una squadra che era tostissima sotto il profilo nervoso. Via Benitez, prima di un esaurimento collettivo.

4) Vedo la linea della difesa sempre più alta. Prima che ci porti a difendere nella metà campo avversaria, via Benitez.

5) Non ha capito nulla dell’Inter né della stampa né dei tifosi. Via Benitez prima che crei danni ancora più pesanti.

6) Sotto il profilo dell’immagine, non è il massimo sulla piazza. Via Benitez prima che ci diano a tutti quanti degli hombre circolar.

7) Ma soprattutto, via Benitez prima che la dispensa di Appiano Gentile si svuoti del tutto!                                                                                      

domenica 14 novembre 2010

Inter-Milan 0-1. Nerazzurri disastrosi. Tagliavento peggio. Allegri ruba l’idea di Mourinho: contropiede. E Benitez abbocca


Come avevo pronosticato, il Milan batte l’Inter. Rubandoci l’idea: vedi qui cosa dicevo. Catenaccio e contropiede. Nerazzurri lenti, impacciati, timorosi, leggerini, fragili. È un’involuzione rispetto a quanto s’era visto con Mourinho.

Tuttavia, c’è chi ha fatto peggio: l’arbitro Tagliavento. Mancano le espulsioni di Gattuso per doppia ammonizione, e di Ibrahimovic per fallaccio pericolosissimo su Materazzi. Strano: me lo ricordavo come un arbitro dal cartellino facile. Vedi Inter-Samp della scorsa stagione, con i nerazzurri in nove.

La chiave del match è semplicissima: Allegri ha scelto il catenaccio col contropiede. Benitez ha optato per una difesa altissima. Risultato, derby perso dopo pochi minuti per schiocchezza di Materazzi su Ibrahimovic.

Benitez è chiaramente un teorico. Ama il gioco offensivo con la linea difensiva molto spostata insù. Adorabile. Specie se hai Facchetti e Franco Baresi in difesa. Con Suarez a centrocampo e Gigi Riva in attacco. Invece, se ti ritrovi con una rosa a pezzi, quelli che hai non si reggono in piedi, allora dovresti essere un minimo più umile, e stare laddietro ad attendere l’avversario.

Ma l’hombre circolar è fatto così. Ama farsi infilzare in contropiede. Gli piace insistere fino al suicidio tattico. Che bello: ora l’Inter è quarta, a -6 dal Milan. Però ha un gioco. Tiene palla e la fa girare, girare, girare…

Non c'è nulla di male a perdere un derby, specie se non hai benzina in corpo, e se Tagliavento si mette a fare il fantasioso. Ma alla stracittadina ci arrivi dopo aver vinto sia col Brescia sia col Lecce: questo è il guaio.

Lo scudetto è del Milan. Forte, pieno di mediani che mordono. Palla avanti a Ibra e vediamo che succede. Con quella dose abbondante di fortuna arbitrale che non guasta mai.

A noi resta l’Intercontinentale, fra poche settimane. Unico obiettivo raggiungibile di una stagione nata male e che si sta mettendo peggio. Cosa s’inventerà Benitez per perdere anche quella coppa?

[foto flickr]                                                                                                                                                                                             

mercoledì 10 novembre 2010

Lecce-Inter 1-1: il Milan ha già vinto il derby e va a +6, ma ci sarà spazio per recuperare


Il gol sbagliato da Pandev, il palo di Milito, la rete del Principe su assist stratosferico di Eto’o, il tiretto di Stankovic ancora su assist del camerunense, l’egoismo dell’argentino che ha sparato fuori anziché servire Mancini libero: queste cinque azioni contro il Lecce mi dicono che il futuro dell’Inter non è nero. C’è tempo per recuperare gli infortunati, riacquistare una condizione fisica dignitosa, fare una campagna di rafforzamento a gennaio. Per poi giocarsi scudetto e Champions (sempre che si riesca ad arrivare agli ottavi) nella seconda parte della stagione.

Il derby di domenica giunge in un pessimo momento, fisico e psicologico. L’Inter è una squadra che non riesce a mantenere la concentrazione negli attimi decisivi. La bambola della difesa in occasione del gol del Lecce è emblematica. Non è questione di gioco: abbiamo smarrito la crudeltà agonistica che Mourinho ci aveva iniettato nelle vene. Oltretutto, siamo costretti a stare in campo in 10, visto che Chivu è attualmente un fantasmino.

Il Milan il derby l’ha già vinto e va a +6. Noto anche segnali propizi alla banda Allegri. In diverse azioni, decisioni arbitrali pro Diavolo: dopo il golletto in fuorigioco al Real, il rigore non dato a Barreto in Bari-Milan, il rigorino strano col Palermo, il tocchetto di braccio di Ambrosini, il bizzarro "contatto" con Sirigu, Boateng che gioca a pallavolo nella propria area, Thiago Silva che aggancia il piede di Pinilla in area. Milan fortunino fortunello, con l'arbitro Banti che fischietta applicando un metro tutto suo, pieno di fantasia.

Ma non sarà una fuga decisiva: c’è la Champions di mezzo, che succhia energie psicofisiche e spacca i muscoli. Vedi Pato e Inzaghi, i due infortuni più recenti.

[foto Inter]                                                                                                                                                                                  

domenica 7 novembre 2010

Ma quale sfiga, quali infortuni. Benitez ha cinque colpe gravi

Un’Inter così sfilacciata, negativa, squallida, non la vedevo dai tempi di Lippi. Non mi si parli di sfortuna, per carità. Quando hai il Brescia in casa, lo devi maciullare per 90 minuti, anche se sei pieno di riserve. Altro che sfiga e infortuni; Benitez ha cinque colpe gravi.

1)
Si ostina a giocare con la difesa dannatamente alta. Che di per sé non è tatticamente sbagliato, ma quando gli uomini chiave non si reggono in piedi devi adeguarti alla situazione. Spero che col Lecce e soprattutto col Milan, l’hombre circolar abbassi il baricentro (della squadra, non il suo). Firmerei immediatamente per un osceno zero a zero nel derby, giocato nella nostra area di rigore. Invece temo in una goleada a favore del Milan.

2) I giocatori hanno perso cattiveria, voglia di combattere, energia mentale. Hanno la pancia piena? Ormai i contratti sono da nababbi? E tu, allenatore, alzi la voce, anche quando ti siedi in panca. Li devi esortare, stimolare, metaforicamente schiaffeggiare. Quando ho visto commettere due falli in 45 minuti contro il Tottenham, m’è venuta la nausea. Cos’era, un’amichevole estiva contro la rappresentativa della Val d’Aosta?

3) Dal punto di vista del modulo, Rafa è rigido come uno stoccafisso. Si intestardisce con una certa disposizione in campo e non la cambia più durante i 90 minuti. Mai una scossa, mai una scintilla di genio. Non lo capisco.

4) Coutinho stava trovando continuità a sinistra, seppure in un ruolo non suo: che senso ha rimetterlo a fare l’ala destra col Brescia?

5) C’è un ragazzotto davvero valido: Obi. Lancialo, per diamine. Tanto i cosiddetti titolari della Tripletta sono fantasmi, non atleti.                                                                                                                                                                                                    

mercoledì 3 novembre 2010

Milan-Real: se il Corriere dello Sport stuzzica gli dei del calcio

Su questo link, come testimonia la mia cattura in alto, il Corriere dello Sport dice (alle 23.37, a partita abbondantemente terminata): "È una doppietta incredibile che vale una rimonta incredibile. L'ultimo quarto d'ora vede il Real Madrid provarci ma il pari non arriva. Finisce 2-1 per i rossoneri. Con inevitabile standing ovation all'intramontabile Pippo Inzaghi".

Mai stuzzicare gli dei del calcio, che ascoltano, s'inalberano e intervengono a rimediare gli errori di uno scandaloso assistente: vedi fuorigioco di Inzaghi.         

Aggiornamento delle ore 23.46. Hanno corretto l'articolo. Scherzosamente potrei dire... Ci leggono, ci leggono!                                                                                                                

Milan-Real Madrid 2-2. Gol di Inzaghi in fuorigioco di un metro. Che scandalo!


Non è possibile che esistano assistenti così incapaci. Non è possibile danneggiare in maniera così palese una squadra che ha in mano la partita. Non è possibile non conoscere le caratteristiche degli attaccanti: lo sai che Inzaghi sta sempre ben oltre la linea dei difensori. Non è possibile non vedere un fuorigioco di un chilometro, con un passaggio lento, la difesa schierata, l’uomo che ti scorre sotto il naso. Non è possibile, soprattutto, che certe botte di fortuna capitino solo ai rossoneri.

Un partita che il Milan doveva perdere con sei gol di scarto (8-2 per il Real era il punteggio adatto), quasi stava per portarsela a casa con quell’omino a cui hanno dato una bandierina per giocherellare assieme agli amichetti.

Il calcio è in assoluto lo sport più crudele della Terra. Ma la Giustizia del pallone ha imposto che finisse 2-2.

Il pareggio sta larghissimo al Milan. Non so quante altre volte la fortuna sosterrà così tanto la difesa rossonera. La Dea Bendata ti sorride in una partita; ma se non sfrutti l’inerzia impressa dalla buona sorte, la stessa divinità ti punisce in futuro. Aspetto i rossoneri al varco. Non avranno sempre quell’assistente dalla loro parte…                                                       

sabato 30 ottobre 2010

La Juve fa il bunga bunga al Milan. L’Inter ha cinque ragioni per essere l’unica a godere

Il primo bunga è di Quagliarella. Il secondo bunga è di Del Piero.

1) È cosa buona e giusta che la Juve abbia battuto il Milan, perché io voglio arrivare al derby sopra i rossoneri: desidero giocarmi la stracittadina in relax. Se perdiamo, restiamo nel gruppone. E poi è ormai una tradizione essere davanti al Diavolo. La Juve resta lontana: al momento il vero avversario dell’Inter si chiama Lazio, perché non ha preoccupazioni europee durante la settimana.

2) Ho contato 30 azioni da gol. Interessanti i commenti degli addetti ai lavori: "Si vede che le due squadre sono in emergenza, e così spiegano i buchi in difesa". Strano, dell’emergenza Inter non parla nessuno. Eppure è la più infortunata del campionato.

3) Il Milan è ancora alla ricerca dell’undici titolare. Siamo sicuri che Ronaldinho e Seedorf e Ambrosini e Inzaghi debbano stare fuori? Ora vedremo la compattezza dello spogliatoio rossonero dopo questa sconfitta: le rogne, come in tutte le squadre (Inter inclusa) vengono fuori quando si perde.

4) Allegri conferma di essere allergico ai grandi match: vedi Real Madrid e Juve. Boateng a sinistra è un’invenzione boomerang.

5)
Il Milan, a Napoli, doveva pareggiare. Nessuno ha fatto una pieghina sul fatto che Papa (o come cavolo si chiama il giocatore greco rossonero) non sia stato espulso.

Postilla scherzosa. Aggiornamento di domenica 31 ottobre. Il post è stato scritto sabato, subito dopo la partita. Oggi, domenica, ecco il titolo della Gazzetta, in basso. Col riferimento al bunga bunga. Ci leggono, ci leggono! 

                                                                                                                   

martedì 26 ottobre 2010

Pericolo: il Milan di Allegri ha rubato il contropiede all’Inter di Benitez

Qual è il tipo di gioco migliore al mondo? Quello che ti fa vincere. Il resto sono chiacchiere da dare in pasto ai fessi: il possesso palla, il pressing, le ali per crossare. Al massimo, sono concetti applicabili se in squadra hai Gullit e Van Basten, con Franco Baresi e Maldini alle spalle. Puoi schiacciare il Liverpool a San Siro se hai Mazzola e Jair, con Burgnich e Facchetti in copertura. Ti permetti i ricami se davanti proponi Messi, e a centrocampo Xavi e Iniesta. Ma se disponi di Chivu in difesa a sinistra, e di un’ala che si chiama Biabiany, allora devi adeguarti al materiale tecnico e atletico, che è medio-basso.

Invece, l’errore madornale di Benitez sta nel cercare in maniera ossessiva di tenere la palla, di produrre gioco, di attaccare con la difesa avversaria schierata. È quanto accaduto durante Inter-Samp 1-1. I doriani, con intelligenza, hanno lasciato fare, e poi al momento giusto si sono fatti sentire con Cassano.

Ho notato anche un Benitez ingessato dal punto di vista tattico per tutta la partita contro la Samp. Non un guizzo, non un’invenzione, non un tentativo di cambiare l’inerzia del match.

Francamente, a me di quella percentuale elevatissima di possesso palla non importa un tubo. Vorrei arrivare in porta con tre passaggi tre. Chiaro che il compito è più facile in trasferta, piuttosto che a San Siro, dove ti attendono in 11 dietro la sfera, a protezione della porta. Tuttavia esiste anche la via di mezzo, l’astuzia: si concede un minimo di iniziativa agli altri, per recuperare e ripartire in velocità.

Ce l’ha insegnato l’Inter la scorsa stagione, sia con le grandi squadre sia con le medie e piccole.

Ma il vero guaio è che il Milan ha rubato l’idea all’Inter. Dopo anni di sterile possesso palla, un estenuante tic-toc che faceva ridere, adesso arriva in porta con pochi passaggi: vedi Napoli-Milan. I rossoneri sono pericolosissimi, a meno che incontrino una squadra con la capacità di imprimere accelerazioni improvvise come il Real Madrid.

Non boccio Benitez. D’altronde anche Roberto Mancini, i primi tempi, esagerava con la ricerca del bel gioco, che fruttava innumerevoli pareggi. E Mourinho volle iniziare, il primo anno, con due ali larghissime. Sia il Mancio sia il profeta di Setubal dimostrarono di possedere lucidità mentale, capacità tattiche e umiltà (sì, anche il Mou) tali da effettuare una rapida retromarcia e da trovare l’equilibrio. Adesso Rafa sta prendendo le misure. Non ci voglio credere che sia così masochista da beccarsi altre pappine in contropiede. Aspetterà il recupero degli infortunati, avrà i due acquisti nel mercato di riparazione e darà un assetto vincente alla squadra.

Per carità: spero di non sentir più parlare di bel pareggio perché la squadra ha giocato bene e ha tenuto tanto la palla. Ne ho già piene le scatole di questa “nuova filosofia di gioco” e della “rivoluzione culturale”. Mi bastano e avanzano due contropiede letali in 90 minuti: porto a casa il risultato e godo.

L’Inter di adesso mi pare un ragazzo che corteggia le fanciulle senza arrivare al dunque: le rimbambisce di parole, le riempie di fiori e cioccolatini. Poi a malapena ottiene un ciao. Serve un’Inter che, con due sorrisi e una battuta, strappa un bacio in fretta. L’obiettivo non è fare 30 azioni avvolgenti con tutti i centrocampisti che toccano la palla; è sufficiente un passaggio in profondità e un gol. Il capolavoro di Londra, con Sneijder che la mette in profondità per Eto’o dev’essere l’opera d’arte cui si ispira l’Inter. La prima rete di Milito al Bayern, col lancio di Julio Cesar e l’assist dei Wesley, è la fonte cui abbeverarsi.

Tanto di cappello ad Allegri, che ci copia: l'Inter di Mourinho è l'esempio da seguire.

Altro argomento scottante: i “toni moderati di Benitez”, che si è limitato a commentare con estrema tranquillità l’errore dell’assistente durante Inter-Samp: fallo netto di Cassano su Chivu. Scommetto che non gli è mai capitato uno scherzetto del genere, né a Valencia né a Liverpool: mentre tu attacchi, a casa tua, l’attaccante avversario commette fallo, si volta a guardare l’assistente e prendi gol. Questa è l’Inter. Al contrario, alla Juve regalano un rigore per una simulazione senza precedenti di Krasic, e il Milan è tutto fuorché sfortunato a Napoli: sempre in 11. Simpatica la svista di Rizzoli su Papastathopoulos: già ammonito, il difensore rossonero ha steso di brutto Lavezzi al limite. Manca un giallo e la relativa espulsione. Si può dire, o i toni non sono più moderati?

Chissà cosa aspetta Rafa a piantare dentro un bel casino: forse un derby giocato in nove. Tutti quei silenzi, il mancato intervento a gamba tesa per denunciare l’errore, ammosciano l’Inter. Che storicamente necessita di ricariche di adrenalina per restare pimpante. Magari entro Natale Benitez se ne renderà conto.

[Nella foto, la mia "filosofia di gioco": in 11 davanti alla porta, due contropiede e 2-0. Vi ricordate come schiumava rabbia Van Gaal dopo Inter-Bayern per la tattica di Mourinho? Ecco, sempre così!]                                                                                                                                                                                                

giovedì 21 ottobre 2010

Inter-Tottenham 4-3: un’esaltante Banda Bassotti. Coutinho è il loro re

Bianiany, Coutinho, Sneijder: la Banda Bassotti. Sono sfiziosi, veloci, fantasiosi. Bianiany ha l’allungo sui 20 metri che fa paura, Coutinho dispone di piede delicatissimo per l’assist vincente, Sneijder è una trottola inarrivabile che gioca coi due piedi. È un’Inter pirotecnica, con quei tre nanerottoli che hanno incantato.

L’Inter della Banda Bassotti mi ha divertito da pazzi. Quattro a zero e partita che pareva finita. Poi un calo di tensione comprensibile. E che diamine, serviva dare spettacolo…

Tecnicamente, la giocata che più mi ha impressionato è stato il passaggio divino di Coutinho a Eto’o per il 4-0. Che tocco delicato il brasiliano: mi ricorda tantissimo Zico. Non male anche quei due contrasti vinti dal carioca.

È solo la mia umile opinione, da interista verace: dei tre della Banda Bassotti, Coutinho è il più dotato. Mai visto uno così a 18 anni. Se Benitez insiste sul genietto nerazzurro, dimostra di essere coraggioso.

E quando arriverà anche il gol, acquisirà maggiore sicurezza e spigliatezza. Certo, deve adeguarsi a partire quasi sempre da esterno sinistro (al centro Sneijder è intoccabile); ma va bene anche così: l’importante è non vederlo mai a destra.                                                                                                                                                                                                          

domenica 17 ottobre 2010

Cagliari-Inter 0-1. Pagelle: Julio Cesar tigre da 8; Eto’o cobra da 8,5

Julio Cesar 8. Esce due volte alla grande di piede. All’inizio del secondo tempo, il doppio miracolo a distanza di tre secondi è da far vedere nelle scuole calcio ai piccoli portieri in erba. Reattività neuromuscolare di una tigre.

Maicon 6,5. Il Colosso m’è piaciuto più in fase di contenimento che di spinta. Tornerà ai suoi livelli.

Samuel 6,5. La roccia in mezzo all’area se la vede soprattutto con Nené. Esce vincente.

Lucio 7. Una battaglia personale con Matri, che parla tantissimo con l’arbitro, si lamenta per 95 minuti, ha la tendenza inzaghiana di lasciarsi cadere a terra. Il brasiliano mantiene altissima la concentrazione.

Chivu 6,5. Mi è parso atleticamente più in palla. Ha spinto parecchio a sinistra, perdendo raramente la sfera.

Stankovic 7. Corre per quattro, combatte, fa da frangiflutti per un’ora e mezzo.

Zanetti 6,5. Lavoro oscuro, ma con ordine e precisione.

Biabiany 6. Piazza qualche spunto in velocità. Ma è discontinuo e tende a nascondersi. Un valido contropiedista. Per ora, negli spazi stretti e con la difesa schierata, è inutile.

Sneijder 6,5. Sbaglia più del solito. Però è bravissimo a intercettare il rinvio della difesa del Cagliari e a porgere la biglia a Eto'o sul gol. Chiude sulle ginocchia.

Coutinho 6,5. Un tiro dopo uno scambio, un dribbling nello stretto con falciatura da dietro. Assaggia scarpate e spinte. Si abituerà al calcio europeo, e diverrà il nuovo Zico. Nel guizzo sui primi metri è meraviglioso.

Eto’o 8,5 [foto via Inter]. Prodezza assoluta sul gol: la mette giù di destro, si gira, se l'aggiusta ancora di destro, la spara angolata di sinistro. Un cobra: tanto veloce quanto cattivo. Tutto l’attacco sulle sue spalle.                                                                                                                                                                                                       

lunedì 11 ottobre 2010

Il paracadute di Moratti se Benitez si rivela un flop: Messi più Guardiola



“A gennaio arriva Messi”: cosa c’è di vero nella battuta di Moratti?

Io la vedo così.

a) Moratti è stato costretto a scegliere Benitez, perché si sarebbe tenuto volentieri Mourinho.

b) È sicuramente presto per esprimere un giudizio sul buon Rafa, tuttavia il mio istinto mi porta a pensare che il Petroliere abbia già pensato a un paracadute, casomai l’hombre circolar dovesse fallire: Messi più Guardiola.

c) In ogni caso, se ne parla la prossima estate. Non a gennaio, a mio giudizio.

E ora, ipotizzando l’arrivo di Messi, la nuova classifica dei 20 più forti di ogni tempo con la maglia nerazzurra:

1) Messi;

2) Ronaldo;

3) Meazza;

4) Mazzola;

5) Suarez;

6) Corso;

7) Sneijder;

8) Eto’o;

9) Boninsegna;

10) Jair;

11) Matthäus;

12) Maicon;

13) Milito;

14) Nyers;

15) Skoglund;

16) Zenga;

17) Altobelli;

18) Ibrahimovic;

19) Facchetti;

20) Lorenzi.

È una classifica provvisoria: lo stesso Messi, ma anche Snejider, Eto’o, Maicon e Ibrahimovic possono guadagnare punti.

[Nella foto flickr di horiavarlan, Messi in volo su San Siro in caso di flop di Benitez]                                                   

domenica 10 ottobre 2010

Il doping nel calcio: seppellito dalle registrazioni telefoniche

Facciamo finta che una squadra abbia numerosi e importanti componenti con oscillazioni dell’ematocrito che farebbero impallidire Ben Johnson. Può quella squadra essere inchiodata in tribunale? Solo se c’è un protocollo Epo-Cera. Come nel ciclismo. Senza cromatografia della sostanza in questione, quella stessa sostanza non può saltare fuori: delle analisi ematiche non te ne fai niente.

Facciamo finta che, quando i giudici interrogano i calciatori, questi dicano di non ricordare nulla. Anche qui la storia si chiude. Non puoi certo multarli per mancanza di memoria. Poverini.

Facciamo finta che la Cassazione debba mandare tutto in prescrizione per frode sportiva (inerente l'assunzione di altri farmaci atti ad avere un vantaggio nelle prestazioni, ma non l’Epo: eh certo, la presenza di Epo non è stata verificata!). Prescrizione, si badi bene, non assoluzione. Estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo. Il sogno di ogni camorrista che si rispetti. Il quale finge di non sapere che alla prescrizione può rinunciare per dimostrare la propria innocenza.

Una costruzione della truffa in stile Al Capone. La mafia perfetta. Mediaticamente seppellita in questi giorni dalle registrazioni telefoniche: Calciopoli 2. Una farsa.

Be', se proprio si vuole scavare nel passato, sarà bene andare a ripescare una certa qual vicenda doping...
                                                                                    

lunedì 4 ottobre 2010

Se l’Inter torna una bambina isterica. Simpatica perché non vince


C’era una volta un’Inter che aveva giocatori puttanieri e tiratardi, un’Inter senza regole né disciplina. Tanti campioni senza squadra. Tante dita che non formavano un pugno. Perdeva ed era simpatica agli avversari.

Poi è arrivato Roberto Mancini e le cose hanno cominciato a cambiare. In squadra però c’erano personaggi irrecuperabili come Adriano e Martins. L'assenza di coesione interna la pagavi nelle notti decisive di Champions: mancava sempre un millimetro, quel pelino che ti fa vincere.

La svolta con Mourinho: abolizione delle cretinate comportamentali, isterismi femminei rasi al suolo, silenzio assoluto di fronte a un unico allenatore, con in testa la pazzesca idea della Champions. È arrivata addirittura la tripletta, come mai nessuno in Italia.

A “rompere” rimaneva solo Balotelli, che è stato emarginato a favore del gruppo: la finale di Champions l’ha vista col cannocchiale. Ci hanno detestato tutti: così forti, fieri. Così imbattibili e arroganti. Così spocchiosi e strafottenti. Così tanto Mourinho.

E adesso che succede? Io rivedo la stessa Inter pre Mancini. Un clamoroso doppio passo indietro.

1) Assisto a comiche molto fastidiose. Chivu a Roma che spiega a Benitez come ci si deve sistemare a sinistra. Maicon a San Siro che urla al mister quali giocatori vanno sostituiti (vedi Biabiany).

2) Con Mourinho, in campo andavano solo i più in forma. Coppa Italia inclusa. A San Siro ho visto una cosa brutta: Milito dentro, anche se non stava in piedi. Non capisco: se Biabiany si rompe, lo cambi con Mariga e sposti Stankovic a destra. Lasciando che Coutinho si esprima al meglio a sinistra, come col Werder.

3) Eto’o fa il fenomeno come centrattacco? Benissimo: Benitez lo sposta a sinistra per piazzare in mezzo Milito. Inconcepibile. Se Milito non è in grado di reggere fisicamente, riposa in panca o in tribuna: non lo prescrive il dottore che l’argentino debba giocare. Torni il Principe che era e riavrà il suo posto.

4) Che noia tutto quel buonismo prima di Inter-Juve. Ma dove siamo, all’oratorio? L’Inter storicamente viene caricata a pallettoni da allenatori istrionici: Herrera e Mourinho. È nel Dna dell’Inter la ferocia agonistica trasmessa da chi siede in panca.

5) Che angoscia la storia degli infortunati e della stanchezza. Così si offre un alibi continuo ai giocatori, al contempo mortificando chi ha sostituito i titolari.

6) Cos’è questa lagna che l’Inter sta diventando più simpatica? Non gradisco. L’Inter dev’essere odiata, malsopportata. Deve vincere e farsi insultare ogni volta che passa sulle macerie degli altri. L’Inter gioca da sola, senza amici, tantomeno Juve e Milan, che hanno limonato per anni quando vincevano solo loro due. Pareggi con la Juve invece di suonargliele e torni d’improvviso simpatico. No grazie. Si prega di essere bastardi e vincenti. Voglio un’Inter bellissima, cattiva, detestata, invidiata.

Io spero solo che si tratti di un periodo di ambientamento per Benitez, che reputo uomo intelligente. Sta lentamente scoprendo l’Inter, mai stata in serie B e unica a piazzare la leggendaria tripletta: che lo spagnolo lo ricordi alla stampa e agli avversari ogni tanto. Qui servono iniezioni di adrenalina, altrimenti la stagione prende una bruttissima piega.

[Nella foto, la squadra per club più forte e invidiata di tutti i tempi]
                                                                                         

domenica 3 ottobre 2010

Inter-Juve 0-0. La carica alla rovescia di Benitez, l’allenatore camomilla


L’Inter ha giocato tre partite chiave: con l’Atletico Madrid, con la Roma e con la Juve. Sono le tre squadre più forti che abbiamo incontrato.

Con l’Atletico abbiamo perso male: 2-0. Con la Roma, una discreta Inter è stata punita all’ultimo. Con la Juve, ho visto una squadra scarica dal punto di vista nervoso.

E qui sta il punto: la psicologia dei giocatori. Mourinho era un maestro nel fare una trasfusione di sangue mentale ai suoi uomini prima di ogni impegno importante. Li teneva sulla corda escogitando ogni sorta di trucco: i giochi mentali. Se la prendeva con un dirigente, con un giocatore, con un giornalista, con un arbitro, a seconda della situazione o delle esigenze. O addirittura si scagliava contro uno dei suoi per fare gruppo: vedi Balotelli.

Benitez invece è un allenatore camomilla. Non riesce a dare mordente alla squadra. È perfino riuscito a farsi spiegare da Maicon che Biabiany non stava in piedi e andava sostituito. Contro la Juve si doveva ricorrere a espedienti psicologici di ogni genere, specie ora che la società bianconera chiede con insistenza la revoca di uno scudetto all’Inter, quello del 2006. Si poteva inventare, Benitez, che allora l’Inter chiede una mezza dozzina di scudetti alla Juve, a cominciare da quelli del 1998 e del 2002, macchiati da clamorosi errori arbitrali. Poteva infiammare San Siro con qualche richiamo al passato. Poteva tirare fuori l’anima dei giocatori punzecchiando gli avversari e stimolando la contesa. Poteva ricordare che i difensori della Juve, se li salti in velocità, puntualmente ti stendono. Poteva tentare di vincere, insomma.

Nulla di tutto questo. Forse Benitez, l’allenatore camomilla, pensa di avere in mano il Brasile del 1958: andate e vincete in silenzio. Come no. L’Inter è una squadra da tenere costantemente sulla corda: va schiaffeggiata, esaltata, morsa, carezzata, un po’ violentata sotto il profilo mentale. Servono scosse elettriche, urli, rabbia. Invece il buon Benitez seda la squadra nei momenti topici: Juve dopo Roma e Atletico.

Servirebbe un allenatore capace di capire che quella è l’Inter. Una realtà distante anni luce da Valencia e, ancora di più, Liverpool. Lì la camomilla va bene. Qui all’Inter serve un caffè ripieno di leggenda nerazzurra.

[Nella foto flickr di caseywest, l'Inter che scende in campo nelle partite più importanti]
                                                                                            

sabato 25 settembre 2010

Roma-Inter 1-0. Disastro Benitez, l’allenatore camomilla: toglie Pandev e mette Muntari; poi Coutinho ala destra


Benitez regala la vittoria alla Roma.

1) Toglie Pandev e mette Muntari a metà ripresa. Ci sono tre piccoli problemi.

a) Muntari ha dato ampia dimostrazione di non essere da Inter nella scorsa stagione. Perché insistere?

b) L’Inter è abituata a giocare con tre punte. Perché togliere Pandev?

c) Togliendo un attaccante e mettendo un centrocampista coi piedi di legno, dai un messaggio alla tua squadra: abbiamo paura. E un messaggio all’avversario: ce la puoi fare, siamo spaventati.

2) Dopodiché, Benitez si esibisce in una delle mosse che più lo mandano in sollucchero: Coutinho ala destra. Forza e coraggio, ancora un paio di apparizioni per il 18enne brasiliano all’ala, e comincerai a demolirlo psicologicamente.

3) Benitez si conferma un allenatore camomilla: è lento. Legge i match con la velocità di una tartaruga. Ci arriva tardi a capire le situazioni, se ci arriva. Chivu è in difficoltà per tutta la sera, specie dopo l’ammonizione che lo condiziona. Menez lo punta pericolosamente, lo supera e dà un assist d’oro e quel mezzo brocchetto di Borriello, che non intuisce, come suo solito. Il gol arriva da un cross di De Rossi da destra, guardacaso dove la Roma insiste per la presenza di Chivu. Se Santon non ti serve, perché non sta bene fisicamente, non lo portare neanche in tribuna.

4) Vado a intuito. Non ci metto la mano sul fuoco. Mi è parso di capire che Chivu si sia lamentato con la propria panchina. Della serie, qui sulla fascia sono da solo, mi serve l'aiuto di qualcuno: vedi Eto'o. Mi spiace, ma questi casini (ci sono in tutte le squadre) devono venir fuori negli spogliatoi. Non in campo, davanti a tutti. Benitez glielo spieghi, magari dopo un caffè.

Diamo al mister spagnolo ancora qualche settimana per ambientarsi. Forse i vari Muntari, Chivu (sul viale del tramonto) e altri ancora non li conosce a sufficienza. Giungerà però un punto di non ritorno. Che potrebbe essere il fallimento nel Mondiale per club di dicembre. Se non porta a casa quella coppa, vedo il suo futuro all'Inter più nero che azzurro.

Nella foto flickr.com/photos/richardstowey, il tifoso nerazzurro durante Roma-Inter: effetto Benitez! 
                                                                                                                                              
                                                                                                  

mercoledì 22 settembre 2010

Inter-Bari 4-0. Pagelle. Milito 8. Eto’o 9. Col Principe e col Re Leone, la notte nerazzurra è maestosa

Julio Cesar 7. Sul tiro che va sul palo non può nulla. Poi ordinaria amministrazione. Verso la fine l’acuto: deviazione in angolo su bordata mancina.

Maicon 7. Ehi, il Colosso c’è, allora: finalmente le sue discese sulla fascia.

Samuel 6,5. Non fa passare nessuno, fatta eccezione per i primi 30 secondi del match.

[Dalla panchina Cordoba 6].

Lucio 7. In difesa è imperforabile. Parte spesso dalle retrovie in percussione. Si procura il rigore del 3-0.

Chivu 6,5. Molto meglio rispetto alle precedenti uscite. Imposta con ordine, va al cross, difende senza affanno.

Cambiasso 6,5. Corre tanto, recupera, è un geometra pieno di fosforo.

Stankovic 7. Due prestazioni di alto livello in 72 ore: complimemti al serbo. Stavolta sulla mediana, 20 metri dietro rispetto a Palermo. Splendido quando, a muso duro, ricorda all’arbitro che sta esagerando a fischiarci contro falli inesistenti: un cartellino giallo speso con sagacia. Imbeccato magnificamente dal nuovo Zico (Coutinho, per lui pochi minuti), lancia Milito per il 4-0.

Pandev 6,5. Qualche spunto in velocità. Non la mette dentro, ma è continuo e pungente.

Snejider 7. Distribuisce gioco con sapienza. Sul suo cross, il fallo di mano per il rigore del 2-0. Un’azione incredibilmente simile a quella del rigore del 2-1 contro l’Udinese.

Eto’o 9. Assist di sinistro a Milito dopo un dribbling ubriacante. Altro assist a Maicon ancora da sinistra. E San Siro è ai suoi piedi: standing ovation. Lui ringrazia, indirizza baci al pubblico e sorride. Dopodiché il rigore del 2-0 e del 3-0. L’attaccante perfetto nella notte perfetta: Inter in fuga col Milan che pareggia. Al gol della Lazio, un San Siro gaudente diventa una bolgia nerazzurra.

Milito 8. Segna di testa come un centravanti di sfondamento, va sempre in pressing, raddoppia di destro con una zampata simile all’1-0 nella finale di Champions. Il Principe è tornato.
                                                                                                                                              

sabato 18 settembre 2010

Milan-Catania 1-1: non sempre ci sono pollastri da spennare come l’Auxerre… La grancassa mediatica è in lutto?


Ho visto malissimo il Milan contro l’Auxerre. Non fosse stato per un errore di posizionamento difensivo dei francesi, i rossoneri avrebbero pareggiato (o perso) pure con la squadra più scalcagnata del Vecchio Continente: l’Auxerre. Eppure la grancassa mediatica ha fatto rimbombare l’urlo del Milan per benino in Italia: pareva che la squadra di Allegri avesse fatto la tripletta, e cioè coppa Italia, scudetto e Champions (impresa riuscita solo all’Inter in Italia). Adesso è arrivato lo stentato pari col Catania a San Siro. Un 1-1 che i siciliani digeriranno a fatica: Ricchiuti doveva chiuderla sullo 0-2 e invece ha cappellato solo davanti ad Abbiati.

Ora sono curioso di leggere i quotidiani sportivi di domani per valutare come viene commentato il pari interno col Catania. Domandina: fosse capitato all’Inter di perdere a Cesena e pareggiare coi siciliani, cosa si sarrebbe detto?

Chiusura dedicata agli assistenti arbitrali. Sostenere che è stata una serata fortunata per il Milan è poco. Coi fuorigioco gli è sempre andata di lusso, con gli attaccanti rossoneri, oltre la linea difensiva, spesso non segnalati dall’omino con la bandierina. Misterioso anche il fallo fischiato a Maxi López che aveva anticipato pulito Thiago Silva e stava volando in porta: Morganti avrà avuto una visione...

Resta dell’idea che il Milan vinca tutto, come dice Ibrahimovic. D’altronde, con tutti i soldi che ha speso…

In quanto all'Inter, spero che Benitez si dia una sveglia e lanci Coutinho: quello è il nuovo Zico. È ora di imprimere una benedetta accelerata: basta con la camomilla.

[foto via Auxerre]
                                                                                                                                                     

martedì 14 settembre 2010

Twente-Inter 2-2. Pagelle: Eto’o 8; Milito 1

Julio Cesar 7. Incolpevole sui due gol, compie un prodigio atletico deviando in corner una punizione micidiale.

Maicon 5. Svagatello, timoroso. Per ora minime tracce del colosso.

Samuel 6,5. Concede pochissimo agli avversari. Sul finale scivola, quasi mandando in gol l’attaccante, ma poi fa un balzo felino e riacciuffa il pallone.

Lucio 6,5. Imposta da dietro con il consueto ardore. Difende con ordine.

Zanetti 6. Scende in attacco solo un paio di volte, comunque laddietro è disciplinato.

Cambiasso 6. Meno brillante rispetto alla partita con l’Udinese: fa da frangiflutti proponendosi poco.

Mariga 6. È un altro rispetto al match casalingo di sabato. Meriterebbe almeno 6,5, ma quel gesto isterico in pieno recupero non glielo perdono: testata all’avversario. Robacce che faceva Montero: vedi pugno a Di Biagio. Noi siamo l’Inter, e queste cose non ci piacciono.

Pandev 6. S'infortuna a inizio secondo tempo. Esce dal campo in barella facendo smorfie di dolore. Due speranze: che non sia nulla di grave e che torni il Goran scintillante di qualche mese fa, quando realizzò un gol storico su punizione contro il Milan.

Snejider 7. Segna di sinistro, distribuisce assist. Poi s’intestardisce un po’ a tirare da lontano, sempre alto.

Eto’o 8. Gol meraviglioso di destro nell’angolino basso alla destra del portiere. È l’attaccante moderno per eccellenza, che dribbla, tira, difende e pressa. Si comporta da fuoriclasse: ci leva le chiappe dal fuoco mentre eravamo pericolosamente sotto per 2-1.

Milito 1. Un passo avanti rispetto a sabato, quando gli avevo dato zero in pagella. Inizia bene, con un sinistro prepotente da cui scaturisce il gol del vantaggio di Snejider. Dopodiché fa un autorete di testa. E annega nella pioggia. Ma lo sappiamo: lui tornerà forte come prima.

Dalla panchina Coutinho 6,5 [foto Inter]. Un paio di verticalizzazioni con triangoli rapidi. Guadagna due calci di punizione. Tira due volte ma incontra la muraglia umana davanti che respinge. È solo un mio umile pensiero: questo deve giocare molto di più. Io vedo i lampi del fuoriclasse. Pregasi ricordarsi che stiamo parlando di un bimbo: ha 18 anni. Su Benitez, un po' di coraggio, su.
                                                                                                                                                      

sabato 11 settembre 2010

Cesena-Milan 2-0. I rossoneri DEVONO vincere tutto. Altrimenti è fallimento


Quando l’Inter di Moratti spendeva un sacco di soldi d’estate, era la favorita. E non vinceva. Arrivavano per questo le pernacchie. Mi pare doveroso sottolineare che il Milan ha l’obbligo di vincere tutto: ha speso un pacco di milioni grande quanto una montagna, e ora deve solo trionfare in ogni competizione.

Mi incuriosisce a questo punto l’atteggiamento dei mass media, che da settimane parlano solo di Milan. Sulle tv private del Nord Italia esiste solo il Milan. Le prime pagine di qualche noto quotidiano sportivo sono dedicate solo al Milan.

È un’apoteosi Milan. Con giocatori che d’improvviso s’innamorano di una maglia. Perfino Benitez, placido come uno zio di campagna, se n’è accorto. E in settimana è sbottato. Benvenuto anche a lui nel mondo Inter. Qui guai ad abbassare la guardia, se no ti stritolano mediaticamente, con pericolosi risvolti anche in campo: vedi entrate da dietro e falli di mano in area che non vengono sanzionati con calci di rigore. Mourinho l’aveva capito subito. Il buon Rafa ne sta prendendo coscienza: serve controbattere punto su punto.

Il Milan vincerà tutto: l’ha detto Ibrahimovic. Per me, era e resta favoritissimo. Nonostante l'Inter dia segni di risveglio.
                                                                                                                                                           

Inter-Udinese 2-1. Pagelle. Eto’o 8. Mariga 2. Milito 0.

Julio Cesar 6. Sul cross che ha generato il gol (colpo di testa di Floro Flores) doveva uscire. E dopo la zuccata dell’attaccante, tuffarsi. Poi diventa sicuro, salvando fuori dall’area con tempismo perfetto per sventare un’incursione udinese in contropiede.

Zanetti 6. Ammonito subito, non entra più con decisione per evitare il rosso. Viene preso d’infilata da Sanchez un paio di volte. Non male quando scende sulla destra.

Samuel 5,5. Perde Floro Flores sul gol. Poi si riprende.

Lucio 8. Segna di sinistro alla grande. Difende coi denti, si propone in attacco. La nostra colonna.

Chivu 5. Fa il suo compitino. È un atleta sul viale del tramonto.

Cambiasso 6,5. Si danna con pressing sulla trequarti e a metà campo.

Mariga 2. Primo tempo promettente. Ripresa sulle ginocchia. Anziché tirare, fa un passaggino al portiere avversario. Nell’ultimo quarto d’ora è un fantasma. Improponibile. O lo usi per una decina di minuti finali, o lo mandi a farsi le ossa altrove.

Biabiany 5. Non incide. Giovane, ha bisogno di tempo.

Snejider 6,5. Primi 45 minuti con lanci e passaggi illuminanti. Secondo tempo discreto. Procura il rigore.

Eto’o 8. È il leader attuale. Gioca a sinistra ed è costantemente pericoloso. Rapido, reattivo. Tira malissimo il rigore, poi è lesto a ribattere in rete.

Milito 0. Un paracarro. Lo aspettiamo.

[foto via Inter]  
                                                                                                                                                             

mercoledì 1 settembre 2010

Milan campione d’Italia 2010-2011


Il campionato è terminato alle 19 di martedì 31 agosto: l’ha già stravinto il Milan. Una squadra meravigliosa senza avversari, con un attacco atomico formato da Pato, Ronaldinho, Ibra e Robinho. Sono i più forti, di gran lunga, e non ho nessun problema ad ammetterlo. Così come mi piaceva da pazzi la coppia Gullit-Van Basten. L’Inter avrebbe potuto rispondere con un centrocampista e un attaccante di qualità: non è arrivato nessuno.

Moratti non ha voluto sborsare un euro. Non credo alle dietrologie, della serie: adesso hai vinto davvero troppo, smettila che ci stai dando serio fastidio. Penso piuttosto che il Petroliere voglia quanto prima raggiungere la parità di bilancio. È un suo diritto.

Benitez può salvare la stagione centrando la coppa Intercontinentale (mi piace chiamarla in quel modo) di dicembre. Ma con una rosa così conciata, perfino affrontare l’Internacional diventerà un incubo. L’obiettivo non dichiarato dei nerazzurri è entrare in zona Champions: se la vedrà con Roma, Juve e Napoli (Cavani è fortissimo, che coppia con Lavezzi).

A mio modesto avviso, là in mezzo, fra i nerazzurri, c’è un nuovo Zico: Coutinho. L’unica speranza per restare a galla è una sua esplosione. Il 18enne brasiliano, però, vede poco il campo. E se gioca la mezz’ora finale come ala destra (vedi Bologna), è dannoso.

Capitolo Champions: Barcellona, Chelsea e Milan alla pari per vincerla. Forse l’Inter può superare la fase eliminatoria.

Onore al Milan campione d’Italia 2010-2011. La lotta si riaprirà solo dalla stagione 2011-2012.

[foto via Milan]
                                                                                                                                                               

lunedì 30 agosto 2010

Bologna-Inter 0-0: Benitez, l’uomo-camomilla che non conosce il pianeta nerazzurro. Servono gli elettrochoc di Mourinho

Benitez non ci sta capendo niente. La scorsa stagione Mourinho ha fatto un miracolo, mettendo a segno un’irripetibile tripletta grazie a continui elettrochoc alla squadra. José attaccava stampa, giornalisti singoli, giocatori avversari, allenatori, arbitri. E poi metteva nel mirino qualche proprio giocatore, vedi Balotelli. Mourinho aveva compreso che servono continue scosse mediatiche, si doveva far vivere la squadra come afflitta da sindrome di accerchiamento, occorreva un catenaccio a doppia mandata in campo e fuori, condito con contropiede di gioco e verbale.

Perché l'Inter non ha la forza del Brasile 1970. L'Inter è come l'Italia 1982: inferiore alle altre (leggi Chelsea, Barcellona e Bayern), ma vincente; così come la Nazionale di Bearzot stava sotto ad Argentina, Brasile e Germania. Mi spiace, ma Benitez invece vive sulla Luna. Pensa di avere in mano una rosa tale da consentirgli un atteggiamento bonario, da zio pacioccone, con la stampa, e con i propri giocatori. Reputa che bastino tranquillità e flemma. In panchina suda in silenzio, accompagnandosi con un asciugamano. Sarebbero necessari urlacci e sfuriate. Lo vorrei vedere paonazzo, con le vene del collo che esplodono dalla furia.

Per scatenare l’Inter occorre passione, ardore, furore. Serve il sangue agli occhi, la rabbia che ribolle nelle arterie. Si deve trasmettere cattiveria e ferocia agonistica. Come faceva Mourinho, raffinato psicologo. Benitez è un uomo-camomilla. Te lo puoi permettere se hai in squadra Pelé e Maradona. Con Pandev che sbaglia due appoggi e uno stop, ti alzi dalla panchina e cominci a urlare così forte che si deve sentire solo te nello stadio.

Una piccolissima annotazione tattica, disquisizioni che generalmente mi annoiano. Che Benitez sia in stato confusionale lo dimostra una scelta precisa: ha schierato Coutinho come ala destra. Allora, caro Rafa, usciamo subito dall’equivoco: o piazzi il brasiliano dietro le due punte, oppure è meglio che lo mandi a farsi le ossa in serie B, dove volano calci e sputi. Perché altrimenti si rischia pure di bruciare Coutinho.

In questo momento, non vedo avversari all’altezza del Milan in campionato e della coppia Barcellona-Chelsea in Champions. L’Inter di Benitez è una spanna sotto i cugini e tre spanne sotto catalani e inglesi.

[foto via Inter]
                                                                                                                                                              

lunedì 23 agosto 2010

Moratti spettacolo: “Meglio multietnici che comprare le partite”. Era ora, presidente!

È un po’ che a noi interisti rompono le scatole perché abbiamo preso a vincere, interrompendo quel simpatico ping pong fra Milan e Juve, che vincevano a turno gli scudetti, con qualche interruzione pubblicitaria in occasione del Giubileo: vedi scudetti di Roma e Lazio. “L’Inter vince solo in Italia”, dicevano. Poi è arrivata pure la Champions. Anzi una tripletta che le altre italiane se la scordano: coppa Italia, scudetto e Champions. Irripetibile. “Eh no, ma l’Inter è piena zeppa di stranieri, non ci rappresenta”: ecco l’altra puttanata per sminuire i successi del Biscione. La Nazionale non vince? La responsabilità è dell’Inter: non ha italiani.

A Massimo Moratti rimproveravo il suo eterno silenzio di fronte ai continui attacchi mediatici, per via di imperi della comunicazione avversi. La scorsa stagione c’era Mourinho che le cantava a tutti, ma mi sarebbe piaciuto un bel comunicato ufficiale sul sito dell’Inter (al contrario, ingessato come una guardia di confine bulgara): “Mi avete rotto i cosiddetti, con le vostre continue manifestazioni di prostituzione intellettuale”. Invece nulla, silenzio continuo e totale. A mio giudizio, un errore politico: è anche con la comunicazione che si diventa una grande squadra; se subisci sempre il pressing, finisce che certe partite - guardacaso - le giochi in nove con due espulsi; hai gli assistenti arbitrali che esultano se non vinci; ti squalificano i giocatori con la prova tv; e via discorrendo.

Ma pochi minuti fa, il Petroliere ha messo a segno la sua tripletta personale: coppa Italia, scudetto e Champions, come mai nessuno prima. La crisi del calcio italiano dipende dal fatto che l'Inter ha pochi italiani? Massimo Moratti: “Meglio essere multietnici che comprare le partite”. Sì, ti vogliamo così!
                                                                                                                                                               

domenica 1 agosto 2010

Inter-Manchester City 3-0: un Philippe Coutinho Correia da urlo. È un potenziale fenomeno

Mi interessa poco o nulla del punteggio di Inter-Manchester City (3-0). Men che meno della doppietta di Obinna, che per quanto mi riguarda non è un giocatore da Inter, giacché dà il meglio di sé quando la propria squadra è già in vantaggio. Me ne impippo pure di schemi, moduli tattici e condizione atletica della squadra. E non giudico Benitez da queste partitelle (a proposito, ci ho preso in pieno). Ma, qualche ora fa, ho visto giocare uno che mi ha calcisticamente emozionato: lui si chiama Philippe Coutinho Correia. Ossia Coutinho. Anche soprannominato Philippinho.

Il ragazzino neo18enne, nato a Rio de Janeiro il 12 giugno 1992, è un trequartista brasiliano, ex Vasco da Gama e - finché minorenne - titolare del Brasile under 17. Quando quel mostro sacro di Careca, ex attaccante del Napoli, l’ha paragonato a Zico (uno dei migliori di ogni epoca), ho pensato a un’esagerazione carioca, per simpatia verso l’allora 17enne Coutinho. Ma adesso che l’ho visto per un minutaggio sufficiente lontano dal Brasile, e dopo aver preso calcioni mica di ridere dai difensori del Manchester City, Philippinho mi ha flashato.

Zabaleta, difensore argentino del Manchester City, dev’essere ancora sotto choc: il cucciolino nerazzurro l’ha letteralmente tirato scemo. Ci sono volute le cattive maniere (in un’amichevole) e per giunta con la collaborazione di un Company in versione wrestling, per atterrarlo.

Coutinho ha i primi tre passi che ti fulminano: la mini progressione iniziale è atleticamente esaltante. I cambi di direzione sono fulminei. Mette in campo una personalità strabordante: te ne accorgi anche perché non protesta, non fa smorfie, sceneggiate, boccacce, falli di reazione; lui illumina il gioco in silenzio. E ha più volte rincorso l’avversario.

Mi ero già divertito a vederlo in allenamento ad Appiano, quando però l’agonismo era inevitabilmente spento. Col Manchester City s’è accesa la lampadina del genio, non c’è dubbio.

Il suo difetto principale? Non è a suo agio nei pressi della linea centrale del campo. Ama svariare dietro le punte, a ridosso dell’area di rigore. Un istinto tipico di chi ha il football nel sangue, e lo vive con la passione verdeoro. Coutinho non gioca, lui balla sul rettangolo con il samba nelle vene.

Alto 171 centimetri per 72 chilogrammi, viene considerato leggerino per i campi di calcio europei. Fesserie. Per quanto mi riguarda, può restare così magro per i prossimi 15 anni. Ha una complessione fisica particolarissima, che merita di non essere cambiata artificialmente. A differenza di alcuni colleghi (di altre squadre), spero che si tenga lontano da tentazioni farmacologiche utili solo a stupire con addominali scolpiti e bicipiti mastodontici. Si guardi i filmati del Pelé a 17 anni e a 30 anni: prima era magrissimo, poi appena appena più robusto. Eppure è diventato il secondo più grande, alle spalle (e distanziato di tre lunghezze) di Maradona. Oppure osservi la conformazione fisica di un atleta immenso come Eto’o: una gazzella cacciatrice.

Coutinho è un potenziale fenomeno, è un prodigio che può sbocciare da un momento all’altro. Il bambino do Brasil va giudicato quando dovrà giocare sotto stress, con l’ansia della prestazione, con San Siro sul collo, con un pareggio fuori casa che per le squadre più forti - come l’Inter - rappresentano un fallimento. Ne riparliamo ai primi incontri ufficiali. Nel frattempo, vivissimi complimenti a chi se l’è portato a casa per 3,8 milioni di euro.
                                                                                                                                                                  

domenica 13 giugno 2010

Maicon, Milito, Eto’o e Balotelli: Moratti, vendili tutti. Solo Maradona è insostituibile



In 35 anni di calcio, ho conosciuto soltanto un giocatore insostituibile. È quel personaggio grasso e con la barba che si agita continuamente in queste ore: si chiama Diego Armando Maradona. L’unico che ha vinto un Mondiale da solo, nel 1986, con una squadra di animalacci semi-incapaci. L’unico al quale ho visto fare un gol scartando l’intera difesa avversaria, contro l’Inghilterra. L’unico che ha fatto vincere addirittura due scudetti al Napoli, impresa titanica. L’unico che ha trasformato un gioco di squadra come il calcio in uno schema danzato in cui 10 energumeni ruotano attorno a un impareggiabile artista.

Per Maradona, parlo del giocatore, sarei disposto a fare follie, sia in termini di esborso per l’acquisto sia come ingaggio. Grosso modo, fosse oggi sul mercato, El Pibe de Oro viaggerebbe sui 200 milioni di euro come prezzo d’acquisto e sui 20 milioni di euro netti l’anno come stipendio.

Per il resto dei giocatori che ho visto in 35 anni, sostengo che siano tutti sostituibili. Do via Van Basten se mi prendo Zico. Vendo Platini se compro Matthäus. Lascio Falcao se porto a casa Zidane. Ma Maradona… Maradona con chi lo sostituisco? Nessuno alla sua altezza. Con il metro d’arbitraggio attuale, Dieguito sarebbe ancora più forte: i difensori (se si comportassero come negli anni ’80) verrebbero espulsi dopo un quarto d’ora.

La premessa per parlare dei giocatori dell’Inter i quali (in modo più che legittimo) desiderano un ingaggio più alto. Mi riferisco in particolar modo a Maicon e Milito. Ma m’è parso di capire che anche Balotelli, e forse Eto’o, non disdegnerebbero un aumento. In questo caso, vedo due soluzioni per loro: Real Madrid e Manchester City. Le uniche ad avere i soldi per comprarli e ingaggiarli.

Noto un certo fastidio nei tifosi dell’Inter, che vorrebbero confermare in toto la rosa vincente, intesa come la struttura decisiva per la tripletta. In partenza, vedrebbero volentieri gente come Muntari, per dirne uno. Ma i quattro di cui sopra non li lascerebbero mai andar via. E, fossero Moratti (facile ragionare coi soldi degli altri…), sarebbero anche disposti a offrire un ingaggio superiore. Anche se è difficile trovare margini di trattativa per Eto’o, che ha già uno stipendio stellare.

Io, fossi Moratti, li venderei tutti: Maicon, Milito e magari anche Balotelli. Per Eto’o la vedo dura, come spiegavo su. Li cederei. Seguendo la seguente politica.

1) Serve un guadagno economico immediato. Come la stagione scorsa con lo scambio Ibra-Eto’o più un pacco di euro grosso come una montagna. Quindi, via Maicon, Milito e Balotelli, a patto di incassare decine di milioni di euro. Fisso io il prezzo, senza margini per trattare.

- Maicon 35 milioni di euro.

- Milito 40 milioni di euro.

- Balotelli 50 milioni di euro, in ragione della giovane età.

Oltretutto, si ha un risparmio a livello di ingaggio. Diciamo un triennale da sei milioni di euro l’anno a Maicon, Milito e Balotelli: 54 milioni risparmiati in tre anni.

2) Vado a caccia di affari a costi ragionevoli per sostituire quei campioni, magari anche cambiando il modulo di gioco. Posso utilizzare Zanetti al posto di Maicon, spostando Chivu a sinistra. Punto su giovani emergenti per dare il cambio al capitano e al romeno. Rilancio Santon (sempreché abbia voglia di imparare a usare il sinistro), responsabilizzo Biabiany (Parma) e Ranocchia (Bari), Fossati, Destro. Scommetto su Aguirregaray (Peñarol).

3)
Irrobustisco il centrocampo con la coppia di frangiflutti formata da Cambiasso e Mascherano, che compro per denaro (13-15 milioni di euro) più Muntari. Il pianeta è pieno di campioni: Johnson, Torres e Gerrard sono i primi nomi che mi vengono in mente. Anche perché giocano in una squadra, il Liverpool, che non ha tanto da tirare la corda. E poi Aguero e Tevez, Krasic.

4)
Non voglio invece né Higuain né Vucinic. Se il Real Madrid, dopo Samuel, Cambiasso e Sneijder si vuole liberare di altri giocatori fortissimi, siamo qui ad attendere Xabi Alonso, grazie.

5) Vendo Burdisso (che non è all’altezza dell’Inter) alla Roma per parecchi soldi. Non si scappa. Niente contropartite tecniche: ai giallorossi prenderei immediatamente De Rossi, che però è alla portata economica solo di Perez.

6) Mi resta sul groppone Quaresma, un brocco (un errore madornale di Mourinho) che adesso nessuno si fila. E ho qualche problema pure con Obinna e Suazo. Di A. Mancini (al Milan) per fortuna non dovremmo mai più sentir parlare.

È una politica che adotterei nei prossimi 20 anni. La strategia vincente ce l’hanno indicata Vieri e Ibra, che noi tifosi dell’Inter non smetteremo mai di ringraziare. Dalla intelligentissima cessione di quei due è nata la Grande Inter. Una strada che va percorsa con ancora maggiore convinzione. Ci si ferma solo se nella tua squadra gioca Maradona. Le immagini nel video su le vedremo ancora.