Ora lo criticano: dicono che Gattuso, durante, Milan-Inter 0-4 fosse nervoso, falloso, un po’ fuori di testa. In realtà, Rino è l’unico milanista ad averlo giocato, quel derby stramaledetto dai tifosi rossoneri, quell’incubo che agiterà le notti dei fan del Diavolo. Gattuso ci ha messo cuore, passione, corsa. Sullo 0-0 ha tenuto il centrocampo in piedi da solo. Sull’1-0 per l’Inter, mentre Jankulovski era intento a raccogliere margheritine sulla fascia sinistra e Ronaldinho si aggiustava la coda, l’unico a rincorrere Eto’o è stato proprio Gattuso.
Dopo che s’è fatto male, ha intelligentemente chiesto il cambio. Ha fiutato la legnata: l’Inter - ha pensato - ci è superiore se giochiamo in 11 contro 11, figuriamoci in 10. Quindi, è arrivata l’entrataccia su Sneijder. “Ehi, non dovevi farlo”: gli rimproverano. “Non dovevi lasciarci in 10”. Già, belli spaparanzati sulla poltrona, è facile dare giudizi su chi corre per quattro con una caviglia che ha i legamenti in fiamme. Te li vedi spuntare da tutte le parti quelli dell’Inter, ed è comprensibile che nella foga agonistica ci scappi il calcione. Esiste pure la frustrazione verso chi ti è superiore nella corsa prolungata (Eto’o) e nello scatto breve (Sneijder).
Infine, la sfuriata contro la panchina. Anche in questo caso, giù critiche a Gattuso. Il motivo? Certe cose dovrebbero restare nello spogliatoio. Il destinatario dell’arrabbiatura non è chiaro. Sta di fatto che, se uno in campo chiede il cambio immediato, un altro in panchina deve schizzare come un fulmine. Specie quando hai di fronte quelle tigri nerazzurre. Per quanto mi riguarda, Rino aveva tutte le ragioni per vaffanculare in mondovisione qualche bell’addormentato. Con quel rimprovero, Gattuso ha lanciato un messaggio: questo è il Milan (pieno di professionisti strapagati) e non una squadra di oratorio; un po’ di rispetto verso i tifosi, grazie.
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista dell'auto: settore legale (attualità e inchieste)
domenica 30 agosto 2009
Milan-Inter 0-4: io difendo Gattuso
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
sabato 29 agosto 2009
Milan-Inter 0-4: con Sneijder subito! Mai visto un allenatore coraggioso come Mourinho
Non so se Mourinho sia tatticamente preparato, se sappia motivare i giocatori o se più semplicemente, come sostiene qualcuno con malizia, si sappia vendere bene ai presidenti delle società di calcio e alla stampa. Non so neppure se vincerà come la stagione scorsa oppure se farà flop. Ho tuttavia una certezza: questo personaggio controverso possiede due testicoli grossi come una casa. Seguitemi e vi spiego perché.
Wesley Sneijder (si pronuncia Sneider) arriva dal Real Madrid da qualche ora. Qualsiasi allenatore lo torturerebbe con allenamenti, test atletici, schemi tattici, moduli lunari. Mourinho invece lo mette in campo. Che cosa? Se l’olandese sbaglia partita o se l’Inter perde, il portoghese viene crocifisso: garantito.
Della serie: non puoi schierare subito uno che non ha mai giocato con l’Inter; non è ammissibile rivoluzionare una squadra per un uomo soltanto; è inconcepibile snaturare un’impostazione tattica di antica data. E ancora: Mourinho non capisce niente di calcio; Mourinho le spara a casaccio; Mourinho è un chiacchierone e basta; complimenti, Mourinho s’è preso un bel bidone dal Real.
Cavolo, invece Sneijder è la chiave del match. È l’unico a essere in partita nell’Inter durante i primi 15 minuti. È il primo a dare la scossa con una bordata al fulmicotone parata benissimo da Storari. Detta i tempi, dà ritmo, non butta mai via il pallone. Era il trequartista benedetto che voleva il portoghese. D’altronde, il Real aveva già regalato Cambiasso all’Inter. E lì a Madrid lo stanno ancora rimpiangendo.
In quanto a Leonardo, mi pare che si sia esagerato col nuovo gioco rapido a due tocchi e via del brasiliano. La stampa dava questo messaggio: con Ancelotti il Milan era lento e prevedibile; con Leo tutto cambierà. Interessante, Carletto voleva perdere a tutti i costi; mentre il sudamericano impone tutto un altro tipo di football. Mah… Quindi Ancelotti, secondo gran parte dei mass media, si divertiva a perdere facendo andare la squadra a due all’ora. Misteri della comunicazione moderna. Per parte mia, ho sempre difeso Ancelotti. Autore di miracoli rossoneri, altroché.
Wesley Sneijder (si pronuncia Sneider) arriva dal Real Madrid da qualche ora. Qualsiasi allenatore lo torturerebbe con allenamenti, test atletici, schemi tattici, moduli lunari. Mourinho invece lo mette in campo. Che cosa? Se l’olandese sbaglia partita o se l’Inter perde, il portoghese viene crocifisso: garantito.
Della serie: non puoi schierare subito uno che non ha mai giocato con l’Inter; non è ammissibile rivoluzionare una squadra per un uomo soltanto; è inconcepibile snaturare un’impostazione tattica di antica data. E ancora: Mourinho non capisce niente di calcio; Mourinho le spara a casaccio; Mourinho è un chiacchierone e basta; complimenti, Mourinho s’è preso un bel bidone dal Real.
Cavolo, invece Sneijder è la chiave del match. È l’unico a essere in partita nell’Inter durante i primi 15 minuti. È il primo a dare la scossa con una bordata al fulmicotone parata benissimo da Storari. Detta i tempi, dà ritmo, non butta mai via il pallone. Era il trequartista benedetto che voleva il portoghese. D’altronde, il Real aveva già regalato Cambiasso all’Inter. E lì a Madrid lo stanno ancora rimpiangendo.
In quanto a Leonardo, mi pare che si sia esagerato col nuovo gioco rapido a due tocchi e via del brasiliano. La stampa dava questo messaggio: con Ancelotti il Milan era lento e prevedibile; con Leo tutto cambierà. Interessante, Carletto voleva perdere a tutti i costi; mentre il sudamericano impone tutto un altro tipo di football. Mah… Quindi Ancelotti, secondo gran parte dei mass media, si divertiva a perdere facendo andare la squadra a due all’ora. Misteri della comunicazione moderna. Per parte mia, ho sempre difeso Ancelotti. Autore di miracoli rossoneri, altroché.
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
US Open, il mistero del tabellone di Federer: facile per la Gazzetta, difficile per la Repubblica!
Lo so che ognuno può avere un’opinione diversa sull’esito di un incontro sportivo; sono consapevole anche del fatto che non tutti possono essere d’accordo su chi sia il più bravo in un certo sport; tuttavia, il caso che andrò a illustrarvi è clamoroso.
Di recente, s’è svolto il sorteggio dei 129esimi Campionati Internazionali degli Stati Uniti. Favorito Federer, il più grande di ogni epoca. Il 27 agosto scorso, la Gazzetta.it titola (foto a sinistra): “US Open ‘easy’ per Federer”. Sommario: “Tabellone facile per lo svizzero campione uscente: evitati Murray, Nadal e Del Porto. Sfide vere dalla semifinale”.
E l’articolo dice: “Strada spianata — La sorte ha evitato al numero 1 del mondo ovviamente Andy Murray, ma soprattutto sia Rafael Nadal che Juan Martin Del Potro. Così il torneo vero di Federer inizierà soltanto sabato 12 settembre quando dovrà affrontare in semifinale il vincente del quarto più atteso tra Novak Djokovic e Andy Roddick. Ma andiamo con ordine; lo svizzero esordirà con Davin Britton, numero 1364 del mondo con appena 8 punti Atp in cascina; poi avrà il tedesco Simon Greul (n° 64) e al terzo turno l'affascinante sfida con Lleyton Hewitt che è stata la finale in questo torneo nel 2004 (la famosa finale capolavoro del ‘double bagels’, 6-0 7-6 6-0). Negli ottavi poi o James Blake o Tommy Robredo e nei quarti o Davydenko, o Soderling o Querrey. Poi la semifinale appunto con Djokovic o Roddick che non dovrebbero mancare l'appuntamento”.
Bene. Ora leggiamo Repubblica.it (foto a sinistra). Titolo: “Federer, strada in salita” Sommario: “Nella corsa verso il 6° titolo di fila a Flushing Meadows l'elvetico pesca Hewitt, Blake, Davydenko, e uno tra Djokovic e Roddick. Più agevole il percorso che attende Nadal”.
E nel testo: “La corsa verso il 6° titolo consecutivo a New York, 16° dello Slam, inizia tutta in salita per Roger Federer che, alla vigilia degli imminenti US Open, non è certo stato aiutato dal sorteggio, ben più benevolo nei confronti di Andy Murray e Rafael Nadal, capitati nella parte bassa del tabellone. Al di là, infatti, di un avvio agevole (la wild-card statunitense Britton e poi Greul) l'elvetico dovrà sbarazzarsi, nell'ordine, prima del redivivo Hewitt, poi dell'idolo di casa Blake, quindi del russo Davydenko, protagonista dell'estate con le vittorie a Umago e ad Amburgo, e, infine, con uno tra Djokovic e Roddick. Tutti avversari, insomma, in grado di portargli via diverse energie”.
Non solo, Repubblica “vede” bene Nadal: “Ben più in discesa è il percorso che attende Nadal: difficile che lo possa impensierire un Gasquet appena rientrato dalla squalifica per cocaina e uno tra Kiefer e Llodra, due tipi troppo discontinui per contrastare il regolarista maiorchino. Poi ci sarebbero Almagro, Ferrer e uno tra Tsonga, Berdich o Gonzalez, tutti in condizioni di forma non certo eccellenti”.
Io non ci capisco più niente. Questo benedetto tabellone di Federer è facile o difficile? Cerco esperti che mi possano illuminare. Così potrei anche capire se la quota dei bookmaker che danno lo svizzero vincitore sia allettante o no: di solito, per questo US Open, è dato a 2.
Di recente, s’è svolto il sorteggio dei 129esimi Campionati Internazionali degli Stati Uniti. Favorito Federer, il più grande di ogni epoca. Il 27 agosto scorso, la Gazzetta.it titola (foto a sinistra): “US Open ‘easy’ per Federer”. Sommario: “Tabellone facile per lo svizzero campione uscente: evitati Murray, Nadal e Del Porto. Sfide vere dalla semifinale”.
E l’articolo dice: “Strada spianata — La sorte ha evitato al numero 1 del mondo ovviamente Andy Murray, ma soprattutto sia Rafael Nadal che Juan Martin Del Potro. Così il torneo vero di Federer inizierà soltanto sabato 12 settembre quando dovrà affrontare in semifinale il vincente del quarto più atteso tra Novak Djokovic e Andy Roddick. Ma andiamo con ordine; lo svizzero esordirà con Davin Britton, numero 1364 del mondo con appena 8 punti Atp in cascina; poi avrà il tedesco Simon Greul (n° 64) e al terzo turno l'affascinante sfida con Lleyton Hewitt che è stata la finale in questo torneo nel 2004 (la famosa finale capolavoro del ‘double bagels’, 6-0 7-6 6-0). Negli ottavi poi o James Blake o Tommy Robredo e nei quarti o Davydenko, o Soderling o Querrey. Poi la semifinale appunto con Djokovic o Roddick che non dovrebbero mancare l'appuntamento”.
Bene. Ora leggiamo Repubblica.it (foto a sinistra). Titolo: “Federer, strada in salita” Sommario: “Nella corsa verso il 6° titolo di fila a Flushing Meadows l'elvetico pesca Hewitt, Blake, Davydenko, e uno tra Djokovic e Roddick. Più agevole il percorso che attende Nadal”.
E nel testo: “La corsa verso il 6° titolo consecutivo a New York, 16° dello Slam, inizia tutta in salita per Roger Federer che, alla vigilia degli imminenti US Open, non è certo stato aiutato dal sorteggio, ben più benevolo nei confronti di Andy Murray e Rafael Nadal, capitati nella parte bassa del tabellone. Al di là, infatti, di un avvio agevole (la wild-card statunitense Britton e poi Greul) l'elvetico dovrà sbarazzarsi, nell'ordine, prima del redivivo Hewitt, poi dell'idolo di casa Blake, quindi del russo Davydenko, protagonista dell'estate con le vittorie a Umago e ad Amburgo, e, infine, con uno tra Djokovic e Roddick. Tutti avversari, insomma, in grado di portargli via diverse energie”.
Non solo, Repubblica “vede” bene Nadal: “Ben più in discesa è il percorso che attende Nadal: difficile che lo possa impensierire un Gasquet appena rientrato dalla squalifica per cocaina e uno tra Kiefer e Llodra, due tipi troppo discontinui per contrastare il regolarista maiorchino. Poi ci sarebbero Almagro, Ferrer e uno tra Tsonga, Berdich o Gonzalez, tutti in condizioni di forma non certo eccellenti”.
Io non ci capisco più niente. Questo benedetto tabellone di Federer è facile o difficile? Cerco esperti che mi possano illuminare. Così potrei anche capire se la quota dei bookmaker che danno lo svizzero vincitore sia allettante o no: di solito, per questo US Open, è dato a 2.
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Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
domenica 23 agosto 2009
Inter-Bari 1-1: nerazzurri senza Ibra e senza gioco. Sono guai
Il Football Club Internazionale Milano non ha un gioco: l'ha detto la prima giornata di campionato. È dalla stagione 1979-80 che non ha schemi validi. Fate con me un salto nel passato.
Con l'allenatore Eugenio Bersellini, ingaggiato nel 1977, l'Inter aveva un trequartista, Beccalossi, che ispirava le punte Altobelli e Muraro. Pasinato stava largo sulla destra, mentre Oriali, Caso e Marini tessevano bene la tela a centrocampo. Ma dall’addio del Sergente di ferro (soprannome di Bersellini), nel 1982, l’Inter s’è affidata ai solisti. Idem con Giovanni Trapattoni, che per il miracoloso scudetto nel 1989 (all’epoca Milan e Napoli erano mostruosamente forti) puntò tutto sullo strapotere atletico di Matthäus (fra i più portentosi degli ultimi 30 anni) e Brehme, oltre che sulle incornate di Serena. Con Simoni, nel 1997-98, lo schema era: palla a Ronaldo. Tuttavia, lo scudetto non arrivò per una stranissima serie di errori arbitrali pro Juve. Nel suo primo anno, nel 2004, Roberto Mancini tentò di dare un gioco arioso alla squadra, in parte riuscendoci: massacrato dalla stampa per i numerosi pareggi, ci rinunciò. E così ecco il classico modulo dell’Inter manciniana: lancio a Ibra e gol. Nel 2008 arriva José Mourinho e le cose peggiorano: zero gioco, ma tricolore.
E oggi? Durante Inter-Bari, ho visto pochi smarcamenti sulle fasce (vedi Maicon), troppi tocchi inutili (vedi Motta), attaccanti con la testa bassa (vedi Milito), difesa fallosa (vedi Materazzi), impostazione della manovra faticosa (vedi Lucio).
D'altronde, fare l'allenatore dell'Inter è difficilissimo: devi portare subito risultati, hai il compito di assemblare la rosa fra Stati Uniti, Pechino e l'afa della Lombardia, anziché con un sano ritiro in montagna. Mourinho è strapagato soprattutto per questo. Ma, proprio come chi l'ha preceduto, fa fatica a dare un'impronta alla squadra. Obiettivo da raggiungere assolutamente, vista l'assenza dell'unico fuoriclasse che giocava nell'Inter: Ibra.
Prevedo un'Inter implacabile in contropiede, specie fuori casa. Invece, per le partite di San Siro, con gli avversari che chiamano sempre in causa il portiere attraverso retropassaggi per poi ripartire all'improvviso (come il Bari oggi), i nerazzurri faranno una fatica boia. Doveva arrivare un trequartista, proprio per i match in casa; in sua assenza, condivido l'idea di Mourinho di ricorrere quasi subito a Balotelli, l'unico in grado di dare fantasia all'attacco.
Chiudo su Eto'o. Giocare a San Siro è un massacro psicologico. Qui ci han lasciato le penne Gilardino, Suazo, Quaresma e altri calciatori. Era il suo esordio. Mi è parso paralizzato dalla tensione, specie quando s'è divorato il 2-0 da solo davanti al portiere. Comprensibile. Vedremo se l'affare l'ha fatto l'Inter o il Barca. Al momento, propendo per la seconda ipotesi. Anche perché Eto'o l'Inter l'ha preso proprio perché faccia i gol cosiddetti facili, quelli che Ibra - secondo la critica - non realizzava.
[foto via Inter]
Con l'allenatore Eugenio Bersellini, ingaggiato nel 1977, l'Inter aveva un trequartista, Beccalossi, che ispirava le punte Altobelli e Muraro. Pasinato stava largo sulla destra, mentre Oriali, Caso e Marini tessevano bene la tela a centrocampo. Ma dall’addio del Sergente di ferro (soprannome di Bersellini), nel 1982, l’Inter s’è affidata ai solisti. Idem con Giovanni Trapattoni, che per il miracoloso scudetto nel 1989 (all’epoca Milan e Napoli erano mostruosamente forti) puntò tutto sullo strapotere atletico di Matthäus (fra i più portentosi degli ultimi 30 anni) e Brehme, oltre che sulle incornate di Serena. Con Simoni, nel 1997-98, lo schema era: palla a Ronaldo. Tuttavia, lo scudetto non arrivò per una stranissima serie di errori arbitrali pro Juve. Nel suo primo anno, nel 2004, Roberto Mancini tentò di dare un gioco arioso alla squadra, in parte riuscendoci: massacrato dalla stampa per i numerosi pareggi, ci rinunciò. E così ecco il classico modulo dell’Inter manciniana: lancio a Ibra e gol. Nel 2008 arriva José Mourinho e le cose peggiorano: zero gioco, ma tricolore.
E oggi? Durante Inter-Bari, ho visto pochi smarcamenti sulle fasce (vedi Maicon), troppi tocchi inutili (vedi Motta), attaccanti con la testa bassa (vedi Milito), difesa fallosa (vedi Materazzi), impostazione della manovra faticosa (vedi Lucio).
D'altronde, fare l'allenatore dell'Inter è difficilissimo: devi portare subito risultati, hai il compito di assemblare la rosa fra Stati Uniti, Pechino e l'afa della Lombardia, anziché con un sano ritiro in montagna. Mourinho è strapagato soprattutto per questo. Ma, proprio come chi l'ha preceduto, fa fatica a dare un'impronta alla squadra. Obiettivo da raggiungere assolutamente, vista l'assenza dell'unico fuoriclasse che giocava nell'Inter: Ibra.
Prevedo un'Inter implacabile in contropiede, specie fuori casa. Invece, per le partite di San Siro, con gli avversari che chiamano sempre in causa il portiere attraverso retropassaggi per poi ripartire all'improvviso (come il Bari oggi), i nerazzurri faranno una fatica boia. Doveva arrivare un trequartista, proprio per i match in casa; in sua assenza, condivido l'idea di Mourinho di ricorrere quasi subito a Balotelli, l'unico in grado di dare fantasia all'attacco.
Chiudo su Eto'o. Giocare a San Siro è un massacro psicologico. Qui ci han lasciato le penne Gilardino, Suazo, Quaresma e altri calciatori. Era il suo esordio. Mi è parso paralizzato dalla tensione, specie quando s'è divorato il 2-0 da solo davanti al portiere. Comprensibile. Vedremo se l'affare l'ha fatto l'Inter o il Barca. Al momento, propendo per la seconda ipotesi. Anche perché Eto'o l'Inter l'ha preso proprio perché faccia i gol cosiddetti facili, quelli che Ibra - secondo la critica - non realizzava.
[foto via Inter]
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