giovedì 16 giugno 2011

Moratti ha il diritto di fare quello che vuole dell’Inter. Che noia i tifosi nerazzurri travestiti da poppanti


È un suo diritto: spendere poco, incassare prima di investire. Parlo di Massimo Moratti, presidente cui tutti i tifosi dell’Inter tirano la giacca affinché lui sborsi una quantità planetaria di quattrini e si accaparri campioni extralusso. In realtà, se il Petroliere non va in pressing sul mercato del calcio, i tifosi hanno poco da pretendere: troppo facile fare i presidenti di società calcistiche coi soldi degli altri.

Adesso molti tifosi dell’Inter criticano Moratti perché non programma, perché non prende un allenatore con un progetto a lungo termine e perché non investe in giocatori giovani su cui costruire la squadra del futuro. Che noia questi pseudotifosi così infantili. Sapete cosa si meritano? Che Moratti venda l’Inter. Così scendiamo in Lega Pro nel giro di cinque anni, per poi scomparire dal calcio.

Volete l’Inter in mano agli arabi, agli americani, ai cinesi con tanto grano da spendere? Che pensieri scemi: come se quei signori stranieri venissero qui in Italia a comprare per passione, per amore del calcio, per attaccamento verso l’Inter. C’è solo puro interesse economico: un po’ di fumo negli occhi, fanno i loro affari, poi chiudono bottega e l’Inter muore.

Moratti ci mette l’anima (e un pacco di quattrini grosso come una montagna) per tenere l’Inter su alti livelli. Serve essere obiettivi. I club italiani non possono competere con quelli esteri per svariati motivi, non ultimo il fisco: da noi è molto più pressante che in Spagna, per esempio. E un fuoriclasse sta volentieri al Barcellona o al Real Madrid piuttosto che all’Inter o in un’altra italiana.

Allenatori e calciatori sono ingestibili. Sono multinazionali di se stessi, sempre pronti a cambiare maglia, anche coi contratti in corso o con una parola data. Non puoi fermarli, perché hanno un potere contrattuale immenso. È la legge della domanda e dell’offerta: se un centravanti da 30 gol l’anno si mette sulla piazza, i club inglesi si azzuffano per averlo; se un operatore di call center sussurra al capo che ha qualche problema sul posto di lavoro, riceve una cinghiata sulle gengive.

Ribadisco il concetto espresso un annetto fa, qui: Moratti, vendili tutti. Solo Maradona è insostituibile.

Moratti nulla può contro un sistema negativo, contro uno sbilanciamento economico a proprio sfavore, contro allenatori e calciatori che si fanno corteggiare da club esteri ricchissimi. La programmazione è un miraggio irraggiungibile, per chiunque: si fanno squadre per l’anno successivo. La foto del livello del calcio italiano? Il Milan, campione d’Italia, in Champions è stato spazzato via da una squadretta come il Tottenham. Ed era messo così male atleticamente da non reggere tre partite a settimana: si veda l’oscena doppia sfida col Palermo.

Questo è il football nostrano. E Moratti i miracoli non può farli. Ci si dimentica che il Petroliere ha spezzato l’egemonia Milan-Juve: senza il Petroliere, oggi quelle due sarebbero ancora lì a spartirsi gli scudetti e ad allenarsi in campionato per sprintare il mercoledì in Champions. Ci si dimentica dei cinque scudetti di fila, della tripletta, della cinquina, della miriade di trofei, di un settore giovanile curatissimo. Tifosi strillanti come neonati cui non si dà la poppata serale.

L’Inter resterà nell’élite del calcio europeo con un’oculata gestione delle risorse, andando a caccia di colpi con un rapporto qualità/prezzo elevatissimo. Non c’è spazio per sognare. A meno che si voglia piagnucolare come tifosi-bambini perché il presidente-papà non compra i giocattoli.

screenshot Inter
  

martedì 14 giugno 2011

Inter, le mosse di Moratti: prima o poi i mass media ci prendono. E verranno a spiegarci: noi ve l’avevamo detto

Dicono che i blog le sparano grosse. Dicono che solo i mass media tradizionali siano attendibili. Dicono che la differenza fra un blog e un quotidiano con un secolo di vita addosso sia la verifica delle fonti. Dicono.

Poi leggi i summenzionati quotidiani, e scopri che sanno tutto sulle mosse del presidente dell’Inter Moratti.

“Arriva Guardiola”.

“Resta Leonardo”.

“Inter: Sanchez a un passo”.

“Inter: per Tevez quasi fatta”.

“Inter: scambio Maicon-Kaká”.

Adesso è il turno di Bielsa.

Hanno attribuito all’Inter 22 allenatori e 433 giocatori. Prima o poi i mass media ci prendono. E annunceranno: visto, ve lo avevamo detto, no?

screenshot Inter
      

venerdì 3 giugno 2011

Semifinale Roland Garros 2011: Federer batte Djokovic. Incredibile: a fine carriera, re Roger gioca la partita più bella della sua vita. Nadal gode: troverà in finale un avversario stanchissimo


Federer-Djokovic 7-6(5) 6-3 3-6 7-6(5) in tre ore e 17 minuti: è il verdetto della seconda semifinale del Roland Garros (nella prima Nadal ha spazzato via Murray). A mio giudizio, il match giocato meglio da re Roger nella sua carriera inimitabile, una partita che lo conferma il più grande di ogni epoca. L’elvetico s’è trovato di fronte un Nole che non perdeva dall’anno scorso, e in perfetta forma. Nei primi scambi, il serbo è partito a razzo; poi Federer s’è imposto di misura per 7-6. Secondo set dominato dallo svizzero. Terzo set in mano a Roger, ma d’improvviso si sveglia Djokovic che inizia a tirare ancora più forte e a prendere rischi su ogni palla: Nole si porta a casa il terzo set e va sparato anche nel quarto. Strappa il servizio e serve sul 5-4. A questo punto, Federer estrae dal cilindro colpi meravigliosi, giocati di controbalzo. Si va al tie-break e il livello dell’incontro arriva al vertice: Roger mette di là l’impossibile, il serbo più d’una volta cerca lo sguardo di allenatori, parenti e amici, allargando le braccia. Ne ha tutte le ragioni: l’elvetico è ingiocabile. Finisce 7-5 al tie-break.

Quattro le chiavi del match.

1) La seconda di servizio di Federer, giocata con una scioltezza disarmante, anche nei momenti topici. Per non parlare della varietà nella prima palla: potente alternata ad angoli tremendi e a tagli cattivissimi.

2) Il dritto di controbalzo di Federer. Che non ha mai perso terreno, togliendo respiro a Djokovic.

3) Il rovescio coperto, piatto, talvolta leggermente arrotato in top, di Federer. Alternato a sapienti back.

4) Il linguaggio del corpo e gli occhi di Federer dicevano: gioco con gioia. Sono felice di stare sul campo. Una serenità tennistica che aveva perso negli scorsi mesi, ritrovata grazie a una maggiore propensione offensiva.

Adesso, giustamente, Nadal si frega le mani. In finale, domenica, troverà un Federer stanco, perché ha terminato tardi una semifinale durissima sotto il profilo atletico e mentale. Vivissimi complimenti agli organizzatori del Roland Garros per aver rovinato la finale, spostando gli equilibri nettamente a favore di chi ha disputato la prima semifinale.

Si incontreranno il più grande di sempre sulla terra rossa (lo spagnolo), e il numero uno assoluto mai visto (lo svizzero). Percentuali di vittoria: Nadal, 51%; Federer 49%. Molto dipenderà anche dal clima e dal campo: maggiore la velocità di gioco, più le probabilità che trionfi re Roger; il campo lento (magari col vento a disturbare) avvantaggerebbe invece l’iberico.

screenshot rolandgarros
      

giovedì 2 giugno 2011

Un’immensa Schiavone polverizza la Bartoli e il pubblico più sciocco del pianeta: Francesca, il tennis italiano ti adora


Oggi Francesca Schiavone non ha giocato a tennis, ma a poker. Nella semifinale del Roland Garros vinta 6-3 6-3 contro la Bartoli, s’è trovata di fronte tre ostacoli.

1) Una Bartoli con un linguaggio del corpo sempre aggressivo. La francese vinceva un punto? Si dimenava e provava i colpi a vuoto. Andava in vantaggio sul servizio Schiavone? Si posizionava molto avanti agitando la racchetta a destra e sinistra, brandita con le due mani, per poi balzare indietro un istante prima della battuta dell’italiana. La reazione di Francesca è stata eccezionale: impassibile, come una giocatrice di poker. Smascherando il bluff della Bartoli: dietro quella faccia feroce, c’è un mare di insicurezza.

2)
Disturbata dal pubblico che in un paio di occasioni ha rumoreggiato prima di un suo colpo, la Schiavone se n’è lamentata con l’arbitro: e giù fischi. Su una palla della Bartoli oltre la riga, Francesca ha chiamato l’arbitro a dare un occhio, ottenendo il punto: e giù fischi. Più qualche ululato. Poveri stupidi. Ma la Schiavone, come una giocatrice di poker, ha fatto finta di non sentire e non vedere.

3)
La Schiavone ha letteralmente tirato scema la Bartoli: topponi di dritto sul rovescio della francese, alternati a cross sul dritto dell’avversaria (più molle dell’altro colpo), backspin di rovescio, discese a rete, accelerazioni, cambi di ritmo, servizi lunghi, tagliati, storti. E poi l’ha chiamata a rete imponendole di esibirsi in inguardabili colpo di volo. Ha disorientato la transalpina, togliendole convinzione: alla fine, la beniamina di casa era mentalmente in tilt. Franscesca in stile giocatrice di poker: gli altri al tavolo devono impazzire per via della tua imprevedibilità.

Adesso sotto con la cinese Na Li. Sarà un’altra storia: è pure tre spanne sopra la Stosur (finalista 2010). L’orientale ha una solidità nervosa di tutt’altro tipo, e viene sostenuta da quel suo sorriso che si porta dentro e che si concretizza in un gioco fluido, scorrevole. L’avversaria della Schiavone fa parere facili movimenti e colpi in realtà difficilissimi. La chiave della finale di sabato: aprirsi il campo sul dritto della Na Li, sfondare sul rovescio e prendersi il punto. Sarà una guerra tattica fra le due tenniste più forti al mondo sulla terra rossa. Sento che Francesca - perché italiana - avrà il pubblico contro: quel divertentissimo gruppetto di italiani in tribuna (fra cui una Tathiana Garbin molto sexy con maglietta rossa della Sergio Tacchini) dovrà farsi sentire.

Per fortuna c'è la Schiavone: il tennis italiano le deve fare un monumento. I nostri maschietti sono penosi: fosse per loro, tennisticamente scompariremmo.

foto rolandgarros