sabato 12 dicembre 2009

Bari-Juve. L'1 dato a 4: troppo



La Juve a Bari è strafavorita, e ci mancherebbe. Non conta nulla il fatto che abbia subìto un'eliminazione pesantissima a opera del Bayern. È pur sempre la squadra più scudettata d'Italia e ha fior di campioni. Rifiuto anche l'idea che Ferrara sia diventato un fesso all'improvviso: secondo me, è un ottimo allenatore. Lo difendo. Ha fatto bene la dirigenza a confermarlo.

Tuttavia, noto che la vittoria del Bari sulla Juve è data addirittura a 4 da Snai. Troppo. E c'è perfino chi arriva a 4,3: Better. È questa la scommessa eccitante del sabato sera. Se avete pochi euro da buttare nel gabinetto, tanto vale azzardare un improbabile 1 sulla ruota di Bari. Mi piace farvi vincere soldi con le scommesse: vedi qui.

[foto via Gazzetta]

mercoledì 9 dicembre 2009

Inter-Rubin 2-0: se saltelli, fa le magie Balotelli


Cosa si dice delle squadre eliminate dalla Champions? Che non hanno la mentalità giusta, che sono carenti di personalità da mettere in mostra nelle gare più importanti, che non approcciano psicologicamente la gara nel modo adatto. Ma nell’Inter chi possiede invece quelle caratteristiche vincenti? Il verdetto di pochi minuti fa: Balotelli. Suo il tacco straordinario a Eto’o per l'1-0; sua la punizione stratosferica del 2-0.

Ero e resto della mia opinione, che ho espresso dopo Genoa-Inter 0-5: Balotelli è l’unico dei nerazzurri ad avere colpi da fenomeno.

Splendido anche un altro giovanotto di belle speranze, appena apparso sul palcoscenico del grande calcio; un tipetto che fino a ieri giocava nella Primavera dell’Inter; un pivellino, inesperto e timoroso. Un certo Javier Zanetti. Che ha preso per mano la squadra con discese irresistibili, suonando la carica a compagni paralizzati dalla tensione.

Ottimo anche Sneijder, l’unico dei nerazzurri che sa smistare il pallone in velocità, e che ragiona a mille all’ora. A Mourinho converrà tenerselo buono nelle occasioni importanti: le partite decisive di campionato e Champions. Perché il centrocampista nerazzurro si infortuna spesso: non è una roccia. Il suo utilizzo andrà centellinato nei prossimi mesi.

Coraggiose le scelte di Mourinho stasera. Una squadra a trazione anteriore, con l’intento di fare possesso palla. Il rischio era di farsi infilzare in ripartenza come un tordo. Sarà pure antipatico (specie ai giornalisti cui non rivela la formazione: ma come si permette?!), però nel momento più delicato della stagione ha estratto gli attributi.

Tuttavia (a parte le prodezze individuali), l'Inter non ha mostrato un gioco: se farà così agli ottavi, verrà eliminata; il 2-0 sul Rubin non è un risultato onesto, perché i russi a tratti hanno giocato meglio. Nel prosieguo della stagione, il destino dei nerazzurri è perdere o pareggiare prima di incontri di Champions: i morattiani non hanno una rosa tale da competere su due fronti; va fatta una scelta fra scudetto e coppa Campioni. Se l’Inter vuole giocarsela al massimo in entrambe le competizioni, rischia di perdere tutto, arrivando spompata a marzo.

Champions: Barcellona e Chelsea le mie favorite, nell'ordine. C'è pure il Milan, purché non lotti anche per lo scudetto.

Campionato: Juve favorita, dal momento che si potrà concentrare solo sul campionato, e purché Ferrara non venga esonerato (Ciro sta cavando il sangue dalle rape). A ruota, Inter e Milan, che dovranno ammazzarsi di fatica e infortuni in Champions. 

[foto via Inter]

martedì 8 dicembre 2009

Juve-Bayern 1-4. Qual è la differenza con Juve-Inter 2-1? L’arbitro


Dicono i saggi che l’arbitro incide poco su una partita, e che se una squadra è davvero forte, l’incontro lo vince a prescindere dalle sbadataggini del giudice di gara. Cazzate. Se tra due squadre c’è equilibrio, l’arbitro è il signore indiscutibile del risultato, coadiuvato dai vassalli assistenti (gli ex guardalinee). La scorsa stagione, la semifinale della Champions fra Chelsea e Barcellona l’ha determinata l’arbitro. In buona fede, ha regalato la finale ai catalani. Drogba (Chelsea) gliel’ha fatto notare a muso duro e l’arbitruccio s’è offeso e l’ha fatto squalificare: impertinente d’un ivoriano! La premessa, che mi perdonerete, per dire che la differenza fra Juve-Inter 2-1 e Juve-Bayern 1-4 l’ha fatta l’arbitro.

Prendi Juve-Inter. C’è Saccani che, in buona fede, nel giro di 20 minuti non dà un rigore all’Inter e non espelle Melo e regala un calcio di punizione su simulazione di Del Piero. Sai com’è: giocare in casa della Juve e trovarsi con un arbitro del genere, non è piacevole.

Adesso prendi Juve-Bayern. C’è un arbitro davvero all’altezza, internazionale, non pavido. Fallo del bianconero Caceres sull’1-0 per la Juve: rigore e gol per i tedeschi. Senza quel penalty, come sarebbe finita la partita? Ve lo svelo io: avrebbe vinto la Juve. Sì, perché quelli del Bayern si sarebbero innervositi. E tutti i giocatori avrebbero capito con chi avevano a che fare in campo: un polletto da ingannare con gomitate, simulazioni, tuffi, gioco interrotto, furbizie d’ogni tipo.

Nel calcio, arbitro e guardalinee, senza moviola in campo, sono gli inappellabili profeti del punteggio: hanno un potere smisurato, che non usano però, perché sono tutti in buona fede. Per questo la Fifa non cambia le regole: sa che dei suoi arbitri si può fidare. E la prova che un arbitro è la chiave per vincere te la danno i giocatori in ogni partita: osservate i campioni più rappresentativi di qualsiasi compagine come esercitino ogni genere di pressione sul direttore di gara e sui guardalinee, con proteste, paroline, gesti.

Siccome mi piace valutare un episodio comprendendo il contesto in cui s'è verificato, ho annotato in presa diretta tattica e tipo di gioco dell'ormai celeberrima Francia-Irlanda. I mass media si sono soffermati solo sul famoso fallo di mano di Henry. Grave errore concentrarsi sulla giocata da pallavolista dell'attaccante. Prima del doppio tocco di mano, i francesi avevano rotto le palle all'arbitro e al guardalinee per un'ora e mezzo di fila, per ogni contrasto a centrocampo, per un fuorigioco di tre metri, per qualsiasi falletto: giacchetta nera under pressure uguale errorino a tuo vantaggio. 

In quanto alla Juve e al gioco effervescente sbandierato da certi mass media colorati di bianconero, che vedevano la Zebra volare, adesso diventa la favorita del campionato: se i dirigenti bianconeri non commettono la follia di esonerare Ferrara (sta già facendo i miracoli) per l’ingentissima e drammatica perdita economica dovuta all’eliminazione dalla Champions, e se l’Inter non si suicida fra poche ore, la Juve può dedicarsi esclusivamente allo scudetto. Mentre Inter e Milan dovranno ammazzarsi su due fronti, senza esserne attrezzati: ho visto nerazzurri inguardabili in Europa e un Milan imbarazzante a Zurigo.

[foto via Bayern]

sabato 5 dicembre 2009

Juve-Inter 2-1: bianconeri splendidamente coraggiosi, Marchisio mondiale, arbitro Saccani impresentabile


La Juve batte l’Inter con merito. Ci ha messo più coraggio, più cuore. E soprattutto, i bianconeri hanno Marchisio, eroe della serata, e autore di un gol capolavoro, con coefficiente di difficoltà 10. Dribbling nello strettissimo su Samuel e pallonetto sopraffino su un mediocre (stasera, come nelle ultime partite) Julio Cesar: la rete più bella della stagione 2009-2010 (per ora) fra tutte le competizioni europee. Marchisio può prendere per mano la Juve in campionato e Champions, e spero che diventi il protagonista del Mondiale in Sudafrica.

La squadra di Ferrara ha vinto quasi tutti i duelli individuali sulla fasce: quella la chiave del match. Con un ottimo Caceres, il secondo migliore in campo dopo Marchisio. C’è soltanto un giocatore dell’Inter capace di spingere ai lati lunghi del rettangolo: Maicon. Che stasera era squalificato. S’è visto. Tuttavia, pure col brasiliano titolare, a Barcellona i nerazzurri parevano smarriti. I morattiani fanno una gran fatica a reggere psicologicamente il doppio impegno campionato-Champions.

Fatti i legittimi elogi alla Juve e a Marchisio, e detto che l’Inter non è scesa in campo con la dovuta cattiveria agonistica, mi si consenta di esprimere un giudizio sull’arbitro Saccani. Che nel primo tempo ha sbagliato tutto. In perfetta buona fede, sia chiaro.

1) Al 10’, Cannavaro tira giù in area Samuel, prendendolo vistosamente per un braccio. È rigore nettissimo. Saccani è lì a due passi. Perché non fischia?

2) Al 20’ contatto lievissimo fra Samuel e Del Piero, che crolla. Fallo. Punizione e gol della Juve. Seguendo quel metro di giudizio, ogni 10 secondi la partita andava interrotta per un fallo. E si doveva finire sette contro sette, per via delle espulsioni. Mi sta anche bene che l’arbitro fischi quei tocchetti; ma allora deve fischiare anche tutti quelli successivi identici. Un esempio? Pochi istanti prima, il contrasto di Caceres su Muntari.

3) Al 25’, entrata durissima e plateale di Felipe Melo su Stankovic. Solo ammonizione? Mah. Secondo me, era da rosso pieno.

A dimostrazione che i giocatori si sono accorti della pochezza dell’arbitro, c’è la rissa finale: chi sta in campo fiuta le capacità del direttore di gara e sa quando può permettersi gomitate, spintoni, calci… Tanto lì c’è uno che vede poco e sanziona meno.

Applaudo Buffon per aver ammesso di aver toccato il pallone con la mano, deviandolo in calcio d'angolo: l'arbitro è stato costretto a dare un corner all'Inter... In quanto a Felipe Melo, s'è inquietato per essere stato espulso, insultando Saccani. Bel fegato: invece di ringraziarlo per non aver tirato fuori il cartellino rosso nel primo tempo...

Però, ribadisco, Saccani era in buona fede. E non voglio dietrologie: insignificante il precedente di Juve-Fiorentina 1-0 di qualche mese fa, quando proprio con Saccani i bianconeri ebbero sviste arbitrali a favore (vedi qui e qui). Non male anche un'allegra previsione di Franco Rossi: qui.

Campionato apertissimo. Percentuali scudetto: 33,3% periodico Inter; 33,3% periodico Milan; 33,3% periodico Juve. Ma chi va avanti in Champions o in coppa Italia vede quella percentuale scendere, perché nessuna delle tre società ha una rosa tale da competere su più fronti.

[foto via Juve]

giovedì 19 novembre 2009

Furto Francia-Irlanda, macché ripetizione della partita: nel calcio vince chi ruba meglio


C’è una sana dose di ipocrisia in chi chiede la ripetizione della partita Francia-Irlanda, per via del doppio tocco di mano di Henry nel gol del pareggio dei francesi, che hanno rubato la qualificazione agli irlandesi.

È infatti vero che il gesto di Henry è profondamente antisportivo. È vero che si tratta di un comportamento diseducativo: un programma tv da proibire ai bambini. È vero che fa ribrezzo vedere Henry esultare dopo il gol. È vero che arbitro e assistente sono mediocri (non oso mettere in dubbio la loro buona fede): se tutti i giocatori dell’Irlanda protestano per un fallo di mano, vai a chiedere spiegazioni a Henry; lui è possibile che dica la verità e tu annulli la rete. È vero che l’allegria dei francesi dopo essersi resi conto del furto dà ai nervi. È vero che, nei panni di un giocatore irlandese, noi tutti avremmo avuto difficoltà a non dare uno schiaffone a qualche avversario o addirittura allo stesso arbitro.

Ma il calcio è uno sport tutto particolare: vince chi ruba meglio. È un tentativo costante e perenne di fottere avversario, arbitro, assistenti, tifosi e tv. Henry e Domenech (l’allenatore dei galletti) non hanno fatto nient’altro che adeguarsi al gioco. Comportandosi uno da calciatore, l’altro da mister in uno sport creato per inchiappettare il prossimo.

Volete qualche esempio?

Esisteva una volta un grande difensore di una grande squadra che si comportava sempre nel seguente modo: se era l’ultimo uomo della difesa in linea, e c’era un attaccante che viaggiava da solo verso la porta, lo segava in due. All’epoca, quando giocava, non era stata introdotta l’espulsione per fallo da ultimo uomo.

Esisteva una difesa di una grande squadra che, appena veniva superata, alzava la mano e chiamava il fuorigioco, così da influenzare la decisione dell’assistente e da fargli tirare su la bandierina.

Esisteva una grande squadra che aveva così tanti farmaci da poter curare un esercito di ammalati terminali di Aids: che se ne facevano i dirigenti di quelle medicine?

Esiste un celebratissimo attaccante che, appena può, stramazza sul prato in cerca di un calcio di rigore. Si appende alle magliette e ai pantaloncini degli avversari, bestemmia in faccia agli assistenti che gli sbandierano un fuorigioco contro, è in lite eterna con l’arbitro per procurarsi un credito di punizioni a favore.

Esiste un pezzo da novanta dell’organismo internazionale del calcio che una volta esultò dopo aver ottenuto e poi segnato un calcio di rigore. Che male c’è? Nessuno. Se non che sugli spalti, in precedenza, erano morti i tifosi, a decine.

Esiste un tizio basso e rotondo che una volta realizzò un bel gollettino con la mano. Quell’omino è, a mio giudizio, il più grande calciatore di ogni epoca.

Il calcio è la ricerca del furto. Fare ripetere Francia-Irlanda significa creare un precedente di colossale importanza. Tutte le partite allora vanno ripetute. Se si fosse appena disputato Juve-Inter del 26 aprile 1998, con l’arbitro Ceccarini che si assentò momentaneamente e fu l’unico a non vedere un fallo di Iuliano su Ronaldo, quell'incontro andrebbe rigiocato, in quanto viziato da gravissimo e macroscopico errore arbitrale. E Iuliano non buttò giù Ronaldo cercando la palla: mirò il brasiliano e basta. Una specie di fallo di mano. E poi ripetiamo qualsiasi altro match che è appena terminato sulla faccia della Terra: ovunque, s’è verificato un errore arbitrale che ha cambiato le sorti della contesa. Basta un fallo a centrocampo, una simulazione in difesa, un fischio di confusione in area di rigore.

Questo è il calcio: uno sport col regolamento così elastico da assegnare agli arbitri la possibilità di interpretare ogni azione a loro piacimento. Infatti, per ogni fischio, ci sono almeno quattro giocatori che protestano: è tutto opinabile.

Gli arbitri dispongono di un potere immenso: nella stagione scorsa, il Barcellona era già a casa quando perdeva col Chelsea a Londra. Ci ha pensato l’arbitro a trasformare il Barca nella squadra che ha un possesso palla inimitabile e che vince sempre. E quando Drogba ha insultato il direttore di gara (uno sfogo comprensibile), l’hanno pure biasimato. Eh no, così non si fa. Perché solo adesso il risveglio delle coscienze? Forse perché la nazionale francese è antipatica? Eppure vi avevo già previsto tutto: leggete qui.

Così è il calcio: cattivo. La soluzione non verrà mai in mente ai parrucconi che governano il football: arbitri e assistenti seriamente preparati; moviola in campo. Se volete uno sport più equo e solidale, con la tecnologia che aiuta l’arbitro, c’è il tennis. E se ancora non vi basta, non restano che gli scacchi.

[Chiedo scusa per la qualità della foto: non sono riuscito a fare di meglio]

Milan-Cagliari: il segno 2 dato a 6,5. Bookmaker esagerati!


La scommessa più eccitante che ho trovato in questo momento sul Web è Milan-Cagliari. La vittoria dei sardi è data a 6,5. Di sicuro i rossoneri sono strafavoriti, grazie anche al momento magico di Pato, ma una quota così alta per la squadra di Allegri mi pare un'esagerazione.

Se proprio avessi soldi da buttare via nelle prossime ore, punterei quindi sul 2 di Milan-Cagliari. La chiave del match sarà la voglia di correre senza possesso palla dei centrocampisti ospiti: Dessena, Conti e Biondini non dovranno consentire a Seedorf, Ronaldinho e compagnia di ragionare a ritmi bassi. Se invece il Cagliari va a Milano e la mette sul piano tecnico, ne prende tre.

Sono anche curioso di vedere se lo schieramento del Cagliari sarà offensivo, con Jeda, Matri e Nené in attacco. Comunque, quei tre dovranno essere i primi difensori dei sardi.

[foto via Milan]

domenica 8 novembre 2009

Grande Juve: per vendere giornali, non per prostituzione intellettuale



La Juve ha vinto le ultime due partite e sui giornali è iniziata la grancassa degli elogi. Eppure si tratta di due trasferte facili. La prima contro il Maccabi Haifa, squadrettina disorganizzata con zero punti in classifica; la seconda contro un’Atalanta squartata dagli infortuni e attualmente in piena zona serie B. Ma allora, perché i giornali aprono sulla Juve incensandola? La mia idea è che alla base del “Forza Juve” massmediatico non ci sia la nota prostituzione intellettuale cui si riferiva Mourinho, ma semplice pragmatismo: ci sono milioni di tifosi bianconeri che ti comprano in edicola se parli bene della Zebra.

Potenza irresistibile dei numeri. Copio e incollo da Wikipedia: “In base a quanto emerge da un sondaggio della società Demos (agosto 2008), la Juventus risulta essere la squadra con il più alto numero di sostenitori in Italia, avendo riscosso la preferenza del 32,5% del campione, a fronte di un 14% di sostenitori dell'Internazionale e del 13,6% del Milan, rispettivamente seconda e terza nella graduatoria di preferenze. Da un'indagine del 2002 risulta che, analogamente a quelli dell'Internazionale, i sostenitori della Juventus sono distribuiti in maniera pressoché uniforme su tutto il territorio nazionale. In 12 regioni su 20 la Juventus è il club con il più grosso seguito di sostenitori. Nelle altre 8, in 7 di esse è il secondo club per seguito, e in una, la Liguria, è il terzo club dopo Genoa e Sampdoria”.

A fronte di queste statistiche, è comprensibile che la Juve venga esaltata dopo due trasferte vittoriose. E i problemi? Restano sotto il tappeto. Perché la lontananza in classifica dall’Inter, l’assenza di gioco e la latitanza dell’acquisto principe estivo (Diego) possono infastidire il lettore medio, che magari - se becca qualcosa di negativo sui giornali - non torna in edicola. Silenzio pure sul fatto che ben sei titolari su 11 siano stranieri (Camoranesi è argentino naturalizzato italiano) e che proprio loro siano i cannonieri della Juve, altrimenti a secco. I bianconeri devono passare come la squadra italiana in tutto e per tutto: così si combatte la crisi di vendite in edicola…

Perfino all’estero sono più severi: il Liverpool viene preso a calci dalla stampa; il Real Madrid idem; per non parlare del Bayern. Il motivo? Non sono primi in classifica. E tanto basta per criticarli, giustamente.

[foto via Tuttosport]

sabato 31 ottobre 2009

Juve-Napoli 2-3: Istanbul bianconera


Avrebbe dovuto essere la partita della svolta, per la Juve. Quella che dava un segnale forte al campionato, ma soprattutto a quell’insopportabile Inter che stradomina da anni. E invece, Juve-Napoli si è rivelata una débâcle con pochi precedenti. La sconfitta dei bianconeri è l’Istanbul della Zebra: come peso specifico, equivale alla pazzesca vittoria del Liverpool sul Milan nel 2005, quando i rossoneri sciuparono un vantaggio di tre gol per poi perdere ai rigori. Tenete presente che la Juve aveva nel mirino Mourinho e Moratti: vittoria in casa con il Napoli, dura trasferta dell'Inter a Livorno e bianconeri pronti ad avvicinarsi e al sorpasso.

L’andamento dell’incontro è indimenticabile. Occasioni da una parte e dell’altra, poi al 35’ Grygera la mette in mezzo per Trezeguet, che brucia Campagnaro: papera enorme di De Sanctis (gli bastava fare un piccolo spostamento laterale per prendere la palla) e 1-0. Secondo tempo: al 9’ innocuo cross di Grosso dalla sinistra, Contini (Napoli) fa un assist clamoroso a Giovinco, che la angola magnificamente sul primo palo. Due regali del Ciuccio e 2-0. Tifosi bianconeri legittimamente in visibilio: l'Inter è a un millimetro.

Poi al 13’ entra l’argentino Datolo per Campagnaro: traversone, Hamsik sul secondo palo e 2-1. Al 19’, corner per il Napoli e Denis salta da solo: Buffon respinge come può, arriva Datolo e 2-2. L’argentino è un iradiddio, al 36’ fugge sulla sinistra e crossa, Tiago (Juve) la offre sui piedi di Hamsik, che di piattone la infila all’incrocio: 2-3. Lo slovacco ha la capacità di giocare in modo perfetto nei momenti decisivi: in una parola, è un fuoriclasse, ma di quelli puri.

Rimonta storica, che segna l'Istanbul della Juve. Una squadra che dal 2007 sembra entrata in crisi soprattutto dal punto di vista nervoso: appena pare che ne stia uscendo, ci ricasca. È un incubo. Ci fosse Ranieri, darebbero la colpa a lui. Ma sulla panca siede Ferrara, e allora si cercano responsabilità negli infortuni.

In quanto al Napoli, De Laurentiis ha fatto bene a tenersi due fenomeni: Lavezzi e Hamsik (leggi qui). Attorno a quella coppia eccezionale, può costruire un sogno che si chiama scudetto. A patto di investire nella difesa.

[foto via Napoli]

giovedì 29 ottobre 2009

Napoli-Milan 2-2: basta col gioco brasiliano di Leonardo!


È da agosto che i mass media ce la menano: il gioco di Leonardo sarà spettacolare, due tocchi e via. Il modello del Milan sarà il Brasile del 1982, tutto possesso di palla. Attacco, pressione, supremazia. Un’etichetta appiccicata addosso a Leonardo dai giornali e guai a chi gliela toglie. Specie dopo tre vittorie di fila (Roma, Real Madrid, Chievo).

Poi succede che il Milan vada a Napoli: io personalmente ho contato calci d’angolo in quantità industriale per i partenopei, con un possesso palla nettamente a favore della squadra di Mazzarri. Senza considerare i tiri in porta: nove a tre per il Ciuccio. Magari sbilenchi (Mazzarri non ha il potere di raddrizzare certi piedi), però segno che attaccava quattro volte di più il Napoli.

E allora: dov’è il gioco brasiliano di Leonardo? Dov’è lo spettacolo? Per carità, è intelligente che a Napoli, una volta in vantaggio di due gol, si faccia solo contropiede. Però chiamiamo le cose col loro nome: catenaccio. Sì, una squadra arroccata nella propria area di rigore, con i due centrali difensivi che non si schiodano da laddietro, più Ambrosini a fare lo stopper aggiunto. E via di ripartenze.

Perché non significa nulla schierare Pato, Inzaghi, Ronaldinho e Seedorf in contemporanea, se poi il loro baricentro è la propria trequarti.

Che guaio, le etichette. Se Roberto Mancini o Mourinho o Ferrara o Lippi o Trapattoni avessero giocato come Leonardo a Napoli, tutti avrebbero tirato fuori la storia dell’allenatore fondamentalmente catenacciaro. Ma se lo fa Leonardo, ci si ricorda solo del Brasile del 1982. Che, per la cronaca, buttò nel gabinetto un Mondiale da stravincere, proprio per il vizietto di volere attaccare sempre e comunque.

[foto via Napoli]

domenica 25 ottobre 2009

Le due autobombA di Repubblica o le due autobombE del Corriere? Io propendo per autobombE



Ecco uno dei dilemmi della lingua italiana: il plurale di autobombA. È una faccenda così rognosa che verrebbe quasi da cavarsela come Cochi e Renato qualche annetto fa; non sapendo il plurale di belga, usavano dire: “Un belga, anzi due”. Dunque, secondo una prima teoria, il plurale di autobombA è identico al singolare: questa è anche l’idea di Repubblica (vedi foto in alto).






Invece, in base a una seconda teoria, il plurale di autobombA è autobombE: vedi foto Corriere, su. Anch’io la penso così. Secondo me, non è indeclinabile.

Ah, per la cronaca, il plurale di belga è belgi. Una maledettisima eccezione alla regola, che vede il plurale di collega in colleghi.

giovedì 22 ottobre 2009

Real Madrid-Milan, caccia al refuso: non c'è solo il voluto "didastro"...


Ore 0.18 di giovedì. Gazzetta online. Qualche refusino dovuto alla fretta.

Nel sommario, "didastro" è voluto. Simpatico.

Ma in tutto abbiamo qualche altro allegro refusino, in neretto: Dida combina un "didastro" e lancia i blancos, poi la riscossa innescata da Pirlo e concretizzatata due volte da Pato. Il Milan ottine il massimo con pochi titi in porta, il real è solo un abbozzo di squadra.

In effetti, se si fanno pochi titi in porta, è difficile fare gol. Forse i giocatori del Real avevano in testa solo le tete della sera prima.

mercoledì 21 ottobre 2009

Milan in finale di Champions a Madrid: adesso mi credete?!

Il mio post del 18 settembre scorso era stato accolto con molto scetticismo. Ho ricevuto numerose mail in cui mi si diceva che il Milan non avrebbe neanche superato il primo turno di Champions. Ora, dopo il grande Milan visto a Madrid che ha sconfitto il Real 3-2, mi credete? Ecco perché i rossoneri possono davvero vincere la Champions.

A Natale, il Milan sarà a una dozzina di punti dalla vetta in classifica. Campionato chiuso prima di fine anno, per i rossoneri. Come conseguenza diretta dell'ennesima sciagurata stagione in Italia, i rossoneri potranno dedicarsi tranquillamente alla Champions. E qui possono fare il colpaccio: arrivare in finale a Madrid. Per quattro motivi.

1) Le altre grandi d'Europa, dal Barcellona al Manchester, si spremono per 70 partite l'anno, spalmate fra campionato nazionale, Champions, coppe interne. Nelle ultime stagioni, hanno rappresentato brillanti eccezioni Liverpool e Milan, che a un bel punto mollano nel proprio Paese per puntare alla finale di Champions.

2) L'unico vero attaccante del Milan si chiama Inzaghi. Che però, per questioni anagrafiche, non può disputare tutti i match della stagione: esplode ogni notte magica di Champions.

3) La rosa del Milan non potrebbe competere neppure con quella di una squadra di metà classifica in Italia; ma attenzione: gli undici titolari, con Seedorf anziché Ronaldinho, sono fortissimi.

4) I rossoneri giocano le partite di Champions senz'ansia. Hanno i mass media dalla loro: vanno in Francia, disputano una partita discreta contro una squadra senz'anima, e i giornali esaltano il Milan. Della serie: il Diavolo ha la coppa nel Dna e altre fesserie del genere. In realtà, una vittoria stiracchiata passa come un trionfo, come per magia. E questo ti lascia lavorare in santa pace.

Si badi bene. Il mio è un elogio al Milan (e al Liverpool), che ha vinto le due ultime Champions andando la prima volta così così in campionato e la seconda malissimo. L'Inter, tanto per fare un esempio, dovrebbe imparare dalla società di Berlusconi. I nerazzurri, invece, si spompano ogni tre giorni, con risultati europei deludenti. Dovrebbero fare come il Milan. Oppure avere uno squadrone come l'Inter di Herrera (1964-65) o il Milan di Capello (1993-94), che hanno portato a casa scudetto e coppa; ma non mi pare ci siano i presupposti.

martedì 20 ottobre 2009

Inter, vuoi vincere a Kiev? Devi rischiare di perdere in campionato

L’Inter non ha la rosa per competere su due fronti: scudetto e Champions. O si concentra per il quinto tricolore di seguito oppure ce la mette tutta per passare almeno il primo turno in Europa.

Lo dicono i fatti. Questa è la quarta stagione che l’Inter tenta l’accoppiata: Italia più coppa Campioni. Il problema è che arriva sempre vuota all’appuntamento di Champions. È scarica, dal punto di vista sia fisico sia mentale. Non è una grande squadra come l’Inter di Herrera o il Milan di Capello, le uniche due in grado di vincere in Italia e, contemporaneamente, in Europa, e di giocare alla grande tre volte la settimana.

Grosso modo, i titolari di Mourinho sono i soliti. Se si azzarda a pescare dalla panchina, gli capita fra le mani Suazo. Che sarebbe meglio lasciare in tribuna. O il brasiliano Mancini, che pare un ex giocatore.

L’Inter deve mettere da parte l’orgoglio, rinunciare a un po’ di punti in Italia, rischiare di perdere lo scudetto, e allora potrà concentrarsi in Europa. Altrimenti, si ritroverà le altre squadre, come la Dinamo Kiev, che corrono il doppio, arrivano prima sulla palla, sono più reattive ed esplosive.

Il prossimo appuntamento per l’Inter è mercoledì 4 novembre: Dinamo Kiev-Inter. Vuole vincere in Ucraina? Allora, in campionato, nella partita che precede la trasferta di Champions, deve giocare al 30% delle possibilità: Livorno-Inter. Spazio ai panchinari e alla primavera. Se no, ti ritrovi Lucio cotto, come stasera. Infortuni a valanga. Cambiasso affaticato.

Non è mica un peccato mortale comportarsi così. In parte, lo fece anche il Milan del secondo anno di Sacchi: vinto lo scudetto al primo colpo, la stagione seguente si dedicò quasi solo alla coppa Campioni, "allenandosi" in campionato: arrivò terzo. Eppure era mostruoso… Secondo voi, perché?

[foto via Dinamo]

sabato 17 ottobre 2009

Genoa-Inter 0-5: negli ultimi 30 anni, solo il primo Milan di Sacchi forte come i nerazzurri

L'Inter distrugge il Genoa 5-0 a Marassi. La partita di stasera è storica. Negli ultimi 30 anni, solo il primo Milan di Sacchi (1987-88) mi ha divertito così tanto e ha dimostrato di essere così superiore sull'avversario dal punto di vista tecnico, atletico, tattico. Un gioco caratterizzato da un pressing mostruoso. Peraltro, il possesso di palla, proprio come il Milan del primo Sacchi, non è stato continuo.

Non intendo paragonare quest'Inter al Milan del secondo Sacchi, che fu meno spettacolare del primo Arrigo, e vinse la coppa Campioni con un aiuto enorme della fortuna: vedi nebbia di Belgrado. Invece, il Milan del primo Sacchi mostrò una dozzina di partite a ritmi allucinanti: vedi le due goleade sul Napoli e il derby di ritorno, quando l'Inter non riuscì a superare la propria area di rigore.

Ho visto un'Inter sempre votata all'attacco, ad aggredire, a far male con ripartenze rapidissime. Grazie alla cinquina, va a quota 19 punti in classifica, quattro su Juventus e Fiorentina. Mourinho aspetta ora la Samp.

Eppure, l'Inter non aveva Eto'o, Milito e Thiago Motta. Così s'è dovuta mettere in campo con un 4-3-2-1. Attenzione: per il Genoa è la prima sconfitta casalinga dal 19 aprile.

I gol. Cambiasso al sesto in area tira verso Amelia su assist di Maicon: deviazione di Modesto e rete. Zanetti morde Zapater al 31', dà a Sneijder, da questi a Balotelli e raddoppio di classe purissima, tocco morbido nell'angolino. Al 49' Amelia rinvia: Stankovic al volo da centrocampo: 3-0 incredibile. Il 4-0 è di Vieira: bel sinistro su assist di Sneijder. Ancora Inter asfissiante e 5-0 di Maicon.

Opinione personale: il migliore in campo è stato, di gran lunga, Balotelli. Non scherziamo dando la palma del numero uno ad altri: Stankovic e Sneijder monumentali, ma SuperMario è di un altro pianeta. Gol, assist, dribbling. Lo hanno fermato a furia di calcioni e gomitate (involontarie). Il centravanti dell'Inter mi pareva Bolt (l'uomo più veloce della Terra). Con un piccolo dettaglio: correre a 30 km/h con la palla è tre volte più difficile che farlo in pista.

sabato 10 ottobre 2009

Casinò La Fenice di Milano: il Paradiso del giocatore d’azzardo

Da appassionato di gioco d’azzardo, ho messo il naso in un locale di recente apertura: il Casinò La Fenice di Milano, in via Ponte Seveso 40, a un passo dalla Stazione Centrale. Si tratta di 200 metri quadrati di divertimento puro: slot machine, poker room online, roulette elettroniche. E poi tv collegate a tutti gli avvenimenti sportivi del momento. Totalizzatori con le quote del pianeta sott’occhio. Insomma, uno spasso.

Tutto, chiaramente, nel pieno rispetto della legge, come tengono a sottolineare i due inventori della creatura: Igor Mascia, gestore nonché direttore di sala, e Max Tedesco, il cervello che da anni opera nel settore.

Si tratta di un American bar molto confortevole. L’ambiente è raffinato e mi piace che la sala per fumatori sia separata dal resto. Fra l’altro, è in arrivo un secondo spazio, di addirittura 330 metri quadrati.

È un posto da visitare. E a chi sostiene che il gioco d’azzardo sia il diavolo sulla Terra, rispondo che invece lo vorrei come materia da insegnare nelle scuole. Nel poker, per esempio, c’è tutto: matematica, abilità, statistica, fortuna, coraggio, intelligenza. Il gioco d’azzardo è lo specchio della vita.

A chi è contro l’azzardo si dovrebbe spiegare che l’esistenza stessa è un rischio. Perfino andare a fare la spesa è un azzardo, comprare un appartamento o un’auto, cambiare lavoro, fidanzarsi, sposarsi, fare sesso. La vita è un azzardo. Meglio giocarci un po’ su.

È indubbiamente vero che con la roulette o il poker si possono perdere (o vincere) un sacco di soldi. Ma chi diventa dipendente dal gioco e si rovina con l’azzardo, semplicemente accorcia un’agonia: si sarebbe distrutto da sé in altro modo, magari con l’alcol o la droga.

In basso, altre due foto del Casinò La Fenice che ho scattato al volo quattro ore fa.




venerdì 9 ottobre 2009

Vola vola vola l'ape Maia e causa il pasticcio doping Juve-Cannavaro: condannata!

L'ape Maia, grande birichina nota ai 40enni come me, vola e fa pasticci. Di tanto in tanto punge un giocatore di calcio e causa un guaio doping. Vedi Cannavaro, risultato positivo all’antidoping dopo aver chiesto l’esenzione per aver assunto un farmaco in condizioni di emergenza: appunto, per via dell'ape Maia.

Pare che gli enti italiani preposti a punire chi fa uso di doping intendano sanzionare severamente l'ape Maia, unica grande colpevole di tutto questo enorme casino. Ecco i provvedimenti.

1) Maia, una piccola ape dai capelli ricci e biondi, verrà rapata, proprio come Cannavaro.

2) Maia non verrà più affidata alle cure di un'ape adulta, Cassandra, ma di un serpente a sonagli. Così la smette di pungere gli atleti della Nazionale e di provocare scandali.

3) Maia me la ricordo molto curiosa. Basta: ogni volta che si allontanerà dall'alveare, la sua velocità verrà controllata da Tutor e autovelox, con sospensione della licenza di volo per qualsiasi infrazione rispetto ai limiti previsti.

4) Maia ama stare col migliore amico, Willi, un piccolo fuco? Fine della relazione. Per un mese, dovrà frequentare esclusivamente coccodrilli e manguste.

5) Maia non potrà più rivolgere la parola ai suoi insetti preferiti: la cavalletta Flip, il topo Alessandro (mio omonimo), lo scarafaggio Kurt, il ragno Tecla, il lombrico Max. Tutt'al più, avrà la possibilità di uscire di casa con Ciro Ferrara e Marcello Lippi. Concessa una passeggiata ogni tanto con Luciano Moggi.

domenica 4 ottobre 2009

Palermo-Juve 2-0. Fossi De Laurentiis, prenderei Zenga prima di farmelo portare via da Moratti!

Il Palermo ha una rosa molto meno competitiva di quella della Juve (e non dispone di fuoriclasse); eppure, Zenga ha battuto Ferrara 2-0. Perché?

1) Walter ha dato un gioco alla sua squadra, con verticalizzazioni improvvise e triangolazioni fulminee negli ultimi 20 metri. Ciro ha dato solo compattezza a difesa e centrocampo.

2) Zenga ha scelto un attacco che è un mix di fantasia, potenza e velocità. Ferrara punta tutto sull’atletismo: se c’è un minimo di calo fisico, addio pericolosità offensiva.

L’ex portierone della Nazionale è l’allenatore perfetto per il Napoli. Cui serve un motivatore, un uomo che in conferenza stampa sia brillante, una persona solare ma al contempo capace di fulminarti con uno sguardo. Se non basta quello, arriva l’urlo. Il Napoli ha bisogno di allegria, energia, carica emotiva, presenza fisica. Cioè Zenga. Al Napoli serve uscire da una strana forma di tristezza che soffoca i giocatori in campo.

E poi Walter ha fatto una gavetta che gli altri se la scordano. In giro per l’Europa. Grazie alla magia delle tv satellitari, mi sono divertito a seguirlo quando allenava il Naţional Bucarest nella stagione 2002-03. Quindi, lo scudetto con la Steaua Bucarest. Nella stagione 2005-06, alla Stella Rossa Belgrado, ancora lo scudetto (serbo). In casa era terribile, Walter: vinse, per la prima volta nel calcio serbo, tutte le partite casalinghe. Più la coppa nazionale.

Dopo la parentesi in Turchia al Gaziantepspor (dove ha allenato pessimi calciatori), via in Medio Oriente, negli Emirati Arabi Uniti, sulla panchina dell'Al-Ain, e finale della President Cup.

Nel settembre 2007, alla Dinamo Bucarest. E nel 2008 il Catania, con il miracolo salvezza. Nel campionato 2008-09, il prodigio: grande gioco a Catania.

Ora ha un contratto biennale con opzione per il terzo, con il Palermo. Chiaramente si dovrebbe fare i conti con Maurizio Zamparini, che reputo un presidente geniale; ma se io fossi De Laurentiis, preparerei un bel contrattino a Zenga. Prima che lo faccia Moratti. A mio giudizio, il candidato numero uno a sostituire Mourinho, quando questi un dì se ne andrà all’estero, è proprio Walter.

[foto via Palermo]

sabato 3 ottobre 2009

Inter-Udinese 2-1. Record: nel recupero, due rigori dubbi non dati in due minuti

È l'Inter dei record. No, non mi riferisco al numero di scudetti consecutivi, ma agli arbitri. Più esattamente, a Bergonzi di Inter-Udinese 2-1. Avrei voluto vedere cosa sarebbe successo se i due rigori dubbi non dati nel recupero fossero stati provocati dall'Inter ai danni dell'Udinese. Apriti cielo. E invece è accaduto l'inverso. Segno che, almeno per quanto riguarda gli arbitri, non è una stagione fortunata per l'Inter. Vedi, fra l'altro, la mancata espulsione di Gattuso per fallo da ultimo uomo su Eto'o in Milan-Inter 0-4.

Dopo gli splendidi gol di Stankovic e Di Natale nel primo tempo, nella ripresa Inter all'attacco che rischia grosso su contropiede: lo stesso Di Natale si divora la rete del vantaggio. Quindi, l'occasione di Eto'o su azione personale. Al 47° il pestone di Zapata su Balotelli: niente rigore. Al 48° spinta di Zapata ai danni di Balotelli: niente rigore. Non intendo andare oltre parlando di un fallo di mano di D'Agostino e di una trattenuta su Lucio: i rigori dubbi arriverebbero a quattro!

A 30 secondi dal fischio finale, ci ha pensato Sneijder. Ma senza l'olandese, di questi due rigori dubbi, così ravvicinati, non dati all'Inter si sarebbe parlato per molto tempo. Tutto sommato, che Sneijder abbia regalato un colpo da biliardo è stata una fortuna anzitutto per Bergonzi. Non trovate?

[foto via Inter]

venerdì 2 ottobre 2009

Cari rossoneri, non volete più Berlusconi? Senza il Cavaliere, il Milan sparisce dal calcio nel giro di cinque anni

Noto un profondo disappunto dei tifosi del Milan verso il proprietario, Berlusconi. Basta ascoltarli a San Siro o nei bar. Parlano di campagna acquisti e si inquietano, perché il Cavaliere s’è messo in mostra - più che altro - per la cessione di Kaká. Ce l’hanno con la dirigenza perché non investe più come prima. Insomma, Silvio non tira fuori i quattrini, e allora in tanti non lo vogliono più.

In un baleno, vengono buttati nel gabinetto 25 anni di Milan targato Berlusconi, assieme a scudetti e coppe. Invece, andrebbe fatta una riflessione. Anzitutto, i tifosi rossoneri che non vogliono più il Cavaliere dovrebbero tornare con la memoria agli anni Ottanta. Vi dice niente la parola Serie B? Ma sì, quella guadagnata a seguito dello scandalo del calcio scommesse. E la seconda retrocessione, nel 1981-82, quando i rossoneri misero insieme 24 punti in 30 partite?

Facciamo un passettino avanti. Stagione 1985-86. Ispezioni della Guardia di finanza: la società risultò fortemente indebitata e a un millimetro dal fallimento. Stava per morire. Fu lì che Berlusconi rilevò la squadra dal presidente Farina, il 20 febbraio 1986, e ripianò il deficit.

Lo so anch’io che Silvio fiutò l’affare. Capisco che il Milan gli servì come trampolino di lancio verso altre imprese economiche e soprattutto politiche. D’altronde, il Cavaliere non è un missionario pronto a fare beneficenza al prossimo: trattasi di un imprenditore, a caccia soprattutto di profitti. È una colpa?

Dal 1987, con Sacchi, il via ai trionfi, ripetuti con Capello e con altri allenatori. Berlusconi ha preso in mano un cadavere di nome Milan e l’ha reso uno squadrone. Senza di lui, i rossoneri rischiavano di precipitare di nuovo in B o peggio.

Ora si rincorrono le voci della cessione della società. Si parla di libici e arabi interessati ad almeno il 40% delle quote per poi papparsi tutto il Diavolo. Ma c’è chi vorrebbe consegnare il 100% del Milan a imprenditori danarosi con tanta voglia di spendere. Bella roba. Qui si rischia col fuoco. Bastassero gli euro a fare una grande squadra, tanti altri presidenti avrebbero vinto già scudetti in quantità.

Un’altra proprietà dovrebbe gestire uno staff enorme, fatta di dirigenti, allenatori, équipe medica, giocatori. Non è uno scherzetto. Da presidente, devi convincere 20enni che guadagnano tre milioni di euro l’anno e che sono circondati da ogni genere di tentazione (in primis donne a tutto spiano) a rincorrere in mutande un pallone che rotola. Devi indurli a prendere calcioni da energumeni sempre pronti a sostenere: “Cercavo la palla, gli ho preso la caviglia”. Devi sempre controllare che non ingrassino, che vadano a letto presto, che facciano vita da atleta. Devi impedire che litighino fra loro per via di differenze di trattamento economico. Devi controllare che non si scannino negli spogliatoi. Devi tenere a bada i procuratori, che spingono affinché il loro assistito sia titolare. Questo vale per qualsiasi squadra, di qualsiasi città.

Insomma, fare il presidente vuol dire gestire rogne quotidiane, in quantità industriali. E poi ci sono le pressioni dei media, le attese dei tifosi. Se appena appena sbagli nella scelta degli uomini chiave (allenatori, medici, preparatori, dirigenti), vai a picco. Garantito.

Ebbene, almeno Berlusconi e compagnia hanno alle spalle 25 anni di esperienza. Per un’altra proprietà, invece, sarebbe tutto nuovo. E ogni novità comporta un azzardo. Inizi e compri cantando, prosegui e paghi piangendo. Voglio vederli i possibili acquirenti della società, quando hanno a che fare con i calciatori e i loro procuratori. Sì, sì: non è mica come riunire in una stanza 10 dipendenti aziendali che guadagnano 1.000 euro al mese, e che sono subito pronti a ubbidire a ogni comando. Ti trovi davanti milionari viziatelli che, se vogliono, fanno crollare te e la società, perché tanto i soldi a fine mese arrivano lo stesso.

Temo fortemente che, con un’altra proprietà, il Milan sparisca dal calcio nel giro di cinque anni. Anche perché i “nuovi” dovrebbero sobbarcarsi un esborso iniziale così elevato da stroncare un elefante: quanti soldi occorrono per comprare il Milan, 1.000 milioni di euro bastano? Ho paura che, con una nuova proprietà, i rossoneri facciano prima un campionato di mezza classifica. Dopodiché, la serie B, l’abbandono degli sponsor e delle tv (niente più diritti televisivi pagati a caro prezzo), quindi un’altra retrocessione e poi la fine.

Date retta a me, tifosi del Milan. Tenetevi Berlusconi, che almeno, in questo momento, garantisce la permanenza della squadra su buoni livelli. Meglio farsi umiliare ogni anno dall’Inter e perdere 4-0 il derby e 1-0 con lo Zurigo, piuttosto che scomparire dal calcio. Per vincere gli scudetti, il Cavaliere ha dovuto ripianare di volta in volta i debiti, tirando fuori denaro fresco. Se per qualche anno non spende ma incassa, che nessuno si offenda.

In tanti vorrebbero un bel russo straricco, in stile Roman Abramovich. Che bello: pensate un po’ che se quel tizio si rompe le scatole e molla il Chelsea, la squadra inglese defunge. Mi fa ridere anche l’azionariato popolare da parte dei tifosi. Che dovrebbero mettersi insieme nominando un rappresentante legale e formalizzare l'offerta a Berlusconi. Dopodiché, servirebbe una figura di riferimento, un azionista di maggioranza, come succede per il Barcellona. Cretinate: non siamo mica in Spagna qui. In Italia, il cittadino medio non arriva alla terza settimana del mese; figuriamoci se ha tempo e voglia di pensare al calcio e al Milan.

[foto via Milan]

mercoledì 30 settembre 2009

Milan 0 - Zurigo 1: Leonardo innocente

La stagione scorsa ho difeso Ancelotti, sostenendo che con quella rosa avesse già fatto i miracoli. Senza considerare le due Champions piovute dal cielo. È stato un errore mandare via Carletto. Adesso difendo Leonardo. Bisogna dargli tempo. Gli si chiedono gioco, velocità, verticalizzazioni. Sfido voi ad allenare la rosa che oggi ha il Milan. A parte un onesto Storari, vedo un Kaladze al tramonto, uno Jankulovski che passeggia, Flamini sempre fuori posizione, Pato molto giù di corda. Stendo un velo pietoso su Ronaldinho e Onyewu. No comment sugli altri: vecchie glorie.

Vorrei vedere un qualsiasi altro allenatore con quei giocatori. Non c’è Capello, Mourinho, Lippi, Ferguson che tengano. Leonardo è adesso come Ancelotti qualche mese fa.

A qualche schizzinoso che esige un gioco moderno e una mentalità offensiva, ricordo che già da tempo nel Milan non giocano più Tassotti, Maldini, Baresi, Gullit, Van Basten, Ancelotti, Rijkaard e compagnia cantante. Date quei giocatori a Leonardo, e il Milan sarà di nuovo fortissimo.

Per carità, adesso però non si tiri fuori la storia della sfortuna e del palo di Zambrotta al 96°. La partita con lo Zurigo, passato in vantaggio dopo 10 minuti, doveva terminare 6-4 per gli svizzeri. Una specie di set tennistico.

[foto via Milan]

martedì 29 settembre 2009

E se la stagione nerazzurra finisse il 20 ottobre con Inter-Dinamo Kiev?

Dopo i due pareggi con Barcellona e con i russi del Rubin Kazan, martedì 20 ottobre l'Inter si gioca la stagione 2009-10. Proprio così. In quella data, infatti, si disputa Inter-Dinamo Kiev. Con gli ucraini che dispongono di tre enormi vantaggi.

1) Hanno 3 punti in classifica, contro i 2 dell'Inter; e possono fare catenaccio e contropiede, loro specialità.

2) Scenderanno in campo sciolti e senza pensieri. Per loro, una sconfitta non è un dramma. Non hanno pressioni mediatiche. Al contrario, per l'Inter, una sconfitta diventa una pietra tombale sulle ambizioni europee; e un pareggio risulterebbe indigesto e insopportabile.

3) Nella Dinamo, c'è un certo Shevchenko, che quando vede Inter s'imbizzarrisce. I tifosi del Milan gli chiederanno un bel piacere...

[foto via Dinamo]

Rubin Kazan-Inter: il segno 2 a 1,7. Quota altina...

L'Inter è un po' giù di corda. Contro la Samp ha tenuto tanto il pallone, ma ha tirato in porta poco: ricordo la punizione di Lucio, soprattutto. Se deve attaccare e se l'avversario si chiude a riccio, rischia di essere infilata in contropiede, perché al momento non ha ancora la reattività necessaria per essere uno squadrone. Per questo, la trasferta di stasera contro il Rubin Kazan è pericolosissima.

Tuttavia, la vittoria dell'Inter è data a una quota troppo alta, secondo me: 1,7. Mi sembra esagerato. Io ho seguito il Kazan a ottobre 2008: forte (sempre in testa al campionato), ma non è il Brasile. Ora è ancora prima, e siamo quasi alla fine del torneo. Quindi, è più in forma di altre squadre di Champions, Inter inclusa. Però se proprio volete rischiare di perdere soldi, la vittoria dell'Inter è attraente...

ps Ringrazio per le belle parole di chi ha vinto un sacco di quattrini grazie alla mia dritta su Udinese-Milan. Ma è soltanto questione di fortuna. Non fidatevi troppo di me!

[foto via Rubin]

domenica 27 settembre 2009

Milan-Bari 0-0: con questa fortuna, i rossoneri possono vincere la Champions

Risultato bugiardo a San Siro: un 3-0 per il Bari sarebbe stato stretto ai pugliesi; figuriamoci lo 0-0. Negli ultimi 10 minuti, ho visto un Ventura (allenatore dei galletti) imbestialito. E ti credo: il Bari ha sbagliato l'impossibile sotto porta. Lì con Trezeguet o Inzaghi il match avrebbe avuto un esito diverso.

Una fortuna sfacciata e arrogante ha tenuto in piedi il Milan per tutti i 93 minuti. È la stessa dea bendata che può aiutare i rossoneri in Champions. Come pronosticavo, il Milan a Natale rischia di essere fuori dal discorso scudetto. Così può dedicarsi anima e corpo alla coppa Campioni. Al contrario, Inter, Juve, Barcellona, Real Madrid, lo stesso Liverpool, Manchester, Chelsea e altre grandi d'Europa si scanneranno in patria e nel Vecchio Continente. Risultato: mentre le altre arrivano spompatine a marzo-aprile, il Milan se la può giocare fresco come una rosa. A questo, ci aggiungi un sorteggio di quelli giusti, una volta passato il turno eliminatorio, e i rossoneri si trovano dritti dritti in semifinale. Entri in forma nell'attimo magico e la coppa la porti a casa: il Milan è maestro in questo; e altre squadre (vedi Inter) ancora non sono riuscite a copiarlo.

Perché giocare al 100% ogni tre giorni ti uccide, fisicamente e mentalmente. E con la fortuna, in Europa, vengono cancellati tutti i dubbi sulla qualità della squadra. Parlo in generale; non soltanto del Milan. Volete un esempio? Il Barcellona, nella semifinale di Champions col Chelsea del maggio scorso, era fuori: a Londra ha trovato un arbitro (in buona fede, per carità) che gli ha regalato la finale, proprio al 90°. Fosse uscito contro il Chelsea, il Barcellona non sarebbe stato celebrato come squadrone dal gioco ineguagliabile. Vedi qui e qui.

Chiudo con un elogio al pubblico del Milan: a San Siro, ho sentito applausi a scena aperta per il Bari. Sono tifosi intelligenti. Che meritano una squadra vincente.

Juve-Bologna 1-1: pareggio gravissimo. Tornano gli antichi vizietti dei bianconeri

Vai a Marassi col Genoa e pareggi: ci può stare. Laggiù è un incubo. Vedi l'Inter con la Samp ieri. Ma se pareggi in casa col Bologna, pur con tutto il rispetto verso i felsinei, allora butti alle ortiche due punti pesantissimi. Oltretutto, hai dalla tua un pubblico in estasi per il possibile "più tre" sull'odiatissima Inter; hai un vantaggio iniziale che arriva quasi subito con Trezegol; hai un Bologna che fa una gran fatica ad attaccare e a non subire i contropiede.

Questo pareggio interno non me lo spiego. È un vizio antico che riaffiora: gli scudetti si vincono anche stritolando le squadre medie in casa. Cosa che la Juve non ha fatto negli ultimi due anni. Si dava la colpa a Ranieri, non so se a torto o a ragione. Si diceva che non ha la mentalità vincente, da grande squadra, come Juve, Inter, Milan oppure Chelsea. Adesso c'è Ferrara: dove sta il problema? Perché questi strani pareggi interni proprio sul più bello?

Qui Ciro dovrà davvero strigliare la squadra. A mio modestissimo avviso, l'uscita di Ferrara dopo Genoa-Juve 2-2, con quella sparata sul gol annullato, non ha fatto bene ai bianconeri. Anche perché si è glissato sulla mancata espulsione di Felipe Melo. Sarebbe stato meglio mettere la squadra con le spalle al muro: guai a voi se vedo altri cali di concentrazione. Che invece sono arrivati puntuali anche oggi. Ci sarà da lavorare sotto l'aspetto psicologico. In questo, Capello, Ancelotti e Mourinho sono maestri.

[foto via Bologna]

sabato 26 settembre 2009

Samp-Inter 1-0: che forza Mannini e Cassano. Da Nazionale

La difesa della Samp mi è piaciuta tantissimo. Laddietro l'Inter non è mai passata. Ma sono due i giocatori che mi hanno impressionato: Mannini e Cassano. L'azione del gol è stata stupenda e ha visto il primo come protagonista [e non entrambi come assoluti protagonisti: ho preso un granchio, grazie per la segnalazione a Gennaro]. Bravo anche Pazzini a finalizzare.

Fossi in Lippi, i signori Mannini e Cassano me li porterei dritti dritti al Mondiale. Sono una coppia favolosa. Fra l'altro, si integrano bene, perché Mannini corre il doppio di Cassano, il quale però ci mette il triplo della fantasia dell'altro. Tutto quello strapotere atletico e tecnico sarebbe prezioso come l'oro in vista della competizione in Sudafrica.

In quanto all'Inter, mi è parsa stanca, specie di testa. È mancata un po' di reattività, di esplosività. Ma andare a Genova a giocare con Genoa o Samp è una faticaccia. Per questo, ieri ho elogiato una grande Juve.

Azzardo. Per il campionato è una lotta a quattro: Inter, Juve, Samp e Genoa le favorite, nell'ordine. Però le più in forma sono Juve, Samp, Genoa e Inter. La quale - a mio giudizio - s'è messa in testa di arrivare fresca a febbraio-marzo, quando si entra nel vivo della Champions. Così, da qui a quella data, l'Inter è destinata a subire altri stop casalinghi (vedi pareggi con Bari e Barcellona) e sconfitte esterne (come oggi).

[foto via Samp]

giovedì 24 settembre 2009

Genoa-Juve 2-2: lo strano caso di Amauri

È la Juve più bella degli ultimi quattro anni. Solida, fisica, con difesa rocciosa, un centrocampo muscolare, un attacco di grande movimento. La fantasia ce la mette Camoranesi: favolosa la sua finta per il gol dello 0-1 di Iaquinta. Il 2-1 su incornata eccezionale di Crespo sarebbe stato una punizione severa per i bianconeri: giusto il pareggio.

Ma veniamo al dunque. Il pari l'ha fatto Trezeguet, entrato poco prima al posto di Amauri. L'impressione è che il brasiliano poteva pure giocare altre sei ore, senza segnare mai. Siccome non credo alle coincidenze, del tipo "È un periodo in cui tutto gira storto", vedo tre cause alla base della mancanza di gol di Amauri in questo primo scorcio di stagione.

1) Si sta snaturando un po'. Si muove fino alla propria area di rigore. Fa tantissime sponde. Ma poi arriva spompo in zona tiro.

2) Non mi pare sereno. Tende a litigare con l'arbitro e gli assistenti.

3) Iaquinta è in formissima. Però non chiedetegli di fornire assist ad Amauri. Non che non voglia; semplicemente, non è nelle sue corde.

Forse Amauri soffre il fatto che s'avvicina il Mondiale e per lui non c'è ancora posto né nel Brasile di Dunga né nell'Italia di Lippi. Magari, se si arriva a una soluzione definitiva del problema Nazionale, il ragazzo si sblocca.

A questo punto, non so se - nelle partite decisive - Ferrara potrà fare a meno di Trezeguet titolare. Servono gol e cattiveria sotto porta. Non rabbia fine a se stessa.

[foto via Juve]

martedì 22 settembre 2009

Udinese-Milan: allettante quel segno 1 dato a 3,15

Snai dà le seguenti quote di Udinese-Milan alle 23.53 di martedì. Vittoria dei friulani a 2,9; pareggio a 3,4; trionfo dei rossoneri a 2,25.

Mi pare che il 3,4 dell'X e il 2,25 del segno 2 non si possano discutere: li condivido. E non mi attraggono neppure. Invece, mi sorprende il 2,9 per il segno 1. Caspita, l'Udinese è così poco considerata da Snai? Oppure è il Milan a essere ritenuto fortissimo?

Sarà. Ma io qualche euruccio sull'Udinese ce lo metterei. Anche se il Milan è favorito.

E non è tutto. Addirittura, Sisal arriva a 3,15 per il segno 1. Proprio attraente. Rischiate?

[foto via Gazzetta]

venerdì 18 settembre 2009

Tennis italiano maschile: contro la Svizzera c'è da piangere. Sarebbe meglio scomparire per poi rinascere

Italia-Svizzera, coppa Davis: incontri validi per un posto nel Gruppo Mondiale 2010. Ho appena visto Wawrinka massacrare Seppi, e poi Federer seppellire di schiaffoni Bolelli. Vien da piangere. Non per le sconfitte, per carità. Ci sta che perdi contro il più forte d'ogni epoca (Federer) e contro un tennista solidissimo, specie sul rovescio (Wawrinka). Magari ci sta anche il doppio 3-0. A deludermi è stato il modo in cui è maturato il crollo.

In nessuno dei match, c'è mai stato vero agonismo. Dopo pochi game del primo set, s'è capito che l'incontro era virtualmente terminato. Niente battaglia. Zero reazioni fisiche e nervose di Seppi e Bolelli. Sconsolante anche la differenza nell'impostare il gioco: i due svizzeri sempre a caccia della palla cattiva e della profondità; i nostri eroi, invece, ben dietro la linea di fondo, con pallette che rimbalzavano a metà del campo avversario.

Wawrinka e Federer variavano i colpi in continuazione; Seppi e Bolelli la rimettevano dall'altra parte sempre allo stesso modo. I primi due usavano la racchetta in maniera moderna; gli altri sembravano fermi agli anni 60.

Credo sia il punto più basso della storia del tennis italiano maschile. Ci farebbe bene andare in serie C, per depurarci e gettare le basi di una rinascita. A quanto pare, galleggiare nella mediocrità (grazie allo stellone che accompagna i nostri sorteggi) non fa nient'altro che acuire la crisi. È una pena vedere il nostro tennis uomini ridotto così. Meno male che ci sono le ragazze.

Foto via http://www.flickr.com/photos/juanflauta/3660156237/
L'autore è Juan Rubiano, photographer: http://www.juanrubiano.com

Milan in finale di Champions a Madrid: perché è possibile

A Natale, il Milan sarà a una dozzina di punti dalla vetta in classifica. Campionato chiuso prima di fine anno, per i rossoneri. Come conseguenza diretta dell'ennesima sciagurata stagione in Italia, i rossoneri potranno dedicarsi tranquillamente alla Champions. E qui possono fare il colpaccio: arrivare in finale a Madrid. Per quattro motivi.

1) Le altre grandi d'Europa, dal Barcellona al Manchester, si spremono per 70 partite l'anno, spalmate fra campionato nazionale, Champions, coppe interne. Nelle ultime stagioni, hanno rappresentato brillanti eccezioni Liverpool e Milan, che a un bel punto mollano nel proprio Paese per puntare alla finale di Champions.

2) L'unico vero attaccante del Milan si chiama Inzaghi. Che però, per questioni anagrafiche, non può disputare tutti i match della stagione: esplode ogni notte magica di Champions.

3) La rosa del Milan non potrebbe competere neppure con quella di una squadra di metà classifica in Italia; ma attenzione: gli undici titolari, con Seedorf anziché Ronaldinho, sono fortissimi.

4) I rossoneri giocano le partite di Champions senz'ansia. Hanno i mass media dalla loro: vanno in Francia, disputano una partita discreta contro una squadra senz'anima, e i giornali esaltano il Milan. Della serie: il Diavolo ha la coppa nel Dna e altre fesserie del genere. In realtà, una vittoria stiracchiata passa come un trionfo, come per magia. E questo ti lascia lavorare in santa pace.

Si badi bene. Il mio è un elogio al Milan (e al Liverpool), che ha vinto le due ultime Champions andando la prima volta così così in campionato e la seconda malissimo. L'Inter, tanto per fare un esempio, dovrebbe imparare dalla società di Berlusconi. I nerazzurri, invece, si spompano ogni tre giorni, con risultati europei deludenti. Dovrebbero fare come il Milan. Oppure avere uno squadrone come l'Inter di Herrera (1964-65) o il Milan di Capello (1993-94), che hanno portato a casa scudetto e coppa; ma non mi pare ci siano i presupposti.

[foto via Milan]

domenica 13 settembre 2009

Gol annullato alla Lazio contro la Juve: che squallore il fallo di confusione



Fai andare la Lazio sull’1-0 in casa contro la Juve alla fine del primo tempo, e poi vediamo come va a finire la partita. Ma l’arbitro Gervasoni non ne ha voluto sapere. Terrorizzato da tanti uomini in area di rigore, per giunta in mutandoni, ha inventato un fallo. Ehi, deve aver pensato, troppa confusione là in mezzo, non si capisce più nulla. Sembra il calcio storico fiorentino. E allora un bel fischio, così non ci pensiamo più. A favore di chi difende, sia chiaro; perché se do un fallo a favore di chi attacca, è calcio di rigore. Poi se sbaglio, mi sgamano: se ne accorgono tutti. Invece, con un fallo di confusione in area di rigore, al massimo mi becco un paio di bestemmie dietro e nulla più.

Ma la sfiga ha voluto dire la sua. Infatti, dopo il fallo di confusione che soltanto l’arbitro ha visto e la sua fantasia scatenata ha partorito, la Lazio ha segnato. Ahi, gli è andata male. L’arbitro ha deciso il match. Poche chiacchiere.

Sì sì, volevo vedere a parti invertite (gol annullato alla Juve) il finimondo che sarebbe scoppiato: l’arbitro danneggia i bianconeri; titoloni dei giornali. Invece, l’errore decisivo dell’arbitro è passato quasi inosservato.

Reputo squallido il fallo di confusione. Se interpreti un contrasto in area rigore o no, ci può stare qualsiasi decisione; se a centrocampo dai una punizione a favore di una squadra piuttosto che di un’altra, nulla di male (purché usi lo stesso metro di giudizio per tutto l’incontro); però il fallo di confusione fa proprio tristezza. È squallido.

Seguendo quel criterio, l’arbitro avrebbe dovuto fischiare a favore della squadra chiusa in area di rigore per 90 minuti: gioco zero, con i difensori che - al minimo contatto - si rivoltavano per terra come colpiti da una bastonata. Perché il fallo di confusione, vale ovunque ci sia confusione. O no?

Ah, la musica del video è del Padrino...

lunedì 7 settembre 2009

Us Open: una divina Pennetta fa miracoli e schianta la Zvonareva

Ho appena assistito a un incontro di tennis memorabile: Pennetta-Zvonareva, ottavi di finale degli Us Open. Di sicuro, il più importante che abbia mai visto disputare a una tennista italiana. Partiamo infatti da questo numero: 7. Che è la posizione in classifica della russa Vera Zvonareva. Un dato reale, anche se il computer (o meglio, chi l’ha programmato) sbaglia assegnando il numero uno alla Safina. Ebbene, la Pennetta ha sconfitto una Zvonareva imbestialita, compiendo a ripetizione prodigi atletici prim’ancora che tennistici.

Il match. La russa inizia al rallentatore, perdendo subito il servizio. Poi, sul 2-0 in proprio favore, la Pennetta cede di schianto: primo set alla Zvonareva per 6-3 in 31 minuti. Nel secondo set, comanda ancora la bionda dell’Est, ma Flavia ha l’intelligenza di attendere un primo calo dell’avversaria, che giunge nel settimo gioco: break e 4-3 per la brindisina. Però la Zvonareva si riprende e arriva sul 5-5, dove salva una palla break, salendo quindi 6-5. Qui l’italiana gioca il game della vita, che mi rimarrà negli occhi per sempre: 18 punti tiratissimi, quattro match point per la russa, il coraggio della Pennetta che spara tre vincenti, il braccino della Zvonareva che commette un errore non granché forzato. Si approda incredibilmente al tie break, quando la nostra pareva spacciata.

Anche il tie break entra nella leggenda del tennis italiano. Flavia sale 3-1, ma vede ancora la morte in faccia: 6-4 per la russa, per un quinto e un sesto match point a favore. Altri due vincenti di Flavia: si chiude 8-6 per l’italiana.

Nel terzo set, l’incontro è virtualmente finito. La Zvonareva è psicologicamente distrutta, la Pennetta ha la carica di superwoman, grazie anche alle continue ovazioni dei 20.000 spettatori dello stadio Arthur Ashe: 6-0 dopo 2 ore e 27 minuti.

La Pennetta è stata eroica: 99 ragazze su 100 sarebbero crollate di fronte all’aggressività della Zvonareva e non avrebbero retto lo stress dei continui match point contro. È una campionessa che ha giocato da fuoriclasse, dando il meglio nei momenti decisivi. A mio giudizio, la chiave del match è rappresentata dalla diagonale di rovescio: la Zvonareva tende a sbattere le avversarie fuori dal campo, per poi uccidere il punto con un dritto successivo. La Pennetta è stata brava a limitare le esplosioni della russa, ritornandole rovesci profondi senza perdere metri. Notevole anche la freddezza nelle seconde di servizio dell’italiana. Infine, che meraviglia quel dritto di prepotenza con cui spacca la pallina, senza paura.

Purtroppo, però, temo che gli Us Open di Flavia finiscano qui. Nei quarti incontrerà una certa Serena Williams (reale numero uno), che ha appena massacrato in due set la slovacca Daniela Hantuchova. È ingiocabile. È uno schiacciasassi che ti rovina. La Pennetta è stata sfortunatissima: ai quarti, con un sorteggio meno cattivo, avrebbe potuto trovare una qualsiasi altra avversaria, di sicuro più abbordabile dell’implacabile Serenona. Oltretutto, la Pennetta se la ritroverà di fronte dopo un’epica battaglia sul cemento, che logora muscoli, tendini e cervello: proprio per questo, molti maschietti si sono ritirati nelle scorse ore.

Ora vedo le quote dei bookmaker. Se la Pennetta è data a tanto, qualche euruccio su di lei lo punto…

venerdì 4 settembre 2009

Cannavaro scusi, ma l'Inter che le ha fatto di male?

Lettera aperta a un campione, Fabio Cannavaro.

Gentile signor Cannavaro,

leggo con stupore le sue dichiarazioni a proposito di Santon. A meno di smentite, lei suggerisce al ragazzo di andare via dall'Inter, altrimenti il giovanotto nerazzurro potrebbe perdere il Mondiale del 2010. Suvvia, non è stata un'uscita molto felice. Quantomeno inopportuna.

E spiego il perché. Di per sé, non si tratta di affermazioni clamorose. Il guaio è che ci sono precedenti spiacevoli proprio fa lei, Cannavaro, e l'Inter. Prima le disgraziate stagioni in nerazzurro costellate da infortuni, poi l'esplosione (di salute) alla Juve, quindi Calciopoli (che lei non ha mai digerito). Senza considerare il pronostico secco di Lippi sul campionato ("Juve") e il tifo di Cobolli Gigli per il Milan nel derby. Insomma, secondo me, lei poteva glissare.

Oppure... oppure c'è qualcosa che non sappiamo. Magari l'Inter le è profondamente antipatica per qualche motivo. Ce lo faccia sapere.

ps A chi mi accusa di essere antibianconero, suggerisco di leggere questo mio antico post, in cui facevo il tifo per la Juve: la "spingevo" a comprare un certo Diego, che mi aveva immediatamente illuminato.

[foto via figc]

domenica 30 agosto 2009

Milan-Inter 0-4: io difendo Gattuso

Ora lo criticano: dicono che Gattuso, durante, Milan-Inter 0-4 fosse nervoso, falloso, un po’ fuori di testa. In realtà, Rino è l’unico milanista ad averlo giocato, quel derby stramaledetto dai tifosi rossoneri, quell’incubo che agiterà le notti dei fan del Diavolo. Gattuso ci ha messo cuore, passione, corsa. Sullo 0-0 ha tenuto il centrocampo in piedi da solo. Sull’1-0 per l’Inter, mentre Jankulovski era intento a raccogliere margheritine sulla fascia sinistra e Ronaldinho si aggiustava la coda, l’unico a rincorrere Eto’o è stato proprio Gattuso.

Dopo che s’è fatto male, ha intelligentemente chiesto il cambio. Ha fiutato la legnata: l’Inter - ha pensato - ci è superiore se giochiamo in 11 contro 11, figuriamoci in 10. Quindi, è arrivata l’entrataccia su Sneijder. “Ehi, non dovevi farlo”: gli rimproverano. “Non dovevi lasciarci in 10”. Già, belli spaparanzati sulla poltrona, è facile dare giudizi su chi corre per quattro con una caviglia che ha i legamenti in fiamme. Te li vedi spuntare da tutte le parti quelli dell’Inter, ed è comprensibile che nella foga agonistica ci scappi il calcione. Esiste pure la frustrazione verso chi ti è superiore nella corsa prolungata (Eto’o) e nello scatto breve (Sneijder).

Infine, la sfuriata contro la panchina. Anche in questo caso, giù critiche a Gattuso. Il motivo? Certe cose dovrebbero restare nello spogliatoio. Il destinatario dell’arrabbiatura non è chiaro. Sta di fatto che, se uno in campo chiede il cambio immediato, un altro in panchina deve schizzare come un fulmine. Specie quando hai di fronte quelle tigri nerazzurre. Per quanto mi riguarda, Rino aveva tutte le ragioni per vaffanculare in mondovisione qualche bell’addormentato. Con quel rimprovero, Gattuso ha lanciato un messaggio: questo è il Milan (pieno di professionisti strapagati) e non una squadra di oratorio; un po’ di rispetto verso i tifosi, grazie.

sabato 29 agosto 2009

Milan-Inter 0-4: con Sneijder subito! Mai visto un allenatore coraggioso come Mourinho

Non so se Mourinho sia tatticamente preparato, se sappia motivare i giocatori o se più semplicemente, come sostiene qualcuno con malizia, si sappia vendere bene ai presidenti delle società di calcio e alla stampa. Non so neppure se vincerà come la stagione scorsa oppure se farà flop. Ho tuttavia una certezza: questo personaggio controverso possiede due testicoli grossi come una casa. Seguitemi e vi spiego perché.

Wesley Sneijder (si pronuncia Sneider) arriva dal Real Madrid da qualche ora. Qualsiasi allenatore lo torturerebbe con allenamenti, test atletici, schemi tattici, moduli lunari. Mourinho invece lo mette in campo. Che cosa? Se l’olandese sbaglia partita o se l’Inter perde, il portoghese viene crocifisso: garantito.

Della serie: non puoi schierare subito uno che non ha mai giocato con l’Inter; non è ammissibile rivoluzionare una squadra per un uomo soltanto; è inconcepibile snaturare un’impostazione tattica di antica data. E ancora: Mourinho non capisce niente di calcio; Mourinho le spara a casaccio; Mourinho è un chiacchierone e basta; complimenti, Mourinho s’è preso un bel bidone dal Real.

Cavolo, invece Sneijder è la chiave del match. È l’unico a essere in partita nell’Inter durante i primi 15 minuti. È il primo a dare la scossa con una bordata al fulmicotone parata benissimo da Storari. Detta i tempi, dà ritmo, non butta mai via il pallone. Era il trequartista benedetto che voleva il portoghese. D’altronde, il Real aveva già regalato Cambiasso all’Inter. E lì a Madrid lo stanno ancora rimpiangendo.

In quanto a Leonardo, mi pare che si sia esagerato col nuovo gioco rapido a due tocchi e via del brasiliano. La stampa dava questo messaggio: con Ancelotti il Milan era lento e prevedibile; con Leo tutto cambierà. Interessante, Carletto voleva perdere a tutti i costi; mentre il sudamericano impone tutto un altro tipo di football. Mah… Quindi Ancelotti, secondo gran parte dei mass media, si divertiva a perdere facendo andare la squadra a due all’ora. Misteri della comunicazione moderna. Per parte mia, ho sempre difeso Ancelotti. Autore di miracoli rossoneri, altroché.

US Open, il mistero del tabellone di Federer: facile per la Gazzetta, difficile per la Repubblica!

Lo so che ognuno può avere un’opinione diversa sull’esito di un incontro sportivo; sono consapevole anche del fatto che non tutti possono essere d’accordo su chi sia il più bravo in un certo sport; tuttavia, il caso che andrò a illustrarvi è clamoroso.

Di recente, s’è svolto il sorteggio dei 129esimi Campionati Internazionali degli Stati Uniti. Favorito Federer, il più grande di ogni epoca. Il 27 agosto scorso, la Gazzetta.it titola (foto a sinistra): “US Open ‘easy’ per Federer”. Sommario: “Tabellone facile per lo svizzero campione uscente: evitati Murray, Nadal e Del Porto. Sfide vere dalla semifinale”.

E l’articolo dice: “Strada spianata — La sorte ha evitato al numero 1 del mondo ovviamente Andy Murray, ma soprattutto sia Rafael Nadal che Juan Martin Del Potro. Così il torneo vero di Federer inizierà soltanto sabato 12 settembre quando dovrà affrontare in semifinale il vincente del quarto più atteso tra Novak Djokovic e Andy Roddick. Ma andiamo con ordine; lo svizzero esordirà con Davin Britton, numero 1364 del mondo con appena 8 punti Atp in cascina; poi avrà il tedesco Simon Greul (n° 64) e al terzo turno l'affascinante sfida con Lleyton Hewitt che è stata la finale in questo torneo nel 2004 (la famosa finale capolavoro del ‘double bagels’, 6-0 7-6 6-0). Negli ottavi poi o James Blake o Tommy Robredo e nei quarti o Davydenko, o Soderling o Querrey. Poi la semifinale appunto con Djokovic o Roddick che non dovrebbero mancare l'appuntamento”.

Bene. Ora leggiamo Repubblica.it (foto a sinistra). Titolo: “Federer, strada in salita” Sommario: “Nella corsa verso il 6° titolo di fila a Flushing Meadows l'elvetico pesca Hewitt, Blake, Davydenko, e uno tra Djokovic e Roddick. Più agevole il percorso che attende Nadal”.

E nel testo: “La corsa verso il 6° titolo consecutivo a New York, 16° dello Slam, inizia tutta in salita per Roger Federer che, alla vigilia degli imminenti US Open, non è certo stato aiutato dal sorteggio, ben più benevolo nei confronti di Andy Murray e Rafael Nadal, capitati nella parte bassa del tabellone. Al di là, infatti, di un avvio agevole (la wild-card statunitense Britton e poi Greul) l'elvetico dovrà sbarazzarsi, nell'ordine, prima del redivivo Hewitt, poi dell'idolo di casa Blake, quindi del russo Davydenko, protagonista dell'estate con le vittorie a Umago e ad Amburgo, e, infine, con uno tra Djokovic e Roddick. Tutti avversari, insomma, in grado di portargli via diverse energie”.

Non solo, Repubblica “vede” bene Nadal: “Ben più in discesa è il percorso che attende Nadal: difficile che lo possa impensierire un Gasquet appena rientrato dalla squalifica per cocaina e uno tra Kiefer e Llodra, due tipi troppo discontinui per contrastare il regolarista maiorchino. Poi ci sarebbero Almagro, Ferrer e uno tra Tsonga, Berdich o Gonzalez, tutti in condizioni di forma non certo eccellenti”.

Io non ci capisco più niente. Questo benedetto tabellone di Federer è facile o difficile? Cerco esperti che mi possano illuminare. Così potrei anche capire se la quota dei bookmaker che danno lo svizzero vincitore sia allettante o no: di solito, per questo US Open, è dato a 2.

domenica 23 agosto 2009

Inter-Bari 1-1: nerazzurri senza Ibra e senza gioco. Sono guai

Il Football Club Internazionale Milano non ha un gioco: l'ha detto la prima giornata di campionato. È dalla stagione 1979-80 che non ha schemi validi. Fate con me un salto nel passato.

Con l'allenatore Eugenio Bersellini, ingaggiato nel 1977, l'Inter aveva un trequartista, Beccalossi, che ispirava le punte Altobelli e Muraro. Pasinato stava largo sulla destra, mentre Oriali, Caso e Marini tessevano bene la tela a centrocampo. Ma dall’addio del Sergente di ferro (soprannome di Bersellini), nel 1982, l’Inter s’è affidata ai solisti. Idem con Giovanni Trapattoni, che per il miracoloso scudetto nel 1989 (all’epoca Milan e Napoli erano mostruosamente forti) puntò tutto sullo strapotere atletico di Matthäus (fra i più portentosi degli ultimi 30 anni) e Brehme, oltre che sulle incornate di Serena. Con Simoni, nel 1997-98, lo schema era: palla a Ronaldo. Tuttavia, lo scudetto non arrivò per una stranissima serie di errori arbitrali pro Juve. Nel suo primo anno, nel 2004, Roberto Mancini tentò di dare un gioco arioso alla squadra, in parte riuscendoci: massacrato dalla stampa per i numerosi pareggi, ci rinunciò. E così ecco il classico modulo dell’Inter manciniana: lancio a Ibra e gol. Nel 2008 arriva José Mourinho e le cose peggiorano: zero gioco, ma tricolore.

E oggi? Durante Inter-Bari, ho visto pochi smarcamenti sulle fasce (vedi Maicon), troppi tocchi inutili (vedi Motta), attaccanti con la testa bassa (vedi Milito), difesa fallosa (vedi Materazzi), impostazione della manovra faticosa (vedi Lucio).

D'altronde, fare l'allenatore dell'Inter è difficilissimo: devi portare subito risultati, hai il compito di assemblare la rosa fra Stati Uniti, Pechino e l'afa della Lombardia, anziché con un sano ritiro in montagna. Mourinho è strapagato soprattutto per questo. Ma, proprio come chi l'ha preceduto, fa fatica a dare un'impronta alla squadra. Obiettivo da raggiungere assolutamente, vista l'assenza dell'unico fuoriclasse che giocava nell'Inter: Ibra.

Prevedo un'Inter implacabile in contropiede, specie fuori casa. Invece, per le partite di San Siro, con gli avversari che chiamano sempre in causa il portiere attraverso retropassaggi per poi ripartire all'improvviso (come il Bari oggi), i nerazzurri faranno una fatica boia. Doveva arrivare un trequartista, proprio per i match in casa; in sua assenza, condivido l'idea di Mourinho di ricorrere quasi subito a Balotelli, l'unico in grado di dare fantasia all'attacco.

Chiudo su Eto'o. Giocare a San Siro è un massacro psicologico. Qui ci han lasciato le penne Gilardino, Suazo, Quaresma e altri calciatori. Era il suo esordio. Mi è parso paralizzato dalla tensione, specie quando s'è divorato il 2-0 da solo davanti al portiere. Comprensibile. Vedremo se l'affare l'ha fatto l'Inter o il Barca. Al momento, propendo per la seconda ipotesi. Anche perché Eto'o l'Inter l'ha preso proprio perché faccia i gol cosiddetti facili, quelli che Ibra - secondo la critica - non realizzava.

[foto via Inter]