martedì 2 giugno 2020

Incentivi ai monopattini elettrici: 10 disastri per la sicurezza stradale

Eccoci al punto più basso di questo governo: coincide con l’introduzione di incentivi per i monopattini elettrici (nonché per le bici classiche e quelle a pedalata assistita). La logica imponeva di stimolare la domanda di auto, a beneficio del Pil, dell’occupazione, dell’economia nazionale; ma tutti i politici che hanno spinto per i bonus a favore dei monopattini sono a mio giudizio poco collegati alla realtà quotidiana delle strade urbane. Ve ne fornisco la dimostrazione in 10 punti. Che sono poi i 10 disastri per la sicurezza stradale. Ci aggiorniamo al primo incidente grave sulle nostre strade.

1) Chi va sul monopattino elettrico non ha la patente per guidarlo: per legge, non serve. Su quell’attrezzo può viaggiare chiunque. Non c’è nessuna legge che espressamente imponga il rispetto di requisiti psicoattitudinali. È ovvio: il Codice della Strada è del 1992. Esiste solo una circolare (di valore inferiore rispetto alla legge) che affannosamente cerca di porre rimedio alla lacuna legislativa. Quindi, per legge, a poter guidare i monopattini elettrici sono anche i seguenti soggetti: uomini e donne con serie difficoltà visive e uditive, persone che soffrono di apnee notturne e che sono afflitti dal colpo di sonno, tossicodipendenti, gente dedita all’alcol. Per condurre questi veicoli della micromobilità non ci si sottopone a valutazione psicodiagnostica. Non parliamo di tricicli per scorrazzare allegramente assieme ai nonnini nei giardinetti condominiali, ma di razzi. Sì, sono missili, perché diversi monopattini elettrici raggiungono i 40 km/h. Sempreché non vengano alterati dopo l’acquisto: qualora fossero potenziati, volerebbero a velocità superiori. E quand’anche la circolare fosse rispettata, i criteri per l’idoneità alla guida sarebbero stabiliti individualmente dal monopattinaro stesso.

2) Il monopattino elettrico è equiparato alla bici: c’è il divieto di guidare sotto l’effetto di sostanze che alterano le percezioni. Quindi, in quel preciso momento, non puoi essere ubriaco o drogato. Ma non hai la patente: in generale, per legge, puoi essere tossicodipendente o alcolizzato. La circolare dice di no, la legge non dice niente. Il conducente di monopattino elettrico minorenne che guida in stato di ebbrezza non potrà conseguire la patente B per le auto a 18 anni. Fino a 0,5 grammi di alcol per litro di sangue, patente a 19 anni. Oltre mezzo grammo, patente dopo i 21 anni. Come individui il minore ubriaco sul monopattino? Gli devi fare l’alcoltest. In una nazione, l’Italia, che ha il numero di alcoltest fra i più bassi al mondo.

3) Del monopattinaro, lo Stato non sa niente. Il Comune di residenza del monopattinaro nulla sa di lui. Non esiste traccia del monopattinaro alla Motorizzazione, all’Anagrafe dei patentati, in un albo, un registro. Niente. Guidatore a parte, cosa si sa del proprietario del monopattino? Zero. Il monopattino non è schedato, non ha la targa. Il monopattinaro più imbestialito col mondo e con Dio lo sa: ha la libertà di correre, infrangere le regole, investire e scappare. Non è rintracciabile mediante il numero di targa. Qualora ci fossero telecamere, diventa proibitivo distinguere un monopattinaro dall’altro: il Grande Fratello è concepito per stangare chi va in auto, perché la multa arriva a casa del proprietario della vettura, responsabile in solido col conducente. O l’uno paga, o lo fa l’altro. Il monopattinaro a braccetto col monopattino è sfuggente, irreperibile, non inseguibile (si dilegua in un batter d’occhio). Questo si traduce in un passaggio a porta vuota all’attaccante, che da 10 cm la spinge dentro: il monopattinaro ha le carte in regola per fare il pirata della strada. Investe, causa un incidente, scappa. Sfido chiunque a beccarlo.

4) Oltre all’incolumità dei pedoni, utenti molto più deboli dei monopattinari, c’è di mezzo il quattrino. Parto dall’auto. La macchina ha la Rca obbligatoria: Responsabilità civile auto da stipulare per legge. Se la vettura investe il pedone, questi prende i soldi dalla compagnia che copre il veicolo. Ma veniamo al monopattino, non targato e col conducente senza licenza: non ha l’assicurazione obbligatoria. Qualora il monopattinaro investa il pedone, non c’è nessuna compagnia a coprire i danni alla vittima. Il proprietario del monopattino dovrebbe aver stipulato una Rc propria che copre gli incidenti. Tutta teoria. Chi va in monopattino non ha la mentalità dell’automobilista, alle prese con la burocrazia: Rca, patente, bollo e altro. Un altro motivo che spingerà il monopattinaro a fuggire dopo il sinistro, specie se tossico o alcolizzato.

5) Il monopattino non è soggetto a revisione periodica obbligatoria. Lo compri che è sano, poi lo usi in città: crateri, asfalto rovinato, pietrisco. È un percorso di guerra. Dopo qualche decina di km, chi garantisce la sicurezza del mezzo?

6) Il governo ha appena rivoluzionato il Codice della Strada, introducendo la corsia ciclabile. Ha la linea tratteggiata valicabile. Il monopattinaro e il ciclista possono valicare la linea, invadendo legalmente la corsia delle auto. Le macchine possono valicare la linea, invadendo legalmente la corsia dei monopattini e delle bici. È una bestialità. Io un’idea così bizzarra non saprei come definirla: se mi trovassi assieme a pochi simpatici amici a casa, la chiamerei una "tonnara da delirio". Ma siccome questo è un blog, allora una definizione politically correct è la seguente: una nuova modalità di favorire la mobilità dolce che potrebbe avere conseguenze negative inattese.

7) Gustosa la storiella delle forze dell’ordine pronte a intervenire in caso di infrazione stradale del monopattinaro. Per cortesia, un minimo di serietà. Prendiamo il meno inefficiente dei Comuni, Milano. Aveva così poco personale sulle strade, per la necessità di sbobinare le foto degli autovelox, che per mesi ha sforato il limite dei 90 giorni fra infrazione e notifica per inviare il verbale da autovelox a casa dei titolari delle auto. Dove si trovano gli uomini per stoppare il monopattinaro? Da nessuna parte. Alzi la mano chi ha mai visto un agente della Polizia municipale stangare un ciclista mentre fa il pelo al pedone sul marciapiede.

8) Il monopattinaro non può guidare con lo smartphone in mano. Può usare il cellulare con auricolare, purché a mani libere. Io voglio vedere il monopattinaro che compone il numero e risponde alla chiamata a mani libere.

9) Questo è un alert per i genitori. Se il minore va sul monopattino elettrico e combina qualche guaio, sono papà e mammà a pagare. E subito. Responsabilità genitoriale. Tutto si risolve in un buffetto di papi al monello che sfiora un giocatore di rugby di 20 anni (il monopattino e il monopattinaro gli rimbalzano addosso); se lo stesso pargolo ferisce gravemente un anziano artritico e obeso, i milioni di euro di risarcimento li tira fuori il genitore. Per legge.

10) Col decreto del 2019, si doveva fare un test nei Comuni aderenti: vediamo quanti incidenti e di che tipo causano i monopattini, e vediamo in quanti sinistri e di che tipo vengono coinvolti come vittime i monopattinari. La sperimentazione includeva monopattini elettrici, segway, monowheel e hoverboard. Poi, i monopattini elettrici sono stati tolti dal test ed equiparati d’incanto alle bici, prim’ancora di analizzare e ponderare i dati della sinistrosità. Ora abbiamo bici e monopattini da una parte con alcune regole (infernali); più segway, monowheel e hoverboard dall’altra soggetti a sperimentazione con differenti regole (bestiali). Un complesso di norme che nessuno ha capito bene, che i monopattinari non conoscono, e che sarà impossibile far rispettare. È un casino mai visto, neppure a Bagdad, in Bangladesh, a Nuova Dehli. Questa sarebbe l’Italia del futuro disegnata da qualcuno. Non stupisce che i governanti con stipendi più bassi di Paesi più ricchi nell’Unione europea guardino con sospetto i governanti con stipendi più alti di Paesi più poveri come il nostro: i soldi dati dall’Ue all’Italia affinché i milioni di euro siano investiti in incentivi per monopattini elettrici prodotti in Cina? Ma anche no.