lunedì 9 dicembre 2019

Seggiolini salvabebè: ma invece di fare tanto casino, non bastava una leggina normale?

Ministero dei Trasporti scatenato. “La tua attenzione diventa legge”, è questo il claim degli spot per sensibilizzare l’utenza all'uso dei dispositivi antiabbandono, obbligatori in auto dallo scorso 7 novembre per i bambini di età inferiore ai 4 anni. È una campagna, radio e tv, realizzata in collaborazione con il ministero della Salute.

È la politica chiacchierona, che blatera. La vecchia politica senza costrutto e senza futuro. La verità è molto più scomoda. Altro che campagna di sensibilizzazione. Per i seggiolini salvabebè chi ci governa ha combinato un caos mai visto.

1) Il governo sta lavorando per posticipare al 1° marzo 2020 l’avvio delle multe per i non provvisti del dispositivo. Perché? Perché la normativa è stata introdotta in fretta e furia, per motivi misteriosi. Ora, la retromarcia: si vuole dare tempo ai genitori di comprare il seggiolino salvabebè. Quindi, prima fai un decreto con carattere d’urgenza per introdurre il dispositivo antiabbandono; poi torni sui tuoi passi; infine fai una campagna di sensibilizzazione. Ma che casino è?

2) I seggiolini salvabebè non necessitano di omologazione. Devono solo essere accompagnati da un certificato di conformità rilasciato dal produttore. È un’autocertificazione. Occhio: se nonna Peppina, con un’azienda in Honduras, stabilisce che il proprio dispositivo antiabbandono cinese è conforme, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Per l’omologazione serve tempo. Hanno fatto prima il decreto, e poi penseranno all’omologazione. E questi chi vorrebbero sensibilizzare?

3) Vediamo un po’ come dev’essere fatto il seggiolino salvabebè. Deve attivarsi automaticamente a ogni utilizzo senza bisogno che il conducente compia ulteriori azioni. Deve dare un segnale di conferma di avvenuta attivazione. In caso di abbandono, serve che si attivino segnali visivi e acustici o visivi e di vibrazione. Inoltre, i segnali devono essere percepibili o all’interno o all’esterno del veicolo. In più, è possibile che seggiolini e dispositivi antiabbandono siano collegati allo smartphone del genitore con una App o tramite Bluetooth per inviare notifiche. Morale: può essere fatto così o colà. Non c’è un unico seggiolino salvabebè. Ne possono esistere infiniti. Tutti in regola. Dai, che basta un’autocertificazione in salsa orientale.

4) Per legge, le famiglie hanno diritto a un bonus sul seggiolino salvabebè. Del bonus, oggi nessuno sa niente. Perché manca un decreto che specifichi un decreto. Neppure in Bulgaria facevano normative così allucinanti.

5) Parliamo di tragedie immense, con risvolti psicologici per il genitore altamente drammatici. Sono vite rovinate per sempre. Serviva una legge seria. Fatta da un Governo serio. In parallelo, sarebbero necessari controlli serrati sulle strade da parte di agenti in carne e ossa. Dopodiché, eventualmente, si poteva anche pensare alla sensibilizzazione. Che oggi fa solo cadere le braccia.

mercoledì 4 dicembre 2019

Rc auto: così l'Ania devasta la riforma del M5S sulle classi di merito

I sogni muoiono all’alba.

Sentiamo Andrea Caso (M5S): “Nel decreto fiscale sono riuscito ad ottenere una importante novità nel settore assicurativo. Grazie ad un emendamento, a mia prima firma, si potrà beneficiare ora della fascia assicurativa più bassa fra tutti i veicoli di proprietà del nucleo familiare. Nell’ipotesi in cui si disponga di un motorino in 14esima fascia e di un'auto in prima, a partire dal prossimo rinnovo dell'assicurazione, anche per il motorino si passerà in prima fascia, con un risparmio considerevole sul premio. Per le famiglie italiane è una boccata d'ossigeno. Finalmente abbiamo tracciato la strada per avere tariffe più basse in attesa della tariffa equa. Con l’approvazione del mio emendamento al DL Fiscale ho voluto così rendere merito agli automobilisti virtuosi, che da troppo tempo pagano per quelli disonesti che avvelenano il settore. La considero una vittoria del MoVimento 5 Stelle, che già nella passata legislatura aveva tentato di ridurre le tariffe assicurative. Ringrazio, infine, la presidente e relatrice del dl fiscale Carla Ruocco per il lavoro svolto anche su questo punto”.

Ora sentiamo l’Ania, l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, che commenta il via libera alla norma in tema di assicurazione auto da parte della Commissione Finanze della Camera: “I proclami entusiastici con cui è stata accolta l’approvazione dell’emendamento rc auto sono una vittoria di Pirro. Quel che si legge, e cioè che con la nuova norma le famiglie italiane prenderanno ‘finalmente una boccata d’ossigeno’, potendo contare su un forte risparmio sul premio della rc auto, non corrisponde a realtà. Al contrario, questa disposizione, se definitivamente approvata, condurrebbe a conseguenze davvero distorsive per la sostenibilità del sistema assicurativo della rc auto, a danno di tutti gli utenti. L’emendamento approvato - al di là di alcune incongruenze applicative poste dalla stessa formulazione del testo - prevede un’estensione della disciplina sulla classe di merito più favorevole dei componenti della famiglia anche nel caso di rinnovo della polizza Rc auto per veicoli già di proprietà e a qualunque categoria essi appartengano.

Il che, tra l’altro, vuol dire che, alle condizioni previste dalla norma (la mancanza di sinistri nell’ultimo quinquennio attutisce solo parzialmente gli effetti), il dato sugli incidenti causati da ciascun assicurato si azzera in fase di rinnovo, impedendo di valorizzare le condotte di guida virtuose a scapito di quelle meno prudenti o, addirittura, troppo disinvolte. Il meccanismo diventa così ancor più antitetico rispetto ai principi base della più sana mutualità assicurativa, a danno evidente soprattutto di coloro i quali, in quanto single o membri di famiglie in cui vi è un solo veicolo, non potrebbero avvalersi delle nuove agevolazioni. Nessuna equa ridistribuzione degli oneri e dei costi, anzi!

Ma non solo. L’assicurazione della Rc auto, a forte vocazione sociale, persegue da sempre finalità protettive, preventive ed educative a tutela degli utenti della strada. La compartecipazione dell’assicurato al costo dell’operazione assicurativa in ragione del suo stile di guida e della sua sinistrosità costituisce prima garanzia per tutti i cittadini, disincentivando condotte spericolate o comunque imprudenti. Cancellare la storia pregressa di ciascun conducente in sede di rinnovo equivale, perciò, a negare i principi di fondo che dovrebbero regolare il settore. È del resto noto che il fattore che più incide sull’entità dei premi è, naturalmente, il costo di una sinistrosità che deve essere controllata e contenuta - prima ancora che per i suoi riflessi assicurativi - per presidiare le superiori esigenze della sicurezza stradale.

E, dunque, quel che ci si dovrebbe attendere da un legislatore illuminato è la messa in assetto di regole che incentivino, anziché depotenziare, comportamenti e stili di guida corretti e virtuosi. Il tutto non attraverso provvedimenti occasionali, buttati lì nel calderone, ma nell’ambito di una rivisitazione aggiornata, organica ed unitaria della delicata materia della Rc auto e della sua assicurazione obbligatoria. Ed è appena il caso di sottolineare come quest’ultimo provvedimento, lungi dal produrre gli effetti utili attesi, finirebbe in ogni caso per impattare negativamente sui prezzi soprattutto a danno degli utenti più virtuosi e delle famiglie presumibilmente appartenenti alle classi meno agiate che posseggono un solo mezzo. Si interromperebbe così il trend virtuoso di riduzione del premio medio rc auto italiano, che prosegue ininterrottamente dal 2012 e che ha visto negli ultimi anni un calo complessivo di oltre il 27 per cento e una riduzione del gap che ci separa dalla media dei principali Paesi europei del 66 per cento”.

Lo dico a denti stretti. Purtroppo, l’Ania ha ragione. Il mercato Rc auto è libero: le compagnie assicuratrici possono imporre le tariffe Rca che vogliono. Questione chiusa.