sabato 23 gennaio 2021

Un Governo Conte più attento ai monopattini che all’automotive

Trecentoquindici milioni di euro per i monopattini elettrici: incentivi per tavolette fatte perlopiù in Cina. Il Governo Conte è scatenato quando si tratta di Reddito di cittadinanza e monopattini: una montagna di denaro, più il ministero dell’Ambiente che, dopo i 215 milioni stanziati nel 2020, ha fatto di tutto per mettere sul piatto altri 100 milioni. Quattrini miscelati con una sequela di click day fallimentari, ritardi nei rimborsi a chi compra bici e monopattini, annunci ansiogeni sui mass media amici, SpidPoste in tilt e liste d’attesa lunghe quanto quelle che si formano alle mense dei poveri delle nostre metropoli. Un caos mai visto, condito dallo scontrino parlante che attesti la tipologia di bene o servizio acquistato.

Coi monopattini (di per sé aggeggini innocui) la sicurezza stradale è peggiorata, visto che si viaggia al ritmo infernale di un incidente al giorno nella sola Milano. Avrebbero dovuto sostituire in parte i mezzi pubblici, limitando le infezioni da Covid, col risultato che invece la pandemia continua a mordere la nazione.

L’auspicio è che, quando l’Unione europea esaminerà le misure prese da grillini e pieddini e il piano di rinascita, sia un po’ distratto dall’arrivo della primavera.

Nel frattempo, in Italia, nel settore automotive, succede qualcosuccia. FCA e PSA si fondono in Stellantis. Parliamo di un settore che dà lavoro (orrore) e fa crescere l’economia nazionale (disgusto). La filiera produttiva automotive in Italia vede all’opera 5546 imprese, 278.000 addetti (diretti e indiretti), più del 7% degli occupati del settore manifatturiero italiano, con 106 miliardi di euro di fatturato, pari all’11% del fatturato della manifattura in Italia e al 6,2% del PIL italiano. Oltre a 76,3 miliardi di prelievo fiscale sulla motorizzazione: ossigeno per casse esauste.

Un paio di premesse. Il Governo (tramite sudatissimi emendamenti a progetti legge) ha stanziato incentivi per l’auto: poca roba, specie in rapporto agli 8 miliardi della Francia e agli sgravi fiscali fortissimi della Germania, solo per fare due esempi. Inoltre, FCA Italia (come numerosissime altre aziende) ha ricevuto un prestito in parte garantito grazie alle misure dell’Esecutivo in pandemia.

Ma chi lancia l’allarme “Esecutivo distratto”? Qualche fascistoide, un fanatico di estrema destra che vuole criticare a tutti i costi il Governo M5S-Pd? No. Il segretario nazionale e responsabile automotive della Fiom-Cgil, Michele De Palma. Lo ha fatto alla trasmissione Omnibus di La7.

Per intenderci, la Fiom è la Federazione impiegati operai metallurgici, il sindacato dei lavoratori operanti nelle imprese metalmeccaniche. Fa capo alla Confederazione generale italiana del lavoro. È il più antico sindacato industriale italiano, nato a Livorno (non in una birreria di Berlino) nel 1901. Mentre De Palma negli anni 1990 ha fatto parte del movimento studentesco. E, negli anni 2000, dei movimenti antiglobalizzazione e pacifisti, coordinatore nazionale dei giovani del Prc. Negli anni d’oro di Marchionne, De Palma ha avuto col grande manager scontri durissimi.

Riassumo a punti.

1) “In pandemia, un funzionario dell'ambasciata francese ci ha chiesto un incontro per uno scambio di idee su che cosa pensava la Fiom delle questioni che riguardano l'automotive. Io, invece, ho dovuto fare appelli in tutte le sedi e scrivere lettere formali al Governo per avere possibilità di interloquire. Le nostre idee possono essere sbagliate, le peggiori, ma si dovrebbe fare sistema.

2) “I francesi ci hanno chiesto cosa ne pensiamo degli interventi che andrebbero fatti per l'auto. Abbiamo presentato le nostre proposte, sul settore automotive, che riguardano il nostro sistema Paese, ovviamente. Il nostro Governo non ci ha chiesto nulla.

3) "I francesi hanno definito un piano per l'auto, i tedeschi hanno presentato un loro piano. Noi non abbiamo un piano. Noi abbiamo varato i bonus, loro invece politiche per riportare la filiera dell'auto all'interno del proprio sistema Paese".

Questa la fonte.