Karen, atleta strepitoso di 198 cm x 88 kg, si è mosso contro il numero uno al mondo con una leggerezza impressionante: una libellula che arriva dall’Est. Ha picchiato durissimo col servizio, imponendosi grazie a un dritto che è una frustata di polso e avambraccio senza eguali sul circuito. Un colpo che per efficacia, violenza, precisione, mi ricorda il dritto dei migliori Federer e Sampras.
Ma Khachanov la vittoria l’ha costruita sul proprio lato debole: il rovescio bimane. Dove in un anno ha fatto miglioramenti notevoli. Con la consueta intelligenza tattica, nella finale di oggi, Djokovic quando era in difficoltà o quando il punto aveva un peso specifico di rilievo, mordeva il rovescio dell’uomo di Mosca. Il quale però non ha mai scricchiolato. Il serbo ha anche alternato palle lunghe nell’angolo sinistro, basse e corte, ma Karen non ha fatto una piega: è rimasto tranquillo, rimandandola di là sporca e cattiva.
Khachanov ha mantenuto un atteggiamento composto per tutto l’incontro. Dopo aver incamerato il primo set, c’era il rischio che psicologicamente mollasse, di fronte all’impresa. Viceversa, è diventato ancora più feroce, spostando di continuo Djoko, cambiando talvolta ritmo, sino a entrare con energia col dritto. In un’ora e 37 minuti di guerra.
Detto del valore enorme di questa vittoria, vanno però aggiunti due elementi. Primo: la semifinale di Djokovic contro Federer è stata infernale sotto il profilo fisico e nervoso, anche per un robot del tennis come il serbo. Secondo: Nole arrivava da un’interminabile striscia di vittorie, che ne hanno ridotto la reattività neuromuscolare. Mi è parso stordito. Un po’ dalle fatiche contro il divino Federer, un po’ per le bordate impressionanti del moscovita.
E Khachanov che cos’è? Tre opzioni: un campione, un fuoriclasse o un fenomeno? Oggi è un campione. Per diventare fuoriclasse, devi dimostrare di resistere negli Slam, dove si gioca tre set su cinque. Trattasi di sport diverso rispetto agli altri tornei, che sono due set su tre. Il ragazzo ha solo 22 anni, per cui ci sono margini di miglioramento sconfinati. Lo si evince anche dal suo linguaggio del volto e del corpo: è umile ed equilibrato. Ma per far tremare la coppia di fenomeni Djoko-Nadal e il più grande di ogni epoca (re Roger) negli Slam, occorre trasformarsi in tennisti bionici.