sabato 28 giugno 2008

Xabi Alonso-Lampard: che scontro cattivo in Italia!

Inter e Juve si odiano. Sportivamente parlando. Si accusano di furti: tu Juve l'hai preso a me con gli arbitri (qualcuno azzarda col doping); tu Inter me l'hai sottratto con i telefonini. In questo quadro di armonia, si inserisce la trattativa dell'Inter per Lampard e della Juve per Xabi Alonso.

È un incrocio mortale. Il motivo? Il 1° gennaio 2005 Lampard ha fatto un'entrata niente male su Xabi Alonso alla caviglia. Risultato: lo spagnolo fuori per tre mesi, più altre due settimane per recuperare la forma.

Siamo già al derby terribile fra Inter e Juve...

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mercoledì 25 giugno 2008

Milan: quanta fatica per Adebayor. Non ve vale la pena: lui è forte, ma non ti serve granché

Fra i giocatori più sfiziosi della stagione scorsa, c'è Emmanuel Sheyi Adebayor (classe 1984), attaccante togolese dell'Arsenal. Diverte vederlo muoversi in campo, un po' dinoccolato, specie quando si sposta il pallone da un piede all'altro. È forte, ma per segnare tanto ha bisogno di una squadra al suo completo servizio: quest'anno è andato in gol con frequenza (in Premier League 24 reti in 35 partite), perché perfino Henry correva e apriva spazi per lui. Invece, nelle stagioni precedenti ha segnato col contagocce.

Il Milan gli fa la corte da settimane. Lui ci sta, anche se resta da convincere l'Arsenal, che per ora non molla. D'altronde, tutto ha un prezzo e basta aspettare che domanda e offerta si incontrino. Il fatto è un altro: secondo me, al Milan Adebayor non serve. Per due ragioni.

1) Ci sono già due giocatori che richiedono l'attenzione (e la corsa) della squadra per loro: Kaká e Pato. Perché aggiungerne un terzo?

2) Ai rossoneri occorre un bestione di peso, ma Adebayor non lo è. Sì, è alto: 194 centimetri. Però leggerino: 74 chilogrammi. Per prendere gomitate e sputi in area di rigore, si deve puntare ad altri centravanti. Vero che Altobelli, attaccante del passato simile al Togolese, fece sfracelli; tuttavia Spillo amava invece anche combattere negli ultimi 16 metri.

lunedì 23 giugno 2008

Inter: Burdisso via, arriva Carvalho? I primi due grandi colpi di Mourinho

Roberto Mancini - che pure è un allenatore con i fiocchi - aveva una passione per Burdisso: lo faceva giocare spesso e per giunta in partite decisive. Eppure il difensore argentino era falloso, scarso tecnicamente, bassino, non molto rapido né granché reattivo. Di lui, il pubblico dell'Inter ricorda soprattutto l'entrata sciocca a metà campo contro un giocatore del Liverpool, sullo 0-0, costata l'espulsione all'argentino nella partita di ritorno degli ottavi di Champions di qualche mese fa.

I tifosi nerazzurri erano così terrorizzati dal vederlo in campo che, quando toccava il pallone, c'era un brusio di sottofondo pronto a trasformarsi in urla d'orrore. Un po' quello che accadde - negli anni 80 - con un altro pessimo difensore interista, Bachlechner, che causò diversi infarti ai poveri fan della Beneamata.

Pare che adesso Mourinho voglia disfarsi del centrale difensivo tanto amato dal Mancio. Ecco, allora il portoghese è davvero il fuoriclasse degli allenatori, perché capisce al volo chi mandare via. Non soltanto, ha intenzione di portarsi a casa Carvalho (foto), che è un fenomeno della difesa. Obiettivo, avere una rosa di difensori formata da Samuel, Cordoba, Carvalho, Maxwell, Rivas (e forse - ma ho diversi dubbi - Materazzi): una linea arretrata da accoppiata scudetto-Champions. Dopodiché Mourinho penserà al centrocampo (Lampard), facendo partire un ormai spento Stankovic. E magari farà un ritocco anche all'attacco (Drogba o Eto'o), al posto di Suazo. Sì, c'è l'impronta dello Special One.

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domenica 22 giugno 2008

Spagna-Italia: sconfitta meritata. E ora Lippi, grazie

La Banda Bassotti Spagna ci fa fuori con merito: è più forte dell'Italia. Specie in attacco, dove i furetti rossi ci han fatti diventare matti. Siamo anche stati fortunati, visto che per gli iberici c'era un penalty netto. I rigori han premiato i più bravi.

L'Italia ha fallito davanti: Toni non regge tutti quegli spostamenti; è una punta che ama restare fresco per segnare, ma Donadoni questo non l'ha capito. Io invece l'avevo previsto. L'unico guizzo è stato di Camoranesi prima e Di Natale poi: poco, rispetto a quanto costruito dalla Spagna.

La durissima legge dello sport adesso impone che Lippi prenda il posto di Donadoni, giacché il tecnico viareggino si è dimostrato più capace di motivare la rosa, nonostante non fosse superiore a questa. Ci affidiamo a Marcello nazionale per difendere il titolo di campioni del mondo: all'Europeo - fatta eccezione per la partita con la Francia - non siamo stati degni detentori della coppa.

sabato 21 giugno 2008

Donadoni: batti la Spagna e il mondo imiterà te e la tua Italia

Il suo esordio all’Europeo è stato distastroso: 3-0 dall’Olanda pieno zeppo di errori tattici. Ma poi si è ripreso con la Romania, e infine ha azzeccato in pieno la formazione con la Francia. Soprattutto, ha centrato il modulo tattico, che considero rivoluzionario: 4-3-2-1.

Come dite? Anche Ancelotti gioca così col suo Milan? Sì, però il modulo rossonero ad albero di Natale non ha lasciato il segno: si basava sulle individualità (Kaká e Seedorf), e la squadra era discontinua (arrivando molto distante dall’Inter in campionato).

Invece, l’Europeo è la competizione adatta per imporre al pianeta la propria visione del calcio. E allora forza Donadoni: batti la Spagna ed entrerai nella storia anche grazie alla tua rivoluzione tattica.

Qui la formazione che schiererei io per applicare suddetto modulo: Buffon. Quattro in difesa: a destra, Zambrotta; al centro, Panucci e Chiellini; a sinistra, Grosso. Tre di centrocampo arretrato: De Rossi, Aquilani (che può esplodere), Ambrosini. Due di centrocampo avanzato: Perrotta e Cassano. Unica punta: Toni.

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venerdì 20 giugno 2008

Italia agli Europei: un altro valido motivo per arrivare in finale? Eliminare Rosetti

In attesa di vedere la Nazionale in azione contro la Spagna, c'è un'Italia che perde agli Europei 2008: trattasi dell'arbitro Rosetti. L'ineffabile giacchetta nera che ci rappresenta alla competizione continentale sta commettendo un errore dietro l'altro.

Già all'esordio aveva stupito tutti con decisioni assurde, interpretando a modo suo il fallo di mano in area. Forse, per fischiare il penalty, Rosetti aspetta che un centravanti si trasformi in portiere... Per non parlare dei contrasti sotto porta: il fischietto nostrano non indica mai il dischetto. Misteri.

Dopodiché l'arbitro in questione si ripete in Croazia-Turchia (quarti di finale), non vedendo un rigore a favore dei turchi e applicando, in altra occasione, un'assurda regola del vantaggio pro croati: con un attaccante in maglia blu steso da un turco al limite dell'area, Rosetti fa proseguire un secondo giocatore della Croazia in posizione per nulla pericolosa. Altro punto di domanda.

Se l'Italia di Donadoni arriva in finale, ci fa felici anche perché non vedremo Rosetti all'opera nella giornata clou. In questo modo, eviteremo il ripetersi di quella tristissima finale che fu Argentina-Olanda 3-1 nel 1978, con uno sciagurato Gonella - arbitro italiano - che rovinò la partita prendendo decisioni spudoratamente a favore dei padroni di casa.

Sono arbitri che sbagliano in buona fede. Come i responsabili delle federazioni che li mandano ad arbitrare. Tutti liberi di sbagliare. Noi liberi di sperare di vederli il meno possibile.

Ma se Toni si spompa per difendere, non segna

È vero che i primi difensori di una squadra imbattibile sono gli attaccanti; è anche vero che la nostra retroguardia non è impeccabile (specie in Zambrotta e Chiellini) e quindi ha bisogno di aiuto; ma c'è il nostro centravanti che non ha molte energie da spendere per rincorrere gli avversari. Lui, Luca Toni, non deve sacrificarsi troppo, almeno in questo momento. Altrimenti, arriva sgonfio in zona gol.

Contro la Francia ha sì causato rigore ed espulsione, però si è anche divorato tre palle gol. Il motivo? Mordeva le caviglie dei difensori e dei centrocampisti francesi, tornava nella nostra area in occasione di calci d'angolo e punizioni, insomma ha corso come un dannato. Addiritura, secondo castrolindex (strumento che misura, con telecamere a infrarossi, i movimenti dei giocatori), quasi 10 chilometri. Troppi. Uno spompamento costante che l'ha stordito.

Per fare quel lavoro di fatica perenne ci sono Perrotta, De Rossi, Aquilani stesso, Ambrosini a centrocampo; Cassano davanti, che è pieno di forze; e poi la difesa. Invece, a Toni chiediamo soltanto di sbattere dentro la metà delle palle gol che la Spagna ci lascerà in dono.

mercoledì 18 giugno 2008

Banda Bassotti Spagna: attacco da urlo, difesa che lascia cinque palle gol a partita

Fine anni 70: un genio che di nome fa Dan Peterson mette in piedi una squadra di basket straordinaria (Billy Milano) nonostante gli manchessero giocatori alti e pesanti. Quel quintetto meraviglioso viene soprannominato Banda Bassotti. Ecco, la Spagna mi ricorda il team di Peterson, perché schiera ragazzotti davvero bassi, specie se paragonati agli atleti olandesi, tedeschi e - in parte - italiani.

Centrocampisti e attaccanti spagnoli sono trottole impazzite che, quando cominciano a scambiarsi il pallone con triangolazioni rapide, non ti fan capire più niente. Villa, Silva e Torres compongono un trio d'attacco terribilmente concreto e cattivo: davanti alla porta non perdonano. Sono killer frenetici e famelici.

Tuttavia, anche le Furie rosse hanno un punto debole, che si chiama difesa: ho osservato con attenzione Puyol, e mi pare che non corra in modo naturale, come se avesse dolori a una gamba; Marchena è un lumacone, buono soltanto a colpire di testa; Sergio Ramos soffre l'uno contro uno bestialmente, e il signor Cassano è pregato di puntarlo più volte; Iniesta ha una tenuta atletica di 20 minuti.

Piccola dritta a Donadoni per ottenere cinque nitide palle gol: insista con un'unica punta (Toni), in modo da non dare riferimenti offensivi alla retroguardia iberica; e comandi ad Aquilani di lanciare in continuazione negli spazi Grosso, Cassano e Perrotta, i nostri tre più rapidi.

martedì 17 giugno 2008

Italia-Spagna: Aquilani entra in formazione e può farci vincere l'Europeo

De Rossi, Aquilani, Perrotta: io quei tre li avrei messi in campo come titolari sin dall'esordio contro l'Olanda ma - fra una sconfitta (con gli orange), un pareggio (con la Romania) e qualche squalifica (Pirlo e Gattuso) - è il destino a metterli d'imperio nella formazione che affronterà la Spagna. A questo punto, fossi in Donadoni, partirei con questi undici.

1) Buffon. Che era e resta il miglior portiere del mondo, con quel tuffo sul tiro di Benzema da mostrare ai ragazzini per insegnare loro come si sta in porta.

Difesa.

2) A destra, Zambrotta. Non è in un gran momento, ma se recupera torna un grande.

3) Al centro, Panucci. Fra i migliori dell'Europeo.

4) Al centro, Chiellini. La fotocopia di Materazzi. Però quest'ultimo è fuori forma da mesi.

5) A sinistra, Grosso. Che acquisisce personalità col passare dei minuti.

Tre di centrocampo arretrato.

6) De Rossi. Mostruoso stasera contro la Francia. È la nostra anima.

7) Aquilani. Può farci vincere l'Europeo. Tecnicamente, lo reputo superiore a De Rossi. Ha una visione di gioco fuori dal comune, un lancio precisissimo, un tiro da fuori mortale e sta sempre a testa alta. Regista purissimo che l'Inter dovrebbe immediatamente portarsi a casa a costo di una spesa elevatissima.

8) Ambrosini. Secondo me, rende di più se non ha vicino Gattuso e Pirlo, con cui si pesta un po' i piedi.

Due di centrocampo avanzato.

9) Perrotta. Sai quando inizia a correre, non sai quando si ferma.

10) Cassano. Un furetto che può esplodere da un momento all'altro.

Unica punta.

11) Toni. Prima o poi la mette dentro, e stavolta nessuno gli annulla il gol.

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lunedì 16 giugno 2008

Balotelli, la sfortuna di non essere brasiliano

Immaginate un ragazzo di 17 anni che arriva dal Brasile e che gioca in attacco con la maturità di un 30enne, si muove in campo con l’intelligenza tattica di una vecchia volpe d’area, segna gol fondamentali in momenti decisivi, sforna assist d’oro a compagni ormai sulla via del tramonto, non reagisce alle provocazioni di difensori dallo schiaffo facile, all’occorrenza si adatta a fare il centravanti o l’ala: ecco, un giocatore del genere sarebbe titolare inamovibile in qualsiasi squadra del nostro campionato, incluse le tre grandi (Inter, Milan, Juve).

Prendete adesso un personaggio nato a Palermo il 12 agosto 1990 da una coppia di immigrati ghanesi, un tipo che dall'età di due anni vive a Brescia nella sua nuova famiglia italiana, i Balotelli: lui, superMario, è un fenomeno. Ma adesso non lo vedete titolare nelle formazioni ipotizzate dai quotidiani. Perché? Semplice: non è brasiliano.

Allora, pare che l’Inter vada a caccia di attaccanti da schierare come titolari: Drogba (Chelsea), Eto’o (Barcellona), Van Persie (Arsenal), Adriano (di ritorno dal prestito al San Paolo). Sono follie. Il ragazzo deve disputare tutte le partite che contano: può far vincere scudetti e Champions a ripetizione all’Inter. E diventare il cannoniere della Nazionale. Italiana, non brasiliana.

In quanto ai suoi presunti limiti caratteriali (è nervoso, reagisce, tiene i gomiti alti), sono critiche che arrivano da chi il calcio l’ha sempre vissuto in poltrona fra una birra e l’altra: la capacità di difendersi dalle cattiverie dei difensori è la qualità dei grandi goleador. Sì, Balotelli è una via di mezzo fra Riva e Boninsegna.

Tutt’al più, il bimbo d'oro deve migliorare di sinistro, suo vero punto debole. Ma mi pare che a 17 anni ci siano ampi margini di miglioramento…

domenica 15 giugno 2008

Donadoni: il Milan dà, toglie e magari restituisce

Resterà per sempre un mistero il motivo per cui Donadoni ha inteso regalare almeno 70 minuti di Italia-Olanda 0-3. Infatti, nella partita d’esordio degli Europei il ct della Nazionale, ex strepitosa ala del Milan, ha calato un tris di centrocampo da brividi: Gattuso, Ambrosini, Pirlo. Ossia la mediana rossonera. Che nella più recente stagione ha fatto piangere, contribuendo al fallimento dell’annata: in campionato, il Milan è arrivato ad anni luce dall’Inter. Sì, durante il match con l’Olanda, Donadoni si è accorto di averla fatta grossa, e ha eseguito cambi in corsa per giocarsi quasi alla pari gli ultimi 20 minuti, ma ormai era tardi.

Dopodiché, per Italia-Romania 1-1, altra scelta sciagurata: Zambrotta, neoacquisto del Milan, messo a difendere a destra. Il ragazzo è reduce da mesi orribili al Barcellona, durante i quali è stato subissato di critiche dalla stampa spagnola. Perché allora piazzarlo fuori ruolo, quando già a sinistra aveva faticato da matti contro l’Olanda? Perché metterlo viso a viso con l’unico giocatore decente romeno, cioè Mutu? Il quale ha immediatamente capito l’antifona, puntando per tutto il match Zambrotta, fino al clamoroso errore del nostro sullo 0-1.

Ora, martedì 17 giugno, Olanda e Romania possono farci fuori. I Tulipani son già qualificati, e non hanno interesse a giocare alle morte; invece, i romeni devono vincere per passare il turno, e scenderanno in campo col sangue agli occhi. Sicché il rischio è che gli orange sbrachino, facendosi infilare a ripetizione dalla Romania.

Ma in che cosa spera Donadoni? Nella sportività del ct olandese, Van Basten, compagno di straordinari successi con la maglia del Milan: secondo il mister italiano, il Cigno di Utrecht farà di tutto per sconfiggere i romeni. Consentendoci in questo modo di passare il turno, sempreché l’Italia riesca a non farsi sculacciare anche dalla Francia.

Ecco, magari il cerchio si chiude: Donadoni ha ricevuto tanto dal Milan stellare di Sacchi a cavallo degli anni 80, ha pianto per via dei quattro rossoneri in maglia azzurra, e adesso potrebbe qualificarsi grazie a Van Basten, punta di diamante di una leggendaria squadra di Berlusconi.

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