mercoledì 29 aprile 2020

Distopia ciclistica milanese

Il Comune di Milano punta sui monopattini elettrici e sulle bici (tradizionali e a pedalata assistita) per prevenire i contagi del corona e per snellire il traffico. Palazzo Marino andrà a creare nei prossimi giorni chilometri di piste ciclabili, restringendo lo spazio dedicato ad auto, moto e mezzi pesanti. Entro settembre, 23 km di nuovi percorsi ciclabili, e altri 12 km entro fine 2020. Che si sommano ai 220 km attuali, il triplo di 15 anni addietro. È una mossa sbagliata per 10 motivi.

1) A Milano, il 12% degli incidenti riguarda i ciclisti: si viaggia al ritmo annuo di 60 morti in bici. Più 7.000 feriti, di cui una quantità enorme con lesioni fisiche gravi: non è la sbucciatura al gomito del bimbo che si fa male al parchetto. Se il numero di bici sale, inevitabilmente cresceranno anche le vittime. Anche perché sulle stesse piste ciclabili, negli orari di punta, si verrà a creare traffico: una moltitudine di ciclisti che si accalcano.

2) Alla bici, ora si somma il monopattino elettrico. Attenzione alla convivenza fra questi due veicoli, equiparati per legge: non c’è mai stato un test per verificare se il numero di incidenti salga in presenza di entrambi. D’improvviso, bici e monopattini vengono scaricati in massa sulla strada, tutti insieme, in un momento drammatico come questo. È un azzardo.

3) La bici in sé, come il monopattino del resto, fa tanta simpatia: è il mezzo di locomozione perfetto in California, su carreggiate gigantesche, e con infrastrutture che tutelano gli utenti deboli. La bici a Milano è solo un oggetto pericoloso. Non c’è spazio. La città è cresciuta negli anni 1950 e 1960 sulla scorta di un certo numero di abitanti, di pendolari, di veicoli. Adesso, il conglomerato urbano esplode. Si soffoca per la quantità gigantesca di individui che la popolano nelle ore lavorative: chi induce a muoversi con bici e monopattini si assuma poi le proprie responsabilità per ogni incidente. Gli utenti deboli vanno protetti, non mandati allo sbaraglio. Bisogna invece dare spazio alle auto: aprire le zone a traffico limitato, creare parcheggi, favorire l'onda verde semaforica, consentire una viabilità più fluida rivedendo i sensi vietati, scaglionare gli orari di lavoro sulla scorta di accordi fra municipalità e aziende.

4) Il pericolo è che i soggetti sedentari siano spinti a muoversi per la città in bici. Non per la salutare passeggiatina al parco, ma per pedalare su piste lunghe chilometri e con qualsiasi condizione meteo, respirando le polveri sottili (dovute alle caldaie vetuste). Può trattarsi di individui con patologie più o meno nascoste: sono soprattutto i maschietti i più restii ad ammettere l’invecchiamento del proprio organismo. Ti ritrovi così per la strada un esercito di pedalatori affaticati, con fiatone, stanchi, stressati, col cuore in gola. Anche smarriti. Magari reduci dall'attacco del corona ai polmoni. Si innalza la curva di rischio incidente. In più, indossano la mascherina per il Covid-19: toglie il respiro se il battito cardiaco sale, con la mancanza di ossigeno (ipossia) dietro l’angolo. Milano dovrebbe invece aiutare gli automobilisti, costretti macinare chilometri da casa al lavoro, e viceversa (o a scarrozzare bambini o anziani per km, anche sotto le intemperie).

5) Auto, moto e mezzi pesanti avrebbero bisogno di carreggiate più larghe: è una delle soluzioni per snellire il traffico, abbattere le emissioni inquinanti, aumentare la sicurezza stradale. Con l’auto che fa da scudo contro il Covid-19: un guscio sicuro, a beneficio della collettività. Invece, le piste ciclabili vanno a sottrarre spazio ai mezzi a motore: il congestionamento cresce, è matematico. Oggi le corsie per le auto sono quattro; domani diventano due. Il Comune di Milano si è avviluppato su se stesso: prima l’Area A e l’Area B contro il traffico, poi il restringimento della carreggiata che aumenta le probabilità di incolonnamenti. Che caos.

6) Voglio vedere come e dove avverranno le procedure di carico e scarico dei furgoni, e se non ci sarà uno scontro fisico con ciclisti e monopattinari. Lì dove adesso c’è spazio per quelle operazioni, fra poco non esisterà neppure un centimetro cubo d’aria: i fattorini taglieranno la strada ai ciclisti. L’idea di utilizzare vie perpendicolari a quelle dove si deve consegnare la merce fa sorridere: si allunga la sosta dei furgoni, spesso posizionati in modo irregolare, andando a impattare negativamente sulla circolazione delle viuzze meno note.

7) Esistono incidenti con colpe degli automobilisti, ma anche sinistri con responsabilità dei ciclisti. Prima di varare il piano delle ciclabili, sarebbe opportuno sensibilizzare chi va in bici e in monopattino elettrico: no all’uso dello smartphone, massima osservanza delle regole del Codice della strada, niente contromano. A tutela dell’utente debole stesso. Così invece è un liberi tutti. Occhio anche al pirata della strada in bici: investe un pedone (utente ancora più debole del ciclista) e scappa. Sulla ciclabile come sul marciapiede. Non si ha notizia di multe per le infrazioni dei ciclisti: sarebbe ora che la legge fosse uguale per tutti.

8) Durante la presentazione di questi e altri piani per la mobilità dolce, si evidenzia il fatto che Milano sia pianeggiante. E che pertanto si presti all’uso intensivo di bici e monopattini elettrici. La chiamano urbanistica tattica. Peccato che venga dimenticato qualche dettaglio. Anzitutto, esiste una miriade di strade piastrellate col pavè. Ci s’imbatte in grossi ciottoli squadrati che spuntano fuori, fanno da trampolino, e perdipiù sono scivolosissimi dopo due gocce di pioggia. Esistono rotaie del tram ovunque. Stendo un velo pietoso sui crateri che si squarciano dopo ogni pioggerella.

9) Il tutto condito da ciclabili con linee sconnesse, e rarissime nella zona sud e ovest della metropoli. Si va a zigzag fra tratti riservati, marciapiedi, strade, un po’ di ciclabile con i furgoni parcheggiati e così via. Questo significa mettere a repentaglio la vita dei ciclisti e dei monopattinari. Ammesso e non concesso che si arrivi in bici alla fermata della metropolitana, qui vige il divieto di assembramento: per andare a lavorare alle 9, devi alzarti alle 4. Perché un conto è la teoria facile, ragionando su uno schema arcobalenico; un altro la realtà nella giungla urbana. Oscena poi l’idea che riguarda viale Monza. Il Comune meneghino piazzerà una ciclabile al centro della carreggiata. Protetta, si fa per dire, da elementi che delimitano la pista. Con auto, moto e mezzi pesanti che sfrecceranno alla destra del ciclista e del monopattinaro. Un obbrobrio sotto il profilo estetico, nonché una scelta controproducente dal punto di vista della sicurezza.

10) Esploderanno seri problemi di natura assicurativa. Ciclisti e monopattinari non hanno nessun obbligo di stipulare una polizza Rc: Responsabilità civile. Se causano incidenti, pagano i danni di tasca loro. Qualora il sinistro sia grave, l’indennizzo lievita in un attimo, arrivando anche a milioni di euro in presenza di feriti o morti. L’utopia ciclistica milanese, quell’aspirazione ideale che tende al mondo perfetto e pulito, animato da bici e monopattini, diviene così una distopia ciclistica, la rappresentazione di un futuro indesiderabile.

sabato 18 aprile 2020

Come usare l’auto in pandemia: il ministero della Salute per me sbaglia

Come usare l’auto al tempo del Covid-19? Solo le fonti ufficiali hanno la risposta giusta. Automobilisti e passeggeri devono seguire le indicazioni del ministero della Salute, e non le possibili fake news di blog e social. È condivisibile la guerra che il Governo fa alle bufale online in tema di coronavirus. Vediamo allora che cosa dice il ministero su Twitter.

1) Il titolo dell’infografica è simpatico: “Se devi prendere l’auto, usala in modo corretto”.

2) “Dopo aver guidato - dice il ministero - lavati sempre le mani. E non toccarti mai occhi, naso e bocca”. Siamo tutti d’accordo: se tocchi una superficie esterna o interna dell’auto su cui si erano depositate goccioline di saliva di un soggetto positivo al coronavirus, e poi ti porti le mani alle prime vie aeree, rischi il contagio.

3) “La mascherina non è necessaria se si viaggia da soli”. Vero, lo dicono i virologi.



4) “In auto si può viaggiare al massimo in due persone”. Corretto. “Mantenendo la distanza di sicurezza”. Firmato: ministero della Salute. È vero questo? Secondo la mia modesta opinione, no.

In realtà, a mio giudizio, la distanza di sicurezza va mantenuta solo se in auto ci sono persone non conviventi: per esempio Fantozzi vive nella casa A, va a prendere la signorina Silvani che vive nella casa B. Quando lei sale in auto, si siede dietro.



Viceversa, se Fantozzi e la signora Pina, conviventi nella stessa casa, escono in auto, possono non rispettare la distanza di sicurezza. Infatti, i due già non rispettano la distanza di sicurezza in casa. È assurdo che la debbano rispettare in auto. Magari Fantozzi e la signora Pina non fanno sesso ormai da un secolo: questo non toglie che la distanza di sicurezza non sia stata rispettata in casa. È normale e legale.



Il ministero della Salute, nell’infografica, avrebbe dovuto scrivere così: “Mantenendo la distanza di sicurezza. Quest’ultima regola non vale se guidatore e passeggero dell’auto sono conviventi”.

Per scrupolo, sono andato a dare un’occhiata alla FAQ del Governo sul Covid-19. Che non è la Bibbia. Ma qualcuno dovrà pur spiegare le regole, giacché il decreto coronavirus non brilla per chiarezza. Sentiamo: “Le auto possono essere utilizzate da più” persone “solo se si rispetta la distanza minima di un metro. Questi limiti non valgono se i mezzi sono utilizzati solo da persone conviventi”.



Curiosità. E per le moto? “Non è possibile andare in due in moto, non essendo possibile la distanza minima di un metro. Questi limiti non valgono se i mezzi sono utilizzati solo da persone conviventi”.

Sono giorni drammatici: quando le istituzioni diffondono messaggi sui siti e sui social, occorre precisione assoluta, in un momento in cui gli italiani sono legittimamente spaventati da tutto (salute, soldi, futuro economico del Paese).

Quello che io giudico un errore del ministero della Salute, troppo male non fa. Se due conviventi in auto rispettano le indicazioni errate del ministero, viaggiando uno davanti e l’altro dietro, nulla di grave succede. Anzi, magari moglie e marito così non litigano. Pur tuttavia, un messaggio sbagliato mina la credibilità alle istituzioni. Mai come ora è necessario che l’italiano medio si fidi ciecamente di quanto gli viene detto sui social dai canali ufficiali.

domenica 12 aprile 2020

La ridicola multina coronavirus di 373 euro: 10 assist al boom di pandemia

È in atto un esodo pasquale, cui seguirà il controesodo: code, avvistate da più parti in tutta Italia. C’è chi in auto ha tentato la fuga notturna nel tentativo di non incappare nei controlli delle Forze dell’ordine. I serpentoni si sono formati a causa dei posti di blocco? È ovvio. Ma attenzione: in assenza di macchine, così come doveva essere, non ci sarebbero stati imbottigliamenti.

Il cancro che ha causato la metastasi è la multina coronavirus imposta per decreto dal Governo Conte. Vedo 10 assist al boom di pandemia.

1) Il verbale è 373,34 euro. Un importo ridicolo. Un illecito amministrativo che fa il solletico a chi ha una bella auto. Chi viaggia accetta il rischio: tutt’al più, pensa, riceve quel verbalino. Una sorta di sovrattassa da pagare per farsi una vacanza pasquale. È una sanzione irrisoria per evasori, spacciatori, ladri, ereditieri, più tutti quelli che incassano quattrini in nero alimentando il sommerso e quanti si pappano stipendi da nababbi in posti chiave della burocrazia. Sono pochi o tanti costoro? A voi la risposta...

2) Il verbale di 373,34 euro lo paghi entro 30 giorni a partire da una certa data.

3) I 30 giorni scattano da quale data? Prima i termini di pagamento erano sospesi fino a marzo. Poi fino al 13 aprile. Adesso fino al 3 maggio. E iniziavano a decorrere dalla data in cui viene meno il periodo di sospensione. Risposta: chissà con precisione quando scatta quella data e quindi chissà i 30 giorni da quando vanno conteggiati.

4) La multa intera sarebbe in teoria di 533,33 euro. Che nessuno verserà. Pagheranno col 30% di sconto previsto dal decreto coronavirus, entro 30 giorni da una certa data.

5) In tv, il premier parlava di multe fino a 4.000 euro. È un’ipotesi scolastica. Che mai si verificherà nella realtà. Chi non paga, si vede raddoppiare e poi quadruplicare la multa. Però c’è lo sconto, e la storia finisce subito lì.

6) Trattasi di illecito amministrativo. È quello e solo quello. Ci sono migliaia di siti che sparano bufale, parlando di reati. No: fake news. Si ha reato solo in pochissime situazioni: se si mente sull’autocertificazione, o se si viaggia nonostante l’obbligo di stare a casa in quarantena dopo essere venuti a contatto con positivi al coronavirus. O circolando nella consapevolezza di essere positivi al Covid-19. Quello è un reato.

7) Sino al 25 marzo, chi veniva beccato era punito ai sensi del Codice Penale: un reato. Che però il 26 marzo è stato assurdamente convertito in multina sciocca di 206 euro. Un pessimo precedente, che fa perdere deterrenza anche alle multe attuali. In 100.000 denunciati hanno goduto del condono. Una democrazia è tale quando sanziona in modo proporzionato ed equilibrato i trasgressori che mettono a repentaglio la salute pubblica: una multa più pesante e da pagare subito con home banking non avrebbe significato svoltare verso un regime autoritario comunista o fascista.

8) I controlli di Polizia locale, Polizia stradale e Carabinieri non sono numerosi. Le Forze dell'ordine fanno quello che possono, ma uomini e mezzi sono limitati. Il rischio di incappare in una multa non è molto alto. Serviva l’esercito, anche armato, lì dove necessario, con verifiche a tappeto sul territorio. Non parliamo di un divieto di sosta, ma di un’infrazione che fa esplodere il contagio di Covid-19: virus che ammazza per soffocamento.

9) L’Unione europea ci guarda. Esiste già un problema di fondo: i rappresentanti d'un Paese in gravissima difficoltà come l’Italia hanno in media stipendi più elevati dei rappresentanti dei Paesi ricchi. Chi rappresenta l’Italia chiede aiuto a chi rappresenta nazioni ricche. Vai a cercare supporto vestendoti da ricco esibendo il tuo anellone tempestato di diamanti sull'anulare: chiaro che la reazione non è delle migliori. Sarebbe stata opportuna, come prima mossa, la rinuncia agli accrediti sul conto corrente per un anno per tutto l’apparato politico e burocratico di prim’ordine. Da quel momento, si andava a trattare. In più, siamo sotto esame: si cerca di capire l’Italia come argina il Covid-19. Ci siamo attivati tardissimo sottovalutando il problema, non c’erano sufficienti posti letto per chi aveva patologie polmonari, il personale sanitario non era attrezzato a dovere in fatto di mascherine e respiratori. E adesso, con l’esodo e il controesodo pasquale, si assiste a questi serpentoni notturni di auto. Che pessima figura.

10) All’interno dell’abitacolo, si deve cercare stare da soli: il guidatore e basta senza mascherina. Al massimo, un passeggero, con distanziamento di almeno un metro e mascherina per entrambi. Nelle auto in viaggio a Pasqua, quante persone c’erano nelle vetture? Rischi altissimi di contagio per loro, e poi per gli altri con cui quegli individui andranno in contatto.

venerdì 10 aprile 2020

La tanto vituperata auto è l’unica soluzione anti-coronavirus per spostarsi senza assembramenti

Il premier Conte pochi istanti fa in tv: “Dobbiamo capire come agevolare gli spostamenti senza ricorrere ai mezzi che favoriscono gli assembramenti”.

Io vedo solo una soluzione: l’auto. Col guidatore e basta, senza mascherina né guanti. Oppure con l’automobilista più il passeggero: entrambi con mascherina e distanziati l’un dall’altro.

Escludo categoricamente treno, metropolitana, bus, tram. Un mezzo pubblico è un ambiente chiuso e senza ricambio d’aria adeguato, con assembramento costante e pericoloso. Senza contare il contagio per contatto con le strutture interne dei mezzi: i sostegni, le maniglie o altro.

Volendo, per chi è giovane e fresco, e non teme pioggia, vento, crateri in città, ci sarebbe lo scooter. Per distanze brevi, la bici. Rispettando le complicatissime normative, i monopattini elettrici e altri nuovi mezzi della micromobilità a batteria. Be’, poi si possono pure fare decine di chilometri a piedi.

Esiste solo l’auto. Ma sì. Quella maledetta, lurida, zozza auto che inquina, sporca, distrugge, devasta. Quell’auto da limitare quando c’è lo smog, da bloccare, multare, stangare. Quell’auto che alza la temperatura del pianeta provocando il buco dell’ozono.

Povera auto. Qualcuno dovrebbe chiederti scusa. Ora, in ginocchio da te, ti preghiamo di scarrozzarci per limitare la pandemia di coronavirus. Se tu fossi permalosa, cara auto, ti rifiuteresti di partire. Perché tutti ti hanno detto che fai schifo: non sei elettrica al 100%. Non sei plug-in, non hai la spina, non rispetti le norme Euro 6 ultramoderne. Sei addirittura a benzina. Oppure, bestemmia, diesel: orrore.

Sei la più brutta della festa, cara auto. Nessuno ti ha fatto ballare, perché c’erano veicoli più sexy. Che ora però sono inutilizzabili, in quanto ci fanno ammalare.

Potresti lasciarci marcire: noi e i nostri mezzi pubblici. Ci perdoni?

domenica 5 aprile 2020

Mascherine chirurgiche anti coronavirus: 10 risposte del professor Peverini

Le mascherine chirurgiche sono protagoniste di questa pandemia di coronavirus. Ecco allora una chiacchierata con il professor Francesco Peverini, internista, fra l’altro esperto qualificato in disturbi respiratori in sonno e componente del comitato scientifico dell’Osservatorio internazionale della salute.

1) Professor Peverini, mascherine chirurgiche al centro delle polemiche: ora il Governatore della Lombardia Fontana obbliga chi esce a metterle. Sono utili a prevenire il contagio di Covid-19?
Con gli sforzi che tutti stiamo compiendo per ‘appiattire la curva’ dei contagi, in crescita in tutto il mondo, si è tornati a discutere sull'efficacia di indossare una mascherina. Rimanere a due metri di distanza quando si è fuori casa è indispensabile, così come lavarsi spesso le mani (anche al rientro). Sembrerebbe quindi fuor di dubbio che i benefici di una maschera possano considerarsi tangibili. Infatti, indossare una mascherina impedisce un'alta percentuale di accesso di particelle al nostro sistema respiratorio. Le mascherine chirurgiche per il viso non garantiscono una protezione del 100% per chi le indossa, ma contribuiscono considerevolmente a ridurre la probabilità di infezione. E quando si è tutti impegnati a lavorare per appiattire la famosa curva dei contagi, qualsiasi riduzione delle velocità di trasmissione è veramente benvenuta”.

2) Quindi, la regola dei due metri è quella giusta?
"In realtà, tosse e starnuti possono proiettare particelle di virus a sei metri di distanza, in barba ai consigli di restare a due metri di distanza l’uno dagli altri. Tosse e starnuti producono una velocità di emissione di goccioline e particelle di 10 metri al secondo per la tosse e di 50 metri al secondo per gli starnuti. Rendendo la zona di protezione di uno-due metri di scarsa efficacia senza una barriera aggiuntiva sotto forma di mascherina”.

3) Pertanto, qual è la soluzione ideale?
A differenza di semplici mascherine chirurgiche, le maschere respiratorie proteggono anche da aerosol acquosi e oleosi, fumo e polveri fini. La loro funzione protettiva è verificata da norme europee EN 149 e vengono divise in FFP2 e FFP3. Queste norme verificano la protezione dal virus dell’influenza aviaria, dalla SARS, dalla tubercolosi, da agenti patogeni respiratori e batteri. Le due classificazioni indicano anche il numero di particelle filtrate dalla maschera: i filtri FFP2 94% e i filtri FFP3 99%. Più particelle devono essere filtrate dalla protezione, maggiore è il numero di strati di materiale filtrante che si devono usare. Di conseguenza, le maschere nelle classi di protezione più elevate sono più spesse, il che significa che la resistenza agli atti respiratori è maggiore”.

4) C’è grande confusione in merito all’utilizzo di questa o quella mascherina. Ci fa chiarezza?
In effetti, la maggior parte delle persone non trova agevolmente informazioni chiare, semplici ed esaurienti sull’argomento. Le mascherine chirurgiche devono essere posizionate a protezione della bocca, del naso. E quindi non portate superficialmente ‘sotto il naso’. Occorre sperare che le mascherine chirurgiche proteggano la zona delle guance, dov’è difficile farle aderire. Sono dotate di fascette per legarle dietro la nuca o di elastici che si agganciano ai padiglioni auricolari. Lo stesso dicasi delle più specifiche FFP2 e FFP3, che sono munite di elastici da agganciare alle orecchie: queste in genere sono in dotazione al personale sanitario, ma vengono spesso viste su soggetti che nulla hanno a che fare con l’assistenza medica. Ogni mascherina ha una sua capacità di impedire il passaggio del virus in entrata o in uscita”.

5) Ma perché dice “sperare che le mascherine proteggano”?
Indossare la mascherina chirurgica (o anche quelle fatte in casa) determina la possibilità di impedire il 100% dell’efflusso del virus con il respiro. Ma questa mascherina riesce a ostacolare l’ingresso di solo il 20% di particelle o virus. Le mascherine FFP2 possono essere con e senza valvola. La prima impedisce il 100% di efflusso del virus e blocca oltre l’80 % di ingresso dello stesso. Con la valvola il discorso cambia radicalmente: la persona che la indossa può emettere fino all’80% di efflusso con virus, restando protetta a sua volta per l’80%. Pertanto la FFP2 diviene efficace al 100% circa, solo sovrapponendola correttamente a una mascherina chirurgica. Le mascherine FFP3 senza valvola sono in grado di proteggere in modo veramente efficace: 100% in ingresso e 95% in uscita. Diverso se hanno la valvola: diventano come le FFP2 con valvola e hanno bisogno di una mascherina chirurgica sovrapposta per essere valide al 95-100% circa. Senza mascherina, è facile immaginare una probabilità del 100% di ingresso e uscita del virus”. [Vedi disegno in alto]

6) Le mascherine chirurgiche possono sporcarsi?
Eccome. In tutti i modi possibili. Per contatto, con le mani (perché le tocchiamo in parti che dovrebbero essere preservate con cura), per la polvere circolante negli ambienti e per lo smog o le polveri sottili o no che caratterizzano l’aria respirata abitualmente. Le mascherine devono essere toccate solo nella zona delle fascette o degli elastici. Mai poggiate sulla testa, mai lasciate su superfici anche se apparentemente pulite, mai messe in tasca”.

7) Se si sporcano, sono ancora utili prevenire il contagio di Covid-19?
Possiamo ‘rigenerare’ qualche volta le mascherine, anche perché è ancora difficile trovarle in commercio e spesso non abbiamo la possibilità di farlo a breve. Per ‘disinfettare’ le mascherine occorre dotarsi di una soluzione idroalcolica al 70% in erogatore spray o altro dispenser. Poi è necessario seguire una dettagliata serie di passaggi, ricordandosi che sia la superficie esterna della maschera sia le mani possono essere contaminati dal virus. Il processo è composto da sei fasi ed è stato descritto (ma non autorizzato) dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare. Al termine, sarà importante riporre la mascherina in una busta di plastica, non toccare mai la parte interna (per evitarne la contaminazione) e non tentare la sanitizzazione per più di tre volte. Ripeto: si tratta di una procedura a uso interno dello Stabilimento, non ancora approvata, anche a detta degli stessi responsabili di questa comunicazione. Dunque da non mettere in pratica a casa”.

8) Ma allora, perché una comunicazione di quel tipo?
Per la sostanziale impossibilità di reperire un numero sufficiente di mascherine di ricambio. È un tentativo di suggerimento per tentare di bonificare le mascherine già usate in contesti non a rischio, quando cioè si ha la certezza di non essere entrati in contatto con persone contagiate. Di certo, questo discorso non potrà riguardare mai le mascherine utilizzate dal personale sanitario o in ambienti ad alta probabilità di contagio, perché non vi sono al momento dati sufficienti per poterne convalidare l'efficacia e non esiste un'evidenza sperimentale che ne convalidi il reimpiego in tal senso”.

9) Professor Peverini, io sono un runner. Tuttora, in questi giorni drammatici, in ambiente riservato e isolato, nel rispetto del buon senso e delle normative. Se corro con mascherina, faccio bene o male?
Al di là degli obblighi imposti dalle ordinanze regionali, e che qui non discuto, indossare una mascherina chirurgica o peggio una FFP2-FFP3 senza valvola per andare a correre, anche vicino alla propria abitazione, è sbagliato. Si rischia un’ipossia o un aumento della CO2 per disturbo della ventilazione. Gli operatori sanitari sanno bene cosa voglia dire respirare ore con questi dispositivi e quale fatica comporti anche fare le scale. La cittadinanza e gli addetti alle vendite non dovrebbero usare mascherine con valvola FFP2-FFP3 da sole per evitare di diffondere il virus. Vanno lasciate al personale sanitario che le utilizzerà con la mascherina chirurgica sovrapposta. La cittadinanza dovrebbe usare le mascherine chirurgiche, per evitare di diffondere il contagio. Le FFP2-FFP3 sono sconsigliate anche a Forze dell’ordine e addetti ad uffici aperti al pubblico, che per il loro peculiare lavoro sono costrette a contatti ravvicinati tra colleghi. Le FFP2-FFP3 senza valvola vanno lasciate al personale sanitario o alle Forze dell’ordine impegnate in interventi urgenti, associate a occhiali protettivi, copricapi e guanti monouso”.

10) Ha detto guanti. Mi rilascerebbe un’intervista sui guanti in piena pandemia di coronavirus?
Con piacere”.

200 positivi al coronavirus denunciati al giorno: da punire

Dall’inizio della pandemia di coronavirus al 25 marzo 2020, le Forze dell’ordine hanno beccato 100.000 persone in giro senza permesso: all’epoca, era un reato. Una bella rogna da Codice Penale, che nulla ha a che fare col solito verbale da Codice della Strada. Con decreto, il Governo Conte ha spazzato via tutto: i 100.000 denunciati pagheranno una multa di 200 euro. Condono discutibile, specie per il lavoro di Polizia locale, Polizia stradale e Carabinieri.

Adesso, chi viaggia senza permesso vede appiopparsi una multa di minimo 400 euro (un terzo in più per gli automobilisti). Ma sono rimasti due reati, con l’auspicio che i denunciati vengano perseguiti, almeno questi. Vediamoli.

1) Falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale. Oppure false dichiarazioni sull’identità o su qualità personali proprie o di altri. Articoli 495 e 496 del Codice Penale. Siamo sulle 700 denunce al giorno.

2) Inosservanza del divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora per le persone in quarantena perché risultate positive al coronavirus. Io ci vedo un attentato alla salute pubblica. Sono persone che possono far ammalare, contagiando. Parliamo di potenziali assassini col Covid-19. Se si dimostra che hanno ucciso, è omicidio a mio giudizio doloso, ossia volontario. Giriamo attorno alle 200 denunce al giorno.

Chi bara (caso 1) e soprattutto chi ammazza (caso 2) va sanzionato in modo equo e proporzionato. Voglio sperare che non ci sia una seconda sanatoria.

Multe coronavirus da 100 milioni di euro al mese

Il 3 aprile 2020, le Forze dell’ordine hanno multato circa 8.000 persone: viaggiavano senza motivo valido. A ogni pedone, 400 euro di multa. A ogni automobilista, un terzo un più. Lo dice il decreto 19 del 25 marzo 2020.

Solo il 3 aprile, stando stretti, l’ammontare dei verbali è stato di 3,2 milioni di euro.

Viaggiamo sugli stessi numeri dei giorni scorsi. Facendo due conti rapidi, abbiamo i seguenti incassi.
  • 3,2 milioni di euro al giorno.
  • 22,4 milioni di euro alla settimana.
  • 89,6 milioni di euro al mese.
Serve arrotondare verso l’alto, perché per gli automobilisti la multa è di un terzo più cara. Morale: 100 milioni di euro al mese.

Ma in teoria a chi vanno a finire questi soldi?
  1. Per quanto riguarda le modalità di pagamento, i proventi relativi sono destinati allo Stato in tutti i casi in cui competente a emettere l’ordinanza ingiunzione è il Prefetto. Ossia quando? Per tutte le violazioni relative a misure restrittive qualunque sia il soggetto che ha accertato l’illecito. Pertanto, le violazioni devono essere pagate attraverso bonifico bancario indirizzato alla Tesoreria Centrale di Roma, con Iban bancario. La gestione delle attività successive alla redazione del verbale sarà curata dalle amministrazioni.
  2. I proventi delle violazioni da chiunque accertate, relative a inosservanza di provvedimenti temporanei adottati dalle Regioni o da sindaci, sono destinati agli stessi Enti che hanno adottato i provvedimenti. Dovranno essere pagate con le modalità da essi determinate, sulla base delle leggi regionali o dei regolamenti locali. Pertanto, le Forze dell’ordine avranno uno specifico verbale.