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domenica 16 febbraio 2014

Non ci capisco più niente. Ma allora: quanti sono gli scudetti della Juve?


Conte: “C’è più puzza in casa d’altri. Dei suoi anni (di Capello ndr) ricordo non tanto il gioco, ma i due scudetti revocati. Il prossimo anno chiederò al presidente di iscriverci al campionato inglese. A qualcuno dà fastidio che questa Juventus faccia meglio come numeri rispetto al passato”.

Sarebbe anche ora di dire la verità. Forza Conte, sputi il rospo: la Juve ha mai vinto una coppa Campioni?

Conte che difende Moratti: non me lo sarei mai aspettato.

Io spero che Capello non replichi. Altrimenti, potrebbe dire: "Conte, sulla sua Juve c'è puzza di doping!". E poi non si finisce più. Basta polemiche, fanno male al calcio.

Be', Moratti, però poteva dirla lei una cosa così. E pazienza, Conte l'ha solo anticipata.

Adesso Conte difenderà Facchetti.

Magari Conte vuol dirci qualcosa sulla Juve di Lippi: quello che non è stato detto in tribunale davanti a Guariniello.

Guariniello: "Eccheccazzo, solo ora Conte si sveglia'!".

Capello, lei adesso è libero di esprimersi sul periodo che va dal 23.5.2010 al 23.1.2014.

Arbitri e guardalinee: chi parlerà per primo, Conte o Capello?

Ehm... dottor Agricola... lei ha facoltà di entrare nella discussione quando lo ritiene opportuno...

Pare abbiano trovato Conte che urlava "Forza Inter". 

Moratti: "Le parole di Conte mi paiono inappropriate". 

Ha detto più roba Conte in 10 secondi che Branca in 10 anni.

Zanetti commenta così le parole di Conte: "La palla è rotonda, il rigore si poteva dare come non dare, faremo di tutto per vincere la prossima".

Hernanes: "Ehi, qualcuno mi copia!".

L'uscita di Conte conferma il trend: va di moda l'outing. No, non il doping, che cosa leggete?! Outing, ho detto.

Tweet di Wanda a Icardi: "Scusa amò, sono confusa... Ma Conte è interista?!".

Pssssss... Forse ammettono che su Ronaldo era rigore...

Cambio la mia opinione sul Conte uomo. D'altronde, la vita è strana. Io alle elementari avevo una compagna grassa coi baffi, che poi a 17 anni è diventata una gnocca.

Attendo con fiducia le dichiarazioni di Ceccarini e De Santis. All'Acqua Acetosa c'è qualcuno che vuole rilasciare interviste?

Così, dopo 8 anni di battaglie giudiziarie e mediatiche, dopo ricorsi ai vari tribunali sportivi, dopo gli appelli alle corti internazionali, dopo 64.000 sentenze negative, dopo aver chiesto il risarcimento danni alla Figc, ora una dozzina di parole abbattono in un sol colpo tutto il colossale impianto difensivo. Conte, il picconatore.

sabato 27 agosto 2011

Farmaci allo sportivo per tornare in forma: il morso della Cassazione

È una corsa continua al farmaco che ti fa rendere di più: parlo dello sport oggi. Non trattasi di doping vero e proprio, ma di eccesso di farmaci, assunti perfino per tornare in forma. All’occhio, sono pratiche che viaggiano sul filo del rasoio della legalità. In Spagna lo sanno bene…

Addirittura, il medico è sanzionabile se prescrive farmaci a un atleta per farlo tornare subito in forma. Sentite la Cassazione: ecco una sentenza (numero 17496 del 23 agosto 2011, terza sezione civile) di cui vi rendo noti i punti salienti.

“Con delibera del 14 dicembre 2004 la Commissione Medici Chirurghi dell’ordine di Rimini, all’esito del procedimento disciplinare aperto nei confronti del dott. V. E. B. per ritenuta violazione degli artt. 2, 3, 12 e 76 del nuovo codice deontologico del medico, prosciolse l’incolpato dagli addebiti di cui ai nn. 2 e 76, mentre lo ritenne responsabile di quelli di cui ai nn. 3 e 12, per l’effetto irrogando la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per la durata di mesi quattro. Contro tale provvedimento il B. adì la Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie che, con provvedimento del 30 maggio 2006, ha rigettato l’ impugnazione. Avverso detta decisione ricorre per cassazione V.E. B. formulando quattro motivi e notificando l’atto al Ministero della Salute, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini e all’ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Rimini.

Resistono con due distinti controricorsi il Ministero della Salute e l’ordine dei medici. Quest’ultimo ha anche depositato memoria.

Motivi della decisione.

Secondo il resistente il ricorso sarebbe inammissibile anzitutto per omessa indicazione delle parti nonché per omessa e/o insufficiente esposizione dei fatti di causa.
I rilievi non hanno pregio.

A norma dell’art. 366 cod. proc. civ., il ricorso per cassazione è inammissibile qualora manchi o sia
assolutamente incerta l’identificazione delle parti contro cui esso è diretto.

Nella fattispecie, contrariamente all’assunto del resistente, benché manchi in ricorso una parte graficamente destinata alla individuazione delle parti contro le quali l’impugnazione è diretta, e benché, ancora, i fatti che hanno dato origine all’azione disciplinare nonché lo svolgimento di questa siano assai sinteticamente esposti, nondimeno le une e gli altri sono chiaramente enucleabili dall’intero contesto dell’atto. Di talché le mancanze denunciate dal resistente hanno un carattere esclusivamente formale e, non intaccando la comprensibilità della vicenda umana e processuale sottesa al ricorso, non possono dar luogo alla evocata sanzione dell’inammissibilità.

Neppure sussistono le allegate insufficienze in punto di ricognizione delle norme di legge asseritamente violate o dei denunciati vizi motivazionali. Contrariamente a quanto sostiene il resistente, esse sono entrambe chiaramente enucleabili, e tanto a prescindere dall’esito dell’esame dei singoli motivi di ricorso.

Con il secondo mezzo il ricorrente denuncia mancanza e/o manifesta illogicità della motivazione in ordine alla prova della sua responsabilità per le contestate infrazioni al Codice Deontologico, ex art. 360, n. 5, cod. proc. civ.

Assume che, ritenuta insussistente l’addebito principale, relativo alla somministrazione di sostanze dopanti, in ragione dell’assoluta mancanza di prova della destinazione dei farmaci all’alterazione della prestazione agonistica, e cioè a finalità diverse da quelle terapeutiche, la Commissione non poteva ritenerlo responsabile di quello di cui all’art. 3 del Codice Deontologico, assumendo che la terapia farmacologica non era stata prescritta in vista della tutela della salute del paziente, ma per fare in modo che l’atleta recuperasse un posto in squadra. Non aveva il decidente considerato che il recupero del tono atletico era obiettivo in linea con la tutela della salute psico-fisica dello sportivo e che una delle funzioni della Medicina dello Sport è il miglioramento delle performaces dello sportivo. Osserva anche che la comprovata diligenza con la quale l’incolpato aveva visitato il paziente, prima di prescrivere la terapia, escludeva in radice l’elemento soggettivo dell’illecito disciplinare.

Anche questo motivo non può essere accolto.

La Commissione ha confutato l’assunto del ricorrente, secondo cui il mancato collegamento della sua condotta con un evento di tipo agonistico faceva venir meno ogni profilo di illiceità della stessa, rilevando che ciò poteva valere solo per l’addebito relativo al doping, laddove l’esclusiva finalizzazione della terapia prescritta al recupero di un posto in squadra lasciava inconfutabilmente in piedi l’addebito concernente la violazione dell’art. 12 del Codice deontologico.

In definitiva il ricorso deve essere integralmente rigettato.
Segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese di giudizio.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso; condanna il ricorrente al pagamento delle spese di giudizio, liquidate in complessivi euro 2.600 (di cui euro 200 per spese), per il Ministero della Salute e in complessivi euro 2.600 (di cui euro 200 per spese), per l’ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Rimini, oltre IVA e CEA, come per legge.
Depositata in Cancelleria il 23.08.2011”.


venerdì 29 aprile 2011

Ma dalla simulazione al doping il passo è breve

C’era una volta una squadra i cui giocatori correvano come matti. Tutti sapevano, nessuno diceva. Tranne uno, da quel momento sempre additato come un appestato invidioso dei belli che vincono. Poi, un processo, le prove, una prescrizione, l’impossibilità a procedere: l’arbitro aveva già fischiato la fine. Ma una morale condanna da parte dei giudici, i quali si dissero impotenti di fronte a un sistema con tentacoli molto più lunghi di quanto si immaginasse.

Altri sospetti sugli arbitri, fischi stranissimi, errori a ripetizione, simulazioni degli attaccanti troppo lesti a crollare in area fingendo l’impossibile ed esultando con gli occhi fuori dalle orbite, segno evidente di un’ipervitaminizzazione che solo i tifosi infantili fingevano di non capire.

Uno univa i sospetti sul doping più quelli sugli arbitri, e il quadro che ne emergeva era desolante. Guarda caso, via doping e arbitri, zero vittorie. Perché?

Ora c’è un’altra squadra, 25 volte più forte di quella di cui sopra, che però comincia effettivamente a esagerare. Troppa corsa continuata e insistita, troppe accelerazioni sovraumane. Qual è il segreto? Per non parlare delle simulazioni: ruzzoloni e guaiti se sentono un respiro sul collo. Con proteste vibrate e violente verso l’arbitro, eternamente accerchiato da un capannello dei più rappresentativi di quella squadra, per chiedere falli, ammonizioni ed espulsioni.

Se poi ti azzardi a batterli all’andata, apriti cielo: al ritorno ti dicono che ti pentirai di essere un calciatore e che passerai dei brutti quarti d’ora della tua vita. Psicologicamente violenti.

Esiste un allenatore antipatico, che provoca fuori dal campo? Questo non autorizza l’altra squadra a sporcare la contesa sportiva, inficiando la regolarità di una competizione con sceneggiate plateali.                                                                                                                                                                                                    

domenica 10 ottobre 2010

Il doping nel calcio: seppellito dalle registrazioni telefoniche

Facciamo finta che una squadra abbia numerosi e importanti componenti con oscillazioni dell’ematocrito che farebbero impallidire Ben Johnson. Può quella squadra essere inchiodata in tribunale? Solo se c’è un protocollo Epo-Cera. Come nel ciclismo. Senza cromatografia della sostanza in questione, quella stessa sostanza non può saltare fuori: delle analisi ematiche non te ne fai niente.

Facciamo finta che, quando i giudici interrogano i calciatori, questi dicano di non ricordare nulla. Anche qui la storia si chiude. Non puoi certo multarli per mancanza di memoria. Poverini.

Facciamo finta che la Cassazione debba mandare tutto in prescrizione per frode sportiva (inerente l'assunzione di altri farmaci atti ad avere un vantaggio nelle prestazioni, ma non l’Epo: eh certo, la presenza di Epo non è stata verificata!). Prescrizione, si badi bene, non assoluzione. Estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo. Il sogno di ogni camorrista che si rispetti. Il quale finge di non sapere che alla prescrizione può rinunciare per dimostrare la propria innocenza.

Una costruzione della truffa in stile Al Capone. La mafia perfetta. Mediaticamente seppellita in questi giorni dalle registrazioni telefoniche: Calciopoli 2. Una farsa.

Be', se proprio si vuole scavare nel passato, sarà bene andare a ripescare una certa qual vicenda doping...
                                                                                    

venerdì 9 ottobre 2009

Vola vola vola l'ape Maia e causa il pasticcio doping Juve-Cannavaro: condannata!

L'ape Maia, grande birichina nota ai 40enni come me, vola e fa pasticci. Di tanto in tanto punge un giocatore di calcio e causa un guaio doping. Vedi Cannavaro, risultato positivo all’antidoping dopo aver chiesto l’esenzione per aver assunto un farmaco in condizioni di emergenza: appunto, per via dell'ape Maia.

Pare che gli enti italiani preposti a punire chi fa uso di doping intendano sanzionare severamente l'ape Maia, unica grande colpevole di tutto questo enorme casino. Ecco i provvedimenti.

1) Maia, una piccola ape dai capelli ricci e biondi, verrà rapata, proprio come Cannavaro.

2) Maia non verrà più affidata alle cure di un'ape adulta, Cassandra, ma di un serpente a sonagli. Così la smette di pungere gli atleti della Nazionale e di provocare scandali.

3) Maia me la ricordo molto curiosa. Basta: ogni volta che si allontanerà dall'alveare, la sua velocità verrà controllata da Tutor e autovelox, con sospensione della licenza di volo per qualsiasi infrazione rispetto ai limiti previsti.

4) Maia ama stare col migliore amico, Willi, un piccolo fuco? Fine della relazione. Per un mese, dovrà frequentare esclusivamente coccodrilli e manguste.

5) Maia non potrà più rivolgere la parola ai suoi insetti preferiti: la cavalletta Flip, il topo Alessandro (mio omonimo), lo scarafaggio Kurt, il ragno Tecla, il lombrico Max. Tutt'al più, avrà la possibilità di uscire di casa con Ciro Ferrara e Marcello Lippi. Concessa una passeggiata ogni tanto con Luciano Moggi.

domenica 31 maggio 2009

Nadal eliminato al Roland Garros: secondo me, era nervoso per la questione doping

La mia opinione è molto semplice: Nadal è stato eliminato al Roland Garros perché era inquieto. Ha perso contro lo svedese Söderling in quattro set, 6-2 6-7 (2) 6-4 7-6 (2). È la prima sconfitta per lo spagnolo dopo 31 gare vinte consecutivamente al torneo parigino. È stato battuto da un onesto pedalatore, numero 25 del ranking mondiale. Quindi, l'unica spiegazione del crollo è psicologica. Anche se, con largo anticipo, avevo segnalato qualche scricchiolio nel gioco del fenomeno della terra rossa: vedi qui e qui.

Ad agitare Rafa, a mio giudizio, la questione doping. Il maiorchino ha smarrito la perfetta e assoluta concentrazione (che lo contraddistingue da anni) per via della recente polemica contro la Wada, World Anti-Doping Agency, il cui compito è di promuovere e coordinare, a livello internazionale, la lotta alla diffusione delle sostanze dopanti in qualunque forma si presentino.

“Le regole della Wada tormentano i giocatori”, ha infatti polemizzato Nadal poche ore prima del match. Il motivo? Richiedono che ogni atleta si renda disponibile per un test un’ora al giorno e per ogni giorno della settimana. “Ero con i miei amici. Stavamo facendo un bagno, quando mia madre mi ha avvertito che nella mia casa di Madrid c’erano quelli dell’antidoping. Era la mia unica serata libera e l’ho passata così. E non è capitato solo a me”.

È chiaro che Rafa sia infastidito terribilmente. Gli ho visto fare, contro lo svedese, errori che in passato non ha mai commesso, specie di rovescio. Può anche darsi che si senta nel mirino. Tant'è che, come ricorda la Wada, è possibile diventare un soggetto mirato per i test antidoping. Spesso gli atleti migliori nelle varie discipline, a livello nazionale e internazionale, possono essere inclusi nominativamente nei test anziché essere sorteggiati. In tal modo, si può dimostrare a chiunque che i propri successi sono ottenuti in modo leale e sportivo.

Si tratta di una polemica, quella di Nadal contro la Wada, che può aver lasciato il segno nell’animo del fuoriclasse iberico. Che peraltro, come ho già ricordato qui, reputo pulitissimo. Il guaio è che il doping lo si dovrà pur combattere in qualche modo.

[foto via rolandgarros]

sabato 30 maggio 2009

Doping: caro Nadal, ti sbagli

Nadal non è un drogato-dopato. Non soltanto è pulito, ma è anche il più grande giocatore d’ogni epoca sulla terra rossa. Non sono di quelli che pensano: siccome Rafa ha muscoli enormi, allora si dopa. Neppure m’interessa il fatto che il maiorchino sia tutto fuorché un tennista con uno stile da imitare: è uno straordinario atleta con una racchetta in mano. Men che meno mi tange lo strano comportamento del numero uno al mondo prima di servire (dita vicino al sedere per sistemarsi le mutande; attesa che spesso tocca i 45-50 secondi): esiste un arbitro, e se a quel signore sta bene così, allora non c’è stata alcuna violazione dei regolamenti. Oltretutto, lo spagnolo è un campione anche fuori dal campo, sempre sorridente e disponibile.

La premessa mi pare sufficientemente lunga. Adesso arrivo al dunque. Non condivido la presa di posizione di Nadal sulla questione doping. La sparata più recente è contro la Wada, World Anti-Doping Agency, il cui compito è di promuovere e coordinare, a livello internazionale, la lotta alla diffusione delle sostanze dopanti in qualunque forma si presentino: “Le regole della Wada tormentano i giocatori”. Il motivo? Richiedono che ogni atleta si renda disponibile per un test un’ora al giorno e per ogni giorno della settimana. “Ero con i miei amici. Stavamo facendo un bagno, quando mia madre mi ha avvertito che nella mia casa di Madrid c’erano quelli dell’antidoping. Era la mia unica serata libera e l’ho passata così. E non è capitato solo a me”. E ancora: “Alcuni giorni fa, Ferrer e Verdasco sono stati controllati alle 6 del mattino. È pazzesco. Non so nemmeno se, da un punto di vista legale, tutto ciò sia corretto”. E la stoccata finale: “Non penso che questo sia il modo giusto: è un prezzo troppo alto da pagare per giocare a tennis. Io voglio che questo sport sia il più pulito possibile, questo è ovvio, ma ci devono essere altre soluzioni”.

Cominciamo dalla fine, Rafa. Altre soluzioni contro il doping non esistono. Lo sport è stracolmo di drogati: questo lo sai bene anche tu. Se avverti un atleta con largo anticipo, lui fa in tempo a pulirsi e a farsi trovare con l’urina pura come quella di un bebé. L’unica strada è colpire a sorpresa. La Wada agisce in modo intelligente: se lo sport disarma quell’agenzia, eliminando il “controllo senza pravviso”, cancella anche la lotta al doping.

Discorso ben diverso è la scocciatura di dare la propria reperibilità alla Wada. Questo lo comprendo. D’altronde, gli atleti sono pagati profumatamente anche per sottoporsi a sacrifici di questo genere.

Chiudo con quattro considerazioni.

1) È possibile diventare un soggetto mirato per i test antidoping. Spesso gli atleti migliori nelle varie discipline, a livello nazionale e internazionale, possono essere inclusi nominativamente nei test anziché essere sorteggiati. In tal modo, si può dimostrare a chiunque che i propri successi sono ottenuti in modo leale e sportivo. Un discorso che vale anche per Nadal.

2) Gli atleti devono inviare le informazioni riguardanti il loro luogo di permanenza anche quando sono in vacanza, in modo da permettere alle autorità antidoping di localizzarli sempre, nel caso in cui sia necessario sottoporli a un controllo.

3) La lista delle sostanze proibite viene rivista ogni anno da un gruppo d’esperti internazionali; e la versione aggiornata entra in vigore il 1º gennaio d’ogni anno. Ma, secondo me, la Wada è eternamente in ritardo. Se l’agenzia stila una lista di prodotti proibiti, l’industria del doping ha già pronte altre sostanze che non emergono durante i controlli. È una lotta impari. Lasciate alla Wada almeno la possibilità di fare incursioni a sorpresa.

4) Una previsione: andrà sempre più di moda la scusa dell’integratore, specie di quello comprato su Internet. Della serie: “Non sapevo che quell’integratore contenesse doping”. A questo proposito, giova ricordare che l’assunzione di integratori avviene sempre a proprio rischio e pericolo: molti contengono sostanze proibite. Poiché in diversi Paesi l’industria degli integratori alimentari non è regolamentata, è importante essere pienamente coscienti di quello che il prodotto contiene.

[foto via Wada]

sabato 14 febbraio 2009

Post per chi prende il doping: lo scrive un piccione viaggiatore


È ricco, famoso, invidiato. È un atleta di livello mondiale. Deve tanto al suo talento e al duro lavoro. Però, magari, deve qualcosa anche a un piccione viaggiatore. Sì, avete letto bene. Seguitemi nel ragionamento.

Corre voce (anche se mai e poi mai una cosa del genere verrà aperta ammessa da un esperto del settore) che il doping anti-fatica, quello che ti consente di non stancarti mai in una singola prova agonistica e durante la stagione, nasca da un piccione viaggiatore. Funziona così. Novelli Frankenstein bombano l’uccellino. Poi gli fanno percorrere una quantità industriale di chilometri, controllandolo con un chip che l’animale porta con sé. Dopodiché, si valutano i risultati. Se il piccione viaggiatore stramazza, la sostanza propinatagli è inadatta all’uomo. Se invece, almeno nel breve termine, il volatile sopravvive, si passa alla seconda fase.

Qui entra in scena il cavallo. Lo si pompa a dovere. Dosi ancora più massicce che nel piccione viaggiatore. Il quadrupede macina chilometri su chilometri. Alterna maratone a percorsi relativamente brevi. Se “esplode”, la sostanza non va bene. Se invece il cavallo cammina sulle sue zampe, c’è la terza tappa.

Ed eccoci all’atleta. Che è talentuoso e pieno di buona volontà. Magari è già forte e conosciuto. Tuttavia, gli manca qualcosa per arrivare al top e giocarsela alla pari con il vertice. Oppure sopravanzare d’improvviso tutti. Si inizia dagli sport di fatica. Quelli dove devi spingere come un forsennato, mantenendo ritmi allucinanti. Sei divino: stravinci e ti becchi le prime pagine dei giornali. Gli sponsor ti lavano anche i piedi prima che tu vada a letto. Guadagni in un anno quanto un dirigente d’azienda riesce a incassare in 1.000 anni di vita.

Ti riempi di quella schifezza, sei straricco e strafamoso. Ma c’è un rischio piccolo piccolo. Che gli scienziati sanno perfettamente e di cui magari non ti han messo al corrente. È possibile che tu vada fuori di testa, dopo qualche mese o anno. Sino alla cocaina a colazione, pranzo e cena; e ai tentativi di suicidio. In alternativa, c’è una sedie a rotelle che t’aspetta a 40 anni: sono i muscoli ad ammattire.

D’altronde, hai guadagnato da uno a 20 milioni di euro netti l’anno, grazie anche agli sponsor. E il denaro è un diavolo. Per il quattrino, si vende l’anima: auto gigantesche e potentissime; donne come neanche immaginavi; apri bocca in tv, dici “Uh”, e tutti quanti s’inchinano come se avessi recitato l'intera "Divina Commedia".

Alla fine, però, il piccione viaggiatore e il cavallo potrebbero prendere la rivincita: loro sopravvivono; tu impazzisci, passi il resto dell’esistenza seduto, ti avvicini all'aldilà la notte prima di un match importantissimo, o muori nel sonno. Si dice: per circostanze misteriose. Era un atleta fortissimo. Non quanto il piccione viaggiatore.

[foto ironica via flickr, album di law_kewen]

martedì 9 settembre 2008

Follie da Energy Drink: l'anticamera del doping

Partita di calcio fra dilettanti, spogliatoio: ragazzotti in mutande tracannano cinque e più lattine di Energy Drink a testa tutto in un botto. Dove siamo, a ignorantopoli? No, in Italia. Dove tutti vedono e sentono, ma hanno il terrore di raccontare. Sicché vi narro queste simpatiche storielle.

Succede che, in un supermercato qualsiasi dello Stivale, per pochi euro ti porti a casa bibite energizzanti in grandi quantità. Di che trattasi? Di bevande che hanno dentro - fra l'altro - le xantine (compresa la caffeina).

Sono lecite? Certo che sì. Non ce l'ho con chi le produce e le mette in commercio.

Se ne bevi una lattina, ti carichi di energia. Magari sei reattivo, esplosivo, efficace, rapidissimo: una tigre. Niente di male, credo.

Tuttavia, c'è anche chi - anziché una lattina - se ne ingoia almeno cinque o anche di più e tutte in un colpo. L'ho visto fare io. L'hanno visto in parecchi. Prima di un incontro sportivo fra dilettanti.

Occhio: se esageri, se ti mandi giù litri di energia liquida, ti si può alzare la pressione arteriosa; potresti mettere a rischio il cuore.

E ricorda che quella di infarcire l'organismo di cinque e passa lattine di Energy Drink tutte in una volta è una pura e semplice anticamera del doping: perché a un certo punto, cinque Energy Drink ingollati a tutta forza non ti bastano più; e hai bisogno di roba ancora più forte, che magari vai a cercare in Internet. Sì, l'inizio dell'abisso. Tutto per un golletto sotto gli occhi di qualche ragazza.

foto qui

sabato 6 settembre 2008

Ma chissenefrega del doping dei professionisti... Il vero dramma è il doping fra i dilettanti

Hai davanti la possibilità di guadagnare un milione di euro l'anno. In che modo? Devi metterti ogni giorno i mutandoni bianchi e correre dietro a un pallone. Se sei poco dotato tecnicamente e hai bisogno di correre più degli altri, nessun problema: ci sono le pilloline giuste che ti aiutano. Questo è il doping fra i professionisti dello sport, specie del calcio. Dove chi riesce a drogarsi in modo adeguato e sfuggendo ai controlli può davvero mettere da parte una fortuna (milioni di euro l'anno fra contratti, sponsorizzazioni, premi, comparsate, servizi fotografici).

Fa storia a sé il doping fra i dilettanti. Si sparano di tutto nel sangue pur di vincere il prosciutto alla gara ciclistica della domenica, o di esibirsi in corse senza fine nei campi da calcio. Magari con la speranza di essere osservati e poi chiamati da una squadra di alto livello. Mi pare che questo doping dei disperati, dei dimenticati, degli agognanti, degli invidiosi, sia infinitamente più drammatico di quello dei professionisti. Che si pompano ma in cambio ottengono una quantità di denaro spaventoso.

Eppure, sui mass media l'attenzione si concentra sui grandi campioni, sui malati di adesso che una volta spaccavano il pallone in mille pezzi con un tiro oppure che riuscivano a scalare montagne in bici come fossero in moto o che parevano lampi sui 100 metri o che avevano bicipiti tali da spaventare gli avversari.

L'impatto reale del doping va cercato nelle infinite fogne dove topolini incarogniti si spartiscono pezzetti di formaggio, e non nei ristoranti di lusso frequentati da novelli Zii Paperoni grossi e arroganti come serpenti boa.

foto qui