domenica 26 aprile 2009

Inter, ma hai la forza di fare 9 punti in 5 partite?

Azzardo un pronostico: il Milan, che è a 7 punti dall'Inter con 5 partite da giocare, le vince tutte. Sicché all'Inter servono 9 punti: in caso di arrivo in parità (ossia se l'Inter fa 8 punti), lo scudetto va al Milan per via di una differenza reti che sarà migliore (molto probabilmente) rispetto a quella dei morattiani.

Dunque, andiamo a vedere le prossime cinque partite dei nerazzurri.

1) Inter-Lazio.

2) Chievo-Inter.

3) Inter-Siena.

4) Cagliari-Inter.

5) Inter-Atalanta.

Per gli uomini di Mourinho, è una fortuna enorme essere fuori da Champions e coppa Italia: l'Inter non regge tutto un campionato, figuriamoci se avesse anche gli impegni infrasettimanali. Per giunta, si ritrova senza Adriano e Maicon nel momento decisivo.

Aggiungeteci i fantasmi del passato. Gli avversari evocano brutti ricordi: la Lazio del 5 maggio 2002 (4-2 all'Olimpico); il Chievo del 2002, col rigore non dato a Ronaldo dall'arbitro De Santis (2-2 in Veneto); il Siena che la stagione scorsa ha pareggiato a Milano 2-2 col rigore sbagliato da Materazzi e la paura di perdere tutto all'ultima giornata a Parma (poi terminata col trionfo storico dell'Inter).

[foto via Milan]

Napoli-Inter 1-0: senza Ibra, nerazzurri da metà classifica

A Napoli, l'Inter ha giocato in 10: Ibra ha toccato un paio di palloni. Succede di essere in serata no. Il guaio è che i nerazzurri, senza lo svedese, sono da metà classifica. Non è certo una coincidenza che tutte le sconfitte dell'Inter si verifichino in una partita storta di Ibrahimovic. Farà bene Moratti a tentarle tutte per trattenerlo a Milano, perché non so con quale altro giocatore l'Inter possa essere grande.

Proprio per questo, reputo Roberto Mancini e Mourinho due grandi allenatori: si sono trovati col peso di dover vincere pur avendo una rosa sopravvalutata. A Ibra, si può aggiungere Maicon, che però adesso è out per infortunio. Ci sarebbe anche Julio Cesar, il quale tuttavia i gol non può certo farli.

Ora, chissà se l'Inter ha paura della rimonta del Milan: di sicuro, i rossoneri vanno a mille, sorretti da una straripante condizione fisica e da un Inzaghi irrefrenabile. Come sempre, il calendario conta zero: ci si ricordi che la Roma, un quarto di secolo fa, perse lo scudetto col piccolo Lecce all'Olimpico; proprio l'Inter nella capitale con la Lazio; il Milan due volte nella fatal Verona. Quindi, il fatto che - sulla carta - i nerazzurri abbiano incontri meno difficili della squadra di Ancelotti non è rilevante.

Opinione personale: se il Milan vince questo scudetto, diventa la stagione più incredibile e divertente da quando esiste il campionato; e Moratti vende l'Inter. Altro che Champions: questa sarebbe una soddisfazione di ineguagliabile portata per i tifosi del Milan. Che giustamente non gradirebbero invece un quarto leggendario scudetto di fila dell'Inter (tre sul campo).

domenica 19 aprile 2009

Sarà, ma per me Balotelli è un gentiluomo



Insulti alla madre. Insulti per il colore della pelle. Razzismo a tutto spiano. È quanto uscito poche ore fa dallo stadio Olimpico di Torino, durante Juve-Inter. Il mittente è una piccola parte della tifoseria della Juve. Per carità, non m'importa un cavolo da chi provenissero. Per me, certi tifosi sono tutti uguali, a prescindere dalla squadra per cui tifano. Soltanto, non mi sono piaciuti tutti quei rimproveri e quelle tirate d'orecchi che Balotelli ha ricevuto in tv dopo il match.

Balotelli tira i calcetti, e non si fa. Balotelli allarga i gomiti, e non si fa. Balotelli stuzzica e provoca, e non si fa. Ma sì, è risaputo che Balotelli indispone l'avversario. Succede a tutti quelli che hanno un pessimo rapporto col pallone: vengono innervositi da uno che alla sfera dà del tu.

Comunque va bene. Ammettiamo pure che Balotelli debba darsi una regolata. Insomma, diciamocelo, che perda mordente e giochi peggio. Ehi, basta fare gol se hai meno di 20 anni: capito? Tuttavia, non ho sentito (sicuramente mi sarà sfuggito) neppure uno fare un complimento a Mario. Sì, per l'aplomb con cui ha reagito agli insulti a sfondo razzista di pochi stupidi. Che però evidentemente avevano la voce grossa: si sentivano benissimo, quei pochi... Perché il "bu" prolungato è una cosa; il "negro di m..." è ben altra cosa, assai più pesante.

Balotelli non ha fatto una piega. Poteva mandarli a quel paese, i tifosi beceri. Poteva dire all'arbitro o al quarto uomo che non gradiva. Poteva protestare, fare gestacci, rispondere agli insulti, bestemmiare. No. È rimasto tranquillo. Bravissimo.

E non mi si dica che, siccome i calciatori guadagnano un pacco di denaro, allora devono stare in silenzio e buoni e a capo chino quando vengono insultati pesantemente per il colore della pelle. Ma dove siamo: in una specie di Colosseo dove si desidera la morte dell'uomo nero? Ma che stadi sono questi? Vien da vomitare.

Ora la palla passa alle istituzioni del calcio. Facciamo due conti. Se un allenatore protesta vivacemente contro l'arbitro, si becca una multa. Se il pubblico spara insulti orribili per via del colore della pelle, come ci regoliamo? Soltanto qualche riga di indignazione sui giornali? Semplicemente frasi del tipo: "Non c'è grande feeling fra i tifosi della Juve (o della squadra X) e Balotelli"?

Si cominci a toccare il portafoglio delle società per responsabilità oggettiva. Mazzate da 100.000 euro alla volta. Si squalifichi il campo. Si faccia giocare a porte chiuse. Così combatti il razzismo. Non facendo mettere al collo degli allenatori una sciarpetta ogni tanto.

[video via Balotelli]

sabato 11 aprile 2009

Genoa-Juve 3-2: Motta INTERplanetario

Preciso e puntuale, ecco l’immancabile crollo della Juve ogni volta che è chiamata a vincere. Non regge la pressione. Io credo proprio che non ci sia un modulo adatto ai giocatori. Non mi si dica che il materiale è scarso: per diamine, hai Nedved, Del Piero, Iaquinta, Giovinco, Trezeguet, Camoranesi e compagnia, e tutto il gioco che sai esprimere è uno schema basato sul rinvio di Buffon per le punte? Ma dico, al massimo, sei costretto a giocare così male se non hai giocatori tecnicamente adeguati. Suvvia, sei la Juve: almeno uno straccio di trama offensiva ogni tanto. Qualche fraseggio a centrocampo. No. Zero.

Comunque, i re della serata sono stati due. Anzitutto il pubblico del Genoa, che ha incitato la squadra in modo assordante per 95 minuti. Ma soprattutto Thiago Motta. Brasiliano, classe 1982, è il pilastro del centrocampo del Genoa. Stasera ha messo a segno una doppietta indimenticabile, prendendo per mano la squadra.

Motta ha dimostrato di avere tocco, intelligenza tattica, colpo di testa, tempismo. Formidabile. A mio modesto avviso, l’acquisto numero uno per l’Inter se vuole davvero puntare alla leggendaria cinquina in campionato e alla Champions.

La cronaca delle reti. Sul primo gol, Mesto converge da destra, subisce fallo, l'arbitro Rocchi fischia prima del tiro mancino di Motta: 1-0. Rocchi doveva non fischiare e concedere il vantaggio. Ma se ha fischiato, a quel punto non doveva dare il gol.

Pareggio su un rigore inesistente. Del Piero entra in area: Ferrari mette in corner, Rocchi dà il penalty. Tirato stupendemente da Del Piero.

Recupero. Colpo di testa di Motta che brucia Zebina: stacco da antologia e incornata da manuale.

Secondo tempo e Juve in 10 per l’espulsione di Camoranesi. Ma segna Iaquinta.

Poi, allo scadere, arriva la vendetta dell’ex: Palladino, il migliore dopo Motta.

Su Rocchi già mi sono espresso abbastanza in passato: vedi qui, qui e qui.

Incredibile: l’Inter vola a +10. La Juve non approfitta del pari nerazzurro col Palermo. E sabato, Juve-Inter.

[foto via Genoa]

Suicidio Inter: Juve, se hai carattere, vai a quattro punti

Inter-Palermo era finita sul 2-0. Superiorità schiacciante dei nerazzurri per tutto il primo tempo. Addirittura, diverse palle-gol buttate alle ortiche dagli uomini di Mourinho. Dopodiché, nel secondo tempo, il crollo fisico. Li ho visti davvero male, i nerazzurri: senza tenuta atletica. Splendido il ritorno del Palermo che è andato a impattare con pieno merito: 2-2 il risultato finale.

È una fortuna che l'Inter sia fuori dalla Champions: non ha le energie fisiche e nervose per reggere due competizioni. Con la coppa in ballo, i nerazzurri avrebbero rischiato di perdere tutto.

Ma la vera chiave della giornata è la prestazione della Juve, stasera a Marassi contro il Genoa. Se è una grande squadra, quella di Ranieri va a vincere, sale a meno sette punti dall'Inter e mette una pressione bestiale su Moratti e compagnia in vista di Juve-Inter: obiettivo, meno quattro punti.

Gli uomini di Ranieri hanno il dovere di trasmettere ansia ai nerazzurri: la paura tipica dei piloti che cominciano a guardare nello specchietto retrovisore l'auto sempre più vicina; quel terrore che annienta i tennisti sopraffatti dal braccino corto; quell'angoscia che prese proprio l'Inter nel 2002, fino al 5 maggio (Lazio-Inter 4-2), e il Milan nella finale contro il Liverpool del 25 maggio 2005 (da 3-0 a 3-3).

[foto via Juve]

lunedì 6 aprile 2009

Sei un fenomeno del calcio? Scappa a giocare in Inghilterra, come Federico Macheda del Manchester

Federico Macheda è un italiano, nato a Roma il 22 agosto 1991, attualmente attaccante del Manchester United. Sia il papà di Federico, Pasquale, sia il ragazzo 17enne stesso hanno avuto fegato: nel 2007, quando il giovane aveva 15 anni, se ne sono andati dall’Italia.

Era della Lazio; è passato al Manchester. Macheda ha firmato un triennale da 65.000 euro a stagione. Adesso, tutto d’un colpo, è diventato famoso, lì in Inghilterra: il 5 aprile ha segnato il primo gol nel suo esordio in Premier League contro l'Aston Villa. La rete del 3-2 sul filo di lana, al 93’. Preziosissima, perché il Liverpool fa sentire il fiato sul collo del Manchester. Dopo uno stop di tacco, s'è girato e l'ha messa di destro nell’angolo più lontano: difficilissimo.

Io ho visto giocare Macheda per la prima volta nelle Nazionali Under 16 e Under 17: fortissimo. Dopodiché, mi impressionava per la facilità dei gol nelle giovanili della Lazio: uno spettacolo. Un torello dotato di grande tecnica. Ma perché Macheda è andato al Manchester? Perché gl’inglesi hanno offerto denaro al ragazzo, più il trasferimento della famiglia.

Sì, è vero che i regolamenti del calcio italiano impediscono alle nostre società di mettere i minorenni sotto contratto; tuttavia, se Macheda fosse rimasto in Italia, sarebbe "morto" in prestito in squadre di Serie inferiori. Non per colpa della Lazio: è così che ragionano tutte le squadre italiane con i ragazzi italiani. Unica eccezione, l’Inter: vedi Balotelli (grazie a Roberto Mancini e a Mourinho) e Santon (per via del portoghese).

Per il resto, i giovani scompaiono nel nulla dei prati di periferia ad acquisire la cosiddetta esperienza. E come no: prendi un sacco di calci in partitacce oscene su campi maledetti; rischi sempre di spaccarti le gambe; la tua società non ti prende più, perché punta sui 30enni. Lo so che è così: ci sono giovani fortissimi sparsi ovunque che non vengono valorizzati.

Ha fatto bene Macheda. Via, nella speranza di essere osservato e messo sotto contratto da Arsenal, Manchester, Chelsea, Liverpool. Tutti in Inghilterra, ragazzi. E se nessuno vi cerca, mettetevi in luce voi, cercate contatti, inviate cd delle vostre partite, piazzate filmati su YouTube, costruite blog personali in cui ci sono video delle vostre giocate. Uscite dal grigiore italiano, che "uccide" lentamente la vostra ispirazione calcistica, e cercate gloria in Inghilterra: Federico Macheda sia di esempio per tutti.

[foto via macheda]

domenica 5 aprile 2009

Juve-Chievo 3-3: arbitro Mazzoleni, sarà per un'altra volta

Ci ha provato in tutti i modi, l'arbitro Mazzoleni, a far vincere la Juve. Ma non c'è riuscito. Ovviamente, non l'ha mica fatto apposta a sbagliare. È perfettamente in buona fede. Semplicemente, non ha personalità. Sul 2-1 per il Chievo, Zebina ha potuto fare quello che ha voluto: gomitate, pestoni di tutti i tipi. Il difensore bianconero se l'è presa soprattutto con Pellissier; anzi col nasino dell'attaccante gialloblù. Niente da fare, perché il buon Pellissier ha piazzato dentro anche la mina del 3-3: un'incornata su assist d'oro di Langella. Tripletta che racconterà ai nipotini.

Simpatico, l'arbitro Mazzoleni. Chissà per quale articolo del regolamento del calcio, s'è messo in testa che una grande squadra - in svantaggio contro una piccola - debba avere più fischi a favore. Divertente anche il fatto che uno dei loro difensori - Zebina - abbia avuto una specie di licenza di 007: gomitate e calci in libertà. Ah, il francese non è stato neanche ammonito. Per carità: magari poi l'arbitro gli avrebbe condizionato il resto della gara... Il tutto, perfettamente in buona fede.

Se Mazzoleni avesse arbitrato la Juve di Moggi, si griderebbe allo scandalo. Ma Moggi non c'è più; e allora tutto pare normale. È un arbitro inadeguato. Non in malafede. Però, la prossima volta che la Juve si lamenterà degli arbitri, si ricordi di Mazzoleni in Juve-Chievo 3-3.

Perché sui rigori dubbi e sui fuorigioco millimetrici, ci può stare qualsiasi decisione; da prendere in una frazione di secondo. Ma se ti scappa sempre e costantemente il gioco duro d'un difensore, vuol dire che sei proprio un arbitro scarso. Perfettamente in buona fede.

Complimenti ai giocatori e all'allenatore del Chievo: li ho visti esasperati dall'arbitro. Proteste, urla, braccia al cielo. Ma si sono contenuti. Segno che hanno un sistema nervoso d'acciaio.

Chiudo su Ranieri. Fa specie che l'allenatore di una delle più gloriose società del pianeta dia alla propria squadra un gioco di qualità inferiore rispetto a quello espresso dal Chievo di Di Carlo. Penso non sia giusto verso il pubblico di Torino - che oggi all'Olimpico è stato meraviglioso - e, in generale, verso i milioni di tifosi bianconeri sparsi nel mondo. Comunque, contenta la dirigenza della Juve, contenti tutti (tranne i tifosi stessi, presumo).

[nella foto via Chievo, il mattatore: Pellissier]

venerdì 3 aprile 2009

Djokovic annienta Federer: lo svizzero davanti al bivio della vita

Per la stima illimitata che nutro verso Federer, mi spiace dire che la sconfitta contro Djokovic nella semifinale di Miami era annunciata: vedi cosa ho scritto qui e qui. Addirittura, s'è trattato di una batosta: 3-6 6-2 6-3.

Il problema è che, più si giocava, meno Roger appariva in grado di tenere botta. Soltanto i mass media (quasi tutti) non si erano accorti dei guai che affliggono Federer, parlando di uno svizzero in grande spolvero a Miami.

Nulla di male a perdere contro Djokovic, specie in un incontro al meglio dei tre set. Però il punteggio e il modo in cui è maturato il crollo lasciano perplessi.

Magari, dal punto di vista tecnico, Federer è ancora il numero uno. Ma atleticamente è molto giù di corda, con quella pancetta che lo costringe ad allungare la falcata arrivando male sulla pallina. Oltretutto, lo svizzero è molto nervoso: ha spaccato una racchetta, cosa mai fatta in passato.

Federer è davanti al bivio della vita. Prima scelta: se non vuole rovinare l'immagine meravigliosa di tennista che s'è costruito con una carriera inimitabile, dimagrisce e segue i colpi più potenti a rete, per mettere pressione all'avversario e chiudere prima i punti. Seconda opzione: si tiene la pancetta e spera in un'autostrada fortunata verso un altro torneo dello Slam, con sorteggi e tebellone a lui favorevoli e avversari giù di corda. In quest'ultimo caso, gli salteranno sempre più spesso in testa i vari Nadal, Djokovic, Murray, Del Potro.

Adesso Djokovic attende in finale il vincente tra Murray e Del Potro. Ne parlerò anche su Sport Apache, il mio Gruppo su Facebook: la tribù degli sportivi.

[foto via flickr.com/photos/mandj98]

Del Potro sfonda Nadal: è nato il fuoriclasse bombardiere

Dopo più di tre ore di gioco, l’argentino Juan Martin Del Potro ha schiantato il numero uno al mondo, Nadal, nei quarti di Miami.

Primo set a ritmi mostruosi, con Del Potro che ha preso a pallate lo spagnolo, quasi sempre a remare in difesa. Secondo set equilibrato fino al 2-2; dopodiché, Nadal è volato via. Il momento chiave è stato sul punteggio di tre giochi a zero in favore di Nadal nel terzo set.

Lì l’incontro era chiuso, perché l’iberico è come un giocatore di poker che, se si porta in vantaggio di qualche dollaro, poi ti riduce in mutande, senza lasciarti scampo. Invece, non so per quale miracolo sportivo, Del Potro l’ha riacchiappato, fino al drammatico tie-break. Qui l’argentino ha dato il meglio, schiaffeggiando anche la sfortuna: il nastro ha aiutato Nadal facendolo andare in vantaggio. Roba da schiantare un elefante. Macché: gli ultimi punti sono stati caratterizzati da un imbarazzante (per Nadal) dominio atletico di Del Potro, che ha sballottato lo spagnolo da una parte all’altra del campo.

Insomma, da qualche minuto, è nato un fuoriclasse. Del Potro, classe 1988 (settembre), destro, ha un servizio potentissimo, un dritto che devasta e un rovescio bimane da far paura. Alto quasi due metri (198 centimetri), è un bombardiere di razza purissima. Con i piedoni all’infuori (in teoria, non è facile coordinarli), riesce a svolazzare per il campo: i suoi 83 chilogrammi non gli danno fastidio. La chiave di quell’esplosività sono le caviglie, che lo rendono reattivo. A rete se la cava così così.

Del Potro s’è anche dimostrato tatticamente svelto, impedendo a Nadal di spostarsi molto sul dritto per sparare le classiche sventagliate a uscire.

Attuale numero sette al mondo, Juan Martin s’era già messo in evidenza nel 2008, vincendo sulla terra battuta a Stoccarda e Kitzbühel, e sul cemento americano (Los Angeles e Washington). Ma è soltanto da stanotte (ora italiana) che s'è trasformato in una supernova.

Volendo trovare un giocatore che gli somigli, direi che il russo Safin è quello che più gli si avvicina. Però Del Potro è addirittura più potente.

Attenzione. Se uno riprende Nadal da 0-3 nel set decisivo (e poi ancora: sotto nel tie-break), allora ha scritto nel Dna a caratteri cubitali: “Io sono un fenomeno”. A naso, direi che Del Potro ha anche stritolato Nadal dal punto di vista mentale: l’argentino ha una personalità fortissima che ha dato fastidio al re iberico nei momenti decisivi.

Di più: è vero che Del Potro (ragazzo sfacciato e impertinente) ha rilasciato dichiarazioni non simpaticissime nei confronti di diversi giocatori, fra cui Nadal; ma quel gelido saluto finale dello spagnolo all’argentino lo interpreto come un sintomo di paura.

[foto via Atp]

giovedì 2 aprile 2009

Lo strano caso del divino Federer con la pancetta

Seguo tutti gl’incontri di Federer a Miami. In quello più recente, contro Roddick, ho notato che tre problemi affliggono lo svizzero.

1) Non scende quasi mai a rete per chiudere il punto. Gli basterebbe, al limite, qualche metro avanti per piazzare uno schiaffo al volo. Niente. Attende il rimbalzo e fa tornare in vita l’avversario.

2) Non è un fulmine negli spostamenti laterali. Troppo spesso, quando si tratta di colpire di rovescio, allunga l’ultima falcata e non arriva con la necessaria coordinazione all’impatto.

3) Ha una strana pancetta. Poca roba. Però pare quasi che sia tornato da poco ad allenarsi dopo 10 mesi di inattività. Che quel grasso serva per spingere i colpi è una fesseria. Tant'è vero che la prima di servizio gli entra di meno e la seconda non è diabolica come quella di un anno fa.

Sono tre problemi che non gli impediscono di essere il numero due al mondo, posizione contesa da Djokovic e Murray. Infatti, Federer ha una tale classe (è il migliore di ogni epoca) da riuscire a salvarsi da situazioni al limite dell'impossibile.

Per i primi due guai (gioco al volo, e spostamenti prima del rovescio), si tratta, secondo me, di un blocco psicologico: ci vorrebbe un coach per fargli la giusta pressione. Ma lui vuol fare tutto da sé. Cosa che gli permetteva di primeggiare quando Nadal non era ancora forte come oggi. Adesso, invece, Federer dovrebbe curare di più la parte tattica.

Per quanto riguarda la pancetta, non voglio credere che si sia lasciato andare a mangiate eccessive. Non è da lui. Che ci sia qualche ora di allenamento quotidiano in meno? Che voglia caricarsi di lavoro soltanto nella seconda parte della stagione?

In ogni caso, era e resta divino. Uno spettacolo di eleganza e talento. Vedremo se avrà la cattiveria indispensabile per tornare a essere il re.

[foto via Federer]

mercoledì 1 aprile 2009

Italia-Irlanda 1-1: caro arbitro Stark, sei una vergogna mondiale


Pronti via e l’arbitro tedesco Stark di Italia-Irlanda espelle Pazzini. Provvedimento ingiusto e match condizionato: la gomitatina era robetta rispetto a quanto si assiste sui campi. E poi l'attaccante salta per andare a prendere il pallone. Con quel metro di giudizio, allora devi buttare tutti fuori. Se proprio vuoi far vedere che sei severo e che terrai sott'occhio i ragazzacci con la massima severità, sbatti il cartellino giallo in faccia a Pazzini e chiudila lì. No. Lui ha voluto fare il protagonista.

Dopodiché, l’arbitro s’è mosso raramente dal cerchio centrale del campo. Un pigrone un po’ suonato.

In 10 uomini per 90 minuti, l’Italia all’inizio se l’è cavata egregiamente, illuminata da Pirlo ed esaltata da Grosso e Iaquinta. Poi, s’è lentamente spenta. Negli ultimi cinque minuti, gli azzurri non stavano sulle gambe, tranne Iaquinta, e l’Irlanda poteva tranquillamente vincere.

Vado a memoria. L'arbitro Stark è lo stesso che permise ai giocatori del Valencia di picchiare quelli dell'Inter nel 2007, ed è anche quello che dopo sei falli su Balotelli nel primo quarto d'ora di Manchester-Inter non ammonì nessun difensore inglese. Trattasi di un arbitro stranissimo, bizzarro, lunatico. Quanto di peggio ti possa capitare, specie se sei italiano: ma è soltanto una coincidenza. Lui, il nostro amico Wolfgang, spara a casaccio: leggete qui, qui e qui (in inglese) cosa combinava già agli albori della carriera.

Chiudo con un’altra nota sull’arbitro. Così come siamo stati avvantaggiati contro il Montenegro, ed era giusto dirlo (vedi qui), allo stesso modo è legittimo contestare l’operato di questo eccentrico signore di stasera che, con la sua giacchetta gialla, ha dato fastidio a tutti. E c’era pure un rigore per l’Irlanda. Vivissimi complimenti. Ah, ovviamente, andrà ai Mondiali del 2010. Non ci credete? Nella foto in alto, guardate il terzultimo dei 38 arbitri selezionati: cliccateci su per ingrandire. Il particolare della foto è qui in basso.