Classe 1969, dal 1987 sono giornalista dell'auto: settore legale (attualità e inchieste)
giovedì 26 febbraio 2009
Milan-Werder 2-2. Catastrofe rossonera. Ma tutto è nato nel 2007
Insieme delle caratteristiche psichiche e delle modalità di comportamento di una persona che ne costituiscono l’essenza: questa rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali dove si esprime e opera. Di che sto parlando? Della personalità. Che il Milan aveva in quantità industriale quando giocava in Europa. Ma adesso è tutto finito: quel Milan non esiste più.
Sia in Germania sia a San Siro col Werder, la squadra di Ancelotti non m’è piaciuta. Nel secondo tempo di Milano, i rossoneri hanno fatto addirittura pietà. E la favoletta che il Milan gioca bene con le grandi e male con le piccole non la beve più nessuno: di recente, le ha prese di brutto da Inter e Juve.
La verità è che tutto è nato nel 2007, quando il Milan ha vinto la Champions. Era già allora una squadra da rifondare. Invece, si è andati avanti col ritornello dei "campioni del mondo".
Il fondo, i rossoneri l’han toccato con Beckham. Operazione insensata. Tutto quel casino per uno che fa tre tocchetti laterali a partita.
Forse è il caso di ricordare a qualcuno che il Milan è leggenda. È la squadra con un pubblico meraviglioso e con milioni di tifosi sul pianeta verso i quali portare rispetto. È il team dove hanno militato Rivera e Van Basten. Qui ci vuole qualcuno che punti dritto dritto al campionato: la tattica del quarto posto per qualificarsi in Champions e poi vincerla porta allo sfascio. Forza Milan, ora rialzati dalla catastrofe.
[foto via Milan]
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mercoledì 25 febbraio 2009
Chelsea-Juve 1-0: sconfitta ingiusta. Arbitraggio schizofrenico. Povera Inter in Inghilterra...
I primi 20 minuti della Juve sono stati inguardabili. Uno scherzetto del genere i bianconeri l'avevan già fatto contro l'Inter a San Siro. Dopodiché, ripresisi dallo smarrimento per il gol di Drogba al 12', gli uomini di Ranieri avrebbero meritato ampiamente il pareggio. Che non è arrivato un po' a causa della sfortuna. Ma molto di suo ci ha messo pure l'arbitro.
Io proprio quei signori con la giacchetta gialla non li capisco. In 90 minuti, sono capaci di cambiare metro di giudizio sette volte. Prima, ti lasciano andare se fai una brutta entrata; poi, ti fischiano il fallo al minimo contatto; quindi, ritornano a lasciar correre. E i falli in area? Non si orientano. C'era un bel rigorino su Amauri, visto che il portiere gli ha fatto lo sgambetto. Sarà pure stato involontario, ma - se è per questo - quasi tutte le infrazioni durante un incontro di calcio non sono intenzionali. Oltretutto, Ballack andava espulso per somma di ammonizioni. Per la cronaca, il simpatico ometto si chiama Benquerença (Portogallo).
L'unico giocatore bianconero che mi ha lasciato perplesso è Molinaro: non ha azzeccato un cross. E anche in chiusura su Kalou non m'ha convinto. La difesa ha retto bene e il centrocampo, specie nel secondo tempo, ha fatto un grandissimo filtro.
Sono molto ottimista per il ritorno, a patto che la Juve sappia concentrarsi per un'ora e mezzo, senza amnesie iniziali. Il Chelsea ha un giocatore enorme, che è Lampard. Più un lottatore, ossia Drogba. Nulla più che discreti i due difensori centrali. Vedrete che, a Torino, Hiddink sfodererà un bel catenaccio: da grande allenatore, è perfettamente consapevole di dover spremere sangue dalle rape.
Chiudo come avevo iniziato, parlando dell'arbitro. Attenta Inter: se a Manchester incontrerai un arbitro così imprevedibile e fantasioso, ma cieco in area di rigore inglese, saranno guai. Mourinho ha già capito tutto e sente puzza di bruciato... Ormai è chiaro: gli arbitri, nelle partite di Champions giocate in Inghilterra, vanno beatamente in tilt.
[foto via Juve]
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martedì 24 febbraio 2009
Inter-Manchester 0-0: una lezione dagli inglesi. C'è soltanto un infinito Julio Cesar
All'Inter è andata di lusso: il Manchester meritava di vincere con due gol di scarto. Ai Red Devils lo 0-0 sta stretto. Ci ha pensato un Julio Cesar stratosferico a stoppare gli inglesi. Mi riferisco in particolare a due episodi. Uno, il miracolo su Giggs nel primo tempo: è stato intelligentissimo a restare in piedi fino all'ultimo. Due, la magia allo scadere, quando Rooney gli stava andando via a destra e con un guizzo ha recuperato di piede: col destro, che non è il suo.
Non c'entrano né la mancanza di mentalità europea né Mourinho: il Manchester è due spanne superiore come rosa. Caspita: aveva in panchina addirittura Rooney e Scholes. Pazzesco. Gli inglesi sono inaffondabili.
Per il ritorno, lì in Inghilterra, non credo proprio che Julio Cesar possa continuare a fare il mago. Mi chiedo soltanto se, la prossima volta, Mourinho farà ancora giocare la squadra titolare in campionato prima dello scontro col Manchester. Perché è ormai palese: questa rosa non regge né atleticamente né psicologicamente tre partite a settimana.
Spero di non rivedere Rivas al centro, che è stato un po’ pasticcione, specie quando s’è lasciato sfuggire Giggs. Molto meglio Cordoba nella ripresa. Ricordo appena due fiammate dell’Inter: il velo di Ibrahimovic per Adriano, che poi si esibisce in una strana carambola coi due piedi. E un colpo di petto di Cambiasso su corner. Pochissimo per un pubblico straordinario come quello visto a San Siro.
Manchester favoritissimo per il ritorno. Prevedo un'Inter chiusa nella propria area di rigore. In attesa di improbabili contropiede.
[foto via Inter]
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Inter-Manchester: Mourinho, preparati alla tempesta mediatica
I giornali scandalistici inglesi ci fanno un baffo. Qui l'allenatore che perde viene sbranato. Questo Mourinho forse non lo sa. Ma se gli va male contro il Manchester, non ne esce vivo.
Tanto per cominciare, ha contro numerosi opinionisti e giornalisti tv. Questione di antipatia. O chissà per quale altro motivo inconfessabile. Poi, ha contro parecchi allenatori, che non vedono l'ora di avere lo scalpo di Mourinho e Moratti, dopo la partita col Manchester. Quindi, ha contro i tifosi del Milan e della Juve: operazione di gufaggio come mai s'era visto negli anni passati. Infine, ha contro gli invidiosi, i gelosi. Quelli che dove vedono Inter s'imbestialiscono: chissà perché la società di via Durini non aveva diritto a vincere anche lei gli scudetti.
Insomma, caro Mou, preparati. Altro che critiche inglesi. Hai davanti a te un uragano di proporzioni inaudite, fatto di sberleffi, pernacchie, commenti acidi, grasse risate. È il calcio in Italia.
[foto via Inter]
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domenica 22 febbraio 2009
Milan: se non lotti per lo scudetto, c'è da piangere
Ho sempre difeso Ancelotti: vedi qui e qui. Però adesso leggo che il Milan punta alla zona Champions e a vincere la coppa Uefa. Stendo un velo pietoso su una coppetta che vale zero. Tale era anche quando la vinceva a ripetizione l'Inter. O quando ci han messo su le mani varie altre squadre italiane. E tale veniva giustamente considerata dai mass media, che dedicavano poco spazio alla Cenerentola delle competizioni. Mi concentro quindi sulla zona Champions. Ma perché rinunciare a inseguire l'Inter? Qui ci sono le partite di Champions da giocare, una primavera che può tagliare le gambe a chiunque, diversi scontri diretti, fra cui Inter-Roma e Juve-Inter. Senza dimenticare che i nerazzurri hanno in mezzo alle scatole quell'altra coppetta che vale come il due di picche, ossia la coppa Italia: tra fatica, infortuni e stress psicologico, il crollo è sempre possibile.
Secondo me, il Milan può ancora farcela. Deve crederci. Magari senza farsi distrarre da Beckham. Sì: lo scudetto è l'unico obiettivo. È la mia opinione. Terminare la stagione con in mano la zona Champions e la coppa Uefa sarebbe triste. Specie se l'Inter vincerà il leggendario quarto scudetto consecutivo. Andatelo a spiegare agli abbonati del Milan, quelli che han comprato le partite a San Siro o in tv: noi giochiamo per la zona Champions e per la coppa Uefa. Chissà come saran contenti.
Io voglio ancora credere a un Milan che s'oppone allo strapotere nerazzurro. A un Milan che fa di tutto per evitare il quarto storico incredibile sigillo di Moratti. Lo spero anche per lo spettacolo. E per una sana rivalità cittadina.
Esistono esclusivamente due competizioni. Lo scudetto, dove vince il più forte. La Champions, dove vince chi si fa trovare più in forma e con meno infortuni al momento giusto: il Milan, in questo senso, ha insegnato al mondo come si fa.
Altra considerazione. Associo il Milan alla leggenda. Ho in mente soprattutto i rossoneri di Capello, che lottavano su più fronti, senza mai arrendersi. Questo Milan che tira i remi in barca a metà stagione non rispetta la storia rossonera. Mi ricorda un po' l'Inter di parecchi anni fa, quando i nerazzurri riuscivano a combattere soltanto in coppa Uefa. Era, appunto, un'Inter piccola piccola.
[foto via Milan]
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sabato 21 febbraio 2009
Palermo-Juve 0-2: i guizzi superbi di Sissoko e Amauri. E un po' di fortuna
Mi è rimasto impresso il gol di Sissoko: una via di mezzo fra una meta in stile rugby e una cavalcata trionfale. Quando fai uno scatto così prolungato, in genere arrivi lì davanti in debito d'ossigeno: invece, il maliano ha avuto la forza di piazzarci dentro una mina devastante.
Anche il secondo gol è d'autore. Amauri ha controllato, è sceso sulla sinistra d'imperio e ha messo in mezzo una palletta comoda comoda per Trezeguet.
Si tratta di due lampi di classe in 90 minuti giocati così così. Suvvia, la fortuna ha sostenuto la difesa della Juve. Prima, una traversa clamorosa del Palermo. Poi, altre incursioni pericolose dei rosanero sventate d'un soffio, anche da un ottimo Buffon.
In chiave Champions, credo che la Juve sia tre spanne superiore al Chelsea, come rosa e soprattutto come attaccanti. Quindi, arriva allo scontro da favorita. Soltanto, l'allenatore dei bianconeri (Ranieri) ancora non ha dato un modulo e un'identità alla squadra. Nulla di grave: la Champions la vince chi si fa trovare più in forma e con meno infortuni; non chi ha più gioco.
[foto via Juve]
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Bologna-Inter 1-2: il coraggio di Mourinho, la magia di Julio Cesar, il dribbling d'oro di Balotelli
C'erano due scuole di pensiero. La prima: cara Inter, va' a Bologna e gioca con la seconda squadra, perché martedì c'è il Manchester. L'altra: scendi in campo con i soliti. Ebbene, Mourinho è stato davvero coraggioso, scegliendo la via più difficile, ossia la formazione titolare. Quanti rischi: infortuni, distorsioni, calcetti (succede). E invece, il portoghese - come suo solito - ha voluto stupire tutti.
La vittoria dell'Inter a Bologna porta proprio la sua firma. Non so quanti altri allenatori avrebbero azzardato così tanto, prima dell'impegno decisivo di Champions. Certo, c'è voluto un Julio Cesar infinito, autore di tre prodigi e di una magia: quella allo scadere su colpo di testa ravvicinatissimo. Un gatto che s'è tuffato alla propria destra. Certo, sul 2-1 di Balotelli, la difesa del Bologna s'è fatta sorprendere. Però i nerazzurri han disputato un secondo tempo bellissimo da vedere. Complimenti anche ai felsinei, che han dato filo da torcere ai morattiani.
Chiudo su SuperMario. Pronti via ha fatto una prodezza: quei dribbling li eseguono esclusivamente i fuoriclasse. E il destro tagliatissimo sul secondo palo, sempre velenoso, è tipico dei fenomeni. A lui la scelta: diventare una leggenda (sì, ha i mezzi tecnici e atletici per farlo) o perdersi nell'anonimato.
[foto via Inter]
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giovedì 19 febbraio 2009
Werder Brema-Milan 1-1: Juve, Diego è da comprare immediatamente
Il Werder Brema è una squadra di broccacci che non sanno chiudere un triangolo: l'ho visto poche ore fa col Milan. Incapaci di impostare un'azione decente, i tedeschi lanciano il pallone a casaccio in avanti. In un deserto tecnico e agonistico, predica un giocatore fortissimo: Diego. Che ha piedi raffinati, ottima corsa, grande resistenza (al 90' era freschissimo). Se prendi per mano una squadraccia contro una grande compagine come il Milan, addirittura segni e scaldi il pubblico di casa, vuol dire che hai due attributi grossi così.
Per giunta, l'ho visto cattivello al punto giusta. Cerca l'avversario, si prende a sportellate, lotta e combatte. Classe 1985, ha pure ampi margini di miglioramento.
Cara Juve, Diego è da comprare immediatamente. Trattasi del tuo primo obiettivo se vuoi finalmente dare del filo da torcere all'odiatissima Inter.
[foto Werder]
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martedì 17 febbraio 2009
Mano di Adriano: gli interisti godono su Facebook? C'è da capirli
Adriano ha spaccato il derby in mille pezzi con un gol di mano che resterà nella leggenda. Non mi permetto di sospettare che fosse volontario. Di certo, è stato un tocco decisivo. Che ha fatto godere come pazzi i tifosi dell'Inter. È perfino nato un gruppo su Facebook: "Quelli che... se il derby lo vinco con un gol di mano godo il doppio". D'altronde, come dicevo qui, queste sono per i tifosi le vittorie migliori. Perché il calcio è campanilismo, sfottò. Tutto nei limiti della correttezza e del rispetto. Zero violenza.
Ma per gli interisti il derby di poche ore fa ha un sapore speciale. Anzitutto, non so quante volte succederà ancora di vincere il derby, sbattere il Milan addirittura a -11 e la Juve a -9. Non so quante volte ancora l'Inter proporrà due punte - Ibra e Adriano - che i difensori rossoneri faticheranno così tanto a contenere. E non so quando il gol spacca-partita arriverà con un tocco di mano.
In secondo luogo, gli interisti c'è da capirli. Nella loro testa hanno ricordi tremendi. In campionato, la sfortuna più nera è sempre toccata a loro. C'era un millimetro che li fregava sul più bello. Adesso, il periodo è storicamente favorevole all'Inter. Succede. Prima o poi, Milan e Juve torneranno su.
Chiudo con una chicca su Adriano. A me piace seguire il calcio in tutto il mondo, nella speranza di vedere squadre spettacolari come il Milan del primo Sacchi o la Juve del primo Lippi. Guardo anche il campionato brasiliano. Qualche tempo fa, Adriano ha fatto un primo clamoroso gol di mano: leggete la Gazzetta dello sport. Si era a metà aprile 2008. Circa un anno dopo, l'Imperatore si ripete. Stavolta in mondovisione. Anche se, tecnicamente, sono due le vere prodezze del brasiliano: la mezza rovesciata all'incrocio dei pali e la discesa inarrestabile sulla sinistra contro Maldini.
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domenica 15 febbraio 2009
Inter-Milan 2-1: il genio e l'umiltà di Mourinho
Stasera m’è piaciuto assai Mourinho. È stato lui a puntare deciso su Santon, che ha giocato benissimo. È stato lui a costruire la coppia centrale Chivu-Samuel. È stato lui a proporre Stankovic dietro le punte. È stato lui a recuperare Adriano e a piazzarlo là davanti con Ibra.
Per far capire il valore di Mourinho, son convinto che, con lui alla Juve e Ranieri all’Inter, il distacco fra nerazzurri e bianconeri non sarebbe abissale com’è ora.
Mi è piaciuta anche l'umiltà di Mourinho: ha messo tutta la squadra in area a difendere il punteggio, in perfetto stile Trapattoni. È un uomo calcisticamente intelligente e duttile.
Di sicuro, s'è portato a casa uno dei derby più importanti della storia di Inter e Milan, giacché può fare da spartiacque nella stagione. E perché il livello tecnico e atletico di nerazzurri e rossoneri è alto come raramente s'è visto.
Impossibile stabilire se Mou riuscirà a vincere lo storico quarto scudetto di fila: quest’ultimo sarebbe il più difficile, perché chiedere a una squadra una riconferma ad alti livelli è un’impresa. Oltretutto - ed è giusto che sia così - Milan e Juve vedono quest’Inter di Moratti come il fumo negli occhi. Una volta, erano rossoneri e bianconeri a spartirsi la torta, grazie alla loro superiorità. Adesso, ci si è messo il Petroliere a dominare. Da solo.
Chiudo con una nota su Ancelotti. Che i milanisti se lo tengano stretto: è riuscito a vincere due Champions, specie la più recente, con una squadra non irresistibile. Vanne a trovare un altro di allenatore così.
[foto via Inter]
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Juve-Samp 1-1: ci vuole un bel coraggio a parlare di sfortuna bianconera
Dice: oggi la Juve è stata sfortunata. Ha colpito tanti pali. Capisco. A parte che il gol l’ha fatto la Samp e la palla non è entrata nella porta di Buffon da sola (la difesa dormiva); a parte che il palo più clamoroso (perché interno) l’ha preso la Samp; ma come si fa a parlare di sfortuna quando si pareggia 1-1 in casa contro una buona squadra, che è tutto fuorché il Brasile del 1970?
Come si fa a parlare di sfortuna quando, nelle ultime partite, la Juve ha giocato male? Partiamo dal 18 gennaio: Lazio-Juve, grigio 1-1. Poi, l’1-0 sulla Fiorentina grazie a incredibili sviste arbitrali. Dopodiché, due sconfitte, contro Udinese e Cagliari. Quindi, la vittoria a Catania, con Marchionni che ha giocato a pallavolo nella propria area sull’1-1. Infine, il pareggio di oggi. La sfortuna si manifesta dopo un ciclo di vittorie; magari ti arriva in casa la Samp, non la fai uscire dall’area di rigore e non riesci a batterla. Ma questa non è sfortuna. La verità è che qui c’è un allenatore che ancora non ha dato un gioco alla Juve.
A chi dice che la rosa bianconera non è di alto livello, rispondo: chi altri può disporre di un trio d’attacco pazzesco come Del Piero-Amauri-Giovinco? Nessuno. State pur sicuri che Capello, Lippi, Ferguson, Ancelotti e Mourinho quei tre li avrebbero sfruttati a dovere.
Se Ranieri finalmente costruirà una squadra attorno a quei tre, la Juve vincerà la Champions. E forse tornerà in corsa per lo scudetto.
[foto via Samp]
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sabato 14 febbraio 2009
Post per chi prende il doping: lo scrive un piccione viaggiatore
È ricco, famoso, invidiato. È un atleta di livello mondiale. Deve tanto al suo talento e al duro lavoro. Però, magari, deve qualcosa anche a un piccione viaggiatore. Sì, avete letto bene. Seguitemi nel ragionamento.
Corre voce (anche se mai e poi mai una cosa del genere verrà aperta ammessa da un esperto del settore) che il doping anti-fatica, quello che ti consente di non stancarti mai in una singola prova agonistica e durante la stagione, nasca da un piccione viaggiatore. Funziona così. Novelli Frankenstein bombano l’uccellino. Poi gli fanno percorrere una quantità industriale di chilometri, controllandolo con un chip che l’animale porta con sé. Dopodiché, si valutano i risultati. Se il piccione viaggiatore stramazza, la sostanza propinatagli è inadatta all’uomo. Se invece, almeno nel breve termine, il volatile sopravvive, si passa alla seconda fase.
Qui entra in scena il cavallo. Lo si pompa a dovere. Dosi ancora più massicce che nel piccione viaggiatore. Il quadrupede macina chilometri su chilometri. Alterna maratone a percorsi relativamente brevi. Se “esplode”, la sostanza non va bene. Se invece il cavallo cammina sulle sue zampe, c’è la terza tappa.
Ed eccoci all’atleta. Che è talentuoso e pieno di buona volontà. Magari è già forte e conosciuto. Tuttavia, gli manca qualcosa per arrivare al top e giocarsela alla pari con il vertice. Oppure sopravanzare d’improvviso tutti. Si inizia dagli sport di fatica. Quelli dove devi spingere come un forsennato, mantenendo ritmi allucinanti. Sei divino: stravinci e ti becchi le prime pagine dei giornali. Gli sponsor ti lavano anche i piedi prima che tu vada a letto. Guadagni in un anno quanto un dirigente d’azienda riesce a incassare in 1.000 anni di vita.
Ti riempi di quella schifezza, sei straricco e strafamoso. Ma c’è un rischio piccolo piccolo. Che gli scienziati sanno perfettamente e di cui magari non ti han messo al corrente. È possibile che tu vada fuori di testa, dopo qualche mese o anno. Sino alla cocaina a colazione, pranzo e cena; e ai tentativi di suicidio. In alternativa, c’è una sedie a rotelle che t’aspetta a 40 anni: sono i muscoli ad ammattire.
D’altronde, hai guadagnato da uno a 20 milioni di euro netti l’anno, grazie anche agli sponsor. E il denaro è un diavolo. Per il quattrino, si vende l’anima: auto gigantesche e potentissime; donne come neanche immaginavi; apri bocca in tv, dici “Uh”, e tutti quanti s’inchinano come se avessi recitato l'intera "Divina Commedia".
Alla fine, però, il piccione viaggiatore e il cavallo potrebbero prendere la rivincita: loro sopravvivono; tu impazzisci, passi il resto dell’esistenza seduto, ti avvicini all'aldilà la notte prima di un match importantissimo, o muori nel sonno. Si dice: per circostanze misteriose. Era un atleta fortissimo. Non quanto il piccione viaggiatore.
[foto ironica via flickr, album di law_kewen]
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giovedì 12 febbraio 2009
Milan, sarebbe un errore sbarazzarsi di Ancelotti
Mi dicono dalla regìa che, se il Milan perdesse il derby, Ancelotti potrebbe andar via a fine stagione. Io credo si tratterebbe di un grave errore della società rossonera. Carletto ha vinto due Champions con squadre non irresistibili (non inserisco nel curriculum altre coppette che contano zero): specie il trionfo più recente (contro il Liverpool) è stato il più incredibile della storia del Milan, riuscendo a oscurare il primo scudetto "sul campo" vinto dall'Inter di Moratti. In più, Carletto ha portato a casa un tricolore quando la Juve era più forte. Adesso sta facendo i salti mortali e i miracoli per far quadrare il cerchio: la rosa a disposizione è strampalata, piena zeppa di mezze punte, trequartisti, difensori vecchi. È addirittura riuscito a vincere il derby d'andata, in modo meritato.
Non penso proprio che in giro per il mondo ci siano allenatori con la sua pazienza: si mette uno scudo e respinge gli attacchi dei suoi giocatori, della stampa, della sfortuna. A Milano, poi, ci sono pressioni inimmaginabili (ancor più sulla sponda Inter). Chiedete a Trapattoni che, dopo la sua permanenza all'Inter, disse: "Mi sono sentito centrifugato in lavatrice". In questa stagione, inoltre, Carletto s'è inventato un sacco di formazioni strane pur di far convivere Seedorf, Kaká, Ronaldinho e Pato.
Campagna acquisti sbagliata? Neppure se Ancelotti lo mette per iscritto, ci credo che l’abbia guidata lui. Ehi, ribadisco che, quando giocava, Ancelotti era una via di mezzo fra Gattuso, Pirlo e Stankovic: grinta, polmoni, potenza, coraggio, precisione. Più qualche entrata birichina di tanto in tanto per intimorire l'avversario. Un gladiatore come ce ne sono stati pochi: ha contribuito pesantemente ai trionfi della Roma e del Milan. Figuriamoci se una furia come lui ha voluto una formazione con così pochi difensori e centrocampisti di sostanza. Proprio Carletto, che quando scendeva in campo ci lasciava giù l'anima e, spesso, le ginocchia. Non credo che abbia desiderato una squadra così sbilanciata in avanti, con così tante mezze punte, trequartisti e attaccanti leggeri. Proprio lui, abituato a lanciare la palla davanti a Pruzzo, Van Basten, Gullit.
Certo, fa rabbia - parlo per i tifosi rossoneri - che l'Inter sia sempre e costantemente e abbondantemente più in alto. Che l'Inter vinca uno scudetto dietro l'altro e il Milan niente. Ma di sicuro Ancelotti non ha colpe. La soluzione? Si rivoluzioni la rosa. Si dica a Kaká di giocare bene non soltanto 10 partite in una stagione (quelle di Champions), ma 70, come Del Piero e Ibra e Messi.
[foto via Milan]
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martedì 10 febbraio 2009
Brasile 2 - Italia 0: una batosta inevitabile
Primo: Lippi non ha colpe. Il Brasile di oggi è due spanne superiore, dal punto di vista tecnico, all'Italia: il risultato di 2-0 è lo specchio del rapporto di forza. In un'amichevole non hai scampo contro i verdeoro. Perché la giochi quasi tutta sul palleggio e sulla corsa. Sicché non puoi usare le uniche armi a disposizione di chi è tecnicamente inferiore: i calci, le magliette tirate, le entrate laterali e da dietro, i contrasti di forza. Tutta roba che sfrutti in un match di un Mondiale. Ma fra amici non si può.
Infatti, l'equilibrio è arrivato quando l'Italia ha dimenticato ch'era un'amichevole e ha cominciato a randellare. Magari anche per via del nervosismo. Falli di frustrazione. Falli d'inferiorità tecnica.
Dunga, ct brasilero, ha avuto perfettamente ragione a incavolarsi per le entrate degli italiani. Specie quella di Perrotta su Ronaldinho, a gamba altina sullo stinco, è stata antipatica.
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sabato 7 febbraio 2009
Milan-Reggina 1-1: ma che scandalo quel campo di patate!
San Siro non ha un manto erboso. Ha un insieme di zolle marroni miste a sabbia. Un po' di sale e pepe. Un tocco di erba marcia qua e là. Ed ecco il campo di patate. Che non ho mai visto conciato così orribilmente. A essere pesantemente penalizzati da quello stadio osceno (parlo del terreno) sono le squadre che attaccano, cioè Milan e Inter. Stasera è toccato ai rossoneri: 1-1 contro una bravissima Reggina. Nel derby, il guaio sarà comune. Dopodiché, voglio vedere l'Inter come farà a disputare una partita d'attacco contro il Manchester. Perché su quel campo di patate si scivola, la palla rimbalza male, c'è un continuo pericolo di sbagliare stop, passaggi, cross. Per non parlare di distorsioni a ginocchia e caviglie. A proposito, avete visto che fine han fatto stasera Cozza (Reggina) e Kaká?
È uno scandalo che Milano non abbia un campo decente. Sarebbe il caso che, finalmente, Milan e Inter ne costruissero uno tutto loro. Per essere all'altezza dei campi di Manchester, Barcellona, Liverpool e le altre grandi d'Europa.
Non mi si venga a dire che è colpa di neve e pioggia: in Germania e Inghilterra e Svezia, i campi da calcio son tavoli da biliardo. Sempre.
[foto via flickr.com/photos/wyscan]
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Lecce 0 - Inter 3: in ritardo, i mass media si accorgeranno di Santon
Straordinaria prova di forza dell'Inter a Lecce, campo difficilissimo: uno 0-3 che non ammette repliche. I nerazzurri son partiti subito forte, con Stankovic che divora un'occasione gol e Ibra che infilza i giallorossi quasi subito. Julio Cesar salva su colpo di testa ravvicinatissimo: sono amnesie difensive che non puoi permetterti contro Milan o Manchester, attenzione. È questo l'unico neo di un match d'oro.
Ma è nel secondo tempo che la squadra di Mou dà il meglio. Maicon sbaglia da due passi su "assist" di un difensore del Lecce. Dopodiché ci pensa Santon a dare un assist splendido a Figo, dopo una delle sue numerose sgroppate. Il ragazzo è stato fra i migliori. Difende, contrasta, scende. L'ho detto subito (il 21 gennaio 2009) che è un fuoriclasse: vedi qui. Adesso anche i mass media lo diranno: ehi, questo è forte. In ritardo, con calma, però poi ci si arriva. Se Santon impara a giocare meglio col sinistro, diventa una stella del calcio mondiale.
Infine, lo 0-3 di Stankovic, su stacco imperioso.
Segnalo un Balotelli che, in cinque minuti, ha corso quanto in cinque partite. La cura Mourinho dà i suoi frutti.
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mercoledì 4 febbraio 2009
La cometa nerazzurra del 24 febbraio 2009, proprio la notte di Inter-Manchester!
Via Unione astrofili italiani, in corsivo:
Il mese di Febbraio corrisponde al periodo di miglior visibilità della cometa C/2007 N3 (LULIN). Essa si sposterà praticamente lungo la linea dell'eclittica, attraversando le costellazioni della Bilancia, Vergine e Leone. Secondo le ultime osservazioni, ci si aspetta che nel mese di Febbraio possa raggiungere la sesta magnitudine circa; il miglior periodo per tentare di rintracciarla si avrà nella seconda quindicina del mese, quando la LULIN sarà sufficientemente alta sull'orizzonte senza la luce della Luna.
Da notare come la velocità di spostamento apparente sulla volta celeste aumenterà in maniera sensibile proprio nello stesso periodo, a causa del passaggio al perigeo della cometa, che verrà toccato il 24 Febbraio con la LULIN a 0,4 Unità Astronomiche dalla Terra (circa 60 Milioni di Km). Si segnala la singolare congiunzione tra la cometa LULIN ed il pianeta Saturno prevista tra il 23 ed il 24 Febbraio, difatti la cometa transiterà meno di 2 gradi a sud del pianeta inanellato. I rapporti osservativi pervenuti alla Sezione Comete UAI a partire dalla metà del mese di gennaio, indicavano un oggetto "abbastanza luminoso e facile da vedere nonostante la bassa altezza sull'orizzonte e l'inquinamento luminoso", senza tuttavia mostrare dettagli particolari all'osservazione visuale.
Diverso il discorso per le riprese CCD a lunga esposizione: in tal caso, si evidenziava infatti una doppia appendice caudale: verso Ovest era visibile la coda di ioni, molto ramificata; invece verso Est, cioè in direzione solare, si osservava una sottile coda di polveri, anzi meglio, un'anti-coda. In questo caso tale struttura è dovuta, come nella maggior parte dei casi, ad un effetto prospettico che si origina quando la Terra attraversa il piano dell'orbita cometaria. Sarà interessante constatare come cambierà nel corso del mese di Febbraio l'aspetto della LULIN, poiché ci troveremo ad osservare la cometa quasi di fronte (con ogni probabilità, questo provocherà un "accorciamento" nella lunghezza della coda percettibile).
Invitiamo gli astrofili ad eseguire osservazioni di questa cometa sia visualmente che tramite riprese fotografiche o CCD: la Sezione Comete UAI ha in programma di seguire l'evoluzione dell'astro a cavallo del suo passaggio al perigeo, quando potrebbe essere interessante ricercare all'interno della sua chioma la presenza di eventuali strutture legate all'attività del nucleo cometario.
Avete capito? La notte di Inter-Manchester, il 24 febbraio, la cometa C/2007 N3 (LULIN) è probabile che si mostri in tutta la sua bellezza. Le comete, si sa, appaiono un po' nerazzurre... Qual è il significato di tutto questo?
[foto via comete.uai.it]
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Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
martedì 3 febbraio 2009
Ma Mourinho rischia di pagare colpe non sue
L'Inter non vince la coppa Campioni (oggi Champions League) dal 1965. Quindi, in Europa non vince dal 1965, giacché la coppa Uefa (come la vecchia coppa delle Coppe) vale quanto un due di picche (così è anche se il Milan dovesse vincerla: mi auguro che all'improvviso i mass media non cambino idea). Il fatto è che Mourinho, al primo anno di Inter, potrebbe pagare i 44 anni di digiuno europeo. Già, si ritrova di fronte la squadra più forte del mondo (e una delle più temibili di ogni tempo), il Manchester United, e deve fare il miracolo: dare una dimensione europea all'Inter.
Sì, tutto d'un fiato; tutto d'un tratto. Come se Mourinho fosse all'Inter da una vita. D'altronde, a Milano così funzionano le cose: c'è una pressione tremenda sui nerazzurri. Provate a chiedere a Quaresma quant'è pesante quella maglia...
Dal Manchester in poi, Mourinho può spiccare il volo ed entrare nella storia dell'Inter. Oppure rischia di essere spernacchiato dai mass media.
Sarà apoteosi calcistica o dramma sportivo.
[foto via Manchester United]
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lunedì 2 febbraio 2009
Inter, via Quaresma. Oh, un allenatore senza fisime: Mourinho
Novantanove allenatori su 100 hanno almeno una fissazione stravagante, priva di fondamento. In genere, il capriccio irragionevole e bizzarro riguarda un calciatore. Il mister nerazzurro Mourinho pareva ne fosse affetto anche lui, visto che tanto aveva desiderato e tanto insisteva su Quaresma. Poi, d’un tratto, la liberazione: il ragazzo portoghese va al Chelsea. Nel mio piccolo, avevo visto giusto: qui.
Due volte complimenti a Mourinho.
1) Ha ammesso di aver sbagliato ad aver chiesto a Moratti di comprare Quaresma [update: avevo scritto Mourinho: grazie Entius per la segnalazione!]. S’è accollato la responsabilità dell’errore.
2) S’è liberato di Quaresma appena ha potuto.
Non so quanti altri allenatori si sarebbero comportati così. Magari avrebbero indugiato, traccheggiato. Ci sono mister che restano in eterno nell’indecisione, nella fascia grigia del “forse, ma, chissà”; un po’ come certi capi-uffici e responsabili aziendali: sconfinatamente lamentosi, però senza mai prendere iniziative tese a risolvere i problemi. Invece, Mourinho ci è andato giù con l’accetta. Un bene per lui, per Quaresma, per la società e per i tifosi.
Sì, Quaresma è un investimento sbagliato di Moratti su indicazione di Mourinho. Ma Mourinho è un investimento azzeccato da parte di Moratti.
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
domenica 1 febbraio 2009
Inter-Torino 1-1: questione di gambe e di Quaresma
Per l’Inter, correre per raggiungere tre traguardi (scudetto, Champions e coppa Italia, oltre alla Supercoppa italiana già vinta) è una faticaccia inaudita. Specie in Italia, il cui campionato è molto più pesante che altrove. Ma tant’è: i nerazzurri ci provano. E così Mourinho si porta a casa un 1-0 striminzito con la Samp e un 1-1 con il Torino.
Splendido il gol granata di Bianchi; imperioso lo stacco dell’1-1 di Burdisso.
La mia idea è semplice: durante la pausa invernale, i nerazzurri hanno lavorato per arrivare al 100% al doppio appuntamento con il Manchester United. Di qui, le prestazioni così così in casa contro Samp e Toro. Perché, se giochi a san Siro, con l’avversario che fa muro, per sfondare devi effettuare una serie di scatti che alla lunga sfianca. In questo momento, l’Inter non ha la benzina per piazzare le accelererazioni brucianti necessarie.
A tutto questo, si aggiunga la paura di Quaresma. Sì, paura. Paura dello stadio, dei fischi dei tifosi. Quella nerazzurra è una maglia pesantissima: occorre personalità per indossarla. Per ora, il portoghese non ne è dotato. Eppure Mourinho l’ha comprato proprio per fare da apriscatole: se l’avversario si chiude, è indispensabile uno capace di saltare l’uomo e crossare. Cosa che Quaresma non fa. Addirittura, arriva a mangiarsi il gol del 2-1, da solo davanti a Sereni (portiere del Toro: migliore in campo).
Complimenti al Toro, bello oggi a San Siro come non mai.
Inguardabile l'arbitro Bergonzi, che non vede un rigore netto a favore dell'Inter, per fallo di mano. C'era anche l'assistente, direte. Sì, pure lui non ha visto nulla. Quattro occhi bastano. Non mettete altri arbitri in campo, per carità. Il risultato sarebbe che a sbagliare diventano in tre o quattro tutti assieme appassionatamente.
[foto via Torino]
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
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