Classe 1969, dal 1987 sono giornalista dell'auto: settore legale (attualità e inchieste)
sabato 29 maggio 2010
Capello all’Inter: molti tifosi nerazzurri non lo vogliono. Troppo Milan e troppa Juve in lui
Raccolgo le opinioni dal ventre del tifo dell’Inter: è nei bar, negli uffici, tra amici nerazzurri su Facebook e via Sms, che si deve tastare il polso della situazione, verificare il gradimento verso Don Fabio. Alla domanda “Ti piacerebbe Capello al posto di Mourinho?”, molti interisti (grosso modo la metà di quanti ho interpellato) mi dicono di no. A seconda dei casi, la risposta mi viene motivata come segue.
1) Per carità, Capello non si discute come allenatore. Ha vinto ovunque. Ma c’è troppo Milan in lui, sia come giocatore sia come tecnico. Soprattutto, Mascellone di ferro è il mister della Juve che vinse i due scudetti di Calciopoli (2005 e 2006). E Capello non ha mai detto che la cancellazione di quei due tricolori sia stata condivisibile. Anzi, più d’una volta ha espresso opinioni negative sullo scudetto dato all’Inter.
2) Molti tifosi pensano a una situazione del genere: processo di Calciopoli bis, Capello (neoallenatore nerazzurro) che testimonia pro Juve (e quindi contro l’Inter!) in merito ai due scudetti incriminati.
3) Domande inevitabili e frequenti dei giornalisti su quel biennio bianconero.
4) Abbiamo già avuto esperienze negative con Lippi (ex Juve) e Zaccheroni (ex Milan): perché insistere?
5) L’Inter è storicamente contro la coppia Juve e Milan, che hanno vinto quasi tutti gli scudetti dal 1990 fino al 2006. Con qualche eccezione, tipo Lazio e Roma a cavallo del 2000 (e cioè del Giubileo...). Cosa fai: prendi un allenatore che rappresentava proprio Juve e Milan?
Per quanto possa contare la mia opinione, io invece Capello all’Inter lo vedrei bene (qui lo difendevo dagli attacchi della stampa inglese): non tanto per il suo tipo di gioco o per le sue convinzioni tattiche; il fatto è che Don Fabio è uno dei pochi allenatori in grado di tenere testa sia a un gruppo di giovanotti miliardari dentro lo spogliatoio sia alla pressione dei media milanesi.
[foto via thefa.com/England]
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Quelle strane parole di Milito e Moratti. Silenzio su Manchester City, Benitez, Gerrard e Torres
Finisce Inter-Bayern e Milito dice che ha offerte importanti. Passatami (parzialmente…) l’euforia per la leggendaria e irripetibile tripletta che rende l’Inter unica, mi sono chiesto:
1) chi ha i quattrini per comprare Milito?
2) Di quanti soldi si parla?
Le mie risposte.
1) Io dico Manchester City più che Real Madrid. È la squadra inglese ad avere risorse finanziarie pressoché illimitate. I proprietari arabi si sono scassati largamente di restare fuori dalla lotta per la Premier.
2) I dindini. Il Manchester City deve cacciare una barca di quattrini per superare la concorrenza Real. Allora, per portarsi a casa il Principe (che ha fatto vincere coppa Italia, scudetto e Champions andando incredibilmente sempre a segno), servono suppergiù 100.000.000 di euro. Sì, cento milioni. Non di meno.
Ma come annunciavo nel titolo, ho riflettuto anche sulle parole di Moratti. Che insiste a parlare di Capello come sostituto di Mourinho (per il quale Perez ha dovuto pagare, come da mio pronostico). E perché mai tutti quei riferimenti continui a Don Fabio?
Se l’ha già contattato, non c’è bisogno di scoprire le carte.
Se deve intavolare la trattativa, si spinge troppo in là.
Hai visto mai che Moratti alla fine sceglie Benitez, con un pensierino anche a Gerrard e Torres? Di quei tre, il Petroliere nulla dice…
[foto via Liverpool]
1) chi ha i quattrini per comprare Milito?
2) Di quanti soldi si parla?
Le mie risposte.
1) Io dico Manchester City più che Real Madrid. È la squadra inglese ad avere risorse finanziarie pressoché illimitate. I proprietari arabi si sono scassati largamente di restare fuori dalla lotta per la Premier.
2) I dindini. Il Manchester City deve cacciare una barca di quattrini per superare la concorrenza Real. Allora, per portarsi a casa il Principe (che ha fatto vincere coppa Italia, scudetto e Champions andando incredibilmente sempre a segno), servono suppergiù 100.000.000 di euro. Sì, cento milioni. Non di meno.
Ma come annunciavo nel titolo, ho riflettuto anche sulle parole di Moratti. Che insiste a parlare di Capello come sostituto di Mourinho (per il quale Perez ha dovuto pagare, come da mio pronostico). E perché mai tutti quei riferimenti continui a Don Fabio?
Se l’ha già contattato, non c’è bisogno di scoprire le carte.
Se deve intavolare la trattativa, si spinge troppo in là.
Hai visto mai che Moratti alla fine sceglie Benitez, con un pensierino anche a Gerrard e Torres? Di quei tre, il Petroliere nulla dice…
[foto via Liverpool]
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mercoledì 26 maggio 2010
Perez (Real Madrid): 60 milioni di euro per strappare Mourinho all'Inter. Per me, un allenatore non vale tutti quei soldi
Amo fare i calcoli in modo semplice. L’argomento caldo è il numero uno del Real Madrid, Florentino Perez, che spende 60 milioni di euro per strappare Mourinho all’Inter. Vi chiederete: caro Ascione, come sei arrivato a quella cifra? Semplice.
1) Perez ha sul groppone l’allenatore della scorsa stagione, Pellegrini. Per esonerarlo, deve sborsare 4 milioni di euro.
2) Anche se adesso finge di infischiarsene, il capo delle merengues è tenuto a pagare a Moratti 16 milioni per via della clausola rescissoria che lega Mourinho all’Inter.
3) E qui viene il bello: lo stipendio del portoghese. Facciamo un quadriennale da 10 milioni l’anno.
Totale: 60 milioni di euro.
Nessuna considerazione sulla moralità di un esborso simile in un momento di tale crisi economica mondiale: sono discorsi noiosi che non stanno in piedi. C’è una legge spietata della domanda e dell’offerta che fa girare il pianeta, alla quale tutti noi sottostiamo dalla culla alla bara. Piuttosto, ne faccio una questione squisitamente tecnica: un allenatore vale 60 milioni di euro?
La risposta è, a mio giudizio, no. Per due ragioni.
1) Indubbiamente Mourinho è il più bravo, perché per vincere all’Inter devi essere un fenomeno, e perché ha sopportato lo stress dell’ossessionante Champions camuffandola come sogno. Ma con 60 milioni di euro, puoi portarti a casa un paio di giocatori fortissimi, per sistemare la difesa e il centrocampo, due settori nei quali il Real Madrid è fragilino. Quel denaro servirebbe di più per rinforzare la squadra.
2) Mandi via a prezzi di saldo Samuel, Cambiasso, Sneijder e Robben; poi prendi Mourinho per 60 milioni. Quindi, ti tocca ricostruire la squadra da metà campo in giù. Occorrono almeno altri 60 milioni. Si arriva a 120 milioni che, sommati ai 215 della scorsa stagione, fanno 335 milioni di euro. Il Real avrà addosso una pressione mediatica senza precedenti, come e più della stagione scorsa.
1) Perez ha sul groppone l’allenatore della scorsa stagione, Pellegrini. Per esonerarlo, deve sborsare 4 milioni di euro.
2) Anche se adesso finge di infischiarsene, il capo delle merengues è tenuto a pagare a Moratti 16 milioni per via della clausola rescissoria che lega Mourinho all’Inter.
3) E qui viene il bello: lo stipendio del portoghese. Facciamo un quadriennale da 10 milioni l’anno.
Totale: 60 milioni di euro.
Nessuna considerazione sulla moralità di un esborso simile in un momento di tale crisi economica mondiale: sono discorsi noiosi che non stanno in piedi. C’è una legge spietata della domanda e dell’offerta che fa girare il pianeta, alla quale tutti noi sottostiamo dalla culla alla bara. Piuttosto, ne faccio una questione squisitamente tecnica: un allenatore vale 60 milioni di euro?
La risposta è, a mio giudizio, no. Per due ragioni.
1) Indubbiamente Mourinho è il più bravo, perché per vincere all’Inter devi essere un fenomeno, e perché ha sopportato lo stress dell’ossessionante Champions camuffandola come sogno. Ma con 60 milioni di euro, puoi portarti a casa un paio di giocatori fortissimi, per sistemare la difesa e il centrocampo, due settori nei quali il Real Madrid è fragilino. Quel denaro servirebbe di più per rinforzare la squadra.
2) Mandi via a prezzi di saldo Samuel, Cambiasso, Sneijder e Robben; poi prendi Mourinho per 60 milioni. Quindi, ti tocca ricostruire la squadra da metà campo in giù. Occorrono almeno altri 60 milioni. Si arriva a 120 milioni che, sommati ai 215 della scorsa stagione, fanno 335 milioni di euro. Il Real avrà addosso una pressione mediatica senza precedenti, come e più della stagione scorsa.
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martedì 25 maggio 2010
Florentino Perez piomba sui tifosi dell’Inter: 100.000 euro a testa se la prossima stagione tifate per il Real Madrid
Ricapitoliamo. Il numero uno del Real Madrid, Florentino Perez, ha già in mano Mourinho. Ma non si accontenta: vuole portare nella capitale spagnola anche Milito, Maicon e Sneijder. Quanti soldi servono per strapparli a Moratti? Faccio due conticini rapidi.
Milito 35 milioni di euro.
Maicon 30 milioni di euro.
Sneijder 30 milioni di euro (tolto quanto l'Inter deve al Real): i nerazzurri ne avevano versati 16 ai madrileni la stagione scorsa.
Perez deve firmare un assegno di 95 milioni di euro. Cui vanno sommati i 16 milioni di clausola rescissoria di Mou. Sono 111 milioni.
Non è un problema per Perez. Basti pensare ai quattrini che ha tirato fuori nella passata campagna acquisti. Ma il presidente delle merengues è insaziabile. Ha capito che occorre un sostegno morale e psicologico anche per i giocatori. La soluzione? Dopo aver visto cantare e urlare i tifosi dell’Inter contro il Barcellona a San Siro - anche e soprattutto con i catalani in vantaggio per 1-0 -, dopo aver assistito al pubblico nerazzurro che sovrastava in maniera impressionante quello del Bayern al Bernabeu (nonostante una sostanziale parità numerica), adesso Perez intende comprare i tifosi nerazzurri.
Sono pronti 100.000 euro a cranio. Il contratto, della durata annuale, prevede il sostegno continuo e costante al Real Madrid, specie nei momenti di difficoltà. Chi ci sta?
Nel caso in cui il Real non dovesse vincere neppure con mezza squadra "rubata" all'Inter e con i tifosi comprati a Milano, Florentino il Grande ha intenzione di acquistare direttamente tutta l’Inter, compresi Moratti Massimo, il figlio Mao, la sede di Corso Vittorio Emanuele e pure San Siro dal Comune, più il futuro stadio delle Beneamata, l’inno “Pazza Inter amala” (adeguatamente trasformata in "Pazza Inter comprala"), tutte le bandiere e le sciarpe nerazzurre presenti in Italia, spille, foto ricordo, autografi e la scuola calcio Inter, pulcini inclusi che non si sa mai magari diventano campioni.
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domenica 23 maggio 2010
Inter campione d’Europa grazie alla bugia mediatica di Mourinho: parlare di sogno sapendo che era un’ossessione. Massimo Moratti, tripletta senza eguali. Milanisti, juventini e romanisti: gufi ko. Le pagelle della finale: Milito mostruoso
Moratti 10. Cinque scudetti di fila, una Champions, ma soprattutto un’ineguagliabile tripletta. Per giunta, la notte perfetta di una stagione sublime è arrivata in uno stadio meraviglioso come il Bernabeu, dove l’Inter aveva già vinto un’Intercontinentale: quello stadio le porta fortuna.
Roba irripetibile il tris, nel nostro Paese. Qui il campionato e la coppa nazionale sono durissimi, a differenza di quanto avviene all’estero.
Un pronostico: nei prossimi 20 anni, con la famiglia Moratti al comando, l’Inter vincerà una decina di scudetti, andrà in semifinale di Champions sette volte e si porterà a casa due o tre coppe dalle grandi orecchie. Come un sogno, non più un’ossessione. Magari già dalla prossima stagione, con Benitez e Gerrard.
Mourinho 10. Coraggiosissimo fino in fondo, sceglie il modulo con un trequartista (Sneijder), due punte larghe (Eto’o a destra, Pandev a sinistra) e Milito al centro. Un tecnico rivoluzionario, che il mondo imiterà.
Un cannibale. Tre trofei con una squadra nettamente inferiore a Barcellona e Chelsea, contro le quali ha giocato due finali anticipate, prima di centrare l'inaudito Grande Slam.
È il numero uno degli allenatori: svuota la testa dei giocatori per poi ricaricarli in vista della partita successiva; una trasfusione di sangue psicologico ogni tre giorni.
Ha preparato la finale come un raffinatissimo pokerista, togliendo pressione ai suoi uomini: s’è parlato solo di Mourinho al Real, e non di chi andava in campo.
Ma il capolavoro dell’Herrera di Setubal è far passare la Champions come un sogno per l’Inter e gli interisti: bugia, quella coppa era un incubo che durava da 45 anni. Milanisti, juventini (e romanisti) erano legittimamente pronti a festeggiare la sconfitta dei nerazzurri: “Tenetevi il vostro solito scudettino; in Europa perdete sempre, non siete nessuno; non avete la mentalità giusta; complimenti per l’affare Mourinho, un bel modo per vincere la Champions; mezzo secolo senza Champions, fate tenerezza; quando la banda degli onesti varca i confini, sono dolori (per loro)”.
I rossoneri avevano già in tasca l’attacco: “No Milan, no Champions; l’anno prossimo ci pensa il Milan a spiegarvi come si vince la Champions”. Un’ossessione per i nerazzurri: questa la verità.
Grazie a José, adesso l’Inter è l’unica squadra italiana ad aver fatto una pazzesca tripletta; e anche la sola mai andata in serie B. Il sogno è degli interisti; l’incubo (imitare il Grande Biscione) è dei milanisti e degli juventini (e dei romanisti). Che giustamente hanno gufato tutto l’anno e soprattutto stasera. Così come facevano i tifosi della Beneamata durante le finali di coppa di Milan e Juve.
Erano adorabili certi dirigenti e giocatori che prendevano in giro i tifosi nerazzurri: “In Europa siete nessuno”. Il tutto sintetizzato dallo striscione: “Mettetevi lo scudetto nel c…”. Li ho sempre trovati simpatici: il calcio è una passione viscerale, da vivere col sorriso e con grandi sfottò. Ora però non hanno più argomenti per attaccare l’Inter: li vedo sotto choc.
Ricordo l’esultanza di juventini e milanisti al gol di Sheva durante Dinamo Kiev-Inter nel girone eliminatorio: “Anche stavolta, fuori dalla Champions”. Dopodiché, la grinta di Mago Mou, un’Inter a trazione anteriore, la rimonta coi gol di Milito e Sneijder e l’inizio della leggenda. Che avevo intuito qui.
I voti alla squadra, in campo col 4-2-3-1
Julio Cesar 10. Finisce nel migliore dei modi: due parate, di piede e in volo su Robben. Il portiere della Champions. Mi rimarrà per sempre negli occhi il tuffo su tiro di Messi, subito dopo l’espulsione di Thiago Motta, a Barcellona: se fosse entrato quel pallone dell’argentino, l’Inter avrebbe sofferto di più.
Maicon 7. Un paio di discese: dimostra anche intelligenza tattica. Mou gli ha insegnato a difendere. Il colosso entra nella storia del calcio: interpreta in modo perfetto il difensore di fascia che va in percussione per tirare di destro (vedi gol al Barcellona) e di sinistro.
Lucio 7. Insuperabile, micidiale nei recuperi e negli allunghi. Una sbavatura a inizio ripresa.
Samuel 7. Si appiccica all’attaccante che gli passa attorno ed è fastidiosissimo. Pulito, corretto. Il Burgnich del 2010.
Chivu 6. Una rogna quel Robben. Spende presto il cartellino giallo, che lo condiziona. Poteva morire qualche mese fa per una botta terrificante al cranio: trionfa col suo caschetto. Dalla tomba alla Champions il passo è breve, caro amico romeno.
Zanetti 8. Indistruttibile, dove lo metti gioca. Infaticabile. Inizia a centrocampo, finisce dietro a sinistra. Straordinaria la chiusura su Robben nel finale: match ko. Ricordo un suo errore in una cinquantina di partite (passaggio sbagliato contro il Chievo).
Cambiasso 7. Il giocatore che sa sempre dove andrà la palla: deve aver fatto un patto segreto con il dio dei rimbalzi. Decisivi i gol sorpasso sul Chelsea e sul Chievo.
Sneijder 10. Assist divino a Milito per l’1-0, quasi gol nel finale di primo tempo. Parte da lui l'azione del 2-0. Un trottolino in eterno movimento. È la luce dell’Inter. Passaggi di prima, controllo e distribuzione coi due piedi. Una punizione bomba che intimorisce Butt. Inimitabile. In generale, conferma sempre l’impressione stratosferica del suo esordio, nel derby d’andata vinto 4-0. Dà la scossa decisiva durante Inter-Barcellona con il gol del pari.
Eto’o 8. Si sacrifica in copertura costante sulla destra. Con infinita lucidità, dà il via all’azione del secondo gol del Principe. Un lavoro di squadra che non ha pari sul pianeta.
Pandev 6,5. Fa l’ala sinistra. Copre, apre spazi. Intelligente, sfiora il gol con un sinistro morbido.
Milito 10. Il primo gol è un tocco a scavalcare il portiere. Il secondo una prodezza: dribbling e tiro. Annusa i difensori (come auspicavo qui) e li punisce. Principesco, come le sue più recenti partite, sempre a segno: Roma-Inter di coppa Italia, 0-1; Siena-Inter 0-1, gol scudetto; ora ancora lui, l’argentino insaziabile. Per tutta la stagione ha segnato con continuità, piazzando capolavori balistici. E poi pressa, fa il terzino aggiunto, rincorre, è anche uomo assist: vedi i passaggi a Sneijder e Pandev di Inter-Bayern. Resteranno nella memoria dei tifosi anche il gol di sinistro nel derby, quello al Chelsea e l’assist a Sneijder contro il Barcellona. Il migliore al mondo in questo momento. Sono felice di aver annunciato il suo arrivo all'Inter con grande anticipo: leggi qui.
(Stankovic per Chivu) 6,5. Gioca come un tarantolato. Pare che una marmotta gli morda le chiappe, a 3000 all’ora in pressing ovunque si muova qualcosa.
Roba irripetibile il tris, nel nostro Paese. Qui il campionato e la coppa nazionale sono durissimi, a differenza di quanto avviene all’estero.
Un pronostico: nei prossimi 20 anni, con la famiglia Moratti al comando, l’Inter vincerà una decina di scudetti, andrà in semifinale di Champions sette volte e si porterà a casa due o tre coppe dalle grandi orecchie. Come un sogno, non più un’ossessione. Magari già dalla prossima stagione, con Benitez e Gerrard.
Mourinho 10. Coraggiosissimo fino in fondo, sceglie il modulo con un trequartista (Sneijder), due punte larghe (Eto’o a destra, Pandev a sinistra) e Milito al centro. Un tecnico rivoluzionario, che il mondo imiterà.
Un cannibale. Tre trofei con una squadra nettamente inferiore a Barcellona e Chelsea, contro le quali ha giocato due finali anticipate, prima di centrare l'inaudito Grande Slam.
È il numero uno degli allenatori: svuota la testa dei giocatori per poi ricaricarli in vista della partita successiva; una trasfusione di sangue psicologico ogni tre giorni.
Ha preparato la finale come un raffinatissimo pokerista, togliendo pressione ai suoi uomini: s’è parlato solo di Mourinho al Real, e non di chi andava in campo.
Ma il capolavoro dell’Herrera di Setubal è far passare la Champions come un sogno per l’Inter e gli interisti: bugia, quella coppa era un incubo che durava da 45 anni. Milanisti, juventini (e romanisti) erano legittimamente pronti a festeggiare la sconfitta dei nerazzurri: “Tenetevi il vostro solito scudettino; in Europa perdete sempre, non siete nessuno; non avete la mentalità giusta; complimenti per l’affare Mourinho, un bel modo per vincere la Champions; mezzo secolo senza Champions, fate tenerezza; quando la banda degli onesti varca i confini, sono dolori (per loro)”.
I rossoneri avevano già in tasca l’attacco: “No Milan, no Champions; l’anno prossimo ci pensa il Milan a spiegarvi come si vince la Champions”. Un’ossessione per i nerazzurri: questa la verità.
Grazie a José, adesso l’Inter è l’unica squadra italiana ad aver fatto una pazzesca tripletta; e anche la sola mai andata in serie B. Il sogno è degli interisti; l’incubo (imitare il Grande Biscione) è dei milanisti e degli juventini (e dei romanisti). Che giustamente hanno gufato tutto l’anno e soprattutto stasera. Così come facevano i tifosi della Beneamata durante le finali di coppa di Milan e Juve.
Erano adorabili certi dirigenti e giocatori che prendevano in giro i tifosi nerazzurri: “In Europa siete nessuno”. Il tutto sintetizzato dallo striscione: “Mettetevi lo scudetto nel c…”. Li ho sempre trovati simpatici: il calcio è una passione viscerale, da vivere col sorriso e con grandi sfottò. Ora però non hanno più argomenti per attaccare l’Inter: li vedo sotto choc.
Ricordo l’esultanza di juventini e milanisti al gol di Sheva durante Dinamo Kiev-Inter nel girone eliminatorio: “Anche stavolta, fuori dalla Champions”. Dopodiché, la grinta di Mago Mou, un’Inter a trazione anteriore, la rimonta coi gol di Milito e Sneijder e l’inizio della leggenda. Che avevo intuito qui.
I voti alla squadra, in campo col 4-2-3-1
Julio Cesar 10. Finisce nel migliore dei modi: due parate, di piede e in volo su Robben. Il portiere della Champions. Mi rimarrà per sempre negli occhi il tuffo su tiro di Messi, subito dopo l’espulsione di Thiago Motta, a Barcellona: se fosse entrato quel pallone dell’argentino, l’Inter avrebbe sofferto di più.
Maicon 7. Un paio di discese: dimostra anche intelligenza tattica. Mou gli ha insegnato a difendere. Il colosso entra nella storia del calcio: interpreta in modo perfetto il difensore di fascia che va in percussione per tirare di destro (vedi gol al Barcellona) e di sinistro.
Lucio 7. Insuperabile, micidiale nei recuperi e negli allunghi. Una sbavatura a inizio ripresa.
Samuel 7. Si appiccica all’attaccante che gli passa attorno ed è fastidiosissimo. Pulito, corretto. Il Burgnich del 2010.
Chivu 6. Una rogna quel Robben. Spende presto il cartellino giallo, che lo condiziona. Poteva morire qualche mese fa per una botta terrificante al cranio: trionfa col suo caschetto. Dalla tomba alla Champions il passo è breve, caro amico romeno.
Zanetti 8. Indistruttibile, dove lo metti gioca. Infaticabile. Inizia a centrocampo, finisce dietro a sinistra. Straordinaria la chiusura su Robben nel finale: match ko. Ricordo un suo errore in una cinquantina di partite (passaggio sbagliato contro il Chievo).
Cambiasso 7. Il giocatore che sa sempre dove andrà la palla: deve aver fatto un patto segreto con il dio dei rimbalzi. Decisivi i gol sorpasso sul Chelsea e sul Chievo.
Sneijder 10. Assist divino a Milito per l’1-0, quasi gol nel finale di primo tempo. Parte da lui l'azione del 2-0. Un trottolino in eterno movimento. È la luce dell’Inter. Passaggi di prima, controllo e distribuzione coi due piedi. Una punizione bomba che intimorisce Butt. Inimitabile. In generale, conferma sempre l’impressione stratosferica del suo esordio, nel derby d’andata vinto 4-0. Dà la scossa decisiva durante Inter-Barcellona con il gol del pari.
Eto’o 8. Si sacrifica in copertura costante sulla destra. Con infinita lucidità, dà il via all’azione del secondo gol del Principe. Un lavoro di squadra che non ha pari sul pianeta.
Pandev 6,5. Fa l’ala sinistra. Copre, apre spazi. Intelligente, sfiora il gol con un sinistro morbido.
Milito 10. Il primo gol è un tocco a scavalcare il portiere. Il secondo una prodezza: dribbling e tiro. Annusa i difensori (come auspicavo qui) e li punisce. Principesco, come le sue più recenti partite, sempre a segno: Roma-Inter di coppa Italia, 0-1; Siena-Inter 0-1, gol scudetto; ora ancora lui, l’argentino insaziabile. Per tutta la stagione ha segnato con continuità, piazzando capolavori balistici. E poi pressa, fa il terzino aggiunto, rincorre, è anche uomo assist: vedi i passaggi a Sneijder e Pandev di Inter-Bayern. Resteranno nella memoria dei tifosi anche il gol di sinistro nel derby, quello al Chelsea e l’assist a Sneijder contro il Barcellona. Il migliore al mondo in questo momento. Sono felice di aver annunciato il suo arrivo all'Inter con grande anticipo: leggi qui.
(Stankovic per Chivu) 6,5. Gioca come un tarantolato. Pare che una marmotta gli morda le chiappe, a 3000 all’ora in pressing ovunque si muova qualcosa.
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mercoledì 19 maggio 2010
Inter-Bayern. L’unico punto debole dei bavaresi? I due centrali difensivi se infilati in velocità: Demichelis e Van Buyten
In ogni partita, il Bayern costruisce almeno tre palle gol nitide. Non sono certo l’attacco né il centrocampo il problema dei tedeschi. Io individuo un unico punto debole nella squadra bavarese: i due centrali difensivi, Demichelis e Van Buyten. Mi piacciono quando impostano e perfino quando si rendono pericolosi in attacco. Ma in velocità mi lasciano assai perplesso: ho notato che i loro primi tre passi non sono rapidi, nell’allungo sui 10-20 metri si scompongono, nell’uno contro uno non sono molto reattivi. Ecco entrambi gli atleti in dettaglio.
Martín Gaston Demichelis. Quasi 30 anni, argentino, mastodontico, sfiora i 185 centimetri, abilissimo di testa anche in attacco. L’ho studiato in tv: non sopporta gli scatti, specie quelli portati alla propria sinistra. Su quel lato, non è rapidissimo nell’impostare correttamente la corsa. Porta con sapienza il tackle, specie col piede destro. Usa con estrema furbizia i gomiti: in area di rigore non si fa mai beccare, quasi avesse un’impostazione cestistica nel portare i blocchi agli attaccanti.
Daniel Van Buyten. Belga di 32 anni, è straordinariamente efficace nel gioco aereo grazie ai suoi 196 centimetri (per 96 chilogrammi). In attacco fa paura e segna con una certa frequenza. Dietro, di testa, le prende tutte lui. Ma c’è il rovescio della medaglia: avete presente Bolt al 90° metro della gara dei 100 durante l’Olimpiade di Pechino? Era 1,96 metri di armonia, eleganza, leggerezza. Ecco, Van Buyten, quando corre in difesa, è esattamente l’opposto. Disarticolato, muove avambracci e gambe senza sincronia, pare debba sbandare da un momento all’altro.
L’allenatore del Bayern, Van Gaal, astutamente protegge Demichelis e Van Buyten con una specie di libero davanti alla difesa: l’olandese Van Bommel. Fa da frangiflutti e prende a sportellate chi osa sfidare in velocità i due centrali difensivi. E in generale l'impostazione dei bavaresi è di grande copertura: un sanissimo catenaccio.
Secondo me, è nel centro della difesa del Bayern che si decide la Champions: se reggono quei due, per l’Inter si fa dura.
Invece, per quanto riguarda i nerazzurri, restano due dubbi.
1) Zanetti o Chivu in difesa a sinistra? Il romeno assicura maggiore copertura e consente al capitano di giocare a centrocampo. Però Robben (pericolo numero uno del Bayern) ama partire dalla propria destra e accentrarsi. In questo caso, Zanetti può intervenire di destro. La vedo più dura per Chivu: sarebbe costretto a entrare col destro, che non è il suo piede.
2) Balotelli o Pandev? Ho visto SuperMario benissimo a Siena. Il suo limite resta il carattere: una protesta di troppo o un calcettino in più, e un arbitro ipersensibile lo manda fuori. Il macedone è invece più affidabile dal punto di vista temperamentale.
In ogni caso, la festa del Bayern è già pronta, come testimoniano le magliette celebrative (foto su). Miei amici residenti a Monaco mi dicono che i tifosi del Bayern sono convinti di fare un sol boccone dell'Inter. Temevano il Barcellona, e hanno festeggiato l'eliminazione dei catalani.
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domenica 16 maggio 2010
Siena-Inter 0-1. Epico quinto scudetto di fila contro un Siena ferocemente determinato. Zanetti, discesa vincente: Milito gol. Le pagelle dei nerazzurri
Se l’Inter è schierata con il 4-2-3-1, il pubblico del Siena è apertamente schierato con la Roma: boati, cori ed esultanze ai gol dei giallorossi a Verona, contro il Chievo. Siena ferocemente determinato. Avesse giocato sempre così in campionato, con la stessa grinta, con la medesima cattiveria, si sarebbe salvato. Solo una grandissima squadra poteva vincere oggi a Siena: l’Inter. Incontenibile la gioia dei tifosi nerazzurri: quinto scudetto consecutivo (18 in tutto) significa leggenda. Allo sportivo Siena e al suo simpaticissimo presidente Mezzaroma un in bocca al lupo per un rapido ritorno in Serie A.
Julio Cesar 7. Vola a salvare su Maccarone nel primo tempo: è la parata scudetto. Un paio di incertezze nel finale.
Maicon 7. Due passaggi-gol a Balotelli. Spinge in continuazione a destra.
Materazzi 6,5. Tiene sugli indemoniati attaccanti del Siena. Si lascia scappare una volta Calaiò.
Samuel 7. Si rende pericoloso di testa su calcio d’angolo. Se la cava egregiamente laddietro.
Zanetti 8. Il re della fascia sinistra. Sua l’eccezionale percussione che vale il tricolore.
Cambiasso 7. Mantiene le distanze giuste fra difesa e centrocampo: il più calmo sul rettangolo di gioco.
Motta 6,5. Preciso e ordinato, come sempre nelle partite offensive. Però mai pericoloso. Per questo, Mourinho lo toglie per fare posto a Pandev.
Eto'o 7. Un attaccante che fa il terzino: mitico. Un robot-calciatore.
Sneijder 7. Smista a destra e sinistra in continuazione. Cede per stanchezza nel finale.
Balotelli 7,5. Pericolosissimo. Traversa in rovesciata. I primi minuti è lui che tiene su la squadra. A questo punto, secondo me, titolare a Madrid contro il Bayern. Fuori oggi, ma solo dopo il gol.
Milito 8. Ci prova in tutti i modi. Poi, al 12' della ripresa, esplode l’esterno destro che fa entrare l’Inter nella leggenda. La partita s'era messa davvero male, contro un Siena agonisticamente caldissimo: serviva l'invenzione del fuoriclasse. È arrivata la prodezza del Principe (foto).
Mourinho 8. Doppietta incredibile: coppa Italia-scudetto. Azzecca la formazione e pure il cambio Motta-Pandev: poco dopo, il gol vittoria. Che allenatore noioso!
Julio Cesar 7. Vola a salvare su Maccarone nel primo tempo: è la parata scudetto. Un paio di incertezze nel finale.
Maicon 7. Due passaggi-gol a Balotelli. Spinge in continuazione a destra.
Materazzi 6,5. Tiene sugli indemoniati attaccanti del Siena. Si lascia scappare una volta Calaiò.
Samuel 7. Si rende pericoloso di testa su calcio d’angolo. Se la cava egregiamente laddietro.
Zanetti 8. Il re della fascia sinistra. Sua l’eccezionale percussione che vale il tricolore.
Cambiasso 7. Mantiene le distanze giuste fra difesa e centrocampo: il più calmo sul rettangolo di gioco.
Motta 6,5. Preciso e ordinato, come sempre nelle partite offensive. Però mai pericoloso. Per questo, Mourinho lo toglie per fare posto a Pandev.
Eto'o 7. Un attaccante che fa il terzino: mitico. Un robot-calciatore.
Sneijder 7. Smista a destra e sinistra in continuazione. Cede per stanchezza nel finale.
Balotelli 7,5. Pericolosissimo. Traversa in rovesciata. I primi minuti è lui che tiene su la squadra. A questo punto, secondo me, titolare a Madrid contro il Bayern. Fuori oggi, ma solo dopo il gol.
Milito 8. Ci prova in tutti i modi. Poi, al 12' della ripresa, esplode l’esterno destro che fa entrare l’Inter nella leggenda. La partita s'era messa davvero male, contro un Siena agonisticamente caldissimo: serviva l'invenzione del fuoriclasse. È arrivata la prodezza del Principe (foto).
Mourinho 8. Doppietta incredibile: coppa Italia-scudetto. Azzecca la formazione e pure il cambio Motta-Pandev: poco dopo, il gol vittoria. Che allenatore noioso!
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Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
domenica 9 maggio 2010
I mass media, Lazio-Inter e Roma-Cagliari: due pesi e due misure
Leggo con estremo interesse quanto scrivono molti siti Internet su Roma-Cagliari. Parlano di grande Totti, di Roma arrembante sullo 0-1, dei pali e delle traverse della Roma, del carattere e del cuore della Roma dopo il vantaggio del Cagliari. Sono considerazioni sbagliate quelle dei mass media? No. La partita finisce 2-1 per la Roma e il risultato conferma quanto sopra.
Però poi vado a rileggermi quanto dicevano di Lazio-Inter 0-2 di qualche giorno fa, dei giocatori della Lazio che giocavano a perdere, dello scandalo di certe partite in Italia, dell’Inter che - secondo qualcuno - dovrebbe vergognarsi di non si sa che cosa.
E allora questo non mi sta più bene. Se un giornale sente di puzza di bruciato dopo Lazio-Inter, dovrebbe quantomeno spiegare che il Cagliari, dopo il gol del vantaggio, non ha ha fatto la partita del secolo pur di portarsi a casa la vittoria o il pareggio. Qualcuno dovrebbe scrivere che qualche giocatore del Cagliari ha sbagliato (succede) un bel gollonzo solo davanti al portiere, che il Cagliari non ha visto più la palla dopo lo 0-1, che il rigore non era poi così solare, che la difesa del Cagliari - specie dopo lo 0-1 - non era propriamente quella dell’Italia di Bearzot in Spagna 1982.
Si offende qualcuno se affermo che il Cagliari dopo lo 0-1 non era neppure lontano parente degli eroi del Cagliari di Gigi Riva? È lesa maestà (verso la Roma e i romanisti) affermare che tutto, ma proprio tutto, lasciava presagire i due golletti della Roma e magari pure un rigorino tirato per i capelli per un colpo su un braccio allargato? È disonesto pensare che in campo, dopo lo 0-1, ci fosse una squadra stanchissima (la Roma) a prevalere su un’altra (il Cagliari) che non aveva più energie per un contrasto a centrocampo?
Dunque mi chiedo: se Lazio-Inter 0-2 non è piaciuta ai palati sopraffini, Roma-Cagliari 2-1 è uno spot internazionale del calcio italiano?
Non sostengo che ci sia stato un biscotto fra Roma e Cagliari. Pur tuttavia, mi aspettavo un giornalismo sportivo più incisivo da parte dei quotidiani online: la sottolineatura di un pessimo ultimo quarto d’ora del Cagliari, a tutto beneficio della Roma. Non è una bestemmia: solo cronaca sportiva.
[foto via Cagliari]
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
Inter-Chievo 4-3. Le pagelle dei nerazzurri. Maicon il migliore
Julio Cesar 6. Incolpevole sulle tre reti: un autogol di Thiago Motta, un tiro deviato da Granoche e una bordata da pochi metri di Pellissier. Ma non fa miracoli.
Maicon 8. Assist a Cambiasso e Balotelli. Grande spinta costante. In stile Inter-Barcellona e Inter-Juve.
Materazzi 5. Svagato, lento. Sbaglia un paio di appoggi. Non prontissimo sull'errore di Zanetti che offre palla a Pellissier. M'è parso stanco per la finale di coppa Italia.
Samuel 6. Oggi non proprio un muro. Impreciso nei passaggi.
Zanetti 6. In fase difensiva, sulla fascia sinistra, se la cava benone. Quasi sempre, dà il suo onesto contributo in costruzione; però lancia Pellissier in rete per il 4-3 definitivo, facendo la frittata con Materazzi.
Cambiasso 7. Il cervello applicato al calcio. Dove cade la palla, lì c’è l’argentino. Bello il gol del 2-1, di sinistro al volo sul palo lontano.
Motta 6. Palleggi raffinati a centrocampo. Ci prova di testa senza successo. Se la partita è offensiva, si trasforma in uno dei centrocampisti più efficaci del pianeta. Se serve difendere, è lunatico. A Milano col Barcellona fece faville, in altre occasioni balbetta. È suo l'autogol, ma senza colpe.
(Muntari 6. Rincorre tutti a centrocampo).
Stankovic 7. Un ritorno di forma che potrebbe regalargli la maglia di titolare al posto di Thiago Motta (squalificato) nella finale Champions di Madrid. Un missile di destro sulla traversa e un altro di sinistro che il portiere del Chievo, Sorrentino, respinge coi pugni.
Eto'o 7. Dà l’esempio a tutti andando in pressing e, all’occorrenza, facendo il terzino.
Balotelli 7. Pallonetto delizioso su passaggio di Maicon. Si giocherà la maglia di titolare con Pandev per Inter-Bayern.
(Pandev 5. Prende un palo quasi a porta vuota. Non riesce a chiudere un triangolo impappinandosi. La sua condizione atletica mi lascia qualche dubbio).
Milito 7,5. Implacabile. Di destro, di sinistro, di testa. Contro il Chievo, una prodezza che non gli avevo mai visto fare: cucchiaio dal limite, suppure leggermente deviato da un difensore, e gol del 3-1.
[foto via Inter]
Maicon 8. Assist a Cambiasso e Balotelli. Grande spinta costante. In stile Inter-Barcellona e Inter-Juve.
Materazzi 5. Svagato, lento. Sbaglia un paio di appoggi. Non prontissimo sull'errore di Zanetti che offre palla a Pellissier. M'è parso stanco per la finale di coppa Italia.
Samuel 6. Oggi non proprio un muro. Impreciso nei passaggi.
Zanetti 6. In fase difensiva, sulla fascia sinistra, se la cava benone. Quasi sempre, dà il suo onesto contributo in costruzione; però lancia Pellissier in rete per il 4-3 definitivo, facendo la frittata con Materazzi.
Cambiasso 7. Il cervello applicato al calcio. Dove cade la palla, lì c’è l’argentino. Bello il gol del 2-1, di sinistro al volo sul palo lontano.
Motta 6. Palleggi raffinati a centrocampo. Ci prova di testa senza successo. Se la partita è offensiva, si trasforma in uno dei centrocampisti più efficaci del pianeta. Se serve difendere, è lunatico. A Milano col Barcellona fece faville, in altre occasioni balbetta. È suo l'autogol, ma senza colpe.
(Muntari 6. Rincorre tutti a centrocampo).
Stankovic 7. Un ritorno di forma che potrebbe regalargli la maglia di titolare al posto di Thiago Motta (squalificato) nella finale Champions di Madrid. Un missile di destro sulla traversa e un altro di sinistro che il portiere del Chievo, Sorrentino, respinge coi pugni.
Eto'o 7. Dà l’esempio a tutti andando in pressing e, all’occorrenza, facendo il terzino.
Balotelli 7. Pallonetto delizioso su passaggio di Maicon. Si giocherà la maglia di titolare con Pandev per Inter-Bayern.
(Pandev 5. Prende un palo quasi a porta vuota. Non riesce a chiudere un triangolo impappinandosi. La sua condizione atletica mi lascia qualche dubbio).
Milito 7,5. Implacabile. Di destro, di sinistro, di testa. Contro il Chievo, una prodezza che non gli avevo mai visto fare: cucchiaio dal limite, suppure leggermente deviato da un difensore, e gol del 3-1.
[foto via Inter]
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
mercoledì 5 maggio 2010
Coppa Italia: Inter-Roma 1-0. Le pagelle dei nerazzurri. L’arbitro Rizzoli è un disastro: mancano le espulsioni di Burdisso, Perrotta, Mexes e Totti (da mandare fuori prima)
Julio Cesar 6,5. Salva su Toni in tuffo a destra nel primo tempo. Sicuro e deciso nelle uscite. Nel secondo tempo, incertezza sulla punizione di Totti: Juan lo grazia.
Zanetti 7,5. Mostruoso in fase difensiva e in impostazione. Non sbaglia nulla.
Materazzi 7. Combatte in area di rigore, entrataccia su Vucinic, subisce un paio di simpatici pugni da Mexes.
Cordoba 6,5. Finché sta dentro, ossia sino a fine primo tempo, se la cava egregiamente. Poi, fuori per infortunio. Al suo posto, Samuel.
(Samuel 7,5. L'uomo chiamato Muro eleva alla massima potenza la sicurezza del reparto arretrato).
Chivu 7. Presidia la fascia sinistra con autorità, proponendosi in fase di impostazione.
Maicon 7. Stantuffo instancabile, si interscambia spesso e volentieri con il capitano.
Cambiasso 7. Se c’è lui, non si passa. Senso della posizione innato, blocca sul nascere numerose azioni della Roma.
Thiago Motta 7. Fa un paio di percussioni d’antologia, sbagliando l’appoggio finale. Delicatissimo (di esterno sinistro) il lancio a Milito per il gol. Dietro, si comporta con estrema lucidità.
Sneijder sv. Pochi minuti ed è subito impatto tremendo con Burdisso. Out per Balotelli.
(Balotelli 7. Ubriaca Burdisso, costretto al fallo sistematico. Con un arbitro all’altezza, l’argentino sarebbe stato espulso subito. Poi fa espellere Totti).
(Muntari sv).
Eto’o 7. Sacrificio costante in fascia destra e in copertura. Professionista purissimo.
Milito 8. Il gol è da far veder nelle scuole calcio. È da solo in contropiede, trova due millimetri di spiraglio e spara una bordata al fulmicotone. In precedenza, gol annullato per fuorigioco.
Mourinho 8. Chiede alla squadra di comandare. E l’Inter obbedisce con una superiorità di gioco schiacciante. Se i nervi dei nerazzurri tengono, è merito suo.
Rizzoli 2. Doveva espellere due volte Burdisso per falli su Balotelli: se ne accorge perfino Ranieri, che toglie l’argentino. Vede ma non reputa opportuno tirare fuori cartellini. Ignora i pugni di Mexes a Materazzi. Sorvola su una trattenuta in area su Toni. Lascia picchiare Perrotta: già ammonito, fa un’entrataccia su Milito, e la partita degenera. Totti era da espellere al primo calcio su Milito. Alla fine, per miracolo, non può fare a meno di estrarre il rosso: calcio violentissimo a Balotelli, più un'allegra pedatina in testa con l’interista a terra. Per non parlare del calcione finale di Taddei a Muntari. Gli do due in pagella, e non zero, perché gli assistenti non l'hanno aiutato.
[foto via Inter]
Classe 1969, dal 1987 sono giornalista automotive
Che noia la coppettina Italia. Inter, hai altro a cui pensare: scudetto e Champions
Inter, tre motivi per fregartene della coppettina Italia.
1) Non capisco che senso abbia sprecare così tante energie psicofisiche per una competizione che vale poco: la coppettina Italia. Se è l’unico trofeo raggiungibile in una stagione, allora è comprensibile dannarsi l’anima per raggiungerlo. Ma gli obiettivi di questa stagione sono ben altri: scudetto e Champions. In questo momento, la coppettina Italia la vedo come un fastidio, una zanzarina da mandare via al più presto per concentrarsi sulle uniche due competizioni di valore e prestigio.
2) All’Inter il compito di salvare il calcio italiano in Europa. Se non vince la Champions, il ridimensionamento a livello economico del football italico è sicuro. Altro che coppettina Italia.
3) Perfino la coccarda tricolore, da sfoggiare sul petto se vinci la coppettina Italia, non è tanto bella. Lo scudo, quello sì che appaga esteticamente. Idem per la coppa dalle grandi orecchie.
A tale proposito, un sondaggio per farmi capire se la pensate come me.
1) Non capisco che senso abbia sprecare così tante energie psicofisiche per una competizione che vale poco: la coppettina Italia. Se è l’unico trofeo raggiungibile in una stagione, allora è comprensibile dannarsi l’anima per raggiungerlo. Ma gli obiettivi di questa stagione sono ben altri: scudetto e Champions. In questo momento, la coppettina Italia la vedo come un fastidio, una zanzarina da mandare via al più presto per concentrarsi sulle uniche due competizioni di valore e prestigio.
2) All’Inter il compito di salvare il calcio italiano in Europa. Se non vince la Champions, il ridimensionamento a livello economico del football italico è sicuro. Altro che coppettina Italia.
3) Perfino la coccarda tricolore, da sfoggiare sul petto se vinci la coppettina Italia, non è tanto bella. Lo scudo, quello sì che appaga esteticamente. Idem per la coppa dalle grandi orecchie.
A tale proposito, un sondaggio per farmi capire se la pensate come me.
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