venerdì 29 aprile 2011

Ma dalla simulazione al doping il passo è breve

C’era una volta una squadra i cui giocatori correvano come matti. Tutti sapevano, nessuno diceva. Tranne uno, da quel momento sempre additato come un appestato invidioso dei belli che vincono. Poi, un processo, le prove, una prescrizione, l’impossibilità a procedere: l’arbitro aveva già fischiato la fine. Ma una morale condanna da parte dei giudici, i quali si dissero impotenti di fronte a un sistema con tentacoli molto più lunghi di quanto si immaginasse.

Altri sospetti sugli arbitri, fischi stranissimi, errori a ripetizione, simulazioni degli attaccanti troppo lesti a crollare in area fingendo l’impossibile ed esultando con gli occhi fuori dalle orbite, segno evidente di un’ipervitaminizzazione che solo i tifosi infantili fingevano di non capire.

Uno univa i sospetti sul doping più quelli sugli arbitri, e il quadro che ne emergeva era desolante. Guarda caso, via doping e arbitri, zero vittorie. Perché?

Ora c’è un’altra squadra, 25 volte più forte di quella di cui sopra, che però comincia effettivamente a esagerare. Troppa corsa continuata e insistita, troppe accelerazioni sovraumane. Qual è il segreto? Per non parlare delle simulazioni: ruzzoloni e guaiti se sentono un respiro sul collo. Con proteste vibrate e violente verso l’arbitro, eternamente accerchiato da un capannello dei più rappresentativi di quella squadra, per chiedere falli, ammonizioni ed espulsioni.

Se poi ti azzardi a batterli all’andata, apriti cielo: al ritorno ti dicono che ti pentirai di essere un calciatore e che passerai dei brutti quarti d’ora della tua vita. Psicologicamente violenti.

Esiste un allenatore antipatico, che provoca fuori dal campo? Questo non autorizza l’altra squadra a sporcare la contesa sportiva, inficiando la regolarità di una competizione con sceneggiate plateali.                                                                                                                                                                                                    

mercoledì 27 aprile 2011

Real Madrid-Barcellona 0-2. Orrore al Bernabeu: calcioni, simulazioni, violenze. Per fortuna c’era il quarto più forte del calcio moderno: Messi. Chi vende Ibrahimovic va in finale di Champions


Sono disgustato da quanto ho appena visto al Bernabeu. È stata una delle semifinali di coppa Campioni più tristi degli ultimi 30 anni: sono volati insulti, schiaffi, pedate. E poi proteste e violenze d’ogni tipo in campo. E un mare di simulazioni per indurre l’arbitro a fare ammonire o espellere l’avversario. Ne traggo tre considerazioni.

1)
Per fortuna c’era Messi. Attualmente è il quarto più forte del calcio moderno. Classifica: Maradona, Pelé, Cruijff, Messi.

2) Chi vende Ibrahimovic va in finale. Accadde all’Inter la scorsa stagione. È successo adesso al Barcellona.

3) Non mi capacito del modo in cui l’Inter ha eliminato il Barcellona solo un annetto fa: nella foto Inter.it il pari momentaneo di Sneijder che dà il via alla cavalcata epica. Siamo stati gli unici a farli fuori: ci perdono tutti. La nostra tripletta (in Italia, inimitabile) è d’oro e resterà leggenda.

                                                                                                                                                                                                

sabato 23 aprile 2011

Inter-Lazio 2-1. Nell’uovo di Pasqua, l’Inter trova la forza di sputare l’anima sul campo


Sotto di un gol (Zarate su rigore), e in 10 (espulso Julione). A quel punto, era davvero difficilissima. Non ci volevano gli schemi e la tattica; serviva il cuore. Personalmente, almeno sotto il profilo del coraggio, è stata la migliore Inter della stagione. Hanno sputato l’anima, tutti. Ne traggo quattro considerazioni.

1)
La mentalità è da grandissima squadra. Degno di chi non è mai stato in B e ha realizzato una tripletta che tutti invidiano e sminuiscono con rabbia. Devi fare così: se all’inizio Benitez ha fatto i disastri, se hai mille infortunati, se lo scudo ormai è (meritatamente) del Milan, hai il dovere di portarti a casa l’accesso diretto in Champions.

2)
Leonardo è amatissimo dai giocatori. Il meccanismo è identico in qualsiasi squadra: con le prime difficoltà, se l’allenatore è detestato, i calciatori tirano indietro la gambetta pensando alla prossima stagione. Durante Inter-Lazio ho visto i ragazzi che hanno lottato su ogni pallone.

3) La mia è solo un’umile opinione. Ero favorevole alla cessione di Ibrahimovic due anni fa: è arrivata la Champions. Ora sono contrario alla cessione di Sneijder e Maicon, dati in partenza dai mass media. Quei due si tengono, e si aggiungono pietre preziose per ripartire.

4) Di arbitri non parlo. Se no, divento ripetitivo. Comunque, ci siamo capiti... La protesta dello stadio è stata civile e simpatica. Viva la pañolada nerazzurra: lo sventolio, da parte di ogni tifoso, di un fazzoletto bianco. Siamo buoni, ma non cretini... Però, la prossima stagione, qualcosa dovrà cambiare a livello di arbitri e guardalinee: non si può continuare così.

foto Inter.it                                                                                                                                                                                                  

giovedì 21 aprile 2011

Finale di coppa del Re: Real Madrid-Barcellona 1-0. Mourinho, tu sei il Maradona degli allenatori


La scorsa stagione, il Barcellona era due spanne superiore all’Inter. Ma i nerazzurri, grazie a un personaggio che di nome fa Mourinho, hanno passato il turno: addirittura 3-1 nella semifinale di andata, ed epica resistenza in 10 per un’espulsione ingiusta di Thiagone a Barcellona. Adesso, la storia si ripete. Barcellona superiore al Real Madrid di tre, e non di due spanne. Barcellona col gioco. Barcellona che da anni s’impone su tutti a centrocampo (ma non alla grandissima Inter). Barcellona col numero uno, Messi. Eppure la finale di coppa del Re la vince il Real. Dove sta il trucco di Mourinho?

Il segreto si chiama energia mentale. Quella che il portoghese riesce a trasmettere ai ragazzi. Rabbia agonistica, feroce determinazione. Cattiveria sotto porta: prima o poi, la infili quella palla, e non ti prendono più. Mourinho carica i suoi giocatori come api impazzite. Mourinho cattura tutte le attenzioni e le critiche su di sé, lasciando respirare i suoi uomini. Mourinho che raramente elimina il pallone dagli allenamenti: un metodo geniale che rende i calciatori esplosivi. Mourinho che fa toccare l'apice di intelligenza sportiva a Ronaldo, autore del gol. Mourinho che trasforma Di Maria in un mancino da urlo: suo l'assist favoloso al fenomeno del Real.

Mourinho è il Maradona degli allenatori. Non avevo dubbi dopo averlo visto battere il Barcellona con l’Inter. Mourinho ha fatto imbestialire tutti gli avversari, neri (più un altro colore) di invidia, perché ora l’Inter è l’unica squadra italiana a non essere mai stata in B e ad aver centrato un’irripetibile tripletta. Ma adesso è arrivata una conferma importante, addirittura nella tana del lupo: il Barcellona.

Sì. Se io fossi Moratti, tenterei di riportarlo a Milano e gli metterei a disposizione 150 milioni di euro di campagna acquisti: l’Inter va rifondata. Servono fuoriclasse come l’ossigeno. Però è troppo facile disegnare scenari costosi con soldi che non sono tuoi.

Nel frattempo, segnalo che dalle parti di Madrid godono come pazzi: vedi Marca giù. Hanno capito cosa significa avere in panca quel signore: il Vate di Setubal.    

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           

martedì 19 aprile 2011

Roma-Inter 0-1. Lo strano caso dell'arbitro Rizzoli


Desidero sorridere assieme a voi. Non so se Rizzoli sia un arbitro valido. So solo che è in buona fede e che, quando dirige Roma-Inter di coppa Italia, non è fortunato.

19 aprile 2011, Roma-Inter 0-1, semifinale di coppa Italia. Arbitro Rizzoli.

Gol annullato a Stankovic per aver soffiato addosso all’avversario: se quello è fallo, allora a calcio non si gioca più. Si gioca a scacchi, senza contatto fisico.

Fallo di mano netto e volontario di De Rossi: rigore solare.

Gomitata di Vucinic a Lucio: da rosso subito.

Meno male che Stankovic ha segnato (foto Inter.it)... Peccato che doveva finire 0-5...


5 maggio 2010, Roma-Inter 0-1, finale di coppa Italia. Arbitro Rizzoli.

Doveva espellere due volte Burdisso per falli su Balotelli: se ne accorge perfino Ranieri, che toglie l’argentino. Vede ma non reputa opportuno tirare fuori cartellini. Ignora i pugni di Mexes a Materazzi. Sorvola su una trattenuta in area su Toni. Lascia picchiare Perrotta: già ammonito, fa un’entrataccia su Milito, e la partita degenera. Totti era da espellere al primo calcio su Milito. Alla fine, per miracolo, non può fare a meno di estrarre il rosso: calcio violentissimo a Balotelli, più un'allegra pedatina in testa con l’interista a terra. Per non parlare del calcione finale di Taddei a Muntari.

Meno male che Milito ha segnato... Peccato che doveva finire 0-5...                                                                                                                                                                                                             

domenica 17 aprile 2011

Il terrore di Ferrer: Nadal vince a Montecarlo attendendo la paralisi nervosa dell'avversario


Ferrer è da mostrare a tutti i bimbi che si avvicinano a qualsiasi sport. È piccolo, tozzo, curvo su se stesso, ha scarso talento tennistico, non ha tocco sotto rete, non ha colpi esplosivi. Eppure è fra i tennisti migliori al mondo. Come ha fatto? Allenamenti durissimi, tenacia, lavoro atletico spaventoso. Arriva ovunque con le gambe, e i due colpi da fondo campo sono solidi. È fra i miei tennisti preferiti.

Però Ferrer ha un problema: la paura di Nadal. Qualche ora fa, sotto di un set nella finale di Montecarlo, ha messo la testa avanti al termine del secondo set. Fisicamente, era brillante. Eppure ha sbagliato uno smash facilissimo, un dritto ancora più semplice (per un top player) e si è suicidato. Perché? Un crollo nervoso. Se rema da fondo recitando la parte di chi è sfavorito, Ferrer è strepitoso (sulla terra rossa). Se deve prendere l’iniziativa quando è il momento di uccidere l’avversario, sbraca.

Il fatto è che già gli è successo in passato contro Nadal. Il maiorchino lo sa perfettamente, e negli attimi decisivi si limita a ributtarla dall’altra parte del campo. Sulla pallina, c’è scritto: “Tanto ora sbagli”. Anche per questo, Nadal è il più grande giocatore di ogni epoca sulla terra rossa: cattiveria verso antagonisti inferiori.

foto monte-carlorolexmasters                                                                                                                                                                                     

Inter assediata dalla capitale: prima la coppa Italia con la Roma, poi la Lazio. Rischi senza precedenti


Confermo quanto detto qui: l’Inter è finita. Giocatori vecchi, stanchi, spremuti come limoni da Mourinho. Che per questo se n’è andato. Servono almeno 100 milioni di euro per rifare la rosa. Urgono sette acquisti di spessore. I primi nomi: Fabregas, Tevez, Sanchez. Il problema adesso è che i nerazzurri non reggono tre partite in una settimana, e forse neppure due. E come affrontare prima la Roma in coppa Italia (martedì 19 all’Olimpico) e poi la Lazio in campionato a San Siro (sabato 23 aprile)? L’impresa mi pare impossibile sotto il profilo atletico. Forse con i giallorossi te la giochi, visto che anche loro ballano in difesa. Ma i biancazzurri ci fanno a pezzi.

La soluzione è un feroce turnover, che veda la partecipazione - a Roma in coppa Italia - di molti Primavera, più Obi e Coutinho. Il secondo impegno lo ritengo molto più importante: occhio, con la Lazio rischi di mangiarti il terzo posto (accesso diretto in Champions) e magari anche il quarto (preliminari). Un incubo come non lo si viveva all'Inter da 20 anni.

Alla base, c’è un errore nella programmazione di Benitez: una preparazione atletica distruttiva, che ha sventrato dal punto di vista muscolare i nerazzurri. Ora paghiamo tutto.

foto Inter.it
                                                                                                                                                                          
         

mercoledì 13 aprile 2011

In difesa di Leonardo


In Italia, chi perde è un appestato maledetto. Passa per deficiente, ottuso. Un mezzo cadavere che puzza e che va fatto marcire da solo per l'eternità. Così è adesso per Leonardo. Gli danno tutti contro. In realtà, non ha colpe per l'eliminazione dell'Inter. Perché se a Milano, con lo Schalke, giochi più prudente e non vinci, ti dicono che hai avuto paura. Se invece schieri una formazione d'attacco, ti spiegano che sei stato un pazzo suicida. Dopodiché, vai in Germania per fare la rimonta, perdi ancora ed è di nuovo colpa solo tua. Sei un venditore di fumo, uno che di tattica non capisce niente, uno che ha in mente il Brasile del 1982 e che mette giù la formazione con uno strano 4-2-2-2. La verità è che l'Inter è bollita. Mourinho aveva annusato la cottura della rosa. Sapeva che servivano 100 milioni di euro per rifondare l'Inter. Era conscio che Moratti, per un anno, intendeva fermarsi con le spese: è un suo diritto. Il denaro è suo e senza il Petroliere l'Inter scomparirebbe nel giro di tre anni. Proprio come il Milan senza Berlusconi.

Mi fa schifo salire sul carro del vincitore e sputare addosso al perdente di turno. Reputo che a Leonardo vada data un'altra possibilità. Con una rosa scelta da lui, in base alle disponibilità economiche della società e, soprattutto, dei desideri di continuare a vincere di Moratti.

Per entrare fra le prime tre di campionato (grazie Leo per il primo miracolo), e uscire presto dalla Champions (arrivare ai quarti quest'anno è stato il secondo miracolo, un altro grazie a Leo), basta qualche ritocco di livello medioalto. Se invece vuoi fare paura a Milan, Napoli, Roma in Italia; Barcellona, Real Madrid, Manchester in Europa (sei squadre che ci sono attualmente superiori), occorrono giocatori di prim'ordine da strapagare.

foto Inter.it
                                                                                                                                                                          
           

mercoledì 6 aprile 2011

Inter, occhio all'equivoco Leonardo-Guardiola


Quasi tutti gli interisti che conosco vogliono subito mandare via Leonardo. Colpevole - a loro dire - delle otto pappine prese fra Milan e Schalke (qui mettevo in guardia dai tedeschi). Desiderano Guardiola per la prossima stagione, visto che difficilmente potrà concretizzarsi il ritorno di Mourinho. C'è solo un piccolo problema: Guardiola ha chiesto al Barcellona investimenti fortissimi e costanti nel tempo. Non ultimi Ibrahimovic e Villa. Guardiola vuole il meglio del mercato. Guardiola punta soprattutto a un reparto, il centrocampo, mostruoso. Guardiola gradisce avere in squadra i primi tre al mondo: Messi, Iniesta e Xavi. Guardiola esige la perfezione.

Dopodiché, Guardiola è straordinariamente abile nel costruire un'armata fortissima, a non far litigare tutte quelle stelle presenti nella rosa, a rimanere competitivo in qualsiasi competizione, dando sempre l'impressione di poter vincere in ogni momento.

Ma Moratti, questo è il problema, intende davvero scucire quei 150 milioni di euro necessari per rendere di nuovo grande l'Inter? Se sì, Guardiola va preso subito. Se no, tanto vale tenersi Leonardo, che mi pare si accontenti di una rosa buona, ma non favolosa.

Nella foto via barcelona... 3.000 milioni di euro!
                                                                                                                                                                          
             

sabato 2 aprile 2011

Il Milan vince un campionato mai iniziato. Ora Inter-Schalke: partita molto più importante. E delicatissima


È impensabile che una squadra, dopo due sessioni di acquisti (estiva e invernale), non vinca lo scudetto (leggi qui): il Milan è in questo momento la più forte d’Italia, e l’ha dimostrato battendo l’Inter. Che di sicuro prima o poi doveva chiudere la striscia di scudetti consecutivi: nessuna squadra dura in eterno. L’unico rammarico è aver regalato un campionato così modesto a una squadra che è stata eliminata da un Tottenham penoso.

Il problema adesso è Inter-Schalke, che vale tre volte il derby come importanza, immagine: siamo in Europa, non si deve ragionare da provinciali (leggi qui). A Leonardo il compito di ricaricare le pile e di trovare gli accorgimenti giusti anche sotto il profilo atletico: ho visto giocatori molto giù di corda, in particolar modo Cambiasso e Chivu, quest’ultimo peraltro utilizzato fuori ruolo per l’assenza dei due difensori centrali titolari (Samuel e Lucio). D'altronde, se tutti gli allenatori lo schierano sulla fascia, un motivo ci sarà. L’Inter inoltre ha pagato le partite delle Nazionali, nonché lo sforzo mentale e fisico per rimontare il Milan.

Non è neppure un male venuto per nuocere, questa sconfitta. Servono investimenti ingenti e campagne acquisti di rilievo, altrimenti anche la prossima stagione lasci via libera a squadre concorrenti che si attrezzano di più (non solo Milan, ma anche Roma e Napoli): ora la cosa è sotto gli occhi di tutti, società inclusa.

foto Inter.it