Sui mass media Inter fa rima con squadra vecchia e logora: l’età diventa così la spiegazione dei risultati deludenti di quest’inizio di stagione. Io la vedo diversamente. A parte una condizione atletica da migliorare, l’anagrafe c’entra poco. La chiave per capire l’Inter si chiama sazietà mentale.
I giocatori nerazzurri hanno vinto tutto, arricchendosi, strappando contratti eccezionali con società e sponsor. Titoloni dei giornali, onnipresenza in tv. Dall’estate del 2006 al maggio 2010 è esistita solo l’Inter in Italia; due anni fa, c’era solo la squadra di Moratti in Europa. Poi, nel 2011, la convivenza col Milan, che ha vinto un solo titolo, nella stagione elettorale; contro i tre titoli dell’Inter.
Adesso manca la testa per vincere. S’è fatta indigestione di trionfi. Un perverso meccanismo psicologico che sta annientando gli uomini di Moratti. Fateci caso, guardateli negli occhi: manca la cattiveria agonistica. La differenza negli sguardi e nel linguaggio del corpo fra Inter e Palermo, oppure fra Inter e Novara, o fra Inter e Catania, era evidente.
Non esiste allenatore che riesca a stimolare i campioni di tutto. Non c’è presidente che possa risvegliare un fuoriclasse. Sono reazioni proprie, interne, endogene. La molla è una sola: gli schiaffi. Sì, i giornali di parte che ti dicono: prima vincevi perché gli altri si sono presi una pausa. Gli avversari che ti sbeffeggiano. I tifosi che ti riempiono di insulti. Gli arbitri che ti fischiano contro l’impossibile (vedi Napoli).
Hanno scavato la fossa, ti ci hanno buttato dentro, la stanno ricoprendo di terra; se hai energie mentali, ne vieni fuori; altrimenti muori. Se la squadra riesce a trovare ancora rabbia e ferocia, si risorge. Sin da Lille, anche in piena emergenza, causa infortuni. Se invece i ragazzi dormono sugli allori del passato, è la fine: sarà un’annata da dimenticare.
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