Che cos’è il decreto cura-Italia? Conte parla di diga. Una manovra economica poderosa, dice, perché non si può combattere un'alluvione con gli stracci. Una diga per proteggere imprese, famiglie e lavoratori. Simpatica la metafora, così come le citazioni durante i suoi discorsi, studiate a tavolino dal premier e dal suo staff. Lo apprezziamo tutti.
Chi ha creato il decreto cura-Italia sostiene che questo provvedimento valga 25 miliardi di euro, e che attivi 350 miliardi. Non metto in discussione i numeri. Non mi convincono i 3 miliardi alla sanità: pochi. Mi pare manchino le 5.000 borse di specializzazione promesse per la Medicina. Ma sì, quella medicina che ci sta tutelando le chiappette in piena pandemia. Ci andrei cauto con i medici abilitati d’incanto senza possibilità di formarsi. Vabbè, arriva il Fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo, con una dotazione di 130 milioni per l’anno 2020: andremo a divertirci (se saremo ancora vivi).
È il momento di fare sacrifici durissimi, a prescindere dal tipo di lavoro: gli autonomi, i professionisti, le partite Iva, i dipendenti, gli imprenditori.
Ma siccome sono schifosamente qualunquista e populista, non mi avrebbe ripugnato sentire altre proposte. La butto lì: tagliare lo stipendio dei politici di Roma. Di tutti quelli che siedono in Parlamento. Di tutti i ministri. Una sforbiciata di 12 mesi, tanto per iniziare: buona parte dei soldi devono andare a medici, infermieri, operatori socio-sanitari e agli altri angeli che ci stanno salvando la vita, rischiando la propria. Un’altra parte di questa montagna di denaro (parlo degli stipendi dei politici) dovrebbe essere impiegata a favore della sanità italiana.
Negli anni addietro, la politica ha effettuato tagli per 37 miliardi di euro nella sanità. Si chiamava spending review. Una parolaccia inglese che maschera una fregatura. Traducibile come io ti sforbicio, e quando hai bisogno di un letto d’ospedale per la terapia intensiva con intubazione, sono cavoli amari. Lo vediamo in questi giorni.
Oggi la stessa politica ha l’occasione per restituire il maltolto. Seppure in minima parte, in ritardo, e senza interessi. Per decreto, annunciato con un discorsino serale in tv. Sono sicuro che agli italiani piacerebbe una bella diga del genere. Alla proclamazione del provvedimento, con un flash mob sui balconi, potremmo cantare: viva la diga.
Nessun commento:
Posta un commento