
Ecco, quell'intervallo fra il momento ultimo disponibile della giocata - ossia fra il "Rien va plus, le jeux sont faits" pronunciato dal Superenalotto - e il momento della comunicazione dei numeri vincenti è troppo lungo e non mi gusta. Preferirei un intervallo minimo: non oltre qualche minuto. Allora, magari, sarei più propenso a giocare. Ma così non mi alletta.
Come dite? Ci sono tempi tecnici che obbligano a quell'intervallo? Sarà. Ma allora che quel gioco se lo tengano.
Per carità, non oso nemmeno mettere in dubbio che ci sia qualcosa di sporco sotto. Tutto viene controllato da esperti, addetti, notai e pure Nostro Signore darà un'occhiata per verificare il corretto svolgimento dell'estrazione. Né mi va di ripensare a quella faccenda delle estrazioni truccate risalente al 1999, che nulla c'entrano adesso col Superenalotto. Sostengo semplicemente che trattasi di gioco poco affascinante. Attira per via della somma mostruosa messa sul tavolo, certo. È la prova che siamo tutti molto più poveri, quasi sul lastrico. Se no, un gioco con così poche possibilità matematiche di vincere non se lo filerebbe nessuno. Perché più hai i soldi, e più desideri condizioni di gioco che ti favoriscano; meno hai denaro, più sei propenso a gettarti sui tavoli dove vedi l'oro che luccica.
foto flickr.com/photos/pibe82
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