Fine anni 70: un genio che di nome fa Dan Peterson mette in piedi una squadra di basket straordinaria (Billy Milano) nonostante gli manchessero giocatori alti e pesanti. Quel quintetto meraviglioso viene soprannominato Banda Bassotti. Ecco, la Spagna mi ricorda il team di Peterson, perché schiera ragazzotti davvero bassi, specie se paragonati agli atleti olandesi, tedeschi e - in parte - italiani.
Centrocampisti e attaccanti spagnoli sono trottole impazzite che, quando cominciano a scambiarsi il pallone con triangolazioni rapide, non ti fan capire più niente. Villa, Silva e Torres compongono un trio d'attacco terribilmente concreto e cattivo: davanti alla porta non perdonano. Sono killer frenetici e famelici.
Tuttavia, anche le Furie rosse hanno un punto debole, che si chiama difesa: ho osservato con attenzione Puyol, e mi pare che non corra in modo naturale, come se avesse dolori a una gamba; Marchena è un lumacone, buono soltanto a colpire di testa; Sergio Ramos soffre l'uno contro uno bestialmente, e il signor Cassano è pregato di puntarlo più volte; Iniesta ha una tenuta atletica di 20 minuti.
Piccola dritta a Donadoni per ottenere cinque nitide palle gol: insista con un'unica punta (Toni), in modo da non dare riferimenti offensivi alla retroguardia iberica; e comandi ad Aquilani di lanciare in continuazione negli spazi Grosso, Cassano e Perrotta, i nostri tre più rapidi.
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