Da bravo affamato di calcio, non mi perdo nessun talento in circolazione: dal vivo o in tv, mi piace intuire caratteristiche e prospettive di ogni giovane. Quaresma lo seguo dai tempi dello Sporting Lisbona, anno 2001, quando il nostro aveva 18 anni. Di lui, mi ha sempre colpito una dote innata: lo stop rapido, ossia la capacità di mettere per terra e rapidamente la palla, anche quando il campo è gibboso. È rara maestria. Presiosa come l'ossigeno, per un'ala qual è.
È inoltre esaltante nel doppio passo. Ti punta e non sai dove ti vuol scappar via, anche perché - un po' come Donadoni - crossa con entrambi i piedi. Stupendo anche il suo modo di calciare da fuori, quasi con tre dita: in questo è simile assai a Roberto Carlos.
Tuttavia, adesso vi narro dei suoi difetti. Il guaio è che in questi anni, pur migliorando le qualità, non ha eliminato né limato i vizi che vado a dirvi.
1) Quando perde la palla, se ne sta là davanti a ripensare a chissà cosa. Non chiedetegli di tornare dietro a pressare: è tendenzialmente pigro.
2) Gradisce pochissimo i contrasti di spalla; spesso li perde. Dovrebbe irrobustirsi.
3) Garantisco che di testa non la tocca quasi mai. Pare si scansi se dalle sue parti arrivano palloni alti. Che il ragazzo sia bassino non c'entra: è indole.
A Mourinho il compito di cancellare i difetti ed esaltare le virtù del fortissimo Quaresma.
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