La Nazionale di calcio del Brasile è sinonimo di allegria e divertimento. Non ricordo una squadra carioca che non mi abbia divertito. Neppure i campioni del mondo del 1994 erano noiosi: Bebeto e Romario formavano una coppia d'attacco piena di fantasia. Poi, un bel dì, è arrivato l'allenatore Dunga. Che ha snaturato il Brasile alle Olimpiadi di Pechino 2008: squadra votata a difendersi in 10 (Ronaldinho non pressa mai), gioco che si sviluppa in orizzontale, eterni fraseggi di centrocampo privi di verticalizzazioni.
Per fortuna, l'Argentina ha fatto fuori con un secco 3-0 il Brasile più brutto e petulante e ammorbante e angosciante che mai si sia visto. Dunga ha tutto il tempo per ripensarci e far tornare il Sole sui volti dei calciatori e dei tifosi del suo Paese. Per carità, però, via quei tre mediani dai piedi a forma di ferro da stiro, e più gioco sulle fasce.
Perché io quando vedo il Brasile voglio deliziarmi.
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