Classe 1969, dal 1987 sono giornalista dell'auto: settore legale (attualità e inchieste)
sabato 5 marzo 2011
Biscotto: dal cavallo alla penalizzazione di una squadra innocente
Biscotto: preparazione di pasticceria dolce, di dimensioni minime, cotta in forno sino a perdere quasi tutta l’umidità. Dal latino “panis biscotus”, pane cotto due volte. Ma allora, perché per biscotto si intende un accordo illecito volto a concordare un risultato sportivo? Semplice: sino a qualche anno fa, si dava un biscotto pieno di doping ai cavalli, per farli correre di più nelle gare. Una pratica diffusa specie al Sud Italia, dove adesso si utilizzano tecniche farmacologiche molto più sofisticate per rendere imbattibili quei poveri animali.
Il biscotto è diffusissimo nel calcio minore. Lì si guadagna poco e, per arrotondare lo stipendio misero, ci si accorda: organizziamo un bel pari, lo giochiamo su un sito di scommesse su Internet, e ci portiamo a casa dei bei soldini. Lo sa bene chi gestisce quei siti: il problema numero uno si chiama biscotto. Questo fa perdere un sacco di quattrini ai colossi che stanno dietro ai portali di scommesse.
Ad alto livello, il biscotto è subdolo, surrettizio. Non c’è un vero e proprio accordo verbale fra due squadre. Una squadra di calcio A fa vincere una squadra B in modo che una squadra C venga penalizzata. Ecco il biscotto di oggi. La squadra B se ne accorge dopo un quarto d'ora, ed evita di faticare, specie a centrocampo. Così, tutti escono felici e contenti.
Come lo combatti il biscotto di oggi? Con la formula attuale del campionato italiano, non si può. Anche perché non hai le prove per dimostrare che ci sia stato biscotto. L’unica soluzione è introdurre i playoff. Ti giochi la partita solo contro una squadra: sei libero di suicidarti per riscuotere le scommesse, ma non rompi le scatole ad altre squadre che stanno lottando per un obiettivo, e non inquini la competizione con la tua squallida presenza, fotografia della tua storia.
[foto flickr by garryknight]
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