giovedì 30 dicembre 2021

Auto elettrica in Italia: topo di laboratorio per ESPERIMENTI diabolici

La legge Bilancio 2019 ha dato il via a un test. Introducendo un pacchetto di misure per le vetture dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021, IN VIA SPERIMENTALE. Lo dice il ministero dell'Economia e delle Finanze: qui. “Per favorire la riconversione in chiave ecosostenibile del parco auto viene attribuito IN VIA SPERIMENTALE, dal 2019 al 2021, un contributo economico, riconosciuto in misura differenziata per importi che vanno da 1.500 euro a i [sic] 6.000 euro, ai soggetti che acquistano e immatricolano in Italia un veicolo non inquinante”.

Il test finirà fra qualche ora, il 31 dicembre 2021.

Il ministero è stato di parola. ESPERIMENTO doveva essere, tale è stato.

Infatti, prima la politica ha piazzato un gettone di € 10.000 come sconto sull’auto elettrica. Ma il fondo è finito subito, perché risicatissimo. Poi quel contributo è stato rimesso, quindi è terminato immediatamente; infine piazzato ancora, e polverizzato di nuovo.

Durante il test, nessuno ci ha capito niente. I consumatori disorientati come un turista di fronte al banchetto delle tre carte: ora c’è, ora non c’è più, trova l’incentivo se ci riesci. I Gruppi auto non hanno potuto programmare nulla, tantomeno le concessionarie. Le fake news dei siti Internet si sono accavallate: quando le bufale andavano online, con l’annuncio di nuovi incentivi per l’auto elettrica, quei bonus erano già finiti.

Nel corso della SPERIMENTAZIONE sull’auto elettrica, topo di laboratorio per eccellenza, cavia destinata a essere seviziata per capire come reagisce il mercato, i politici sono andati in tv a parlare di: decarbonizzazione, transizione elettrica, lotta all’inquinamento atmosferico, passaggio a una nuova mobilità pulita. Sbalordendo gran parte di chi si piazza davanti allo schermo.

Per mesi, la filiera dell’auto ha tentato di illustrare alla politica (con numeri, tabelle e grafici) i benefici degli incentivi per l’auto elettrica e per le vetture a basse emissioni.

Adesso, però, dopo aver sfiancato il topo, dopo avergli iniettato dosi di farmaci di vario genere, non gli si dà più neppure un euro. Mentre negli altri grandi mercati i Governi spingono a tutto spiano per l’elettrico (miliardi a palate per auto e colonnine di ricarica), agganciandosi al treno del mondo che lavora e che produce, l’Italia abbandona l’auto elettrica al suo destino. Volgendo la nave verso il Quarto Mondo, fatto di Reddito di cittadinanza scriteriato e sussidi sociali.

A chi giova tutto questo? Le cose sono semplici. Se la politica mantiene intatti il Reddito di cittadinanza e quel maleodorante minestrone di sussidi, c’è una valanga di voti garantiti. Gli incentivi per l’auto elettrica, invece, non portano consenso elettorale.

Guai a far notare la mancanza di bonus auto agli integralisti del monopattino e del Reddito di cittadinanza. La risposta che ti danno è: il mercato delle vetture nuove dev’essere naturale, camminare con le proprie gambe, senza spinte artificiali esterne. Già, peccato che la Commissione europea voglia fissare la fine della produzione delle auto termiche nel 2035: imponendo in modo brutale la transizione elettrica.

Quindi, da una parte, il settore subisce la decisione presa d’imperio dalle istituzioni; dall’altra, non riceve aiuti per affrontare la svolta epocale. Una specie di nevrastenia elettrica collettiva, un’isteria della decarbonizzazione forzata.

Che il topo torni nella gabbietta, fine dell’ESPERIMENTO.

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