La partenza di Cilic è stata favolosa: spara da tutte le parti, sia di dritto sia di rovescio. Va avanti 2-1 e ha una palla break. Dopodiché, sale in cattedra lo svizzero e non c’è più storia. Re Roger ha carburato, s’è scaldato il rovescio e da quel momento ha avuto il match in discesa. Il primo set termina 6-3.
Il secondo parziale è drammatico, con Cilic in crisi per un problema fisico: un 6-1 infernale. Nel terzo set, Marin si gioca tutto, cambia strategia, attacca, ma poi va fuori giri: break classico (sul 3 pari), poi 5-3. Il croato si aggrappa al servizio, sale sul 4-5 e qui Federer diventa spietato, con un paio di urli nei momenti chiave: segno evidente che non aveva nessuna intenzione di dare ossigeno all’avversario.
La tattica di Federer è stata tanto semplice da dirsi quanto tremendamente difficile da farsi: appena il punto pesava, la palla arrivava per magia sul rovescio di Cilic (vedi qui). Un Roger gelido, lucido come non mai. Non è divertente come il primo Federer, che scendeva di più a rete, ma sul verde a mio avviso è ancora più forte di prima: la testa della racchetta esce a una velocità supersonica e i piedi non conoscono tregua nel loro movimento perpetuo e rapidissimo.
Ciliegina sulla torta, durante la premiazione Federer si conferma un gentiluomo, in riferimento all’infortunio di Cilic: “Sport crudele, Marin è rimasto in campo ed è il mio eroe. Sii fiero di te stesso, amico”.
Ciliegina sulla torta, durante la premiazione Federer si conferma un gentiluomo, in riferimento all’infortunio di Cilic: “Sport crudele, Marin è rimasto in campo ed è il mio eroe. Sii fiero di te stesso, amico”.
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