domenica 12 febbraio 2012

Tramonto Inter: la notte di Madrid erano da cacciare tutti

Quella favolosa notte di Madrid del 22 maggio 2010, in cui l’Inter mise a segno una tripletta irripetibile, il ciclo storico della squadra era al capolinea. Mourinho l’aveva perfettamente capito e scappò a gambe levate al Real, una società in grado di comprargli l’impossibile. Quella notte stessa, andava eseguita una trasfusione totale di sangue all’Inter, e ritengo che - potendo tornare indietro - anche Moratti lo farebbe.

Il Petroliere doveva disfarsi di tutti quelli che battevano cassa, e ripartire con un progetto a lungo termine, fatto di giovani affamati. Però non me la sento di attaccare la vecchia guardia, accusandola di non impegnarsi al massimo, nonostante ingaggi milionari. La verità è che non ce la fanno proprio più a reggere così tanti impegni: sono al tramonto. Te ne accorgi quando devono rincorrere l’avversario: arrancano. Pare quasi che la cattiveria agonistica sia scomparsa. In realtà, è il serbatoio di energie mentali e fisiche che è vuoto.

Si ripartirà con una rivoluzione, dalla prossima stagione. Però servirà pazienza: se cambi 20 elementi della rosa, e se nove undicesimi dei titolari sono diversi, nessuno può avere la pretesa di diventare subito competitivi. Tra la fine di un ciclo mostruosamente vincente e l’inizio di un’altra epoca d’oro, esiste un periodo di transizione, da affrontare senza nevrosi: vietato bocciare i giovani perché sbagliano due partite.

A mio modesto avviso, c’è infine un serio problema che riguarda i mass media. È un paio d’anni che ci fanno a fettine sui giornali e in tv. Dalla società avversaria che ci vuole sempre portare in tribunale, all’ex allenatore che ce ne dice di tutti i colori; dall’arbitro che fischia per tutta la partita contro, alla moviola senza un minimo di contraddittorio. Quel compito di riequilibrare le forze venne svolto in parte da Roberto Mancini, che arrivò un paio di volte a perdere le staffe in diretta tv, ma soprattutto da Mourinho, che menava fendenti a tutt’andare. Obiettivi: fare gruppo, creare un nemico comune, ottenere lo stesso spazio degli altri, mettere pressione su chi voleva schiacciarti. Che fosse la strada giusta lo testimoniano le reazioni isteriche di chi veniva trafitto. Il portoghese non arretrava di un millimetro, consapevole del fatto che una delle frasi più sceme del mondo è: “Nel calcio, i titoli si vincono sul campo”. Bugia: i campi dove si gioca la partita sono più d’uno. O davvero non vi siete accorti che altre società puntano le loro fiches su più tavoli?

1 commento:

  1. Ciò che mi preoccupa non è il fatto che sia al tramonto ma il timore che la nuova alba sia molto molto lontana.
    Il grande Eduardo direbbe "Addà passà a nuttata". Ecco la nostra "nuttata" sarà molto lunga.

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