Straordinaria impresa di Giuliano Razzoli, che vince la medaglia d’oro ai Giochi olimpici di Vancouver, nello slalom speciale (quello, per intenderci, con le porte ravvicinate). La prima manche è da favola: piazza quasi 50 centesimi di vantaggio sul muso del secondo. Ma se all’inizio scende senza una grande pressione, è nella seconda manche che dimostra di essere un fuoriclasse, gestendo la tensione come un professore. Parte fortissimo, con coraggio, e tiene il distacco dagli altri; a metà gara conserva quasi mezzo secondo di vantaggio; e nella zona bassa della pista, con grande sagacia tattica, gestisce i centesimi guadagnati, attento a non commettere errori.
Eppure il secondo, il croato Ivica Kostelic (terzo lo svedese André Myhrer), aveva messo a segno una seconda manche da urlo, roba da schiacciare psicologicamente anche un elefante. Ma Razzoli ha retto come un computer: formidabile. Alla fine, Kostelic secondo a 16 centesimi.
La vittoria di Giuliano rappresenta, a mio avviso, uno degli ori più emozionanti nella storia della sci italiano, a 22 anni dall’oro di Tomba. A Vancouver, quasi sempre, gli avversari ci hanno preso a pesci in faccia; restava solo lui a poter salvare l'Italia. È arrivata la medaglia d'oro in una disciplina così importante e di prestigio come lo slalom.
Razzoli entra nella leggenda. Aveva già acceso il motore con la vittoria in slalom a Zagabria, il 6 gennaio scorso. Le doti tecniche erano indubbie. Ma un conto è scendere in coppa, dove scii relativamente tranquillo; un altro è sopportare la pressione del miglior tempo alle Olimpiadi dopo la prima manche, reggere l'attesa che ti separa dalla seconda discesa, e non venire influenzato dai segni che gli altri atleti hanno lasciato sulla pista. Eccezionale Giuliano.
[foto via razzoli-giuliano]
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