I quattro punti dell'accordo
1) L’accordo intende rendere più efficiente il sistema di controllo e vigilanza nelle nostre città, ha dichiarato il ministro Lamorgese, assicurando il più efficace coordinamento tra i diversi soggetti a vario titolo coinvolti.
Il fatto è che il 15 agosto 2017, è stato emanato il decreto Minniti. Stabilisce le modalità di esercizio e la razionalizzazione dei presidi delle Forze di Polizia. La riassumo in quattro punti.
1) Il capo della Polizia (direttore generale della pubblica sicurezza) è il responsabile dell'attuazione. I prefetti saranno chiamati a sovrintendere all'attuazione a livello locale, dopo che i vertici delle singole Forze di Polizia avranno impartito le disposizioni all'interno della singola organizzazione.
2) L’obiettivo della direttiva è quello di "sviluppare un'azione in grado di soddisfare, con celerità, efficacia e accresciuta incisività, le esigenze di sicurezza e legalità avvertite in misura sempre crescente dai cittadini".
3) "Specifica attenzione deve essere riservata allo svolgimento dei servizi di polizia stradale sulla viabilità dei centri urbani". Viene ribadito il concetto di "leale collaborazione istituzionale", con la richiesta ai corpo di polizia locale di una presenza lungo l'intero arco delle ventiquattro ore.
4) Occorre avviare un percorso con Anci, attraverso un preliminare accordo-quadro, con una prima fase destinata alle città metropolitane e ai capoluoghi di provincia, per essere poi esteso a tutte le municipalità. Nella seconda parte della direttiva viene trattata la razionalizzazione dei presidi di polizia, con la possibilità anche di derogare alla suddivisione indicata, in presenza di particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Nella dislocazione occorrerà valutare molti indicatori delle caratteristiche socio-economiche di ciascuna realtà e delle relative dinamiche criminali, con attenzione della presenza o dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Viene indicata al punto 2.5 della direttiva l'importanza di estendere i piani coordinati di controllo del territorio anche alle località non capoluogo di provincia, con il coinvolgimento della Guardia di Finanza e il contributo delle Polizie locali.
Morale: io non ci trovo grosse differenze
Non mi pare ci siano grosse differenze fra il decreto Minniti del 2017 e l’accordo quadro del 2020. Dopo tre anni, si dicono cose analoghe, con parole piuttosto simili. Non sono concetti sbagliati, per carità: sicurezza stradale, cooperazione, organizzazione, sistema di controllo e vigilanza. Per la miseria, a sentire quei paroloni, il primo ubriaco o drogato che s’azzarda a entrare in auto ha già le manette ai polsi. Ma sembra che non sia così. In tutto questo tornado di annunci politici, va detto, le Forze dell’ordine sono vittime anch’esse: cosa possono fare se non dare attuazione a quelle regole, con i pochi strumenti e risorse a disposizione? Se siete curiosi e non avete proprio nulla da fare, leggete a pagina 5 il decreto Minniti del 2017: qui. E leggete l’accordo del 2020: qui. Più la direttiva del 2020: qui.
1) L’accordo intende rendere più efficiente il sistema di controllo e vigilanza nelle nostre città, ha dichiarato il ministro Lamorgese, assicurando il più efficace coordinamento tra i diversi soggetti a vario titolo coinvolti.
2) L’attuazione dell’Accordo, si legge ancora sul sito, valorizza il ruolo e le funzioni delle Polizie locali e consentirà di liberare risorse delle Forze di polizia da destinare al controllo del territorio.
3) Per le altre amministrazioni comunali che, al momento, non dispongono di adeguate risorse, l’assunzione del ruolo nelle nuove attività sarà progressivamente assicurata.
4) Quali le città interessate? Alessandria, Ancona, Arezzo, Asti, Bari, Barletta, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cremona, Ferrara, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Lecce, Livorno, Messina, Milano, Modena, Monza, Napoli, Novara, Padova, Palermo, Parma, Perugia, Pisa, Pistoia, Prato, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Terni, Torino, Treviso, Udine, Varese, Venezia, Verona.
E quindi, qual è il problema?
3) Per le altre amministrazioni comunali che, al momento, non dispongono di adeguate risorse, l’assunzione del ruolo nelle nuove attività sarà progressivamente assicurata.
4) Quali le città interessate? Alessandria, Ancona, Arezzo, Asti, Bari, Barletta, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cremona, Ferrara, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Lecce, Livorno, Messina, Milano, Modena, Monza, Napoli, Novara, Padova, Palermo, Parma, Perugia, Pisa, Pistoia, Prato, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Terni, Torino, Treviso, Udine, Varese, Venezia, Verona.
E quindi, qual è il problema?
Il fatto è che il 15 agosto 2017, è stato emanato il decreto Minniti. Stabilisce le modalità di esercizio e la razionalizzazione dei presidi delle Forze di Polizia. La riassumo in quattro punti.
1) Il capo della Polizia (direttore generale della pubblica sicurezza) è il responsabile dell'attuazione. I prefetti saranno chiamati a sovrintendere all'attuazione a livello locale, dopo che i vertici delle singole Forze di Polizia avranno impartito le disposizioni all'interno della singola organizzazione.
2) L’obiettivo della direttiva è quello di "sviluppare un'azione in grado di soddisfare, con celerità, efficacia e accresciuta incisività, le esigenze di sicurezza e legalità avvertite in misura sempre crescente dai cittadini".
3) "Specifica attenzione deve essere riservata allo svolgimento dei servizi di polizia stradale sulla viabilità dei centri urbani". Viene ribadito il concetto di "leale collaborazione istituzionale", con la richiesta ai corpo di polizia locale di una presenza lungo l'intero arco delle ventiquattro ore.
4) Occorre avviare un percorso con Anci, attraverso un preliminare accordo-quadro, con una prima fase destinata alle città metropolitane e ai capoluoghi di provincia, per essere poi esteso a tutte le municipalità. Nella seconda parte della direttiva viene trattata la razionalizzazione dei presidi di polizia, con la possibilità anche di derogare alla suddivisione indicata, in presenza di particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Nella dislocazione occorrerà valutare molti indicatori delle caratteristiche socio-economiche di ciascuna realtà e delle relative dinamiche criminali, con attenzione della presenza o dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Viene indicata al punto 2.5 della direttiva l'importanza di estendere i piani coordinati di controllo del territorio anche alle località non capoluogo di provincia, con il coinvolgimento della Guardia di Finanza e il contributo delle Polizie locali.
Morale: io non ci trovo grosse differenze
Non mi pare ci siano grosse differenze fra il decreto Minniti del 2017 e l’accordo quadro del 2020. Dopo tre anni, si dicono cose analoghe, con parole piuttosto simili. Non sono concetti sbagliati, per carità: sicurezza stradale, cooperazione, organizzazione, sistema di controllo e vigilanza. Per la miseria, a sentire quei paroloni, il primo ubriaco o drogato che s’azzarda a entrare in auto ha già le manette ai polsi. Ma sembra che non sia così. In tutto questo tornado di annunci politici, va detto, le Forze dell’ordine sono vittime anch’esse: cosa possono fare se non dare attuazione a quelle regole, con i pochi strumenti e risorse a disposizione? Se siete curiosi e non avete proprio nulla da fare, leggete a pagina 5 il decreto Minniti del 2017: qui. E leggete l’accordo del 2020: qui. Più la direttiva del 2020: qui.
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