Il rovescio bimane di Djokovic ha rivoluzionato il tennis moderno. Con i destrorsi, nella diagonale di rovescio, il serbo è inarrivabile. Tira più profondo e preciso di Borg. Ha maggiore resistenza fisica rispetto ad Agassi. Riesce ad angolare di più rispetto a Murray. Con quell’arma, Nole sventra gli avversarsi: si apre il campo da quel lato, poi entra e sfonda. Ha un rovescio così potente e chiurgico, da tenere il ritmo addirittura contro i mancini: è la chiave delle vittorie contro Nadal, che nella diagonale dritto contro rovescio dell’avversario ha costruito tutte le sue vittorie.
Questo diabolico colpo è stato la soluzione vincente nel quinto set della finale di Wimbledon del 2014: Federer negli ultimi 20 minuti è caduto nella fossa dell’angolo sinistro, e non è più riuscito a uscirne. Perché stremato sotto il profilo nervoso, prim’ancora che fisico: Roger aveva speso tantissimo per la rimonta da 0-2 nei set. La stessa diagonale di rovescio sarà l’aspetto fondamentale della finale di domani, che mette davanti il più grande tennista di ogni epoca, lo svizzero (a mio giudizio il più eccezionale atleta di qualsiasi sport), contro il più forte del mondo.
Questione di sensibilità e confidenza: re Roger dovrà alternare rovesci piatti a colpi in back, ma soprattutto usare a sorpresa il rovescio lungolinea per uscire dalla trappola mortale. Compito difficilissimo, visto che da quando Djokovic ha perso il secondo set contro Anderson è stato perfetto: come se si fosse svegliato d’improvviso, come se avesse acquisito maggiore sicurezza e consapevolezza. Come se lo spavento per essere giunto a un millimetro dal burrone lo avesse reso ancora più esplosivo e reattivo.
Un’ultima considerazione, molto personale. Il tennis è uno sport giusto: vince il migliore. Sì, esiste il doping, ma la questione, ormai, riguarda anche le gare di ciclismo di paese dove per aggiudicarsi un prosciutto si presentano al via pedalatori pieni di immondizia nelle arterie. Dicevo: uno sport giusto. Pur tuttavia, la finale di domani vede un Federer vecchio, in parabola discendente, dinnanzi a un Djokovic nel pieno della carriera. La contesa non sarà equilibrata per questioni anagrafiche. A pari età, come dimostra la finale del 2012, Roger spacca in mille pezzi Nole: a Wimbledon, sul veloce. E lo batte pure sul rosso. Con l’elvetico sul viale del tramonto e il serbo in ascesa, è quest’ultimo a essere strafavorito e a dover assolutamente vincere.
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