La morte in faccia: ecco chi s’è trovato innanzi a sé il 19enne danese Holger Rune, nella finale del Paris Masters 2022 contro Djokovic, appena conclusasi. Infatti, il serbo era avanti un set a zero, servizio Rune e 0-40. Nole aveva in mano il match, virtualmente finito: ho dato un’occhiata alle quote live, che vedevano Djokovic ultra favorito e Rune ormai dato per spacciato. Ma per un miracolo tennistico senza spiegazioni, Holger è tornato a galla, per poi cambiare l’inerzia del match e andare a pareggiare i conti.
A quel punto, il livello del gioco s’è alzato, con equilibrio perfetto, break di Rune sul 5 pari. Qui, Djokovic è stato straordinario, guadagnandosi sei palle break, annullate con maestria dal danese. Quindi, primo match point cancellato, e secondo centrato, con conseguente pianto di gioia di Holger.
Così, il danese conquista il primo Masters 1000, entrando di prepotenza nella top ten del ranking ATP.
No, non è stata una magia di una sera. Ha fatto fuori Stan Wawrinka. Poi ha spaccato Hubert Hurkacz (7-5, 6-1), Andrej Rublëv (6-4, 7-5), Carlos Alcaraz (6-3 con lo spagnolo che si ritira sul tie-break al secondo set con Rune con un break di vantaggio) e Félix Auger-Aliassime (6-4, 6-2). Ossia i numeri 10, 9, 1 e 6 al mondo. Con Auger-Aliassime bollente e reduce da una sequela di successi. Infine, Nole, che era in grandissima forma.
Se ci limitiamo ai match al meglio dei tre set, Rune è tranquillamente nella top five. Per quanto riguarda i tornei dello Slam, trattasi di altro sport, e il giudizio sul danese è sospeso.
Sublime il servizio, specie la prima centrale e profonda, sebbene Rune abbia buttato alle ortiche il primo match point con due battute lunghe di mezzo metro, e frutto di un’ansia improvvisa, che poi è riuscito ad addomesticare.
Sempre cattivo il dritto, con apertura talvolta limitata e notevole allungo della racchetta dietro la testa in chiusura. Sul rovescio bimane, si piega tantissimo per colpire la pallina sotto (è alto 188 cm), non disdegnando back velenosi. Tatticamente, s’è dimostrato geniale nell’accorciare di rovescio, per poi allungare d’improvviso, mandando ai pazzi Nole. Grandioso lo smash, anche spettacolare quando il danese si arrampica in cielo mentre retrocede.
Schiacciata a parte, qualcosa da rivedere sui colpi di volo dolci e delicati per il ragazzo di Gentofte, dov’è nato il 29 aprile 2003: prima d’impattare, gli muta perfino la mimica facciale, coi muscoli che s’irrigidiscono.
Le gambe lo sostengono con scatti al fulmicotone (i suoi 77 kg lo rendono una farfalla), almeno per quanto riguarda i tornei al meglio dei tre. Coraggioso, talvolta sfrontato, simpaticamente guascone.
Da orfani di Federer che siamo, sarà lui il suo erede?
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