La Pennetta non è e non sarà mai una fuoriclasse. Non è e non sarà mai una grande campionessa, il gradino sotto la fuoriclasse. Però è un’ottima giocatrice, con picchi di aggressività agonistica che la rendono un esempio per tutti quelli che praticano sport ad alto livello. La Pennetta non ha mezzi tecnici né atletici che le permettano di sfondare: non ha un servizio devastante, è priva del dritto che ti apre in due, ha un rovescio sicuro, al volo se la cava egregiamente. E allora, come fa ad arrivare ai quarti di finale dell’Australian Open?
Primo: il linguaggio del corpo. Non dà mai in escandescenze. Mai un atteggiamento isterico, mai una reazione scomposta. Ti comunica che è lì per combattere. A differenza di molti maschietti italiani, che su un campo da tennis paiono le principesse sul pisello. Secondo: la Pennetta resiste. Arrivando a fare quello che Brad Gilbert faceva quando giocava a tennis: sconfiggere avversarie un po’ più forti. La Pennetta insiste al momento giusto sul punto debole dell’avversario, senza scaldarlo scioccamente. Terzo: Flavia ha una favolosa tenuta atletica, che le consente di piegare le gambe quando la palla è bassa. Arriva sempre col passo giusto. Quarto: la brindisina è uno squaletto, e intuisce quando è il momento di mordere chi sta dall’altra parte del net.
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