domenica 31 maggio 2009

Nadal eliminato al Roland Garros: secondo me, era nervoso per la questione doping

La mia opinione è molto semplice: Nadal è stato eliminato al Roland Garros perché era inquieto. Ha perso contro lo svedese Söderling in quattro set, 6-2 6-7 (2) 6-4 7-6 (2). È la prima sconfitta per lo spagnolo dopo 31 gare vinte consecutivamente al torneo parigino. È stato battuto da un onesto pedalatore, numero 25 del ranking mondiale. Quindi, l'unica spiegazione del crollo è psicologica. Anche se, con largo anticipo, avevo segnalato qualche scricchiolio nel gioco del fenomeno della terra rossa: vedi qui e qui.

Ad agitare Rafa, a mio giudizio, la questione doping. Il maiorchino ha smarrito la perfetta e assoluta concentrazione (che lo contraddistingue da anni) per via della recente polemica contro la Wada, World Anti-Doping Agency, il cui compito è di promuovere e coordinare, a livello internazionale, la lotta alla diffusione delle sostanze dopanti in qualunque forma si presentino.

“Le regole della Wada tormentano i giocatori”, ha infatti polemizzato Nadal poche ore prima del match. Il motivo? Richiedono che ogni atleta si renda disponibile per un test un’ora al giorno e per ogni giorno della settimana. “Ero con i miei amici. Stavamo facendo un bagno, quando mia madre mi ha avvertito che nella mia casa di Madrid c’erano quelli dell’antidoping. Era la mia unica serata libera e l’ho passata così. E non è capitato solo a me”.

È chiaro che Rafa sia infastidito terribilmente. Gli ho visto fare, contro lo svedese, errori che in passato non ha mai commesso, specie di rovescio. Può anche darsi che si senta nel mirino. Tant'è che, come ricorda la Wada, è possibile diventare un soggetto mirato per i test antidoping. Spesso gli atleti migliori nelle varie discipline, a livello nazionale e internazionale, possono essere inclusi nominativamente nei test anziché essere sorteggiati. In tal modo, si può dimostrare a chiunque che i propri successi sono ottenuti in modo leale e sportivo.

Si tratta di una polemica, quella di Nadal contro la Wada, che può aver lasciato il segno nell’animo del fuoriclasse iberico. Che peraltro, come ho già ricordato qui, reputo pulitissimo. Il guaio è che il doping lo si dovrà pur combattere in qualche modo.

[foto via rolandgarros]

sabato 30 maggio 2009

Doping: caro Nadal, ti sbagli

Nadal non è un drogato-dopato. Non soltanto è pulito, ma è anche il più grande giocatore d’ogni epoca sulla terra rossa. Non sono di quelli che pensano: siccome Rafa ha muscoli enormi, allora si dopa. Neppure m’interessa il fatto che il maiorchino sia tutto fuorché un tennista con uno stile da imitare: è uno straordinario atleta con una racchetta in mano. Men che meno mi tange lo strano comportamento del numero uno al mondo prima di servire (dita vicino al sedere per sistemarsi le mutande; attesa che spesso tocca i 45-50 secondi): esiste un arbitro, e se a quel signore sta bene così, allora non c’è stata alcuna violazione dei regolamenti. Oltretutto, lo spagnolo è un campione anche fuori dal campo, sempre sorridente e disponibile.

La premessa mi pare sufficientemente lunga. Adesso arrivo al dunque. Non condivido la presa di posizione di Nadal sulla questione doping. La sparata più recente è contro la Wada, World Anti-Doping Agency, il cui compito è di promuovere e coordinare, a livello internazionale, la lotta alla diffusione delle sostanze dopanti in qualunque forma si presentino: “Le regole della Wada tormentano i giocatori”. Il motivo? Richiedono che ogni atleta si renda disponibile per un test un’ora al giorno e per ogni giorno della settimana. “Ero con i miei amici. Stavamo facendo un bagno, quando mia madre mi ha avvertito che nella mia casa di Madrid c’erano quelli dell’antidoping. Era la mia unica serata libera e l’ho passata così. E non è capitato solo a me”. E ancora: “Alcuni giorni fa, Ferrer e Verdasco sono stati controllati alle 6 del mattino. È pazzesco. Non so nemmeno se, da un punto di vista legale, tutto ciò sia corretto”. E la stoccata finale: “Non penso che questo sia il modo giusto: è un prezzo troppo alto da pagare per giocare a tennis. Io voglio che questo sport sia il più pulito possibile, questo è ovvio, ma ci devono essere altre soluzioni”.

Cominciamo dalla fine, Rafa. Altre soluzioni contro il doping non esistono. Lo sport è stracolmo di drogati: questo lo sai bene anche tu. Se avverti un atleta con largo anticipo, lui fa in tempo a pulirsi e a farsi trovare con l’urina pura come quella di un bebé. L’unica strada è colpire a sorpresa. La Wada agisce in modo intelligente: se lo sport disarma quell’agenzia, eliminando il “controllo senza pravviso”, cancella anche la lotta al doping.

Discorso ben diverso è la scocciatura di dare la propria reperibilità alla Wada. Questo lo comprendo. D’altronde, gli atleti sono pagati profumatamente anche per sottoporsi a sacrifici di questo genere.

Chiudo con quattro considerazioni.

1) È possibile diventare un soggetto mirato per i test antidoping. Spesso gli atleti migliori nelle varie discipline, a livello nazionale e internazionale, possono essere inclusi nominativamente nei test anziché essere sorteggiati. In tal modo, si può dimostrare a chiunque che i propri successi sono ottenuti in modo leale e sportivo. Un discorso che vale anche per Nadal.

2) Gli atleti devono inviare le informazioni riguardanti il loro luogo di permanenza anche quando sono in vacanza, in modo da permettere alle autorità antidoping di localizzarli sempre, nel caso in cui sia necessario sottoporli a un controllo.

3) La lista delle sostanze proibite viene rivista ogni anno da un gruppo d’esperti internazionali; e la versione aggiornata entra in vigore il 1º gennaio d’ogni anno. Ma, secondo me, la Wada è eternamente in ritardo. Se l’agenzia stila una lista di prodotti proibiti, l’industria del doping ha già pronte altre sostanze che non emergono durante i controlli. È una lotta impari. Lasciate alla Wada almeno la possibilità di fare incursioni a sorpresa.

4) Una previsione: andrà sempre più di moda la scusa dell’integratore, specie di quello comprato su Internet. Della serie: “Non sapevo che quell’integratore contenesse doping”. A questo proposito, giova ricordare che l’assunzione di integratori avviene sempre a proprio rischio e pericolo: molti contengono sostanze proibite. Poiché in diversi Paesi l’industria degli integratori alimentari non è regolamentata, è importante essere pienamente coscienti di quello che il prodotto contiene.

[foto via Wada]

martedì 26 maggio 2009

Mourinho rinnova fino al 2012: interisti in festa perché quello è uno che le canta a Milan e Juve

È vero: Mourinho doveva cambiare il gioco dell'Inter, che invece è simile a quello di Roberto Mancini.

È vero: Mourinho ha fallito con Quaresma e il brasiliano Mancini; niente attacco a tre, ma un ritorno al 4-4-2 o al rombo proprio di Roberto Mancini.

È vero: Mourinho, in termini di tattica e moduli, non ha portato innovazioni in Italia.

Eppure, i tifosi dell'Inter lo amano davvero. Il motivo è semplice. Negli anni in cui vincevano soltanto Milan e Juve, l'Inter non aveva un avvocato difensore che bucava il video. In tv, i nerazzurri venivano coperti dallo strapotere mediatico delle altre due squadre. Hai voglia a dire che la tv non influenza un campionato: lo indirizza eccome. Ben lo sapeva qualcuno che faceva loschi affari prima di andare in onda. Dopodiché è arrivato un grande allenatore, Roberto Mancini. Che però in tv e nelle conferenze stampa non ha mai fatto breccia. Né la società di via Durini disponeva di dirigenti o rappresentanti in grado di controbattere l'agguerrita concorrenza, che pareva quasi alleata. Ma un bel giorno s'è presentato questo signore portoghese, e tutto è cambiato.

Per la miseria, se c'è uno che difende l'Inter e i suoi tifosi è proprio Mourinho. Se c'è uno che riesce a trovare formule dialettiche intelligenti, slogan, stilettate, questi è Mourinho. Se esiste uno che ha capito come gira il fumo nelle tv italiane, e come fare arrivare messaggi a dirigenze, allenatori, arbitri, assistenti e via discorrendo, questi è Mourinho. Che, in questo, è identico a un certo Helenio Herrera.

Non ho mai visto un allenatore riscuotere così tante simpatie umane fra il popolo nerazzurro. Così soddisfatto, da fregarsene del gioco bello e d'attacco. Certo, ora arriva il difficile: ripetere un trionfo. Impresa riuscita a Roberto Mancini.

[foto via Inter]

domenica 24 maggio 2009

Paradosso Maldini: la curva dell’Inter lo ringrazia; la curva del Milan lo contesta perché...

Il caso Maldini ci dice che è un calcio sempre più folle. Quello che io considero il difensore più forte degli ultimi 30 anni, quello che viene ammirato nel mondo per la correttezza e la lealtà, è stato contestato dalla curva del Milan (la Sud) nell’ultima partita a San Siro.

Non è chiara la ragione della rabbia ultrà verso Maldini. Avanzo due ipotesi, ma sarebbe utile l’aiuto di un esperto, magari proprio di un tifoso rossonero dentro alle cose.

1) Pare che tutto nasca dopo la finale di Istanbul del 2005, quella della celeberrima rimonta del Liverpool. Dopo la serataccia, in aeroporto, Maldini sarebbe stato avvicinato da qualche tifoso che chiedeva spiegazioni sulla sconfitta. Qualcuno, molto vicino a Maldini, avrebbe risposto ai tifosi: "Ma li stai anche a sentire questi pezzenti?". Un'altra versione è che una tifosa rossonera, piangendo, avrebbe avvicinato in aeroporto Maldini, chiedendo spiegazioni per quella finale; e qualcuno molto vicino a Maldini avrebbe risposto: "Andiamo via, lascia stare questa pezzente". Una terza versione è che, in aeroporto, alcuni "tifosi" del Milan avrebbero insultato i giocatori, definiti per questo "pezzenti" da qualcuno vicino a Maldini.

Premesso che non condivido la contestazione degli ultrà al loro inimitabile capitano, a questo punto mi chiedo: che senso ha prendersela con Maldini? Al massimo, un ultrà avrebbe dovuto chiedere spiegazioni (in maniera civile) a quel qualcuno vicino a Maldini...

2) Durante le recenti contestazioni da parte della curva Sud verso la squadra (il Milan negli ultimi anni viene puntualmente surclassato dall’Inter), Maldini avrebbe a sua volta contestato gli ultrà, con gesti in campo (comunque composti ed educati) e affermazioni alla stampa (mai però sopra le righe).

Così si spiega lo striscione della curva Sud: “Per i tuoi 25 anni di gloriosa carriera sentiti ringraziamenti da chi hai definito mercenari e pezzenti”.

Non soltanto: la scritta è stata accompagnata sia dall'esposizione della maglia di Franco Baresi sia dal coro "Un capitano, c’è solo un capitano”, riferito a Baresi.

E ancora, altro striscione in curva: “Grazie capitano: sul campo campione infinito, ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito”.

Maldini ha risposto: “Sono orgoglioso di non essere uno di loro”.

Mi stupisco di Carlo Ancelotti, che ha detto: “Una piccola minoranza ha contestato”. Mah… è pur vero che gli altri spettatori presenti a San Siro hanno applaudito Maldini, ma definire “piccola minoranza” la curva Sud mi sembra riduttivo: pur considerando i 70.000 tifosi dello stadio più altri milioni nel mondo, va tenuto in considerazione che gli ultrà hanno un peso specifico enorme. La frase di Carletto è in stile "1984" di George Orwell...

Senza fare osservazioni su un altro striscione, stavolta dedicato a Berlusconi (“Sono anni che compri bidoni e figurine. Quest'anno chi compri... le veline?”), su cui scriverò un altro post, è lampante la differenza di trattamento riservato a Maldini dalla curva dell’Inter (la Nord) e da quella del Milan (la Sud). Gli ultrà nerazzurri, durante l’ultimo derby, hanno tributato un’ovazione a Maldini, capitano onesto, forte, coraggioso e rispettoso dell’avversario (a differenza di qualche suo compagno…). Paradossale che, invece, dalla curva del Milan sia arrivato non un saluto, ma un siluro.

[foto via Milan]

domenica 17 maggio 2009

Federer schianta Nadal: il ritorno del divino Roger, più intelligente di prima

Premessa d'obbligo: ieri, nel torneo di Madrid, Nadal ha disputato una semifinale epica contro Djokovic. Un match che ha prosciugato lo spagnolo. Così, oggi pomeriggio il numero uno al mondo (nonché miglior giocatore sul rosso d'ogni epoca) non era nelle condizioni ideali per contrastare Federer in finale. Tuttavia, il doppio 6-4 con cui lo svizzero ha regolato Rafa impone tre considerazioni.

1) Federer è finalmente dimagrito. Qualche settimana fa, pareva incinto (vedi qui). Ora è di nuovo un atleta. Le caviglie sono tornate esplosive. Degne del più grande tennista mai apparso sulla Terra. Segno che, di fronte al bivio della vita, ha optato per la strada più difficile: combattere.

2) Re Roger è scappato dalla trappola. Mi spiego. Nei precedenti match con Nadal, accettava lo scambio prolungato da fondo campo. Una specie di braccio di ferro che sfibrava lo svizzero ed esaltava il gladiatore iberico. Oggi, invece, Federer ha sempre tentato di accorciare lo scambio. O attaccava oppure piazzava una smorzata. Una tattica con un coefficiente di difficoltà massimo, oltreché rischiosissima: per metterla in pratica, occorre la sensibilità infinita dell'elvetico. Insomma, Federer mi è apparso più intelligente dal punto di vista tattico.

3) Lo svizzero ha tirato seconde di servizio di una cattiveria senza limiti: angolate, alte, lunghe, con tagli diversi. Una rogna anche per un ribattitore principe come Nadal. Addirittura, nel game decisivo, ha messo a segno un ace con la seconda, in puro stile Sampras.

Chiaramente, Federer e Nadal vanno rivisti quando il match si disputa sui cinque set: trattasi di un altro sport rispetto a quelli su tre set. E la prossima volta, Rafa si farà trovare più fresco di fronte a Roger: non sempre scenderà in campo in finale poche ore dopo una semifinale massacrante.

Chiudo con una nota sul pubblico di Madrid. Correttissimo; caldo ma non volgare. Un esempio per tutte le altre città del mondo, dove si svolgono tornei di tennis: è così che si tifa a favore di un giocatore del proprio Paese.

[foto via Atp]

Inter nella leggenda. Ma da rifondare: ecco la rosa 2009/10

Quella che è appena entrata nella leggenda con il quarto scudetto di fila, non è una squadra da ritoccare. L’Inter è da rifondare, perché piena zeppa di giocatori vecchi e logori, più altri non all’altezza di una grande società. Ecco quali saranno, secondo me, i prossimi acquisti di Moratti per un’Inter ancora vincente.

In maiuscolo, i nuovi arrivi per l’Inter 2009/10. Anzitutto, la rosa.

Portieri: Julio Cesar, Toldo, Belec (Primavera).

Difensori: Santon, Zanetti, Maicon, Cordoba, Samuel, Chivu, Maxwell, BRUNO ALVES (Porto).

Centrocampisti; Cambiasso, Stankovic, Khrin (Primavera), MIKEL (Chelsea), FABREGAS (Arsenal), JENAS (Tottenham), MODRIC (Tottenham).

Attaccanti: Ibrahimovic, Balotelli, MILITO (Genoa), Destro (Primavera).

E ora la squadra titolare, col sostituto fra parentesi, se giocherà col 4-3-3.

Julio Cesar (Toldo);

Maicon (Zanetti), BRUNO ALVES (Cordoba), Samuel (Chivu), Santon (Maxwell);

Zanetti (Stankovic), FABREGAS (MIKEL), Cambiasso (JENAS);

Ibrahimovic, MILITO, Balotelli.

A titolo di curiosità, segnalo quanto ha affermato Mourinho in queste ore.

1) La rosa dell'Inter è inferiore a quelle di Barcellona e Manchester. Cosa che ho detto mesi fa.

2) Se l’Inter non fosse uscita dalla Champions, avrebbe rischiato di perdere tutto: coppa e campionato. Cosa che avevo detto qui.

[foto via Inter]

domenica 10 maggio 2009

Milan-Juve 1-1: per me, Kaká è un problema

I tifosi del Milan hanno nel mirino Seedorf. Il motivo mi sfugge. Forse lo considerano il cocco di Ancelotti (da me sempre difeso), il giocatore che deve sempre partire titolare. Forse vorrebbero un incontrista in più per dare maggiore spazio alla marea di trequartisti e mezze punte e attaccanti che ha il mister. Non so. Quello che ho ben chiaro in testa è il vero problema del Milan: Kaká.

Tutti ricordano il brasiliano che ha fatto vincere l'ultima Champions al Milan nel 2007. Tutti hanno in mente le memorabili partite europee di quella coppa. Sono match che abbagliano. Però ho idea che il Milan abbia bisogno di uno che di prestazioni ad alto livello ne fornisce 70 in una stagione: vedi Messi, Cristiano Ronaldo, Del Piero fino a qualche mese fa, Ibrahimovic che tuttavia non gioca in una squadra forte come Manchester e Barcellona.

Sono convinto che il Milan imposti la prossima campagna acquisti per costruire la rosa attorno a Kaká. A questo punto mi chiedo: ne vale la pena? Il Kaká sui cui i rossoneri puntano è quello delle due recenti stagioni, ossia niente più che un buon giocatore da 10 partite l'anno? È il Kaká visto contro la Juve, ossia un ectoplasma che vuole sempre il pallone sui piedi ed è reattivo come una lumaca?

Fossi nel Milan, con una bella offertona del Real Madrid, darei via Kaká, e con i soldi della vendita più i quattrini risparmiati per l'ingaggio, mi rifarei mezza squadra...

[foto Uefa]