domenica 29 maggio 2011

Inter-Palermo 3-1 in finale di coppa Italia. Inter-Milan tre titoli a uno: Inter prima squadra in Italia

Inter-Palermo 3-1 in finale di coppa Italia. Quattro riflessioni.

1) Il Milan vince lo scudetto nell’anno delle elezioni. L’Inter vince tre titoli: Supercoppa italiana, coppa del Mondo, coppa Italia. Tre a uno per l’Inter. Per me, la squadra di Moratti si conferma la numero uno in Italia. E la numero due al mondo, dietro il Barcellona. La prossima stagione, mi piacerebbe incontrarli di nuovo: siamo gli unici a poterli battere. L'abbiamo già fatto. E loro lo sanno.

2) Non esiste un gioco bello. Esiste un gioco che ti fa vincere. Leonardo adesso lo sa. Con le sconfitte, si cresce.

3) Serve vendere un pezzo da 90 per rifare il mercato? Sneijder va tenuto: favolosi i due assist a Eto'o. Fosse per me, cederei Maicon, che in questa stagione ha avuto troppi cali di tensione.

4) Messi, Eto'o, Cristiano Ronaldo: la mia classifica personale del momento.

foto Inter
                          

Fabio Fognini da urlo al Roland Garros: resiste coi crampi e vince 11-9 al quinto. I francesi fischiano: poveri stupidi


Fabio Fognini entra ai quarti di finale del Roland Garros battendo per 4-6 6-4 3-6 6-3 11-9 lo spagnolo Albert Montanes. Non è tanto la vittoria (comunque prestigiosa) a emozionarmi; né i cinque match point annullati; ma il fatto che il ragazzo s’è comportato come un gladiatore ferito, resistendo per oltre sei game ai crampi. In quelle situazioni, i più mollano: o si ritirano o lasciano vincere l’avversario. Lì ci vuole capacità di sofferenza, spirito di sacrificio; devi piangere in silenzio, mentre quell’altro ti bastona, e aspettare e sperare che il dolore passi. Quattro ore e 22 minuti di guerra fisica e mentale.

Alla fine, se proprio non vuoi fare un’ovazione a Fognini, se proprio gli italiani ti stanno sul culo, se proprio ci vuoi vedere tutti morti, almeno evita di fischiare. E invece Fognini è stato sommerso di fischi. Presumo per la pausa-fisioterapista dovuta ai crampi. Io non capisco: c’è un regolamento che consente l’ingresso del fisioterapista, e Fabio s’è attenuto alle regole, proprio come tutti gli altri tennisti. Qual è il problema? Forse doveva ritirarsi? Al massimo, i fischi vanno rivolti a chi ha scritto il regolamento; ma questo è un altro discorso.

La prossima volta che il pubblico di tennis italiano viene criticato, ricordiamoci dei fischi dei francesini al nostro Fabio.

foto rolandgarros
                                                                                                

Fenomeno Ferguson prima di Barcellona-Manchester 3-1: “Non commetteremo gli errori di due anni fa”!

Manchester disintegrato in finale di Champions da Messi e compagni. Il Barcellona è la squadra più forte del mondo, e questo lo si sapeva: solo la grande Inter dello scorso anno l’ha distrutto. Quella vittoria nerazzurra acquisisce un valore superiore alla luce dello strapotere dei catalani: tutti ce la invidieranno sempre, come la nostra tripletta e come il fatto di non essere mai andati in serie B. Perché le retrocessioni incidono sul valore di un club: quando si fanno i conti, va preso tutto in considerazione, e non solo 20 anni di storia per dire di essere i più titolati. A questo punto, tre riflessioni.

1) Ferguson prima di Barcellona-Manchester 3-1: “Non commetteremo gli errori di due anni fa”. Vero: lo scozzese ha fatto il fenomeno prima della finale, schierando la squadra come un branco di addormentati sulla propria tre quarti. Senza un minimo di strategia, senza cattiveria agonistica, senza raddoppio su Messi. Il modo migliore per farsi sbranare dal Barcellona. Dai, tutto sommato due anni fa Messi aveva segnato di testa. Stavolta, no. È già un passo avanti. E vivissimi complimenti per aver tenuto fuori Nani, l’unico che poteva dare fastidio ad Abidal. Se Leonardo avesse perso così, gliene avrebbero dette di ogni.

2) Guardiola sarà il prossimo allenatore dell’Inter. Così viene qui e si vendica. Moratti gli ha impedito di vincere tre Champions di seguito? E lui sventra dall’interno dello spogliatoio e della società l’Inter. Sì, peggio di Benitez. Sto scherzando...

3)
A chi dice che le Champions si vincono con la programmazione e non col mercato. Mascherano e Afellay sono costati un pacco di soldi grande quanto una montagna. Al momento giusto, hanno rappresentato la svolta della stagione. Parliamo di due panchinari del Barcellona. Altro da aggiungere?

foto barcelona
                                                                                                      

martedì 10 maggio 2011

Coppa Italia: il Palermo spazza via il Milan. Giù la maschera, rossoneri!

Una strana congiunzione astrale ha voluto che il Milan vincesse il campionato. Inter misteriosamente immobile sul mercato, fortuna arbitrale pro rossoneri senza soluzione di continuità, un mano di Robinho a Chievo - nel momento chiave della stagione - che urla ancora vendetta (con l’arbitro davanti, a pochi metri). E poi, un centrocampo fatto da Gattuso, Van Bommel e Boateng, che sono eternamente a rischio espulsione: giocassero con una maglia meno pesante, salterebbero due terzi del campionato per via delle squalifiche.

La verità è che col Tottenham e col Palermo, s’è visto il vero Milan. Anche perché, privo di fortuna arbitrale, ha faticato parecchio. Nulla a che vedere col Milan che fu: Van Basten e compagnia erano solo da ammirare.

Stendo un velo pietoso sulla grancassa mediatica. Finché il Milan puntava alla doppietta scudo-coppa Italia, la seconda manifestazione aveva un peso specifico notevole. Adesso, come d’incanto, la coppa Italia viene trascurata. Attendo qualche altro esponente di spicco del Milan che intenda sminuire ancora la tripletta dell’Inter: siamo nella leggenda, solo noi. Mai stati in serie B.

                                                                                                                                                             

Io, interista con la nostalgia di Paolo Maldini

Conoscevo un gentiluomo con la fascia di capitano del Milan, una persona straordinariamente forte come atleta, invincibile nello scatto, inarrivabile nell’uno contro uno difensivo, coraggioso, schietto, intelligente, pulito, di massima lealtà. Un eroe per i ragazzini, un modello per i giovani che si affacciano allo sport. Una persona che sapeva parlare, dialogare, che rispettava il lavoro dei giornalisti, sempre disponibile coi tifosi. Con una personalità tale da non cercare mai di catturare la simpatia delle frange estreme del tifo attraverso comportamenti aggressivi. Perfettamente consapevole che solo atteggiamenti consoni a un capitano combattono la violenza, negli stadi e fuori: certe menti deboli osservano e copiano. Un ragazzone che purtroppo ha sempre giocato con la maglia sbagliata, ma nessuno è perfetto.

Da qualche tempo, il capitano del Milan non è più il signor Paolo Maldini, cui la curva Nord, quella dell’Inter, gli tributò un applauso caldissimo e sincero, oltre a uno striscione che lo onorava.

Ora, non mi interessa chi siano il capitano e il vicecapitano del Milan. Né voglio saperlo. Ma sarò felicissimo se l’Inter non si abbasserà a livelli infimi, tacendo su qualsiasi questione extracalcistica. Adesso come non mai desidero un’Inter silenziosa, che si tenga alla larga dalla violenza verbale.

Noi siamo quelli della tripletta e della cinquina, mai stati in serie B. Noi siamo l’Inter. Sempre a testa alta, nella vittoria e nella sconfitta. Sì, smoking bianco e cuore nerazzurro. Lo stile di Moratti. Orgogliosi di avere Javier Zanetti come capitano: il nostro simbolo (foto via Inter).                                                                                                                                                                                             

domenica 8 maggio 2011

Djokovic disintegra Nadal. Ma Madrid è un campo veloce: al Roland Garros sarà un’altra storia


Non l’ha sconfitto, l’ha disintegrato. Djokovic ha sotterrato di mazzate Nadal, portandosi a casa il match due set a zero: 7-5, 6-4. Un risultato che sarebbe di prestigio su qualsiasi superficie, ma qui ci sono due fattori di rilievo. Primo, si giocava sulla terra rossa, dove il maiorchino è il più forte di ogni epoca, Borg incluso. Secondo, eravamo a Madrid, a casa di Rafa: proprio uno smacco. Che fra l’altro Nadal non ha digerito: l’ho notato al momento della stretta di mano a rete, al termine dell’incontro. Una gelida strettina fra due tipi che, a mio giudizio, poco si amano.

Djokovic si conferma un mostro di bravura. Al momento, la vera classifica mondiale vede il serbo primeggiare, secondo me, seguito da Nadal e da Federer: è alla 34.a vittoria di seguito, e al sesto titolo stagionale consecutivo. Tuttavia, tralasciando il discorso su Roma (dove comunque si gioca due set su tre, e l’aspetto atletico conta meno che nei tornei dello Slam), personalmente do ancora Nadal favorito su Djokovic a Parigi. Anzitutto, al Roland Garros, appunto, è tutto al meglio dei cinque set. E così la preparazione squisitamente fisica fa la differenza. Ritengo che lo spagnolo sia ancora imprendibile sotto quel profilo. Secondariamente, Madrid è un terra rossa particolare: velocissimo, in altura. Per certi versi, un cemento lento. Più roba da Djokovic che da Nadal. Tant’è che il serbo aveva già legnato Rafa a Miami. A Parigi, la superficie è molto meno rapida, e si gioca più meno ad altezza mare.

La chiave dell’incontro, per come l’ho visto io, è stato il rovescio di Novak incrociato e larghissimo sul dritto di Nadal. Una tattica con coefficiente di difficoltà 10, che obbligava Rafa a recuperi al limite dell’impossibile. Il maiorchino non ha rinunciato infatti a partire dal suo angolo preferito, alla propria destra, per tentare di comandare il gioco col dritto, anomalo e lungolinea. Ma il serbo non gliel’ha permesso e, con il rovescio bimane costantemente protesto in avanti, ricacciava dalla parte opposta Nadal. Prendendo le redini del punto in mano. Specie nei momenti decisivi.

Ho poi ammirato una seconda di servizio di Djokovic che ha pochi eguali nella storia del tennis. Rimbalzo altissimo, profonda, con variazioni di angolo. Per lui, in finale, non è mai stato un guaio non infilare la prima. Sapeva che con la battuta di riserva faceva ugualmente male. In questo, mi ricorda Sampras, con le due di servizio più efficaci di sempre.

Nadal s’è confermato il solito leone. Ma se ti trovi davanti uno sparapalle come Novak, la grinta non basta. Io vedo anche qualche talento in più nei colpi da fondo di Djokovic di pura potenza e velocità, che su terreni veloci lo rendono, oggi, inarrivabile.

Al momento, almeno per Roma e per il Roland Garros, resta fuori dai giochi Federer. Ritengo che lo svizzero (il più bravo di ogni epoca) abbia già nel mirino Wimbledon: è lì che intende ancora accecare il pianeta con la sua classe sconfinata.

foto atpworldtour