domenica 16 luglio 2017

Federer massacra Cilic: vince Wimbledon per l’ottava volta

La finale di Wimbledon 2017 è durata un nonnulla: 6-3, 6-1, 6-4 il punteggio, in un'ora e 41 minuti. Federer si conferma il più grande atleta di ogni epoca (includendo qualsiasi disciplina sportiva), non solo il più forte tennista di sempre. L’elvetico vince i Championships per l’ottava volta (e senza perdere neppure un set), e lo Slam numero 19: non ci riuscirà mai nessun altro in futuro.

La partenza di Cilic è stata favolosa: spara da tutte le parti, sia di dritto sia di rovescio. Va avanti 2-1 e ha una palla break. Dopodiché, sale in cattedra lo svizzero e non c’è più storia. Re Roger ha carburato, s’è scaldato il rovescio e da quel momento ha avuto il match in discesa. Il primo set termina 6-3.

Il secondo parziale è drammatico, con Cilic in crisi per un problema fisico: un 6-1 infernale. Nel terzo set, Marin si gioca tutto, cambia strategia, attacca, ma poi va fuori giri: break classico (sul 3 pari), poi 5-3. Il croato si aggrappa al servizio, sale sul 4-5 e qui Federer diventa spietato, con un paio di urli nei momenti chiave: segno evidente che non aveva nessuna intenzione di dare ossigeno all’avversario. 

La tattica di Federer è stata tanto semplice da dirsi quanto tremendamente difficile da farsi: appena il punto pesava, la palla arrivava per magia sul rovescio di Cilic (vedi qui). Un Roger gelido, lucido come non mai. Non è divertente come il primo Federer, che scendeva di più a rete, ma sul verde a mio avviso è ancora più forte di prima: la testa della racchetta esce a una velocità supersonica e i piedi non conoscono tregua nel loro movimento perpetuo e rapidissimo.

Ciliegina sulla torta, durante la premiazione Federer si conferma un gentiluomo, in riferimento all’infortunio di Cilic: “Sport crudele, Marin è rimasto in campo ed è il mio eroe. Sii fiero di te stesso, amico”.

Federer-Cilic, finale Wimbledon 2017: la chiave tattica è il rovescio ballerino del croato

Federer vincente a 1,19; Cilic trionfatore a 5: sono le quote dei bookmaker a livello internazionale per la finale di Wimbledon 2017. Ritengo che l’1,19 per l’elvetico sia dovuto anche alla montagna di quattrini che, nel mondo, verranno puntati sul numero uno di ogni epoca. Di sicuro, Re Roger è strafavorito, ma in queste ore sul web il croato viene sottovalutato: 5 è una quotazione troppo alta.

Marin è un atleta supersonico alto 198 cm e accreditato di 89 kg. A mio giudizio, è più pesante che in passato: ha messo su massa muscolare agli arti superiori negli ultimi 3 anni. Attuale numero 6 al mondo, il 28enne di Medugorje è notevolmente migliorato sotto la guida di Jonas Björkman. Divenendo ancora più forte di quando trionfò agli US Open nel 2014.

La prima di servizio messa in mostra a Wimbledon 2017 è devastante. Non è solo la velocità a renderla così temibile: il problema per gli avversari è che quello scaldabagno scagliato a 200 e passa chilometri orari non è leggibile. Non riesci a intuire la direzione della mina che è in arrivo. A mio giudizio, c’è stata qualche lievissima correzione nel movimento, tale non da accelerare la bordata, ma da mascherarla: il lancio in aria effettuato con la mano sinistra è corto, e il mulinello avviene in un batter d’occhio. Sulla seconda è sicurissimo, cattivo, purché si giochi sul veloce.

Il dritto di Cilic è piatto, un ceffone violentissimo, che fa rimbalzare poco la sfera, spingendoti all’indietro e togliendoti tempo e fiato. Nel gioco al volo, sfrutta l’apertura alare, con un’impugnatura che gli consente di essere letale; mentre lo smash è feroce.

Ma la chiave tattica della finale di Wimbledon 2017 è il rovescio di Cilic. A due mani, colpisce la palla come fosse numero 100 in classifica. Ha vinto gli US Open (più numerosi tornei inferiori) grazie a uno schema preciso, su indicazione di Goran Ivanisevic: servizio e dritto, a rete ci vai per la benedizione. Se la palla è bassa, il croato deve inginocchiarsi per essere efficace: gli serve spostare il peso del corpo in avanti in maniera non sempre gluida, trascinando il piede sinistro di riporto. Quando Marin è su nel punteggio, fa viaggiare la palla anche col rovescio; se il match è in bilico, ti ritorna una palla abbordabile, come se Cilic perdesse di fluidità, divenendo un po' macchinoso.

Quando gli arriva una palla in kick, nel servizio da sinistra verso destra, Cilic soffre. E se nello scambio la palla è corta, deve staccare la mano, facendo fatica a gestire il back: una palletta molle rimandata di là, ben sapendo che il punto da quel momento è nelle mani dell’avversario. Tanto che preferisce spostarsi, aggirare la palla, acquattarsi e menare di dritto.

Proprio sulla parte sinistra del croato, Federer andrà a mordere nei momenti decisivi della finale. Chiariamoci: se un italiano qualsiasi avesse il rovescio (e il fisico fotonico) di Cilic, saremmo qui a festeggiare; ma siccome parliamo del numero 6 al mondo che vuole abbattere Federer a Wimbledon, la contesa verterà su quel punto debole.

Lo svizzero è troppo intelligente per cercare con ossessione il rovescio di Cilic: il rischio è di scaldargli il colpo, specie se si è in equilibrio di punteggio. La zona mancina dell’uomo di Medugorje andrà stuzzicata con sapienza: deve restare gelido e insicuro da quel lato, e all’affondo seguirà la discesa a rete di Federer.

Pronostico: vince Federer. Ma se Cilic riesce a essere esplosivo con le gambe, girando attorno alla palla per colpire di dritto il più possibile, il match diventa pericolosissimo per King Roger. Specie se il primo set dovesse giocarsi sul filo del rasoio, una condizione tale da consentire al croato di prendere fiducia e di aggredire in confidenza. Occhio.

domenica 9 luglio 2017

Wimbledon 2017: perché i magnifici 4 (non) vinceranno i Championships

Ottavi di finale di Wimbledon 2017, detti anche “quarto round”: in 16 sono pronti a guerreggiare nella seconda settimana dei Championships per andare a trionfare nell’unico torneo che, in caso di successo, ti dona l’immortalità tennistica. Gli accoppiamenti, dall’alto verso il basso: Murray-Paire, Querrey-Anderson, Nadal-Muller, Bautista Augut-Cilic, Raonic-A. Zverev, Dimitrov-Federer, Thiem-Berdych, Mannarino-Djokovic. Impossibile fare previsioni. Comunque, i bookmaker vedono queste semifinali: Murray-Nadal e Federer-Djokovic. Di ognuno dei 4 ipotetici semifinalisti, qui giù, la mia personale pagella per quanto hanno fatto vedere durante la prima settimana di gioco.

1) Murray. È per ora indistruttibile nella diagonale di rovescio. Si trova così a suo agio in questo colpo, che ha talvolta aggirato la palla per colpire a due mani: in genere, i professionisti compiono il movimento inverso, ossia si spostano dalla parte del rovescio per picchiare di dritto a uscire. Lo fa perfino Wawrinka, che è considerato il “re del rovescio”: aggira la palla e spara di dritto. Nei momenti decisivi, lo scozzese mette una seconda stracolma di rotazione: nel servizio da destra verso sinistra, la palla rimbalza abbastanza alta sul rovescio dell’avversario; da sinistra verso destra, tende a sbattere fuori dal campo chi sta al di là del nastro. Una strategia che darà molto fastidio a Paire. Tuttavia, ha evidenziato seri problemi nello spostamento laterale, da sinistra verso destra. Il dritto in corsa lungolinea è molle: lo scozzese si appoggia alla botta dell’avversario, restituendo una palla con discreto taglio ma poco potente. E, contro Fognini, ha avuto alti e bassi a livello atletico e mentale: pareva quasi un giocatore di seconda categoria, che non trova continuità. Dicono che abbia problemi all’anca. Lo scozzese è un atleta serio, onesto, sportivo; ma quando si tratta di infortuni, alterna andature claudicanti a improvvise e prodigiose accelerazioni. Lo fa da sempre, forse è un suo modo di recuperare energie, o di nascondersi.

2) Nadal. Premesso che è un suo Wimbledon (superficie non velocissima, campo centrale con tanta sabbia), Rafa si apre il campo con estrema facilità con una palla altissima di dritto sul rovescio dell’avversario. Se ha tempo, si sposta ancora sul dritto e affonda nell’angolo opposto; altrimenti, sforna una rasoiata di rovescio. Sul proprio servizio, è ingiocabile: l’erba terrosa (o la terra erbosa, fate voi) gli consente di giostrare le situazioni a piacere. In quanto ai recuperi, non ha grossi problemi: Khachanov lo ha pestato oltre ogni limite, ma la palla ritornava sempre di là. Un unico neo: la palla tesa nell’angolo sinistro, sul dritto. Che poi è stata la chiave del successo di Federer agli Australian Open. Qualcosa da rivedere nel colpo al volo di dritto.

3) Federer. Ha trotterellato. Ha passeggiato a fari spenti. È un ghepardo che sonnecchia nella savana, per poi piazzare qualche allungo terrificante in un paio di momenti chiave dell’incontro. Dagli ottavi in poi, è però obbligato a mostrarsi. O in tutta la sua magnificenza, oppure evidenziando i limiti legati all’età: stiamo parlando del più grande tennista di ogni epoca (e del più forte atleta di ogni tempo in qualsiasi disciplina sportiva) che ha 36 anni. L’ho trovato rapidissimo nel sistemare i piedi, lestissimo negli spostamenti in tutte le direzioni: un ragazzino. Qui siamo al confine della fantascienza, considerando la durezza del tennis moderno. Se proprio devo scovare un difetto emerso a Wimbledon 2017, non s’è mai vista una prima di servizio come il suo tennis comanda; ma ritengo, come detto, che li tenga in… serbo. 

4) Djokovic. Fra tutti, per ora è quello che ha affrontato l’avversario più duro: Gulbis. Nel primo set dei sedicesimi di finale, il serbo s’è dimostrato intelligentissimo: sotto per 4-2, ha accelerato come più non poteva. Il rischio, con il tennista lettone in crescita, sarebbe stato un incontro basato sui nervi e sulle righe cercate a 200 km/h. Mi pare ritrovato dal punto di vista nervoso, sotto il profilo della concentrazione, che è poi il suo pregio numero uno. Un piccolo difetto: il dritto lungolinea. Alza la traiettoria, è preciso, ma la palla non corre come sul rovescio. E proprio lì bisogna snidarlo, nell’angolo alla propria destra.